The
dream is over
What can I say?
Il sogno è finito
Cosa posso dire?
(God, John Lennon)
L'hai visto sulla nave
Avevi quattordici anni
E una vita da difendere
Da un padre
Che vendeva uomini nei porti
Delle grandi città
Con una mano sul cuore guardava il mare
Cercando il Bosforo nella furia dell'Egeo
Che dirigeva la rivolta delle onde
Contro gli invasori
E lo sapevi:
Era uno di loro
Ed hai esclamato:
"Ci fosse un modo per fermare
La tempesta!"
Lui ti guardava di nascosto
E lo sentivi:
Rideva di te
E tuo padre ti guardava
Contrariato
Arricciando un poco il naso e mormorando:
"Non sei come ti volevo, Audrey Jane"
E gli gridavi dietro
Nei sogni
E promettevi:
"Verrà un giorno in cui dirò:
Non sei come ti volevo, papà!"
E invece Stephen lo guardava
Come si guardano gli eroi
I vittoriosi
Gli spavaldi, gli sfidanti
I vendicatori
E cosa vendicava, lui?
Ti chiedevi
La felicità mancata
Con tua madre
Per la casa, la famiglia, la città
Insoddisfatto della Francia
La sua Patria
Aveva sfidato l'Inghilterra
Era partito per la Grecia
E vendicava
Le sconfitte del suo mondo contro tutti
Gettando in mare le vite degli altri
Annegando
Rinnegando
I sorrisi delle nuvole
Li spegneva, lui
Così
Ti chiedevi da che parte stesse
Tuo fratello
Se volesse quella vita
Se volesse bene a te
Invece rideva e basta
Il ragazzo di Ankara
Ti guardava e ti chiedeva
Coi suoi occhi
"Andiamo via?"
E qualche volta accarezzava piano
I capelli dei bambini
Prigionieri
Senza farsi vedere
E ti chiedevi
Come fosse finito lì
E di lui, sai, si fidava
Tuo padre
Gli chiedeva di badare
Agli affari prioritari
Di parlare ai marinai
E lo lasciava ciondolare
Annoiato
Per il ponte
A implorare per un sogno
Per un mondo di speranze
Speranze di vedere te
E
gli toglievi anche il respiro
Audrey Jane
Tu, regina delle sere
Di Rajit
E sentivi il nome di quel greco
Geórgos
Risuonare fino alla tua cabina
Sette anni, gli occhi neri, le ferite
Un futuro da soldato di Pascià
Gli occhi azzurri di Rajit
Ti cercavano
Ti chiedevano:
"Possiamo
Far rivivere anche loro?"
E avete preso per mano i bambini
All'inizio di quel 1829
L'anno della libertà della Grecia
L'anno in cui le catene, poi,
Sono cadute da sole
Anche per te
E hai raccolto senza sosta
Le lacrime trattenute di Geórgos
Che cercava la sua casa
Che giurava di vedere
Tra le ombre
Il suo Paese
Il sorriso di sua madre
E la tomba della guerra
Anche per Sparta
Sulla spiaggia di Patrasso
Lo curavi
E la voce di Rajit sussurrava:
"Vorrei farti vedere il mare
Il mio
Quello in cui bagnavo i piedi da bambino
Nelle estati a Costantinopoli
E dal porto, sulla strada di Ankara
Era la terra della mia vita
L'ho perduta troppo presto
La Turchia"
E
ti diceva:
"Un giorno ci andiamo,
Audrey Jane,
Un giorno viviamo"
E sorridevi
Figlia d'un mercante di schiavi
Figlia della libertà
E lo sapevi com'erano
I bambini
Che puoi cercare di evitare i loro occhi
Mentre dici una bugia
E magari ti credono lo stesso
Ma lui no
T'implorava di guardarlo
Di fargli capire
Se poteva tornare a Sparta
Oppure no
E
te lo chiedeva in greco
E non capivi, ma piangevi un po' per lui
Con Rajit parlava in turco
Il turco che aveva imparato
Dai briganti del Taigeto
Appena nato
Che gli facevano studiare la lingua nemica
Per non farsi cogliere impreparato
E aveva il sangue negli occhi, Geórgos
Sangue di lacrime nere
E t'ha insegnato, Rajit
Gl'incubi del piccolo greco
Che la guerra uccide anche chi torna
Ed il fuoco dei fucili
Che buca il cielo
Buca anche te
E son tornati, poi,
I giorni di Liverpool
E tuo padre ormai era morto
Ma Rajit
Aveva un figlia
Una moglie, una famiglia
Senza te
E Veronique
Era mancata all'appuntamento
Quel
giorno al porto
Di Patrasso
T'aveva lasciata a morire
Tra le mani di Rajit
Ch'era una stella
Ma quelle stelle
Non brillavano per te
Eri tornata con le tue speranze
Ogni tua forza, ogni follia
Ogni fiamma spenta, disillusione
Ogni sconfitta
T'aveva costretta a subirla, Stephen
Che non sorrideva più
E Jean-Claude
Era morto per difendere le vostre vite
Da
quel fratello
E Veronique
Aveva avuto paura, era fuggita
Ma tu, di Stephen
Ti fidavi ancora
Eri ancora una bambina
Avevi ancora l'innocenza
Che difendevi sulla nave
I capelli lunghi, gli occhi belli
I
sorrisi del domani
Era il 1836
E sgranavi le rose di maggio
Correvi forte nei campi d'aprile
E vivevi i mesi al contrario
E ridevi come se
Non esistesse la realtà
E il tuo cuore batteva forte
"Chissà come finirà!"
Ti chiedevi:
"Dov'è il mondo?"
Ti chiedevi:
"Che succede?"
E' finita in un convento
Tutto qua
Note
Ed ecco Audrey Jane Chantefleur, Jenny, la sorellina di Stephen, sbattuta in un convento a neanche ventidue anni per le sue ribellioni, per i suoi sogni troppo arditi, perché non intralciasse il fratello.
Avrei potuto parlare del convento, della fuga.
Dell'Audrey Jane che si vede in Sic Volvere Parcas, l'Audrey Jane ribelle, tradita.
E invece ho parlato di suo padre, il mercante di schiavi, sulla nave per El Cairo, con gli Egiziani alleati dei Turchi e Rajit, il suo Rajit, l'incontro con George
E penso che adesso l'abbia capito, chi segue Sic Volvere Parcas, chi erano la ragazza della spiaggia di Patrasso e il turco dagli occhi azzurri.
Ecco, questo è quello che ancora non si sapeva di lei.
Eppure sempre a lei.
Più allegra, forse. Spensierata. Più se stessa.
Prima.
I prossimi, non ancora ben deciso in che ordine, saranno Cynthia, la piccola e coraggiosa Cyn, la sorella di George, e Nikolaj, il controverso cugino polacco di Natal'ja, il pianista mancato.
E questo è quanto.
A presto! ;)
Marty