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Autore: Jurime    11/07/2011    4 recensioni
Ed ecco a voi! Vi propongo uno fantastico spin-off della fic 'la Francia: un cupido improvvisato' tutta made by me!
Alfred ed Arthur al meeting del G8 si trovano a toccare l'argomento della dichiarazione d'indipendenza americana, e dopo un'accesa discussione il più piccolo viene trascinato fuori da un inglese furibondo.
Quando poi però riescono ad affrontarsi faccia a faccia senza il fiato sul collo delle altre nazioni, tutto si spiega, e le incomprensioni vengono sostituite da una chiara e rosea realtà al gusto di tea.
[ UkUs/UsUk ]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco lo spin-off promesso nell'ultimo capitolo dell'altra FanFic, che, per sicurezza, rilinko. (E' il secondo capitolo, quello da cui questo spin-off parte)

Sono il secondo capitolo
~ Cliccami! (?)

Buona lettura~

P.S. ovviamente il primo pezzo l'ho ripetuto, ma dura poco.

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Your tea lips

'La Francia: un Cupido improvvisato' spin-off
 





Era passato poco più di un mese dall'ultima volta che rincontrai il suo volto, che riuscii a "parlarci" e stargli accanto. Il suo cinismo talvolta mi feriva, ma silenziosamente incassavo il colpo, mascherando ogni sorta di dolore con il sorriso ed una risata, abilmente costruita nei secoli, che purtroppo non riuscivo a tenere a tempo pieno. Video giochi, cibo, film: tutto era buono a svagarmi la mente, a dimenticare per qualche ora il suo odio rivolto nei miei confronti, che al sol pensiero mi lacerava l'animo.
Non ne ho mai fatto parola con nessuno. — Non capirebbero. — mi ripetevo. — Soprattutto lui. —
Ero pienamente sicuro di ciò che incominciai ad ignorare il suo ripetitivo pensiero, la sua continua presenza nei miei sogni ed il suo costante desiderio.
Pensavo di essermi liberato di questi sentimenti. — Era solo un periodo... — pensai. Mai pensata cosa più idiota, e me ne accertai quando, varcando la soglia della stanza, lo ritrovai seduto al suo solito posto a fissare i fogli fra le mani: il volto serio; gli occhi smeraldo si muovevano quasi impercettibilmente fra le righe della carta stretta fra le dita; i capelli biondi gli cadevano morbidi sulle guance rosate, naturalmente spettinati e ribelli; e le sue labbra... leggermente dischiuse ed umide mi fecero raffiorare immagini nella mente, portandomi ad un rossore che cominciò a prendere forma sul volto. Lo vedevo così dannatamente bello...
Si voltò verso di me, notando la mia presenza. Non un'espressione, non una parola, solo... indifferenza. Strinsi nel pugno il manico della vagietta, sentendo una morsa allo stomaco, causata dagli occhi verdi che trapassavano come una lama nel petto. Sorrisi, forzatamente, falsamente, malamente, ed ignorando ancora una volta quelle sensazioni quasi urlai un "buon giorno", procurandomi l'attenzione degli altri membri in sala.
« Sei in ritardo, America. »
Mi rimproverò, severo. Mi avvicinai a passo sicuro al tavolo, sedendomi come di consuetudine a capo tavola.
« Bhe ho trovato una svendita di video giochi e così mi sono concesso un ritardo! »
Risi, soffocando la terribile voglia di scoppiare in un pianto ed urlare, nascondendo così la mia frustrazione.
« Oh capisco, quindi anche tutte le altre volte c'era sempre la solita svendita di spazzatura ad impedirti di arrivare in orario. »
Lo guardai male, imbronciandomi un poco.
« Sta' zitto. »
« Non ti ho insegnato questo, mi chiedo in quale fase della tua vita sei diventato tanto idiota. »
Provò a bisbigliare, riuscendoci poco, dato che capii ogni singola parola. Lo fissai per qualche secondo, sentendomi crescere dentro qualcosa che cominciò in pochi secondi a ribollire.
« Quella in cui non ci sei stato. »
Lo dissi d'istinto, rendendomi realmente conto di ciò che avevo detto solamente dopo qualche secondo.
Mi fissò in silenzio, stupito dalle mie parole, piegando poi il suo viso in un'espressione irritata.
« Cosa potevo farci se hai voluto a tutti i costi ottenere la tua indipendenza? »
Forse non aveva ben capito a quali anni io mi riferivo e di certo non erano quelli conseguenti alla mia indipendenza.
« E secondo te perché me ne andai? »
Restò per poco in silenzio, rimuginando sulla risposta da dare, come se fosse talmente scontata da risultare errata, mentre le mie mani meccanicamente aprirono la valigetta contenente il necessario per affrontare una riunione con le varie nazioni del G8.
« ...Per le tasse? »
Rivolsi silenzioso il mio sguardo al legno lucido del tavolo, osservando distrattamente i documenti degli altri stati poggiati su di esso, mentre la mia espressione mutava rapidamente da quella impassibile ad una piuttosto furiosa.
« Sei un cretino! »
Urlai, alzandomi dalla sedia su cui da pochi minuti mi ero seduto, afferrando tutto ciò che trovai all'interno della mia ventiquattro ore, scaraventandolo con foga contro l'inglese.
« Sei solo un dannato idiota! »
Continuai ad urlare, mentre quella sensazione nel petto accresceva ad ogni parola emessa.
« Come hai solo potuto pensare che sia stato solamente quello il motivo?! Era un pretesto! Un pretesto! Un pretesto! »
Gli oggetti riposti nella piccola e pratica valigia cominciarono a scarseggiare, e le mani a tremare assieme alla voce.
« Non posso credere che per tutto questo tempo non hai mai capito nulla! »
La voce si fece insicura e soffocata e le mani a stento riuscivano ancora ad afferrare oggetti, indirizzati poi con rabbia all'uomo biondo che silenziosamente incassava ogni colpo ricevuto assieme alle mie parole probabilmente un poco taglienti.
« Ma tanto sei un idiota no? Dovevo aspettarmelo...! »
Gli occhiali si appannarono e gli oggetti a mio mal grado terminarono, permettendo così all'inglese di avanzare in mia direzione, afferrarmi i capelli ed uscire dall'aula con il volto rosso dalla rabbia mentre mi trascinava.
Con ira sbattè la porta, come fece con me, spingendomi contro il muro, tirandomi poi uno schiaffo, tanto furioso da farmi cadere gli occhiali dal volto.
« Datti una calmata ragazzino! »
Mi urlò contro ed io non riuscii a far altro che mantenere le sguardo fisso al suolo, osservando distrattamente gli occhiali, sentendo il naso cominciare a pizzicare.
« Non so che intenzioni hai... »
Continuò l'uomo millenario dinanzi a me.
« ...Ma sappi che non mi farò beffare da un tipo come te! »
Strinsi i pugni alle sue parole, mentre gli occhi cominciarono a divenire liquidi, un po' per il nervoso ed un poco per la tristezza salita tanto rapidamente, invocata dai ricordi riesumati dall'inglese, che puntualmente non capiva. Non capiva che lo insultavo solamente perché non mi sentivo amato, volevo risultare il più bravo ai suoi occhi, per qualsiasi cosa, finendo però col procurarmi ulteriore odio da parte sua, probabilmente si sentiva superato o forse non accettava ancora il mio essere indipendente dopo tanto tempo, ed in effetti la mia indipendenza la nominava frequentemente... Alle volte mi chiamava perfino: "Marmocchio dichiaratore d'indipendenze" e da una parte faceva anche divertire questo suo lato - oh da morire - ma l'odio che impiegava nel proferire certe idiozie era tanto da uccidere l'intero divertimento, che mostravo falsamente. Non mi era mai capitato di mostrarmi debole ai suoi occhi, mai fino a quel momento: le lacrime cominciarono a scorrere, e mugolando contrariato mi voltai, passando i polsi sugli occhi bagnati, non volendo mostrare quel lato ad Arthur.
« America...? »
Mi aveva visto. Ovviamente. Ma ero pronto a negare anche l'evidenza pur di non mostrarmi tanto debole.
« Cosa c'è? »
La voce tremava, soffocata dalle lacrime che inutilmente tentavo di scacciare, senza alcun risultato.
« Stai piangendo...? »
« No! ...Certo che no. »
Lo sentii sospirare, mentre i suoi passi si avvicinavano, portando il suo corpo davanti a me. Sbuffò, osservandomi quasi scocciato.
« Perché piangi? »
« Ti dico che non sto piangendo! »
In silenzio mi afferrò i polsi, allontanandomeli dagli occhi sgorganti di lacrime.
« Sei rimasto un bambino. »
Mi rimproverò, estraendo dalla tasca un fazzoletto di stoffa, asciugandomi il volto.
« Ed io ancora che ti faccio da balia. »
« Perché non ti sei mai fatto sentire? »
Mormorai imbarazzato, mentre il cuore scalpitava.
« ...E-Eh? »
« Non mi pensavi mai, ammettilo. »
Il tono della voce era estremamente basso per le mie solite abitudini, e lo sguardo non ne voleva sapere di alzarsi per incontrare quello smeraldo dell'altro.
« Cosa-? »
« Quando ero piccolo. »
Bisbigliai, arrossendo maggiormente, sentendomi il cuore che impazzito pompava sangue nelle vene senza un ritmo preciso, causandomi così il respiro irregolare.
« Non- Non è vero! »
Protestò, alquanto stupito. Probabilmente ancora una volta non mi aveva ben capito, ero così difficile da interpretare?
« Ti pensavo sempre invece. »
Notai una punta di insicurezza e di imbarazzo nella sua voce, e probabilmente gli si erano anche colorite le gote.
« Bugiardo. »
Rimase in silenzio, fissandomi interdetto. Non sapevo neppure io cosa volevo dimostrare con quel discorso, ero sicuro che in ogni caso non mi avrebbe ricambiato, motivo per cui quella discussione era inutile.
« Non sto mentendo. »
« Non ho mai ricevuto una tua lettera. »
« Ma ti venivo a trovare! »
« Non restavi mai neppure per una settimana, e ci sono state volte in cui sei ripartito lo stesso giorno in cui arrivavi. »
Sbuffò, cominciando a tartassarsi le mani, probabilmente per il nervosismo.
« Lo sai quanto è impegnativo il lavoro di una nazione. »
« Andiamo Inghilterra, cosa ti costa ammettere che non mi volevi più bene e che non ero più il tuo "adorato" fratellino? »
Restò a fissarmi per qualche secondo, immobile ed in silenzio, prima di sospirare, portarsi una mano a scompigliarsi distrattamente i corti capelli dorati ed abbassare lo sguardo, con l'aria un po' rassegnata.
« Hai ragione. »
Si osservò distrattamente le mani, rimanendo ancora nel silenzio per qualche secondo, mentre lo stomaco mi si stringeva, consapevole ad ogni secondo in più che mi avrebbe rivelato il suo odio, preparandomi ad incassare il colpo, come facevo sempre d'altronde. Probabilmente si divertiva a lasciarmi sulle spine con quel suo silenzio.
« Forse a quei tempi non ti consideravo già più il mio adorato fratellino. »
Strinsi gli occhi, serrandoli completamente. Sentirsi dire direttamente e chiaramente di essere odiati da lui, era più difficile di quel che pensavo.
« Non so quando ho smesso. È stato tutto molto graduale, ma probabilmente ai tempi della tua indipendenza... Non lo eri già più. »
Strinsi le mani in due pugni, stringendo assieme ad esse anche i denti, non volendo mostrare i miei sentimenti per quelli che erano realmente, trattenendo così le parole per me.
« Avevo smesso di vederti un dolce fratellino. Avevo smesso di volerti bene. »
Gli occhi si inumidirono nuovamente di lacrime salate, mentre le sue parole mi attraversavano da parte a parte come una lama tagliente, tingendosi con il sangue del mio dolore.
Cominciai a singhiozzare, stringendo nelle mani il tessuto dei pantaloni, stropicciandolo.
« Smettila di piangere, stupido! »
Mi ordinò severo, con il tono leggermente arrabbiato e rigido, contrastante con il resto delle altre frasi, pronunciate un poco dolcemente.
Feci un passo indietro, incerto, volendo allontanarmi da lui. Non potevo sopportare oltre la sua presenza in quel momento.
« E lasciami finire di parlare. »
Mi afferrò con entrambe le mani i lembi della giacca, riavvicinandomi a lui, ancora più di prima. I nostri volti erano così vicini... tanto da permettere alle nostre labbra di sfiorarsi, delicate.
« Ho smesso di volerti bene, ma... Ciò non significa che ho incominciato ad odiarti. Anzi... »
Una sua mano mi lasciò la giacca e salì rapida al mio volto, cercando di asciugare le lacrime con le dita, accarezzandomi le guance.
« Hai incominciato ad essere indifferente? »
Mormorai, tirando su con il naso, lasciandomi accarezzare dalla sua mano calda e morbida. Era piuttosto piacevole, sì.
Sorrise alla mia domanda, ridendo anche un poco. Era da tanto, troppo tempo che non lo sentivo ridere, ed era così bello sentirglielo fare... rendeva felice anche me, per quanto quel momento potesse essere tragico per i miei sentimenti.
« No stupido, nemmeno indifferenza. »
Restai in silenzio per qualche secondo, tentando di pensare a cosa avrebbe potuto provare, non riuscendo a trovare alcuna risposta, ancora confuso dalla situazione.
« Cosa allora? »
Gli chiesi, timoroso della risposta che avrebbe potuto dare, aspettandone una negativa.
« Allora non sono l'unico idiota che non capisce nulla. »
Sospirò, abbassando lo sguardo, restando in silenzio. Abbassò la mano poggiata sul mio volto, poggiandola sulla pelle della giacca che indossavo.
« Non so neppure perché lo sto per fare. »
Bisbigliò, facendo scivolare le sue dita sul mio petto, finendo sulla divisa color beige e continuando ad avanzare sotto la giacca, finendo alla mia schiena. Spinse il suo braccio contro la mia schiena, facendo appressare i nostri corpi. Inutile dire che stavo /forse/ cominciando a capire qualcosa, e che quindi il mio cuore avesse incominciato a scalpitare, ancor più di prima.
L'altra sua mano arrivò al mio volto senza che neppure me ne accorgessi, passando poi fra i miei capelli ed arrivando alla nuca.
Come precedentemente aveva fatto con la mia schiena per azzerare la distanza fra i nostri corpi, fece con la mia nuca, facendo però incontrare le nostre labbra in un bacio semplice e casto, che durò non appena più di tre secondi, che a me sembrarono anni. Il tempo si era fermato, i suoni, i movimenti, il caos della città al di fuori della finestra poco distante da noi... tutto bloccato ed annullato. Esistevamo solo noi: Io, Arthur e quel bacio.
Non riuscivo a crederci, non /potevo/ crederci, come ci sarei riuscito? Avevo passato anni a sognare quelle labbra; anni, decenni, secoli... pensando di doverle dimenticare, non potendole possedere in alcuna maniera, ma senza mai riuscirci davvero, ed in quel momento invece erano lì: così vicine alle mie da ricreare un bacio. Era strano... Le sue labbra morbide appoggiate alle mie mi confondevano. Io sapevo che ci stavamo baciando, ma al contempo non riuscivo a concepirne l'idea. Era impossibile, era inverosimile, era fantascienza, e sarebbe stato troppo bello per essere vero. Non sembrava star accadendo per davvero, sembrava un sogno, un dolce sogno da cui mi sarei risvegliato di lì a poco, e non volevo, non volevo accadesse, perché quello era il sogno più reale che avessi mai fatto, e mi piaceva, mi piaceva da morire.
Lentamente si allontanò, osservando con timore i miei occhi, che spalancati lo fissavano, increduli.
Lo sentii bisbigliare il mio nome, quello che quando ero piccolo aveva deciso per me, quello che raramente pronunciava, quello che mi faceva letteralmente impazzire se proferito da lui, dalla sua voce, che amavo, come ogni altra singola cosa di quel vecchio antipatico inglese.
Bisbigliò ancora qualcosa, due parole e cinque lettere, continuando ad osservarmi, forse sperando che non cominciassi a ridere. Come avrei potuto farlo?
Sbattei un paio di volte le palpebre, fissandolo con le labbra dischiuse, che impazienti desideravano ancora quelle dell'uomo davanti a me.
Restammo in silenzio per qualche secondo a fissarci, immobili, col fiato sospeso. Mi sentivo svenire, mi sembrava talmente impossibile e scioccante da farmi perdere i sensi. Ma non potevo farlo, non potevo lasciare che quell'occasione mi sfuggisse dalle mani, dovevo essere forte, e rimanere cosciente! Peccato che non riuscivo a muovere un sol muscolo.
Sospirò, allontanandosi leggermente da me, riportando le braccia lungo i suoi fianchi, guardando in basso e portandosi poi una mano alla nuca, massaggiandosela. Sospirò ancora una volta, alzando il volto verso di me, osservandomi ancora immobile.
« Dimentica quello che è successo e ciò che ti ho detto, ok? »
Avrei tanto voluto rispondergli, ma proprio non riuscivo a muovermi, bloccato nel mio shock. A quel punto mi fissò, notando la mia troppo prolungata immobilità.
« America... Tutto ok? »
Mi passò la mano davanti agli occhi, cercando di distrarmi, o almeno riportarmi alla realtà.
« America! »
Mi afferrò le spalle, scuotendomi un poco, facendomi così riacquistare la facoltà di compiere azioni. Con uno scatto mi avvicinai a lui, facendolo sbattere contro il muro, guadagnandomi un altro bacio, anche se anch'esso breve.
Mi allontanai ansimante dalle sue labbra, carezzandogli le guance, dove avevo poggiato le mani.
« A-Anche io! »
Quasi urlai, volendo essere pienamente sicuro di esser sentito da lui.
« Anche io... »
Ripetei, abbassando il tono della voce, e con esso anche lo sguardo.
« Anche io... »
Continuai a ripetere, quella volta sussurrandolo, chiudendo gli occhi e strusciando delicatamente la punta del naso sulla sua, avvicinandomi lentamente alle sue labbra dischiuse da cui sentivo uscire il suo respiro un poco affannato, che andava a posarsi sul mio viso, ancora paonazzo dall'agitazione.
Andai ad incontrare nuovamente le sue labbra, baciandole dolcemente. Erano morbide, invitanti e dolci, avevano un gusto dolce di tea, quello che aveva bevuto precedentemente in sala, durante la riunione. Non mi era mai piaciuto molto, era una bevanda noiosa ed aveva un gusto strano, ma quella volta... Il gusto di tea sulle sue labbra era... Sublime, sì.
Lentamente smossi la lingua, schiudendo le labbra per farla dirigere verso quelle inglesi, che con grande piacere sentii dischiudersi per accoglierla, facendola poi incontrare con la sua gemella inglese. Fremetti a quel contatto, era così... Bello. Non c'erano parole per descrivere perfettamente le sensazioni provate, ma ero indubbiamente felice, molto, molto, molto felice.
Con adagio le nostre lingue umide si accarezzavano, inseguendosi, ritrovandosi, giocando assieme. Tutto era stupendo, tutto era perfetto, non c'era nulla che non andasse per il verso giusto, e tutto ciò mi faceva toccare le stelle, perché avevo desiderato da sempre che lui mi rivolgesse certe attenzioni, e finalmente le avevo.
Ci allontanammo piano, un poco ansanti, ma sorridenti. Era... Così bello vederlo sorridere, e sapere che la causa di quel sorriso ero io, bhe, rendeva tutto migliore, più di quel che era già.
« Io ti pensavo sempre... »
Bisbigliò tra un respiro un poco affannato e l'altro, mentre mi rivolgeva il suo sguardo smeraldo, che forse aveva cominciato ad inumidirsi.
« ...Anche quando te ne sei andato, io non ho mai smesso di pensarti. »
Continuò, mentre attento ascoltavo le sue parole, tentando di ignorare il batticuore che mi rimbombava nelle orecchie.
« E l'unica cosa di cui mi pento, è di non avertelo mai fatto capire. »
Sospirò, facendo un profondo respiro, probabilmente per prendere ulteriore coraggio. Non era da lui esternare in quel modo i suoi sentimenti, lo conoscevo bene, quindi potevo immaginare quanto impegno ci stesse impiegando per dire quelle brevi frasi, e lo apprezzavo, lo apprezzavo molto.
« Io ti ho sempre amato Alfred. »
Abbassai un poco lo sguardo, sentendomi bagnare gli occhi. Forse per la felicità, forse perché mi sentivo terribilmente stupido, o forse per entrambi, ma cominciai a lacrimare nuovamente.
Portai le braccia al suo collo, cingendolo, per poi andare ad appoggiare il volto bagnato tra l'incavo creatosi fra il mio braccio ed il suo collo, singhiozzando. Lo sentii sospirare, per poi portare le sue mani alla mia schiena, stringendomi.
« Alfred... »
Mormorò, con voce calda, tranquillizzante, ed anche con una nota di dispiacere. Quella che adoperava quando da piccolo mi sbucciavo un ginocchio, tentando di farmi smettere di piagere, cercando di convincermi che il dolore sarebbe presto passato, che in ogni caso lui sarebbe stato lì a consolarmi, e che quindi non c'era motivo di piangere.
« ...Va tutto bene. »
Mi strinsi maggiormente a lui, volendo rimanergli più vicino possibile, continuando a versare lacrime.
« Va tutto benissimo. »
Replicai, se pur con la voce soffocata dalle lacrime, ed in aggiunta anche tremante. Rise sentendo la mia frase, passando delicatamente le sue mani sulla mia schiena, coccolandomi.
« Sì... »
Disse.
« ...Va tutto benissimo. »







— — — — — — — — — — — — — — — — — —

...FINE. >:D
Bene, CE L'HO FATTA. D: ci ho impiegato secoli, ere, eoni, ma la vostra cara (?!) Juri ha /finalmente/ pubblicato 'sto dannato spin-off!

bhe :3 a me è piaciuto! çWç Sono tanto tenerosi loro, e... Bhe, penso si sia capito che a me l'Alfie piagnucolante fa impazzire perché dai... E' stupendo *^* insomma xD da quando l'ho sentito piangere nel Drama UsUk, me ne sono innamorata, sì. Ma sto dilungando D:
Comunque, in caso non lo avete visto all'inizio -cosa che mi pare un poco impossibile- rilinko il capitolo -che è il secondo- della Fic da cui questa si è deviata
~

Cliccami cliccami cliccami! (*Coff* solo a me sembra una cosa sconcia?)

Quindi, ora l'unico compito che mi rimane è ordinarvi  di Recensire in tanti~! E nel caso che ancora non avete recensito la FanFic da cui questa prende un'altra strada... Fatelo :3
Bye bye~
  
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