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Autore: White Gundam    11/07/2011    2 recensioni
[Quarta classificata al contest "Da un numero a cinque muse" indetto da BlackIceCrystal e vincitrice del premio speciale "Premio miglior frase"]
Le stelle che luccicano nel cielo di Spira, un ragazzo che cerca una risposta ai suoi sentimenti e una canzone che unirà Yuna e Tidus per la prima volta. YunaxTidus
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tidus, Yuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mare di stelle
 
La sera era calata su Spira, portando con sé un mare di stelle che risplendevano, tempestando di piccole luci la superficie blu notte del cielo.
Il giovane camminava a passi lenti sopra la collina, l’erba alta di quella terra straniera gli solleticava le caviglie, muovendosi al ritmo del vento.
Tidus si fermò, in cima alla collina, e i suoi occhi azzurri si alzarono verso il cielo. L’azzurro cristallino del mare che aveva negli occhi incontrò la coltre blu scura della notte e del cielo, in uno spettacolo che fin dagli albori del mondo aveva affascinato l’uomo.
Le stelle brillavano, unendo in punti di luce figure mitologiche e sacre che si incontravano nel cielo, quasi eterne rispetto alla breve vita di un uomo.
Tidus le guardò, quasi cercando di contarle, erano tante, troppe e soprattutto troppo lontane. Zanarkand, Spira, lui in fondo aveva visto ben poco ed ora poteva vedere davanti ai suoi occhi un intero universo che brillava d’una chiara luce puntiforme.
Pensò a sé stesso, al suo ruolo di guardiano, alla sua passione ed alle sue capacità nel blitzball, e ad un’altra persona che arrossava il colore delle sue guancie solamente quando sfiorava i suoi pensieri.
Sentì la testa girargli nel guardare le stelle, nel pensare a tutte le persone che in passato le avevano guardate prima di lui, scoprendo l’infinità della natura e la finitezza dell’uomo.
Un brivido ghiacciato gli corse lungo la schiena e lui si passò nervosamente le mani sulle braccia, incolpando la frizzante aria della notte e il suo vestito leggero. Sentiva il suo corpo pesante e la testa che gli girava, inglobata nella spirale infinita di stelle sopra alla sua testa, così lontane dall’aria e dal cielo che lui poteva toccare.
Si lasciò cadere a terra, quasi spaventato dalle sensazioni che stava provando e sentì il bisogno di gridare, di espandere nell’aria il suono della sua voce per sentirsi meno solo, meno attanagliato da quello che stava provando. La sua bocca si aprì, per concedergli un lungo respiro, ma la ragione si impose sull’istinto, impedendogli di gridare per paura di svegliare qualcuno a quell’ora della notte.
Si sarebbe preso la testa tra le mani, come un bambino, se una voce non l’avesse dissolto dai suoi pensieri. No, non era esattamente una voce, era qualcosa di più, aveva un tono dolce e ritmato che portava nell’aria le allegre note della musica.
Tidus si alzò, quasi barcollando, guardò le stelle ma la voce era più vicina. Chiuse gli occhi e lasciò che quel rumore rassicurante lo avvolgesse, stringendolo in un abbraccio fatto di suoni.
Cercò, con gli occhi chiusi, di concentrarsi sulle parole, ma non riuscì a distinguerle dal suono del vento e per un rapido istante gli sembrò che umanità e natura si fossero fusi, nel gioco del canto e della musica.
Poi, le parole arrivarono alle sue orecchie, leggere e intonate:
“Alle stelle ci credo,
specialmente se, come ora, le vedo.
Nello spazio delle mie emozioni
trovo tutte le costellazioni…”
Cantava una voce leggiadra e familiare. Tidus si concesse di ascoltare ancora per qualche minuto la dolce canzone, prima di voltarsi nella direzione da cui proveniva la voce, e così la vide: portava addosso il lungo abito bianco da invocatrice che le fasciava il busto, i fianchi e le gambe, e il color neve dell’abito pareva fondersi, nelle ombre della sera, alla pelle candida del suo corpo.
“Yuna…”
La ragazza smise di cantare, spegnendo la magica unione tra cielo e terra che si era creata. Lo guardò sorridendo e si avvicinò a lui.
“Che ci fai quassù? Tutta sola per giunta… E gli altri guardiani?”
Le chiese e sentì la sua voce stridere a contatto col silenzio dello spazio. Lei sorrise di nuovo e scrollò le spalle.
“Ti stavo aspettando.”
Rispose, semplicemente, ma a lui la risposta parve sibillina.
“Perché?”
Chiese, nella sua ingenuità di ragazzino che chiedeva conferma anche alle cose più ovvie.
Lei sorrise di nuovo e riprese a cantare quella stessa canzone.
Tidus sentì il suo cuore battere forte nel vederla e benché non riuscisse a non sentirsi quasi preso in giro dal fatto di non aver ricevuto riposta, il suo cuore e la sua mente gli imposero il silenzio, che lo fermava nella contemplazione della fanciulla e nell’ascolto del canto.
I suoi occhi indugiarono su di lei e poi si rivolsero alle stelle, che luccicavano, macchiando d’oro la fanciulla e Tidus sentì il suo corpo farsi più leggero ed anche il suo respiro si fece più tranquillo e meno pesante.
Yuna si interruppe e volse lo sguardo verso di lui, colorando di rosso le guancie del ragazzo.
“Perché gli uomini continuano ad ambire al cielo, anche se sono creature senza ali? In fondo le stelle sono così belle, piccole e maneggevoli da quaggiù… Non capisco cosa porti gli uomini a impegnarsi tanto per raggiungerle dove sono grandi, ardenti e pericolose.”
Gli chiese, attendendo paziente una risposta. Tidus intrecciò tra loro le dita delle mani, cercando le parole adatte a risponderle.
“Forse perché pensano che raggiungendole potranno rendere i propri sentimenti chiari come le stelle.”
Rispose a mezza voce, chiedendosi se non avesse dato una risposta fin troppo personale. La guardò e la vide ridere col suo sorriso chiaro e sincero.
“E’ per questo che tu vuoi raggiungerle?”
Gli chiese, avvicinandosi a lui e senza dargli il tempo di rispondere prese le sue mani ed appoggiò le proprie labbra contro le sue, spingendo con tenerezza con la lingua sulle labbra chiuse del ragazzo. Tidus si sentì travolto come da un’onda, chiuse gli occhi e dischiuse piano le labbra, sentendo quel sapore dolce e umido del primo bacio, ancora insicuro ed acerbo.
“Ora non credo di averne più bisogno.”
Rispose soltanto, stringendo leggermente i fianchi della ragazza e, mente appoggiava il volto in fiamme sulla sua spalla, gli parve di vederla sorridere. 
   
 
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