Rumore di sirene in quella
periferia.
Passi veloci. Passi di corsa.
Il suo respiro,veloce e concitato.
I suoi pensieri,confusi.
E infine il suo stato d’animo,felice,sollevato e forse un po’ preoccupato.
Era riuscita a scappare,scappare da quella casa,
da quell’orrore che ormai da 14 anni la tormentava, e la svegliava ogni notte
con una mano sulla bocca,e un’altra intorno alla sottile vita.
Lo ricorda bene Asia, fin da quando era
piccola un uomo che puzzava d’alcool entrava tre sere a settimana in camera
sua, dove lei dormiva tranquilla.
Le appoggiava una mano sulla bocca e con il suo alito così pesante le
sussurrava all’orecchio:”tranquilla
piccola,non ci metteremo tanto”. Invece quei minuti a lei sembravano ore,se
non giorni interi. Il dolore fisico passava subito, ma quello dentro,non è mai
passato.
la mattina come se niente fosse lo
stesso uomo preparava la colazione a lei e a suo fratello. Come se la notte
precedente non fosse successo nulla.
la consapevolezza che Asia aveva è che nessuno avrebbe potuto aiutarla, perché
quell’uomo era un rispettato avvocato della città,quell’uomo,suo padre.
Sì,suo padre puntualmente,tre volte a settimana,per quasi 14 anni aveva abusato
di Asia, e la madre, pur sapendo tutto,taceva, spaventata che una denuncia
potesse separare la sua così bella e invidiata famiglia.
Era riuscita a fuggire Asia. Una notte,mentre
i suoi genitori erano a una cena di lavoro del padre. Quella sera,mentre si
metteva sotto le coperte un pensiero le
balenò fulmineo in testa,quella era una delle tre notti della settimana,e
quelle tre notti non sarebbero mai finite finché lei non avrebbe fatto
qualcosa.
Si alzò di scatto dal letto,uno zaino nell’armadio nascondeva l’idea di quella
ragazza,perché era già pieno del necessario,da tempo. Prese dal cassetto il
biglietto per la salvezza,un biglietto del treno, per chissà dove,che l’avrebbe
salvata.
Diede un bacio a suo fratello,che dormiva
beatamente nel suo piccolo lettino.
Passi veloci,che di tramutarono in corsa non
appena fu uscita dal vialetto di casa.
Asia corre. Corre come mai aveva fatto prima. La stazione è nella periferia
della sua città. Ha un bel po’ di strada da fare,ma sa che i suoi genitori,sa
che quell’uomo a momenti scoprirà cos’è successo.
Passi veloci. Le lacrime salate bagnano quel
volto,che ha conosciuto un mondo sporco troppo presto. I capelli corvini si
muovono al ritmo dei piedi i quella notte nera, più nera delle altre. Le gambe
sottili aumentano la velocità non appena le strade si fanno più illuminate. Non
vuole farsi notare da nessuno.
Spera solo di arrivare presto in quella
periferia,dove ha appuntamento con un ragazzo. Gio.
Gio è come un fratello maggiore per Asia, lui
sa tutto,lui crede a ogni singola parola che Asia gli ha raccontato. Lui è
uscito alle undici di notte da casa per salutare un’ultima volta la sua piccola
amica.
Alla luce di un lampione Asia vede la figura
di Gio, appoggiata. Alza gli occhi appena sente il rumore della corsa della
ragazza,non fa in tempo ad aprire bocca che lei come un tornando lo
abbraccia,rischiando di farlo cadere.
“Gio..”
“Piccola Asia..”
“Io se non me ne vado questa vita non riesco a cambiarla più,lo capisci?”
“S..Sì..”
“Ti voglio bene amico mio, ritornerò,te lo prometto.”
“Come farò a sapere che sei tornata?”
“Vai ogni ultimo venerdì del mese in stazione, magari sono lì” risponde lei, e
una lacrima solitaria le riga il volto mentre si gira e riprende la sua corsa
frenetica verso la stazione.
Periferia. Sicura e buia periferia. Rallenta
il passo, lo zaino le pesa sulle spalle minute. Dentro i ricordi, i bei
ricordi,pochi.
Ed eccolo,il rumore delle sirene, il rumore
che Asia meno voleva sentire. La staranno cercando, Lui si sarà accorto che
manca da casa. Che manca lo zaino e dei soldi. Si sarà chiesto dov’è, ma la
rabbia di non poterla avere quella notte prevarrà sulla preoccupazione della
sparizione di sua figlia.
Asia vede le luci della stazione,vede le
sbarre che si abbassano, il treno notturno sta per arrivare. Sale i gradini che
la separano dai binari,e finalmente vede il treno. La sua salvezza. Mostra il
biglietto a un controllore piuttosto assonnato. Le sirene si fanno più vicine
ogni secondo che passa, si augura con tutto il cuore che il treno parta al più
presto,mentre si accoccola in un morbido sedile, in una cabina silenziosa.
Asia non si guarda indietro quando il treno
parte, abbassa la tendina, non vuole vedere la città che non l’ha ascoltata, la
città che non gli ha regalato niente,solo dolore.
Cerca sorrisi,sorrisi veri, oltre i muri
della città.
…
Sono passati quasi 15 anni. Ed è l’ultimo
venerdì del mese.
Come ogni venerdì Gio è lì,ad aspettare una vecchia amica che spera che
ritorni.
Ormai il padre di Asia è morto da quasi un anno. Colpa dell’alcool.
il treno appena arrivato riparte, e la marea di gente scesa inizia a diradarsi.
Gio vede un inconfondibile chioma nera in mezzo alla folla,e una chioma simile
accanto alla prima.
Gio vede Asia, la sua Asia, con in braccio un
bimbo, nato da un amore ormai sfumato. Ma il viso di Asia è diverso, Gio vede
un sorriso, che mai aveva visto.
Abbraccia l’amica,stando attenta a non schiacciare il bambino.
Asia ride,contenta.
Le sirene ormai sono lontane da quella
periferia.
Il mio angolino:
Salve a tutti,
ho voluto affrontare un tema piuttosto delicato, ma spero
che vi piaccia questo racconto.
*PsicoSoul.