IL
CRISTALLO DELL’OSCURITÀ’ –
ANTEFATTO
Odio
l’estate! troppo caldo
e troppo tempo libero per pensare, odio pensare! Ormai non faccio altro
in
questa stanza buia…
buio,
nient’altro che buio,
e dallo spiraglio della porta non arriva luce, e nemmeno un filo
d’aria,
stupido ripostiglio senza finestre! D’estate questa stanza
diventa un forno. Mi
asciugo in sudore sulla mia canotta bianca completamente fradicia, che
nottataccia d’inferno! Un forte colpo alla porta mi fa
sussultare, e la ‘sua’ profonda
voce sbraita.
“In
piedi e fuori da casa
mia!”
Al
solito… mi sbatte fuori,
ma che altro posso fare se non obbedirgli, se cercassi di ribellarmi mi
spedirebbe in ospedale; l’ultima volta sono rimasta in coma
per più di una
settimana, per fortuna al mio capezzale c’era la mia
‘Mémé’*, la mia adorata
nonna, senza di lei a quest’ora sarei in un orfanotrofio, a
volte penso che
sarebbe stato meglio se lei non mi avesse riconosciuto. Se non
l’avesse fatto
ora probabilmente dormirei tutte le notti in un caldo letto, e ogni
mattina una
dolce donna, che io chiamerei mamma, mi risveglierebbe con un tenero
bacio
sulla fronte, e in cucina mi aspetterebbe un uomo, che io giustamente
chiamerei
papà, che seduto a tavola leggendo il giornale, al mio
arrivo lo abbasserebbe e
con un sorriso smagliante mi augurerebbe il buon giorno.
Invece
vivo con un uomo che
mi odia profondamente, che non sopporta nemmeno la mia vista, ma
perché Mémé
insiste che io viva con lui, una volta le porsi la domanda ma mi
rispose solo.
“E
tuo padre! Prima o poi se
ne renderà conto!”
Mémé,
io non lo voglio un
padre che mi picchia solo perche la mia mamma e morta mettendomi al
mondo!
La sua
tremenda voce mi
rimbomba di nuovo nelle orecchie.
“Forza,
muovi il culo! Oggi
ho altro da fare che
badare a
un’idiota!”
Mi
alzo e bofonchio.
“Ok,
ok, ora vado…”
Esco
da questo dannato
ripostiglio, non prima di rovistare nella busta dove tengo i miei pochi
vestiti
e indossando una maglietta bianca e un paio di pantaloncini neri, la
canotta
fradicia la lascio sul pavimento rovente, agguanto un paio di sandali
neri
sull’uscio della stanza che mio ‘padre’ a
designato come camera mia, tra scope
e mochi per lavare a terra. Schizzo verso l’ingresso, lui e
sulla porta della
cucina con in mano una tazza di caffè, non mi degna nemmeno di uno sguardo.
Una
volta fuori indosso
saltellando i sandali e mi avvio per strada senza una meta.
“Bene,
e ora dove andiamo?”
Chiedo
mentalmente, sono
certa che ‘lui’ risponderà lo fa sempre
anche quando non è necessario; ‘lui’ e
sempre con me, e sempre stato con me da quando riesco a ricordare.
“Strip
- club!”
Dovevo
aspettarmelo… e un
maniaco…
“Qualcosa
di più serio, e
consono alla mia età!”
Gli
rispondo di rimando,
‘lui’ ridacchia e aggiunge.
“Più
adatto di così, hai
quasi diciotto anni…”
Scuoto
la testa rassegnata,
e irrecuperabile… poi lo sento dire.
“Andiamo
in spiaggia! Ci
divertiremo con
qualcuno alla nostra
altezza!”
Non
comprendo subito le sue
parole.
“E
ora che tu conosca di
persona le famose
Guerriere
sailor!”
Le
guerriere sailor?! Ma e
impazzito??!! Mi ha sempre raccomandato di tenere un basso profilo, e
ora vuole
fare un colpo di testa, non ci capisco più niente…
“Cosa
vuoi fare tu?!?!”
Lo
sento ridere di gusto.
“Fidati
so quello che
faccio…”
No,
non lo sai affatto! Se
malauguratamente scoprono la mia identità non solo mi
daranno la caccia, ma mio
‘padre’ avrà una buona scusa per
uccidermi! Già immagino la scena, io
accasciata a terra con la mannaia da cucina conficcata tra le scapole e
mio
‘padre’ che si giustifica con la polizia.
“Dovevo
farlo! Era il
mostro della spiaggia, che
ha attaccato le
sailor!”
La mia
vita e già finita…
diciassette anni di tormenti terminati violentemente per
l’idea malsana di un
qualcosa che parla nella mia testa di tutto e di niente, ma soprattutto
di
porcate.
“Khris,
ti ricordi che
qualche tempo fa ti dissi
che ero qui per uno
scopo… e che quando
sarebbe arrivato il
momento ti avrei chiesto
di fare delle cose per
me…”
E
adesso che diavolo gli
prende?
“Uhm…
si mi ricordo, mi
dicesti che dopo
tutto ciò io
sarei stata finalmente felice…”
Lo
sento sospirare.
“Khris…
e arrivato il
momento…”
Non
capisco cosa possono
centrare le sailor con la mia futura felicità, ma mi fido di
‘lui’; e l’unica
persona di cui mi fido oltre la mia Mémé,
persona… che parola grossa, l’unica
volta che ho visto la sua vera forma era solo uno strano cristallo
avvolto da
del fumo scuro. Faccio come mi ha detto, m’infilo in un
cantiere abbandonato e
mi trasformo, non e certo un bel vedere la mia trasformazione ma e di
mio
gusto, infondo sono un amante dei film horror.
“Dov’è
questa spiaggia?”
Domando,
lui risponde solo.
“Guarda…”
E
nella mia mente si
susseguono diverse immagini che mi indicano la strada da seguire.
“Ok!”
Dico
prima di alzarmi in
volo con un unico battito delle mie tre ali.
A
questa velocità
raggiungeremo la spiaggia, che dista una cinquantina di chilometri, in
pochissimi minuti. Adoro il vento che mi frusta violentemente il viso,
adoro
volare, e l’unico momento in cui mi sento veramente libera,
veramente me
stessa, e volare in estate e meraviglioso; il cielo e terso, il sole
brilla
pienamente, e a questa altitudine spira un dolcissimo venticello, di
solito
ritengo l’estate una stagione stupida, senza importanza
alcuna, l’unica cosa
piacevole dell’estate e volare.
“Eccola!”
Sento
la sua voce
rimbombarmi nella mente, guardo giù e la vedo, la spiaggia
con la sua candida
sabbia e il suo sconfinato e profondo mare, sbuffo insoddisfatta, il
volo e
durato davvero poco… sento la risatina divertita di
‘lui’, mi conosce così bene
che gli basta poco per capire.
Mi
preparo all’atterraggio
spiegando al massimo le ali e scendo lentamente, quando sono a meno di
una
ventina di metri dal suolo sento le prime urla, e sotto di me le
persone
fuggono terrorizzate, per me quegli esseri valgono meno delle formiche,
sono
esseri inutili e senza scopo che non avrebbero nessun diritto di vivere
in
questo meraviglioso mondo.
Una
volta posato piede
sulla bollente sabbia, che in questa forma non mi dà
minimamente fastidio, ripiego
all’interno del mio corpo le ali che ora non mi servono, mi
guardo in torno.
“Dove
sono le sailor?”
Alla
mia domanda seguono
alcuni secondi di silenzio e alla fine ‘lui’ mi
degna di una risposta.
“Più
avanti! Sulla tua
destra.”
Avanzo
di una decina di
metri, per poco non inciampo in un ragazzino idiota che mi sfreccia
davanti
urlando, ringhio di rabbia, avrei voglia di staccagli quella testolina
del
cazzo con un morso, avanzo di un paio di passi e
‘lui’ annuncia.
“Eccole,
voltati!”
Mi
volto come mi ha detto,
ma oltre gli ombrelloni vedo solo tre ragazze e una bambina che mi
fissano, non
fuggono come tutti gli altri.
“Dove?
Non vedo le sailor,
vedo solo quattro
svitate che non si rendono
conto del pericolo
che rappresento!”
Ridacchia
di nuovo, quando
fa così non lo sopporto!
“Sono
loro! Non si sono
ancora trasformate!”
Loro?!
Quelle ragazze
all’apparenza indifese ?! E proprio vero, mai giudicare dalle
apparenze!
Ridacchio
a mia volta, e le
vedo rabbrividire al suono che esce dalle mie labbra.
“Su,
andiamo a combattere!”
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Estate…
fino a stamattina
l’odiavo ma dopo quello che è successo su questa
spiaggia solo poco ore fa, non
è più così, quella ragazza ha
stravolto il mio mondo. Guardando il sole che
scompare nel mare, sospiro… che diavolo mi succede, quella
sailor Infinity mi a
quasi mandato all’altro mondo e io sto qui a pensare a lei,
ai suo splendidi
capelli corvini, al suo meraviglioso corpo… dio, sto
impazzendo da vero… e
stato stupido tornare qua dopo quello che e successo, ma e stato
più forte di
me, volevo rivederla, volevo sentire di nuovo la sua soave voce che mi
canzona,
non ho mai provato nulla di simile nella mia vita… sono
tornata per rivederla
ma lei non c’è più… e sento
la voce di ‘lui’ che dolcemente mi sussurra.
“Non
temere la rivedrai…
ormai i vostri destini
sono legati
inesorabilmente… fidati di me!”
Lo so,
mi fido di te
ciecamente, e ora comprendo anche le tue parole… e lei la
mia futura felicità… sorrido,
al cielo che si tinge dei colori del tramonto, l’estate
è davvero meravigliosa.
Note*
Mémé:
è l’appellativo
francese di nonna, che in Francia e detta grandmere, cioè
grande madre.