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Autore: Maryangy91    18/07/2011    6 recensioni
Solo quando i sentimenti sono forti non si ha paura di sbagliare né di rischiare. Anche se è pericoloso ed in gioco c'è la vita.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 21 Giugno di qualche anno fa, mancavano pochi giorni al mio diciannovesimo compleanno.

Ricordo che erano le 15:00, il sole entrava da ogni parte, per questo tenevo le tapparelle della mia camera socchiuse. Ma il soffocante caldo non lo si poteva evitare, nonostante i vestiti leggeri e il ventilatore, mezzo rotto, acceso.

Mene stavo sdraiata sul mio letto con l'mp3 nelle orecchie, ascoltavo i Queen, quando all'improvviso, durante la fine di una canzone e l'inizio di un'altra, sentii la suoneria del mio cellulare. Misi paura e lo presi, vidi cinque chiamate perse, era Alessandro, il mio migliore amico.

Lo chiamai e dopo il terzo squillo mi rispose.

"Ciao Alex, va tutto bene?" dissi senza neanche dargli il tempo di dire pronto.

"Si Clarissa, perché?"

"Mi hai chiamata cinque volte, mi hai fatta preoccupare"

"Sempre la solita esagerata. Tu piuttosto, cosa stavi facendo di così impegnativo da non sentire il tuo inseparabile cellulare?"

"Ascoltavo musica e pensavo" poi ripresi "Ricordi solo un anno fa come ero stressata?"

"Tra esame di maturità e diciottesimo compleanno, non posso darti torto"

"Meno male che ho frequentato la prima elementare a cinque anni, altrimenti mi toccava farlo quest'anno l'esame"

"Infatti. Non so se riuscirei a sopportarti. Eri insopportabile"

"Scemo" poi ripresi "Ci vediamo?"

"Dove andiamo a quest'ora e con questo caldo?" mi chiese

"Che ne dici di venire a casa mia e giochiamo alla playstation?"

"Sempre più maschiaccio" dopo aver riso disse: "Ok, ci sto. Aspettami che arrivo."

Dopo dieci minuti sentii suonare il citofono, era lui.

Appena salì sopra lo invitai a non fare tanto rumore, non volevo svegliare i miei dal loro solito pisolino pomeridiano.

Ci mettemmo in camera mia.

"A cosa ti va di giocare?"

"Io propongo calcio"

"Ok vada per calcio" dissi mentre prendevo il gioco.

Mi diede un bacio sulla guancia, poi disse: "Questo è per consolare la sconfitta che avrai tra poco"

"Aspetta e vedrai"

Alla fine la partita si concluse con la mia vittoria, e per prenderlo in giro gli ricambiai il bacio che mi aveva dato prima.

 

La mattina del mio compleanno, nessuno sembrava ricordarsene. Andando in cucina vidi i miei genitori che si comportavano normalmente, nessun trattamento speciale come gli altri anni. Quando accesi il pc ed entrai in chat notai che tutti quelli che consideravo amici non si erano degnati neanche di mandarmi un e-mail. Presi il cellulare e chiamai Alex. "Almeno lui non può essersi dimenticato, starà ancora dormendo" pensai.

"Buon giorno Alex, dormivi?"

"Veramente no"

"Tutto bene? Sono dieci giorni che non ci vediamo. Non dirmi che ti arrabbiasti sul serio quando ti vinsi alla playstation"

"Clarissa non possiamo vederci tutti i giorni, non ho tutto questo tempo libero, sto aiutando mio padre in campagna" parlò con tono molto arrabbiato

"Scusa, non lo sapevo" dissi mortificata e delusa. Ma lui riagganciò senza neanche salutarmi. Così scoppiai a piangere, non capivo perché proprio il mio migliore amico, oltre a dimenticarsi del mio compleanno, mi trattava così.

Decisi di andare a casa sua, volevo spiegazioni. Ancora con gli occhi bagnati uscii di casa e appena arrivai al portone di casa sua non ebbi neanche il tempo di citofonare e lo vidi difronte a me.

"Cosa vuoi?" mi disse con gli occhi infuocati

"Voglio spiegazioni. Perché sei arrabbiato con me? Dovrei esserlo io con te, anzi con tutti"

"Clarissa nel caso non te ne fossi accorta il mondo orbita intorno al sole, non intorno a te!"

"Credevo fossimo amici. Cos'è che non va?"

"Le cose cambiano, che tu lo voglia o no. E' la vita"

"E tra noi cosa è cambiato, cosa?" dissi urlando, con la voce interrotta dalle lacrime. Non volevo perdere il mio amico, ma non mi andava neanche di essere trattata così.

Lui non mi rispose, abbassò lo sguardo.

Gli presi il volto tra le mani, per costringerlo a guardarmi negli occhi, poi dissi: "Alessandro, noi siamo amici da una vita o forse più. Siamo cresciuti insieme, ci siamo sempre detto tutto, ora posso sapere cosa ti tormenta?"

"Niente Clarissa, non mi tormenta niente. Ora vattene però"

"Cosa?" Non potevo crederci mi chiedeva di andarmene.

"Vai via" disse con tono calmo che mutò difronte al mio comportamento, infatti riprese: "Stai ancora qua? Cosa aspetti un mio abbraccio? No Clarissa, non è così. Ora niente più sarà così. Addio" Questa sua ultima parola prima di andarsene bastò per farmi morire dentro.

 

La sera scoprii che era stata tutta una falsa, avevano finto di non ricordarsi del mio compleanno per farmi una festa a sorpresa. C'erano tutti, i miei genitori, i miei nonni e zii. Persino i miei compagni di classe, nonostante ci fossimo diplomati già da un anno. E tra tutti quei volti riuscii a notare che ne mancava uno.

"Mamma, Alex?"

"Non lo so, credo che venga più tardi"

Ma non venne neanche più tardi. Fino alla fine sperai che fosse uno dei suoi stupidi scherzi, già stavo pensando a come vendicarmi.

Fu una bellissima festa, curata alla perfezione in ogni singolo dettaglio, riuscì bene se non era per il fatto che dentro mi sentivo a pezzi. Non poteva farmi questo, non lui, non proprio oggi.

Tornai a casa, mi distesi sul letto e pensai all'anno precedente. Era stato il primo a farmi gli auguri a mezza notte spaccata. Tutti mi mandarono sms con belle frasi scritte. Ma lui non si accontentò, oltre a mandarmi un sms non copiato da internet (forse era il primo in vita sua!) mi chiamò anche. E il mattino seguente venne a casa con cornetti, cappuccini, caffè e fiori, rose rosa, i miei preferiti.

Mi venne una tremenda nostalgia e in quel momento capii che non potevo starmene con le mani in mano. Così lo chiamai, mi rispose ma non parlava.

"Alex? Alex? Sono Clarissa" difronte al suo silenzio continuai: "Possibile che accetti la chiamata e poi non parli?". Sentii il rumore dell'acqua che scorreva. Riagganciai e pensandoci capii. "Sta alle cascate, nel bosco. Ha sicuramente qualche problema, si rifugia sempre li quando sta male. Non posso starmene così mentre il mio amico sta a pezzi!" Dicevo nella mia testa.

"Mamma vado a casa di Alex, ha detto che ha qualcosa da darmi".

Così dopo aver buttato giù la prima scusa che mi passava per la testa, presi la mia macchina e andai nel bosco, dove ero sicura di trovarlo.

Quando arrivai nel bosco dovetti scendere dalla macchina e proseguire a piedi fino alle cascate. Avevo paura perché era tardi e tra gli alberi era buio, ma nonostante tutto la tentazione di tornare indietro non la ebbi mai. Era troppo importante quello che stavo per fare. Era molto più importante il mio amico che la mia paura.

Appena arrivai non vidi Alex ma una bestia, mi spaventai tantissimo così mi nascosi dietro un albero con il coltello che mi regalò lui, qualche anno prima, in mano.

"Come sono stata sciocca a venire fin qui, lui starà sicuramente a casa sua" pensai. Ma quando mi voltai di nuovo per capire se la bestia si era accorta di me vidi il mio amico con le ginocchia e le mani per terra.

"Scappa Alex, scappa" dissi uscendo da dietro l'albero. La voglia e l'urgenza di salvarlo mi fecero dimenticare della paura che avevo.

"Clarissa scappa tu, è pericoloso. Io sono pericoloso"

"Si che scappo, ma tu vieni con me. C'è una bestia in questo bosco, l'ho vista io. Credimi" poi pensandoci su aggiunsi: "Tu.... pericoloso?" Rimasi a bocca aperta e con gli occhi spalancati.

"Clarissa la bestia sono io, scappa"

"No, non è possibile" dissi mentre mi avvicinavo a lui

"Scappa"

"No, tu non mi farai del male. Tu mi vuoi bene ed io mi fido di te"

"Quando e come e successo?" dissi quando gli fui più vicina

"La sera del 21 Giugno, mente tornavo da casa tua. Ero a piedi in una strada deserta e vidi due tizi litigare, stavo per i fatti miei ma ad un certo punto i due si trasformarono e decisero di rendermi come loro in modo che non dicessi ciò che avevo visto"

"Non si può fare niente?"

"No, niente. Mi sono informato. Ho scoperto anche che solo il 21 Giugno, quando inizia l'estate, è possibile essere trasformati in un licantropo"

"Ora ho capito il tuo comportamento di oggi, scusa non sapevo cosa ti tormentasse"

"Però hai capito che qualcosa mi tormentava. Comunque scusa tu per come ti ho trattata" poi riprese: "A proposito. Auguri anche se so che è passata la mezza notte"

"Grazie"

"Girati e chiudi gli occhi" disse, e quando li riaprii avevo al collo la collana che qualche mese prima, passeggiando con lui, dissi che mi piaceva.

"Grazie, è bellissima"

"La meriti per sopportarmi anche quando faccio il pesante" poi disse: "Come facevi a sapere che ero qui?"

"Questo è il posto dove ti rifugi quando qualcosa non va. Giusto?"

"Mi conosci più di quanto credevo"

"Posso togliermi una curiosità?"

"Certo"

"E' vero che ti trasformi solo quando c'è la luna piena?"

"No. Io mi trasformo ogni volta che qualcuno che voglio bene sta in pericolo, ma anche quando mi fanno terribilmente arrabbiare oppure quando ho terribilmente paura. Però temo che la situazione possa sfuggirmi di mano e possa far del male anche a chi voglio proteggere"

"Non succederà, io mi fido di te"

"Grazie"

"Ci sono tante stelle stasera, esprimi un desiderio"

"L'ho già espresso mentre spegnevo le candeline, ma ora voglio esprimerne un altro che tengo più a cuore. Vorrei che ciò che è successo non porterà nessuna rottura al nostro rapporto!"

"Non succederà, fidati!" mi rassicurò lui

Dopo un po' di silenzio, mentre ce ne stavamo distesi atterra dissi: "Alex?"

"Si?"

"Ti voglio un mare di bene e se è possibile anche più"

"Anche io Clarissa"

Dopodiché ci baciammo.

"No. Noi siamo amici"

"Lo so. Scusa Clarissa" disse, poi mi abbracciò.

Ma quando i nostri volti furono più vicini ci fu un altro bacio.

"Clarissa e se le cose fossero cambiate anche tra noi?"

"Cosa vuoi dire? Non dovremmo vederci più?" dissi con le lacrime agli occhi.

"No" mi guardò e mi disse: "Clarissa tu mi conosci meglio di chiunque altro, siamo amici da sempre e siamo cresciuti insieme. Ma credo che poco alla volta..." si fermò un attimo, poi riprese: "Insomma credo di essermi innamorato di te"

"Idem"

"Ma è pericoloso. Ho paura di poterti fare del male"

"Io credo in te, mi fido di te e so che non succederà"

Mentre le nostre labbra stavano per avvicinarsi per l'ennesima volta durante quella notte, dissi: "sono pronta a rischiare, per amarti" 

   
 
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