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Autore: Sarah Corvinus    20/07/2011    0 recensioni
Delle ragazze commetono un peccato, risvegliano l'anima di una ssassino divenuto demone e le loro anime vengono maledette.
Ognuna di loro trova la morte, ma l'ultima delle dannate non lascerà che le anime delle sue amiche rimangano maledette per l'eternità, non lascerà che la SUA anima resti dannata.
la battaglia tra demone e peccatrice sta per cominiciare, la morte alla fine sopraggiunge?
[spero possa piacervi questa ficcy, ho messo "arancine" e "non per stomaci delicati" per sicurezza, fatemi sapere e buona lettura]
DAL CAPITOLO 1- - ti ricordi? La prima volta che ci siamo incontrati è stato proprio in questo luogo, dove un tempo tu eri solo carne putrefatta, uomo senz’anima nella sua prigionia, ma noi siamo state così sciocche da risvegliarti.
Elisa trovò la morte quella notte, uccisa da te, ma questo… questo non rimarrà impunito sappilo! - ogni mia parola sembra fiele tanto è l’odio che li consuma, lui mi osserva con quei suoi occhi vuoti, e continuiamo a girare intorno a quella lapide, le nostre armi pronte a scattare, lui il suo artiglio del diavolo, io un coltellaccio da cucina, che mi sono ben premurata di affilare.
Fremevo per poterlo infilare nella sua carne morta, il mio corpo era invaso dall’adrenalina e d’allodio, desideravo vendetta, e l’avrei avuta!
Mancano solo pochi secondi, e la bestia demoniaca avrebbe dato inizio al suo spettacolo.. Pochi secondi.. 5..4..3..2..1
Genere: Azione, Horror, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Cap 1 -  Che sia maledetto quel giorno...



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È stata colpa nostra!
Abbiamo commesso un peccato e ne abbiamo pagato le conseguenze, loro hanno pagato.
Che sia maledetto quel giorno, che possa essere distrutto e mai ricordato, se noi non lo avessimo risvegliato, tutto questo.. Questa dannazione, questa maledizione non ci avrebbe mai colpite.
Che sia maledetto quel giorno…

Loro sono tutte morte, Elisa, Cassandra, Victoria. Gioia e Rie, uccise e massacrate, una dopo l’altra hanno pagato per il loro peccato.
E ora lui è qui davanti a me, la sopravissuta, l’ultima dannata, faccia a faccia con la sua maledizione, il suo peccato sottoforma di demone, perché di un demone si tratta, a prima vista sembrerebbe un normale essere umano, ma se lo guardi in faccia ti accorgi che non ha niente di umano.
Lui non ha un volto, ha solo una massa informe di pelle al posto del viso, e due occhi, affilati e orribili, il loro colore nero pece non trasmette nessuna emozione, nessun sentimento, è un demone senz’anima.
E poi, la sua mano destra, se mano si può chiamare un enorme artiglio insanguinato, la sua arma, con cui ha trucidato coloro che un tempo ho chiamato amiche, colei che ho chiamato sorella…

Siamo uno di fronte all’altra in questa foresta oscura, ma io non ho paura, non più, dentro di me sento solo odio, odio per me stessa e per quella bestia che ha ucciso colei che amavo come una sorella.
Forse sono solo impazzita, ma se questa pazzia mi darà la forza per uccidere quella maledetta bestia, allora l’accetto, come peccatrice devo accettare il fatto, che tocca a me redimermi, e portare la pace anche per le loro anime.


- sapevo che saresti venuto da me, hai intenzione di finire il lavoro? Ahahah..
Ti aspettavo sai? Ho atteso minuto per minuto, ogni secondo che tu ti presentassi davanti a me, e poi, finalmente la notte è calata, fa male..la cicatrice che ti ho lasciato? Ahahah sappi che non sarà l’ultima! - giriamo intorno alla lapide in marmo, la foresta è silenziosa e oscura, solo la luna illumina le nostre membra, il vento è leggero e fa danzare lentamente i miei capelli scuri, accarezzo malinconica la lapide, lui mi osserva, mi chiedo a cosa stia pensando, ma infondo non ha importanza!

- ti ricordi? La prima volta che ci siamo incontrati è stato proprio in questo luogo, dove un tempo tu eri solo carne putrefatta, uomo senz’anima nella sua prigionia, ma noi siamo state così sciocche da risvegliarti.
Elisa trovò la morte quella notte, uccisa da te, ma questo… questo non rimarrà impunito sappilo! - ogni mia parola sembra fiele tanto è l’odio che li consuma, lui mi osserva con quei suoi occhi vuoti, e continuiamo a girare intorno a quella lapide, le nostre armi pronte a scattare, lui il suo artiglio del diavolo, io un coltellaccio da cucina, che mi sono ben premurata di affilare.
Fremevo per poterlo infilare nella sua carne morta, il mio corpo era invaso dall’adrenalina e d’allodio, desideravo vendetta, e l’avrei avuta!
Mancano solo pochi secondi, e la bestia demoniaca avrebbe dato inizio al suo spettacolo.. Pochi secondi.. 5..4..3..2..1

La mezzanotte è giunta, e i suoi occhi neri, sembrano prendere fuoco, ora il suo sguardo è rosso, rosso sangue, il sangue delle sue vittime, il suo sangue.
Scatta veloce verso di me, l’artiglio sembra essersi ingigantito, paro con fatica il colpo proteggendomi con il coltellaccio, è potente, maledettamente, non so se riuscirò ad ucciderlo, ma se necessario morirò nel tentativo.
Con un urlo roco lo spingo indietro, cercando di colpirlo con la mia lama, lui balza all’indietro con oscura eleganza, corro, e tento ancora di colpirlo, urlo, di rabbia, odio, odio e ancora odio, sento solo questo, misto al desiderio di vendetta.
Senza accorgercene davvero ci inoltriamo ancora di più nella foresta e lui scompare dalla mia vista, per me è un guaio non vedo quasi niente, c'è tensione e affanno, mille sono le sensazioni in una battaglia, non lo avrei mai immaginato così.
Un dolore lancinante alla spalla sinistra mi fa urlare, quel maledetto mi ha colpito alle spalle, il suo artiglio è conficcato nel muscolo, il sangue cola copioso e caldo fino al terreno ricoperto di foglie, dio se fa male, tremendamente, il dolore quasi mi fa perdere i sensi, ma resisto, con la destra afferro meglio il coltellaccio e cerco di colpirlo di nuovo, si scansa, lo attacco ancora cercando di spingerlo all’indietro, ora la sua schiena è bloccata contro la corteccia di un’imponente quercia scura, vedo attraverso i suoi occhi che si allarma, il mio volto è trasfigurato da un ghigno, gli conficco il coltellaccio nel braccio destro, in modo che fosse l’imitato nel movimento e non potesse utilizzare al meglio il suo artiglio.
Urla o almeno così sembra, non ha una bocca, i suoi occhi cremisi si spalancano, scommetto che gli fa male, il suo sangue gelido mi scivola sulle mano e sul braccio, e io ci godo a vedere quel sangue scivolare via dal suo corpo.
Con un calcio mi manda a sbattere contro un altro albero, mi sento mancare il respiro talmente è forte il dolore, mi accascio a terra tossendo sangue, il dolore alla spalla si fa sentire ancora più forte, Dio, è disumano!
La luna illumina i nostri corpi ansanti, feriti, e il vento soffia leggero, sembra quasi una malinconica melodia, un requiem per due anime dannate che si sfidano per la loro vendetta, lentamente mi alzo, e avanzando piano raggiungo il coltellaccio che mi era caduto durante il volo contro l’albero, lui mi osserva, scommetto che se avesse una bocca sorriderebbe divertito, ma i suoi occhi sono come uno specchio per le sue emozioni, si diverte il bastardo, ma di certo non gli lascerò tutto il divertimento, il mio volto si deforma di nuovo, un ghigno pazzo e rabbioso prende possesso delle mie labbra, sento l’adrenalina a mille, il mio avversario si mette in posizione di difesa, alzando con leggera fatica il braccio che gli ho ferito.
Continuamo a lottare, senza riuscire a ferirci a vicenda, il suo artiglio sembra fatto d'acciaio, ogni volta che si scontra con la mia lama scintille luminose cadono sulle foglie, la spalla mi fa male e mi rallenta i movimenti, ma resisto, devo resistere.
Non avrei mai immaginato di saper combattere, sarà l'odio e il desiderio di vendetta a guidare i miei movimenti? o forse è solo l'istinto?
Finisco molte volte a terra o contro un albero, sento caldo e freddo al tempo stesso, la mia pelle si riempie ben presto di tagli e lividi,
ma qualche volta riesco anche io a mandare quel bastardo al tappeto, è davvero molto forte, para e schiva i mie affondi, riesco a colpirlo solo di striscio, i capelli mi vanno sugli occhi ma io non mi fermo, continuo a muovermi ed attaccare, sono stanca e i muscoli non abituati a questi movimenti mi fanno davvero male, la ferita alla spalla brucia e sanguina.
Io e il demone ci colpiamo al'unisono facendo scontrare pesantemente la lama e l'artiglio, l'urto ci sbalza all'indietro, respiro con affanno il mio corpo è pesante, ci osserviamo, anche lui smebra stanco, leggo nei suoi occhi la fatica ma anche l'eccitazione.

È giunto il momento, questo attacco sarà quello finale, i nostri corpi e i nostri nervi sono tesi, il vento stesso sembra essersi fermato per osservare lo spettacolo agghiacciante che gli si para davanti.
Un balzo, uno soltanto, e tutti e due corriamo uno verso l’altra urlando, la mia lama è protesa in avanti, ben salda tra le mie mani, e in quel momento ci scontriamo…
Tutto tace, non c’è alcun rumore, non c’è vento che soffia tra le fronde delle querce millenarie, gli animali notturni hanno smesso di canticchiare rumorosamente, la luna ci illumina, forse paralizzata dalla scena di morte sotto di se.
I miei occhi sono sgranati, liquido vermiglio mi scivola dalla bocca e disegna ghirigori sul mio collo, imbrattandomi successivamente la maglietta nera che portavo, l’artiglio di quel maledetto è conficcato sul mio fianco destro, lo sento spingere leggermente, dolore, tanto dolore, ma sento anche soddisfazione, sorrido, e inizio a ridere, scommetto che lui sente ancora più dolore, con forza affondo maggiormente il coltellaccio sul suo stomaco, lui emette versi strozzati, e affondo ancora di più, con forza estraggo la lama e lo colpisco nuovamente allo stomaco con tutta la forza di cui sono capace, e con un calcio me lo levo di dosso, finisce a terra di schiena, e il suo artiglio si sfila dal mio fianco provocandomi un leggero dolore, devo resistere ancora un po’, non posso di certo perdere i sensi proprio ora, il sangue abbandona copioso il mio corpo, ma sono troppo impegnata per prestargli veramente attenzione.
Pensavo che in quel momento avrei provato un emozione diversa, ma quello che sento è solo apatia, e un incredibile malinconia al petto, il mio volto non esprime niente, è vuoto.
Mi avvicino con lentezza mettendomi a cavalcioni sul suo corpo, osservo i suoi occhi ora di nuovo neri, mi osserva mi studia, mi compatisce, lo so che lo sta facendo.
Per lui questa è la fine della sua dannazione, è stato sconfitto, e ora e la sua anima, se davvero ne ha una, sta per lasciare quell’inferno terreno.
Con entrambe le mani sollevo la mia arma puntando la punta della lama verso il suo cuore, calde lacrime mi bagnano il volto, adesso le anime di chi ho amato potranno trovare la pace.
Il vento ci avvolge leggero, come una coperta mortale, lui è inerme sotto di me, attende la sua sorte, i miei lunghi capelli scuri danzano nell’aria come serpenti velenosi.

- La luna piena ci osserva demone, il tuo tempo è concluso, gli inferi ti attendono, è questa la tua punizione, i tuoi peccati verranno ripagati con la tua definitiva morte, non ci sarò risveglio per te, le tue carni putride bruceranno nei fuochi eterni.
Addio! -

Con forza calo la lama sul suo petto, i suoi occhi si sgranano, una luce dorata ci avvolge, io mi scanso dal suo corpo leggermente intontita, non so cosa stia succedendo, ma sento che è finita, il vento aumenta colpendo la mia pelle come lame, dal corpo del demone fuoriescono sempre più fasci luminosi, e urla, se di dolore o felicità questo non so dirlo, io mi limito ad osservare con distaccata gioia.
La luce intensa mi fa chiudere gli occhi, e quando li riapro il corpo del demone non c’è più, il vento si addormenta, e nella foresta c’è solo il vuoto, come nel mio cuore.
È finita.

Mi dirigo lentamente alla lapide, il sangue fuoriesce sempre più dal mio corpo, sento la mente che lentamente si svuota, le membra che si fanno più deboli.
Mi chiedo se lei mi stia osservando, se lei sappia che ho fatto tutto questo per noi tutte, ma mi chiedo anche, se veramente ho posto fine al nostro peccato.
Quando arrivo davanti alla lapide il sole sta sorgendo lentamente, il marmo scuro è spaccato a metà, forse era vero che l’anima di quella bestia era legata alla sua tomba.
Mi lascio scivolare sul terreno di foglie, sento molto dolore, e freddo, i raggi del sole stanno illuminando la foresta, e alcuni raggi mi accarezzano il viso, il mio respiro si fa più lento, fa tanto freddo, tossisco, altro sangue mi scivola sul collo e dalle ferite.

- M-mi stai guardando.. Rie? L’ho fatto..per noi tutte.. L’ho fatto per te, sorella mia.. Adesso ti prego… vieni a prendermi! -

Si sta facendo tutto scuro e poi… luminoso, è una sensazione strana, se prima il mio corpo sentiva il gelo della morte, adesso sente caldo, un calore dolce, amore?
Intorno a me è tutto bianco… vedo qualcosa che si avvicina a me, un volto?
E.. dei capelli scuri.. I-i suoi capelli?
È lei?

- è ora di andare…Sarah -

Si, è lei!



=*=*=*=*=*=*=*=*=*=*=*=


Eccoci finalmente alla fine di questo primo capitolo, si esatto, primo capitolo, perché la storia non è finita, il prossimo capitolo che sarà anche l’ultimo racconterà di come è iniziato tutto!
Se vi state chiedendo come sia nata questa ficcy, bè è un mio sogno, o per lo meno una parte, dal sogno è nata l’idea e siamo giunti qui!!
Spero vi possa piacere e scusate eventuali errori.
Ringrazio anticipatamente chi leggerà e se qualcuno commenterà ^-^
Al prossimo capitolo ciao.
Chiby Rie_chan


  
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