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Autore: moira78    16/07/2011    11 recensioni
SEQUEL DI DESTINI INTRECCIATI. Dopo la vicenda del terremoto le vite di Ranma, Akane e company sono cambiate radicalmente e si sono formate nuove coppie. I destini, ormai indissolubilmente intrecciati, cominciano a essere ricolmi di desideri, di sogni, di illusioni: dov'è la felicità completa?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le ombre del destino.'
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CAP. 14: DOLCEZZE E AMAREZZE

Ti voglio far provare
come nasce un amore
forse tu non lo sai
piano piano ti sfiorerò
e le labbra di toccherò
e vicino, vicino ti starò.
E come una farfalla che si posa su un fiore
io ti accarezzerò
piano piano ti parlerò
piano piano ti troverò
e nessuno ci sentirà
e nessuno ci troverà
mai, mai, mai più.
Così, senza rumore,
così nasce un amore,
forse tu non lo sai.

(Come nasce un amore
– Nico Fidenco)

Che sapore c'è ritornar con te,
ho nel cuore l'amore insieme a te
ma con gli occhi rivedo ancora lui con te.
Che sapore c'è perdonare a te,
non c'è stata primavera insieme a te,
dal momento che il sole non era più con me.
Ti baciava le labbra ed io di rabbia morivo già,
ti baciava le labbra e un pugno di sabbia
negli occhi miei oggi c'è.
Che dolor, mi lasciò lei, che dolor.
Che sapore c'è perdonare te
di avermi insegnato che cos'è il dolor
che non può scomparir se ricordo che...

(Un pugno di sabbia
– I Nomadi)


Kasumi rimase immobile, smise addirittura di respirare.

“Mayumi mi ha messo sottosopra tutta la casa. Io non sono mai rientrato a controllare, ero troppo sconvolto e non ho neanche chiuso la porta che lei ha lasciato accostata dopo essersene andata.”

La maggiore delle Tendo non osò interromperlo, voleva solo assorbire il senso di ogni singola parola e avere la conferma che, come Nabiki aveva detto poc’anzi, Tofu non l’avesse mai tradita.

Come può tradirmi se non siamo mai stati fidanzati…? Si domandò confusamente.

“Ieri pomeriggio, quando sono tornato, ho capito che eri stata a casa mia e ho visto… dove aveva sparso quei suoi… vestiti; pensavo che sarei morto dalla vergogna.”

Una lacrima si staccò dalle ciglia e Kasumi sorrise lievemente, dandosi della sciocca per aver dubitato di Tofu. Di nuovo avrebbe voluto nascondersi per quello che gli aveva quasi gridato la sera prima. Mayumi aveva semplicemente sparso vestiti e biancheria intima nella stanza del dottore per ripicca, per orgoglio femminile ferito, magari sperando che lei vedesse quello scempio prima che il dottore potesse accorgersene.

Oh, e come è riuscita a cogliere nel segno!

“Ha spruzzato il suo profumo ovunque e ha lasciato anche uno di quegli orrendi orecchini di sopra per spargere la sua presenza in casa mia come se ci avesse vissuto!” Disse, con una nota di rabbia, il dottor Tofu alle sue spalle. “Ma non è stata in casa mia per più di mezza giornata e… non è mai accaduto nulla tra noi…” Concluse con un filo di voce. Kasumi era certa che se si fosse voltata avrebbe visto il suo volto andare a fuoco per la vergogna.

“A parte quel tentativo di baciarmi in mezzo alla strada!” Rise nervosamente. Kasumi si portò una mano al petto e le sembrò che il cuore fosse appena tornato al suo posto.

“Non era solo un tentativo, direi che c’è riuscita.” Disse sorridendo lievemente, ma sempre senza voltarsi.

“Eheheheh già, ed è stato disgustoso!” Dichiarò lui schernendosi. “Non so se fosse peggio la sensazione di quel terribile rossetto viscido o il saporaccio di nicotina!” La sua risata fu stentata e aritmica, ma per Kasumi fu il suono più bello che potesse sentire.

Seguì il silenzio.

Per un minuto intero nessuno dei due parlò e la maggiore delle Tendo avvertì nuovamente la tensione in Tofu; era come se l’avesse di fronte invece che alle spalle: lo sentiva deglutire, sospirare, iniziare a dire qualcosa e poi fermarsi. Ma si vergognava così tanto che non riusciva a voltarsi.

“Vuoi… sapere chi è la donna… che amo?” Le domandò improvvisamente facendole imbizzarrire il cuore nel petto.

Oh, Kami, ci siamo! Riuscirò a sopravvivere a un’emozione simile?

In lei si sparse la dolce consapevolezza di star per ascoltare qualcosa di cui era già a conoscenza ma che aspettava da anni di sentirsi dire. Solo per conferma, solo per sentirne il suono. Solo per saggiarne la tenerezza.

“La… la donna che amo…!” Cominciò in un tono alto e ridondante, poi si schiarì la voce e l’abbassò diventando più pacato. “La… donna che amo non ha bisogno di mettersi vestiti sexy, anche se è bellissima e le donano come a poche altre.”

Kasumi sussultò, un piccolo peccato di orgoglio femminile che fece risalire sensibilmente la sua autostima dopo la figuraccia di poco prima.

Magari questa gonna la tengo…

“Lei… però è ancora più bella quando ha il grembiule da cucina e si presenta da me sorridendo con un piatto fumante tra le mani. È semplice come il cibo che prepara con amore e dedizione e… mi riempie il cuore poterla guardare ogni singolo giorno; anche da lontano, come il sole che sorge e tramonta. La sua purezza e la sua bontà sono le uniche cose che desidero.”

Le lacrime le impedivano di vedere e di respirare e dovette portarsi una mano davanti alla bocca per non mettersi a singhiozzare.

“Quindi ora… ti volteresti per farmi l’onore di vedere di nuovo il tuo volto, Kasumi?”

Lei non se lo fece ripetere due volte.

***



Eccomi qui, di nuovo tra le tue braccia, bramosa e persa. Non è come la prima volta, i tuoi movimenti sono più controllati senza l’ubriachezza a scombussolarli.

Ma c’è qualcos’altro.

Ti sento distante, cauto, come se stessi facendo l’amore con una sconosciuta. Oh, sì, solo ora probabilmente ti stai davvero rendendo conto di ogni curva del mio corpo, di ogni sussulto della mia pelle e di ogni ansito che mi strappi. Eppure…

Le tue mani sono delicate e mi sfiorano con devozione, eppure solchi scie bollenti ovunque riesci ad arrivare; il profumo del tuo corpo leggermente sudato mi inebria come una droga mentre mi approprio del tuo ritmo e tu del mio. Ti volti, sei sopra di me, ma con un movimento deciso ribalto di nuovo la situazione, io, amazzone orgogliosa che vuole sempre dominare. Dal tuo sguardo capisco che sei rimasto spiazzato dal mio comportamento, così mi rilasso tra le tue braccia: e va bene, sia, se vuoi puoi anche tornare a sovrastarmi. Ma non lo fai, ti limiti ad accarezzarmi e a stringermi ancora di più, mentre io comincio a chiedermi quando ti deciderai a baciarmi.

Alla fine, stufa, lo faccio io.

Sussulti, poi ricambi il bacio, sempre alla tua ‘nuova’ maniera: cauta, controllata, come se esplorassi un luogo del quale temi il terreno. Nella mia testa si susseguono le immagini di qualche sera fa, quando ancora non potevo sapere quanto sarebbe stato bello stare fra le tue braccia, quando ancora avevo paura di donarmi completamente. E, stupidamente, ho commesso l’errore di fare il paragone con un altro uomo che non valeva nemmeno una delle tue carezze, nemmeno mezzo dei tuoi baci.

E improvvisamente capisco.

Tra te e me, come un terzo corpo ignominiosamente infiltrato tra i nostri sospiri, c’è lui. Ecco cosa ti rende così distante, come se mi stessi amando a un chilometro da qui, invece che nel mio letto. Ti prendo il volto tra le mani, perdendomi nel mare dei tuoi occhi, ti fisso e ti comunico col pensiero tutto quello che devo.

Non è stato che un errore, non provo nulla per lui, è te che desidero.

Sembri comprendere e improvvisamente diventi disperato: mi stringi convulsamente, la tua bocca è ovunque su di me, non faccio in tempo a prendere un respiro che tu mi strappi un gemito. Ora non sei cauto.

Sei incontrollabile.

Come se volessi rivendicare il tuo possesso sul mio corpo, come se volessi farmi morire per il troppo amore, uccidendomi come io ho fatto con te rifiutandoti per tutti questi anni. La vista mi si annebbia, affondo le mani tra i tuoi capelli, mentre mi trascini sempre più nell’abisso.


***



Quando gli gettò le braccia al collo, Tofu temette di morire per la felicità. Era riuscito a dirglielo, finalmente e aveva usato le parole che gli dettava il cuore come aveva sempre desiderato; non che si considerasse granché come poeta, ma ci aveva messo tutta la struggente sincerità di quello che per anni aveva tenuto rinchiuso dentro di sé. La cosa fantastica era stata poter ricambiare il suo abbraccio senza uscire di testa, seppure valutava che la pressione sanguigna dovesse essergli schizzata alle stelle.

Il corpo di Kasumi era caldo e fresco insieme e fu come tuffarsi sotto a una cascata dopo l’esperienza del bacio di Mayumi. E a proposito di bacio, sarebbe riuscito a fare quello che fino a oggi aveva sempre e solo sognato?

Scoprì che era più semplice di quel che pensasse; scostò delicatamente la ragazza da sé, ammirandola come se la vedesse per la prima volta. “Ka… Kasumi…” Balbettò vedendo gli occhiali appannarsi. Con un gesto deciso se li tolse e li ripose nel taschino. Poi passò gentilmente i pollici sotto gli occhi di lei, asciugandole le lacrime. Fece quest’operazione per un bel po’, mentre lei lo guardava sorridente.

Poi lo fece lentamente, delicatamente, un po’ goffo e un po’ imbarazzato. E fu come bere acqua di sorgente.

Il chewing gum della ragazza del liceo era stato dolce ma inaspettato e nemmeno troppo voluto. I saporacci di Mayumi lo avevano disgustato. Baciare Kasumi fu come tuffarsi nella purezza della vaniglia, del pane appena sfornato e dei raggi del sole alla finestra la domenica mattina.

Potrei rimanere così per tutta la vita e sarei felice.

Pensò sorridendo mentre baciava la donna della sua vita.

***



Dal cortile del dojo la famiglia Tendo era riunita a seguire l’evento. Ogni singolo istante era stato opportunamente visualizzato grazie a un cannocchiale che passava freneticamente di mano in mano. Le imprecazioni e le incitazioni (nemmeno si fosse trattato di una partita di calcio) non erano mancate per tutto il tempo in cui Kasumi era rimasta seduta sul letto e Tofu le aveva parlato guardandole le spalle.

Poi, improvvisamente, Nabiki aveva alzato una mano: “Ecco, lui le si avvicina… Kasumi si alza… OH KAMI!”

“Fai vedere!” Si era intromesso Soun strappandole letteralmente il cannocchiale di mano. Era rimasto per qualche secondo a guardare, poi era scoppiato in un pianto dirotto.

“La mia bambinaaaaaaaaa!” Mugolava inconsolabile. Akane gli aveva preso dalla mano lo strumento necessario a seguire la scena e si era commossa. Realmente.

“La nostra Kasumi sta baciando il dottor Tofu.” Aveva detto con voce rotta.

“Davvero?! Fa vedere!” Aveva esclamato Ranma avventandosi sul cannocchiale.

“No, ora basta!” Aveva detto decisa la minore delle Tendo portandoselo dietro la schiena. “Hanno diritto a godersi il loro momento e nessuno li disturberà.”

Ranma la fissò e tra loro ci fu un muto passaggio di ricordi.

Quante volte ci hanno rovinato dei momenti che potevano cambiarci la vita?

Il ragazzo col codino le aveva sorriso e il cannocchiale era stato riposto nonostante le proteste del resto della famiglia.

***



La sera aveva ammantato la città con un cielo così terso e con così tante stelle che a Mousse parve quasi ridicolo.

Nemmeno nei film più strappalacrime hanno mai ricreato un cielo simile.

Avrebbe dovuto essere al settimo, di cielo, invece c’era qualcosa che lo rodeva dentro, nonostante Shampoo stesse dormendo di sopra dopo aver fatto l’amore con lui. Nonostante gli avesse chiaramente detto che voleva restargli accanto.

Dorme troppo, deve essere sfinita. Che razza di giorni ha passato?!

Ma no, non era la preoccupazione per la sua salute che gli batteva in testa come un dannato martello pneumatico. Perché continuare a negarlo?

Era la gelosia.

Qualche ora prima era in uno stato di grazia tale, dopo essersi reso conto che Shampoo era sincera, che aveva perso la testa come quando correva stupidamente dietro alle sue sottane, prima del terremoto. Aveva addirittura creduto che aspettasse un figlio da lui! Qualcosa, probabilmente un meccanismo di autodifesa che impedisce di impazzire in situazioni estreme, gli aveva fatto accantonare il ricordo dell’altro senza fargli passare neanche per l’anticamera del cervello che quel bambino potesse non essere suo. Lì per lì era tale la felicità di avere Shampoo seduta accanto, che gli chiedeva di rimediare alla mancata gravidanza, se voleva, che non si era reso conto dell’entità del colpo che aveva ricevuto.

Lo andrò a cercare, se necessario, lo ucciderò se solo riesco a mettergli le mani addosso, aveva pensato. Ma cosa ne sarebbe stato del suo amore per Shampoo? Pensava di averla perdonata e, obiettivamente, non poteva dire di essere in collera con lei. Però era ferito e c’erano momenti in cui quel dannato pensiero di altre mani che la toccavano gli trapanava il cervello; come poco prima, mentre riscopriva il corpo della sua amazzone senza essere vittima dei fumi dell’alcool.

Chissà se l’ha toccata così, chissà se la baciava in questa maniera, chissà se quando…

Il pensiero gli esplose dentro come una bomba: Shampoo aveva lasciato che quel bastardo la possedesse. Fissò il sangue che colava dalla sua mano e non si stupì più di tanto quando si accorse che aveva appena spaccato il vetro di una finestra con un pugno. Aveva le mascelle tanto serrate che i denti scricchiolarono forte; il respiro affannato gli offuscò per un attimo la vista.

“Mousse!” La voce di Shampoo lo fece sussultare: non voleva che lo vedesse in quelle condizioni.

“Scusami, io… mi stavo allenando e devo aver sbagliato mira!” Disse con un tono di voce alto e innaturale. Udì i passi di lei allontanarsi e fu momentaneamente sollevato.

No, non l’ho per niente superato. Avevo solo accantonato il problema nel tentativo disperato di godermi questa felicità, ma sono ben lontano dall’averlo superato.

Trasalì quando una mano gentile gli si posò sulla spalla e un’altra gli sollevò dolcemente la mano ferita. “Fa vedere se ci sono frammenti.” Si lasciò disinfettare e bendare senza dire una parola, incapace di dare altre spiegazioni. Era chiaro che lei avesse capito che non si stava allenando, eppure, invece di inveirgli contro per la sua idiozia, lo stava medicando amorevolmente.

“Mi dispiace. È che… non ce la faccio proprio. Non subito.” Mentre faceva l’amore con lei, improvvisamente aveva visto gli occhi di Shampoo parlargli silenziosamente; lei lo aveva afferrato e gli aveva detto tutto ciò che aveva già sentito: non è con lui che volevo stare, è stato un errore. Voglio solo te.

Eppure non era stato abbastanza. L’aveva amata disperatamente come per riacquistare l’unico, imprescindibile diritto a toccarla.

“Lo so, lo capisco. Non ti biasimo, non devi per forza assecondarmi. Se vuoi posso andare altrove finché…”

“No!” L’impeto nella propria voce la fece sussultare; il rotolo di garza cadde a terra con un bisbiglio appena percettibile. “Non sopporterei di perderti di nuovo. Mi basta solo… un po’ di tempo, vuoi?”

La ragazza annuì e Mousse notò con orrore che le labbra le tremavano e gli occhi le si andavano riempiendo di lacrime.

Lei soffre di sensi di colpa, io di gelosia acuta. Siamo due casi disperati…

L’abbracciò, lentamente e con tenerezza, poi le parlò nell’orecchio: “Non sarà facile, per nessuno dei due. Ma se ce la mettiamo tutta e stiamo uniti possiamo mettere le cose a posto, che ne dici?” Sentì che annuiva contro la sua spalla.
“Bene, e ora che ne diresti di cucinare qualcosa insieme? Non so tu, ma è da stamattina che non metto niente nello stomaco.” La sua risata leggera fu il più bel suono che avesse sentito negli ultimi giorni.

***



Ranma sbirciava il profilo della fidanzata. Erano seduti sul tetto, ma stavolta pensava che nessuno li avrebbe disturbati: la casa era in giubilo per la dichiarazione di Tofu, e Kasumi aveva improvvisato una cena coi fiocchi a cui stava partecipando, a proprio modo, un po’ tutta la famiglia e Tofu stesso, tra chiacchiere e risate.
Per una volta nessuno badava a loro.

“Mai viste tante stelle in vita mia.” Sospirò Akane. “Sono così felice per Kasumi! Se lo meritava davvero.”

Conosceva da anni Akane e, nonostante sapesse benissimo che era sincera, notava chiaramente che qualcosa la tormentava impedendole di essere veramente felice. Ma decise di darle tempo, di farla continuare a parlare.

“Chi mi preoccupa, invece, è Nabiki. Non l’ho mai vista così sconvolta in vita mia.”

“Sì è vero, era sconvolta. Ma direi che se la sta cavando egregiamente: hai visto con quale decisione ha mandato via quel porco di Kuno?”

La ragazza scosse la testa. “Tu non la conosci. Forse neanche io la conosco proprio a fondo, è una ragazza molto enigmatica: però sono certa che, dietro l’apparente maschera di ghiaccio e riservatezza, Nabiki stia soffrendo molto. Ma è un bene che papà non abbia saputo niente: conoscendolo non avrebbe esitato ad uccidere il senpai.”

“E non è neanche il caso di aggiungere altre emozioni: se quei due dovessero decidere di sposarsi potrebbe morire di crepacuore!” Disse Ranma con aria tragica.

Akane rise leggermente. “Eppure sono convinta che sia felice anche lui: Kasumi non poteva trovare uomo migliore.”

“Già.”

“Chissà come è andata tra Ukyo e Ryoga, invece; l’altra sera mi sembravano abbastanza rilassati.”

Il ragazzo sospirò pesantemente. “Temo che non sarà facile per lui riprendersi dopo un colpo simile: vedere Akari in quelle condizioni lo ha provato. Ucchan dovrà stargli molto vicina in questi primi tempi.”

“Oh, sono sicura che lo farà.” Akane non si era ancora degnata di rivolgergli lo sguardo, incantata a guardare il cielo stellato o forse solo timorosa di togliersi il peso che le gravava sul cuore.

Uno scoppio di risa si levò dal piano di sotto, una bicicletta sfrecciò nella via suonando il campanello e un cane abbaiò in lontananza. Tacque, in attesa.

“Ranma…”

“Sì?”

Avanti, parla! È da ieri che sei strana, sputa il rospo!

“Temo di essere incinta.”

Smise di respirare, come in quei film dove decine di medici si affannano intorno al paziente che non immette più aria nei polmoni: solo che lì non c’era alcun medico zelante che sarebbe corso da lui ordinando a destra e a manca ‘intubatelo!’ o mettendogli sul petto quegli aggeggi elettrici per poi gridare: ‘libera!’. Dovette riprendere fiato da solo e, non appena lo fece, prese a martellargli il cuore nel petto e la vista si offuscò.

Qualche secondo dopo si rese conto che stava precipitando dal tetto.

“Ranma!” La voce allarmata di Akane gli rischiarò la vista e si ritrovò a fissare la propria mano stretta in quella di lei, le gambe penzolanti nel vuoto. Tentò di tirarsi su, la fidanzata non avrebbe resistito a lungo a reggere da sola il suo peso, ma fallì il tentativo e si accorse con orrore che stavano precipitando insieme. Come aveva fatto centinaia di volte in passato, cercò di portarsi sotto di lei per attutirle il colpo e miracolosamente ce la fece.

“Stai bene? Ti sei fatta male?” Le chiese ansioso passandole le mani sulle spalle e osservandola per verificare che non avesse ferite.

“No, sto bene.” Gli rispose lei.

“Allora… sei sicura? Voglio dire, non avevamo fatto attenzione?” Non c’era niente da fare, era il solito imbranato: il viso gli andò a fuoco, anche se aveva problemi ben più gravi della vergogna.

“Vorrei andare dal medico per accertarlo, ma ne sono quasi sicura. Insomma, ormai è quasi un mese che…” Anche lei aveva assunto il solito color porpora di quando parlava di cose imbarazzanti.

Incredibile, non cresceremo mai…

“Domani ti accompagno dal dottor Tofu, nel caso non esiterò a prendermi le mie responsabilità, Akane, non devi preocc…”

“Tu non capisci!” Gridò lei facendolo sussultare per la sorpresa. “Io… io voglio un figlio, un giorno. Ma adesso?! Non ho nemmeno vent’anni e mi sto allenando duramente per raggiungere almeno la metà del tuo livello come artista marziale! Non so se riuscirò ad allevare un figlio adesso!”

La fissò come se stesse guardando una sconosciuta. “Stai dicendo che vorresti... liberarti di nostro figlio?!” Nel giro di un minuto e mezzo aveva sviluppato un improvviso, seppur acerbo, istinto paterno e dire quella frase gli venne tanto naturale che lui stesso stentava a crederlo.

Akane lo guardò con un’espressione sofferente. “Non dire sciocchezze, non ho detto questo! Ho detto che sono spaventata e che non sono sicura che sarei una buona madre in questo momento.”

“Io sono sicuro che lo saresti.” L’afferrò per le spalle, dolcemente. “Io sono certo che la mia Akane sarebbe la madre più… combattiva del mondo!”

“Ma… ma Ranma, io…”

“Nemmeno io sono pronto per un’eventualità del genere, sappilo. Anzi, la sola idea mi terrorizza, hai visto che abbiamo appena rischiato di ammazzarci? Ma sono pronto ad accogliere questo bambino nel migliore dei modi, se veramente c’è!”

Ma quanto sarà dura affrontare una cosa così enorme!

Akane cominciò a singhiozzare, disperata, e lui la cullò fra le proprie braccia per lunghi minuti. Proprio come se fosse una bambina appena nata.

“Ho tanta paura, Ranma!” Pigolò intenerendolo.

“Ho tanta paura anch’io…”

Ci fu ancora qualche minuto di silenzio, poi il vocio all’interno della casa divenne più forte e Ranma si rese conto che era stata aperta la porta principale.

“Eccoli, i due piccioncini!” Quella era la voce di Nabiki. “Cosa sono queste effusioni al chiaro di luna?!”

Oh, se solo sapessi!

“Ranma, Akane, venite dentro! Si sta freddando tutto!” Questa era Kasumi e la sua voce sprizzava gioia a ogni singola parola.

“Arriviamo!” Gridò scostando da sé Akane e guardandola intensamente. Lei si asciugò gli occhi e annuì: non c’era bisogno di dire nulla.

Faremo finta che vada tutto bene, festeggeremo Kasumi e Tofu. Domani… domani penseremo a cosa fare e a come dirlo, se necessario.

L’aiutò ad alzarsi e si accorse che Akane era malferma sulle gambe. “Appoggiati a me.” Fu lieto di sentirla aggrapparsi al suo braccio, poggiargli la testa sulla spalla e rilassare il corpo contro il suo fianco mentre entravano in casa.
   
 
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