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Autore: Like OMG    18/07/2011    5 recensioni
Diciottesimo compleanno di Elena, Caroline organizza una festa a casa Salvatore.
E c'è uno spettatore silenzioso in un angolo buio.
Uscirà alla luce per amore della sua Elena?
cit. storia
">.
La sento sorridere mentre mi stacco e mi allontano, tornando nell’ombra, nascosto, dove è giusto che io stia.
Elena non ballò più con nessun’altro, quella sera."
Hope you like it ;) recensite, per favore, grazie ♥
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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C’è già un uragano

 

~ C’è già un uragano

 
«E’ qui, è qui. Tutti zitti »
Sussurri.
Mille sussurri diversi, centinaia di corpi che si affrettano a nascondersi dietro divani e poltrone.
Nel mio salotto, che diamine.
«Al tre. Uno… »
Bibite sui tappeti, musica a palla, mille risate. Ho il mal di testa. Non bastava una semplice festicciola tra intimi al Grill?
«Due… »
Cazzo, cazzo, cazzo. Si sono appropriati di ogni centimetro dell’enorme salone.
Ma come hanno fatto? Quanti diamine sono?
Caroline non avrebbe mai più organizzato una festa, parola d’onore.
Che gran casino.
«Tre! »
Ma per lei, questo e altro.
Sorpresa!
 
Una zazzera arruffata e castana sbuca dall’ingresso di casa Salvatore, lasciando spazio poi alla bella fronte aggraziata, agli occhi incredibilmente profondi, alle labbra rosee adesso schiuse in un sorriso stupito.
Sotto le mille luci stroboscopiche da discoteca installate da Caroline la sua pelle appare iridescente, si colora di mille sfumature diverse, facendola sembrare una sorta di tela bianca su cui lavorare.
Sarei voluto essere io l’artista.
Scuoto la testa, destandomi dalle mie fantasticherie.
Ma basta un attimo e lei è sparita.
Giro la testa ovunque, cercandola, e riesco a scorgere la stoffa di una delle sue All Stars nere scappare verso le camere da letto, seguita dai tacchi chilometrici della vampira bionda.
Chissà a quale tortura sarà costretta a sottoporsi.
La mia piccola Elena compie diciotto anni oggi.
Lei è una ragazza speciale.
Con le sue Converse e i jeans strettissimi, con le t-shirt colorate abbastanza aderenti da farmi uscire fuori di testa, con quella giacca nuova di finta pelle, sexy da fare male.
Ed io che mi ostino a provocarmi dolore, facendole visita ogni notte, sfiorandole appena una guancia, perché è il massimo che possa permettermi, perché non è il mio posto quello.
Un osservatore silenzioso, un visitatore passeggero, che sfiora impercettibilmente e svanisce nella nebbia evanescente degli infiniti mattini di Mystic Falls.
E così proseguo la mia esistenza, mentre giorno e notte si susseguono, ininterrottamente, lasciandomi sempre troppo poco tempo per starle accanto, sempre meno occasioni per assaporare l’aroma della sua pelle chiara.
Ed è sempre una pugnalata al cuore – ammesso che io ne abbia uno – quando la vedo sorridere, felice, perché so che non è merito mio.
Una pugnalata al cuore quando scorgo una scintilla nelle sue iridi castane, perché so che non sono io la causa di quell’emozione.
È una pugnalata anche adesso, che la vedo scendere aggraziata le scale dal mio angolino nascosto in fondo al salotto, con il suo vestito giallo acceso sopra al ginocchio, stretto sotto al seno da una sottile striscia argentata.
Un pezzetto d’estate a Dicembre, il sole tra le infinite distese di neve bianca, una melodia cristallina e allegra in mezzo all’atonia più totale.
Lei che ora ha il più bel sorriso che le abbia mai visto, con lo sguardo acceso dalla sorpresa e i bei capelli mossi a incorniciarle il viso.
Lei che la sua risata è oro colato, che riesce ad incantarti con un solo sguardo.
Istintivamente mi scosto dalla parete, uscendo dall’ombra e rendendomi visibile.
Mi vede, e nei suoi occhi scorgo mille emozioni diverse.
Sorpresa, perché non si aspettava di vedermi lì.
Stupore, perché non si era ancora accorta di me.
Confusione, perché di certo non comprende, mentre mi avvicino al corrimano guardandola intensamente.
E poi improvvisamente arriva, impertinente, la consapevolezza del perché del mio gesto.
Sembrano passati secoli da quel famoso ballo dei Fondatori, quando ho sostituito Stefan ballando con Elena.
Forse è stato proprio in quel momento che ho capito di amarla veramente, in un modo così giusto e puro da far sembrare totalmente idiota il pensiero che fosse vietato.
E mi accorgo di una luce nuova negli occhi di Elena, qualcosa che non avevo mai visto prima quando stava in mia compagnia.
Non è come la prima volta che ci siamo visti, non è paura, non si chiede chi io sia.
Adesso sa chi sono.
Non è sorpresa, non è confusione, perché lei sa il motivo della mia presenza lì.
Sa che la amo.
Ma non più della mia stessa vita, no.
Quella non conta niente per me.
La mia non è vita, non lo è mai stata.
Continuamente in attesa di una sadica vampira, innamorato di un’illusione, senza rendermi conto di stare aspettando lei.
Se mi avessero detto che io, Damon Salvatore, il vampiro centenario, mi sarei innamorato perdutamente di una fragile umana, non ci avrei creduto.
Eppure, eccomi qua.
Sotto la scalinata tanto conosciuta di casa, la stessa scalinata che ha assistito a milioni di balli, la stessa scalinata che ha vegliato su di me, mentre incenerivo con lo sguardo mio fratello e Katherine che danzavano spensierati, la stessa scalinata che adesso riesce a separarmi e al contempo unirmi all’unica donna che io abbia mai davvero amato.
C’è lei, che mi fissa in silenzio, mentre un enigmatico sorriso sorge sulle sue labbra, mentre i suoi occhi svelano un segreto che sappiamo solo noi, mentre inclina leggermente la testa verso sinistra, come curiosa di sapere come mai me ne stia imbambolato a fissarla senza fare nulla.
E allora le porgo una mano, mentre il mio cuore sussulta quando lei stessa ribalta la situazione, stringendo le sue dita lunghe e tiepide tra le mie fredde e colpevoli, alzandole leggermente e contemplandole assorta, mentre quel sorriso non l’abbandona.
È incredibilmente donna oggi, con quel portamento regale, maturo.
E ne sono incantato, ancora più di quando indossa le sue scarpe comode e mi sorride amichevole, con quel sorriso che mi fa sentire per un secondo l’unico per lei.
Nonostante non sia così.
Ma in quel momento non importa, perché la sola cosa che conta sono le nostre mani intrecciate in una muta promessa.
E me ne convinco quando la trascino verso il centro della stanza, guidando le sue mani e stringendola a me, mentre le note di una canzone veleggiano nei loro delicati accordi, scivolando tra i nostri corpi, facendoci il solletico e cercando di ridestarci, birichine, dalle nostre fantasie.
Ma nulla può scuoterci, perché siamo una cosa sola per ora.
 
Ed io ancora stringo la tua mano nella mia
quando mi sono addormentato
e sopporterò la mia anima nel tempo
mentre mi inginocchierò ai tuoi piedi
Addio amore mio, addio amica mia
sei stata l'unica, l'unica per me.
 
Mi stacco dolcemente dal suo abbraccio, prendo la sua mano e le lascio un leggero bacio, come un soffio di vento, che scuote ma non turba.
Sbatte più volte le lunghissime ciglia nere, sorpresa e un po’ stordita.
Ridacchio sommessamente prima di avvicinarmi e sussurrarle qualcosa all’orecchio.
«Attenta, principessa. Non sbattere troppo le tue lunghe ciglia. Guarda, dall’altra parte del mondo c’è già un uragano » .
La sento sorridere mentre mi stacco e mi allontano, tornando nell’ombra, nascosto, dove è giusto che io stia.
 
Elena non ballò più con nessun’altro, quella sera.


Angolo per me:

Bene, spero non vi abbia fatti deprimere con questa one shot Delena, ma ero in vena di fanfiction malinconiche e tristi :P
E' completamente dal punto di vista di Damon, lo vediamo per la prima volta un po' melodrammatico, ma ho voluto che per una volta esprimesse i suoi veri sentimenti senza censure. E non chiedetemi da dove mi è venuta la storia delle ciglia, mi ha detto la stessa cosa il mio migliore amico una volta per sfottermi e l'ho riadattata in chiave "romantica" (LOL), quindi non fateci caso se fa schifo xD
Ok adesso vado via :P
Baci,
G.

 

  
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