Capitolo
Uno
-Devi
finire tu i miei compiti di
francese, Hummel.-
-Perché dovrei farti i compiti, sentiamo?- Kurt non era in
vena di essere preso
a pugni, e di certo non aveva voglia di passare la mattinata a ripulire
i suoi
costosissimi vestiti dall'immondizia. Era piuttosto bravo a francese,
mentre
Azimio, prevedibilmente, era una capra. Certo, non lo era solo a
francese. A
volte, Kurt si stupiva di come riuscisse addirittura a mangiare con
forchetta e
coltello. Non che li utilizzasse come si deve, certo. ma almeno li
utilizzava,
ed era già qualcosa. Non si sarebbe affatto stupito se
una di quelle
mattine, a mensa, lo avesse sorpreso a mangiare con le mani. O
addirittura
leccando il piatto, come un cane. Oh, no, quello era un insulto a
quelle povere
bestioline innocenti.
-Senti, checca, scade domani, e io ho ne ho bisogno. Non mi abbasserei
a
chiederlo proprio a te, se tu non fossi il più bravo del
corso. Se non vuoi
ritrovarti la granita in punti dove non batte il sole, direi che forse
ti
conviene farmi quel dannato compito. E firmarlo col mio nome. O,
magari, qualche
pugno non farebbe male al tuo visino delicato.. - Sussurrò,
avvicinandosi pericolosamente
a Kurt, gli occhi iniettati di sangue. Kurt pensava di non averlo mai
visto
così incazzato. Mordendosi il labbro, il ragazzo
si sfiorò
impercettibilmente il viso. Non voleva essere picchiato. Non lo voleva
pr
niente. Per una volta, avrebbe anche potuto fare il doppio dei compiti.
La
professoressa, il giorno dopo, si sarebbe sicuramente accorta che
quella non
era la scrittura di Azimio, e lo avrebbe punito in modo esemplare. La
granita
era un conto, per quanto fosse orribilmente frustrante, ci era
abituato. Ma non
poteva proprio permettere che Azimio prendesse di mira la sua faccia.
-Lo faccio- Mormorò, abbassando lo sguardo, e tentando di
trattenere la rabbia
che gli ribolliva in corpo. lo odiava. Odiava il fatto di essere sempre
preso
di mira per quello che era, odiava il fatto che la gente non riuscisse
ad
evolversi un minimo, quel tanto che bastava per capire che le persone
erano
molto più di un orientamento sessuale, o di una passione su
cui lavorare.
Odiavo il fatto di essere sempre, sempre il più
debole. Di non riuscire a
opporsi. Ma, un giorno, le cose sarebbero cambiate. Lui era superiore a
tutto
questo. Avrebbe sopportato. Poteva farlo.
-Bene. Stasera alle sette in punto deve essere pronto. Ti aspetto
all'ingresso
del parco, niente storie. Non mi importa se hai da fare.-
-Alle sette? Non posso portartelo domani, a scuola?- Esclamò
Kurt, indignato.
Era troppo poco tempo per finire un compito a cui lui aveva
lavorato per
una settimana. Senza contare che, quel pomeriggio, aveva appuntamento
con
Blaine, per un caffè. Non poteva dargli buca senza una
spiegazione.
-Voglio controllarlo. Non mi fido di te, fatina. Fossi in te,
oggi non
andrei a scuola.. hai un po' di lavoro da fare. - Azimio
scoppiò a ridere,
mentre spingeva Kurt contro gli armadietti del corridoio
semivuoto, e lo
lasciò lì, una buona mezz'ora prima del suono
della campanella. Probabilmente,
i professori erano ancora in sala insegnanti, ignari di quello che era
appena
accaduto. E la maggior parte degli alunni ancora non era arrivata.
Kurt si mise una mano tra i capelli. Come avrebbe fatto a finire in
tempo?
***
Si
sentiva così dannatamente
stanco! Kurt maledisse quella orribile giornata con tutte le sue forze,
mentre,
sbuffando, irritato, chiudeva di scatto il quaderno che aveva
di fronte.
Un quaderno orribile, in effetti. Proprio non faceva al caso suo.
L'unica
cosa passabile era il posteriore del giocatore di football - di cui lui
nemmeno
conosceva il nome - raffigurato sulla copertina nuova, ma sgualcita.
Non a
caso, era il quaderno di Azimio. Chissà quante volte lo
aveva sbattuto in testa
a qualche malcapitato, insieme a tutto il suo pesantissimo zaino..
riluttante,
lo prese, e lo inserì nella sua nuovissima cartella. Sorrise
appena alla vista
del suo nuovo acquisto, e sperò che Azimio non decidesse di
rovinarglielo. Dopo
tutto, Kurt aveva fatto tutto quello che lui gli aveva chiesto.
Diede uno
sguardo all'orologio. Aveva finito appena in tempo.
Sospirando, si alzò
dalla sua scrivania, con la stessa allegria che avrebbe
potuto mostrare
un condannato a morte durante il suo viaggio verso il
patibolo.
Il
parco era avvolto da una
fine nebbiolina, che rendeva le ombre scure degli alberi e
dei cespugli
molto poco definite. Tutto era grigio e spento, nonostante i lampioni
illuminassero la strada in modo discontinuo. Kurt si strinse nella sua
giacca
di Mark Jacobs. Sentiva la fredda aria di settembre penetrargli la
pelle, come
se tanti piccoli spilli lo stessero pungendo sul viso, sulle mani, tra
i
vestiti. Incassò la testa nelle spalle, maledicendosi per
non aver scelto una
sciarpa più pesante, mentre stringeva le dita attorno al
bordo delle maniche.
Gli era sempre piaciuto il freddo, ma quella sera, proprio
non riusciva a
pensare a quanto fosse salutare per la sua pelle. Aveva decisamente
altri pensieri
per la testa.
Mentre
si avviava verso l’entrata,
una vibrazione interruppe il corso dei suoi
pensieri. Kurt si riscosse di colpo. Era stato un messaggio.
All’improvviso,
avvertì il peso della sua cartella. Sospirando,
spostò la mano, lasciando che
il freddo entrasse attraverso la manica della giacca, e rabbrividendo,
mentre
apriva la freddissima zip della tasca esterna, per raggiungere il suo
cellulare. Involontariamente,
sorrise. Sulla schermata
iniziale del telefono, c’era il nome che, più o
meno ogni giorno, gli rallegrava
la giornata.
Aveva appena ricevuto un
messaggio da Blaine.
“Hey.
Oggi non ti sei fatto vivo.. ti ho
aspettato per
un’ora. Non c’eri nemmeno
a scuola.. è successo qualcosa?”
Si,
era successo qualcosa. Era
stato praticamente costretto a lavorare a uno stupido progetto di
francese per
uno stupido uomo di Neanderthal. Ma questo, Blaine non doveva saperlo.
Si
sarebbe incazzato da morire.
Prima
che potesse rispondere
al suo migliore amico, Kurt avvertì un rumore di passi farsi
sempre più vicino.
I fece più vicino alla luce del lampione che presidiava
l’entrata del parco,
infilando il cellulare in tasca. Ci
avrebbero messo poco , dopo tutto. Socchiuse gli occhi per alcuni
secondi,
tentando di allontanare il mal di testa.
-Bene,
sei venuto. Non avevo
dubbi.. finocchio. – Kurt sbuffò.
Aveva
poca, pochissima pazienza, e Azimio la stava senza dubbio mettendo alla
prova.
-Vuoi
il tuo compito o no?-
Esclamò, battendo un piede a terra. Odiava quella
situazione. Non vedeva l’ora
di tornarsene a casa, dormire un po’. Ne aveva veramente
bisogno, al momento.
-Si,
si. Dammelo. Voglio
controllare.- Mentre
si piegava sulla
sua adorata cartella in cerca del quaderno che doveva consegnargli,
Kurt si
morse la lingua, tentando di evitare battutine sarcastiche in stile
Hummel. L
suo self-control stava decisamente aumentando. Per un attimo, si
sentì fiero di
se’ stesso. Una
volta trovato, porse il
quaderno all’impaziente giocatore di Football, alzando gli
occhi al cielo
mentre l’altro, grattandosi la testa, lo prendeva tra le
mani, lo apriva, e
strizzava gli occhi per leggere bene. Nonostante fossero esattamente
sotto al
lampione, Azimio teneva il quaderno al buio, nascosto dalla sua stessa
ombra.
Kurt stava per farglielo notare, ma si zittì, scuotendo
leggermente la testa.
Non valeva nemmeno la pena di aiutare una persona così
stupida e
insignificante, soprattutto considerando tutto quello che aveva fatto a
lui.
A
un certo punto, però,
la stupidissima faccia di Azimio sembrò
contorcersi in un ghigno pura rabbia. Kurt aggrottò la
fronte. Cosa non andava?
-Hai
firmato col tuo nome,
Finocchio!- Azimio
gettò a terra il
quaderno con uno scatto, e
Kurt fece un
passo indietro, aprendo
leggermente la
bocca, interdetto. Avrebbe voluto parlare.. ma non ci era riuscito. Sapeva he dalle sue labbra
non era uscito
niente. Le parole
di Azimio erano state
decisamente troppo violente, e lo avevano spaventato a morte.
C’era dentro una
rabbia fin troppo grande. Aveva firmato col suo nome.. ok, non era
così grave.
Potevano cancellarlo, e riscriverlo. Ma, prima che Kurt potesse anche
solo
pensare di formulare queste parole, gli occhi di Azimio, si capovolsero. Kurt deglutì,
cercando di non urlare. Doveva
mantenere la calma.
Stava
impazzendo?
L’intera
figura di Azimio
sembrava in preda a un attacco di convulsioni, ad almeno dieci
centimetri da
terra. Tutto si
fece piò sfocato, il
lampione scoppiò all’improvviso.
Ora,
solo la flebile luce della luna piena appena nata illuminava il corpo del giovane ragazzo.
D’un
tratto, Azimio si fece
più imponente. Kurt riuscì chiaramente ad
osservare il suo profilo che si
allargava, e i suoi vestiti che si strappavano. Una risata meccanica
giunse
dall’interno del suo corpo. Era finta, innaturale, quasi,
avrebbe osato dire l’altro
ragazzo, computerizzata. Lo terrorizzava. Mentre arretrava, Kurt
inciampò in un
sasso. Cadde a terra. Mentre, di fronte a lui, il corpo di Azimio
mutava. L’ennesimo
spasmo ne scosse il corpo. Gettò
la
testa all’indietro, e la risata si trasformò in
un.. ringhio? Dalla sua pelle
spuntò una pelliccia argentea scura, massiccia e
rannicchiata, pronta a
saltare.
Kurt scattò in
piedi prima che il lupo potesse
balzare su di lui.
Cominciò
a correre verso il
parco, aggirando quello che fino a pochi attimi prima era stato Azimio,
la sua
cartella stretta al braccio. Aveva dimenticato il freddo, il fastidio.
Aveva
dimenticato tutto. Sapeva solo che doveva correre, correre, correre, se
voleva
salvarsi la pelle. Perché, diamine, quello era un lupo, e lo
stava inseguendo.
Kurt era sempre stato veloce. Correre gli era sempre piaciuto. Era
piuttosto
agile, lo era sempre stato, e questo lo aveva aiutato non poco, quando
aveva
avuto bisogno di scappare dai bulli che lo perseguitavano continuamente.
I
momenti in cui correva,
non riusciva a pensare realmente. Ed era una sensazione bellissima.
Ultimamente
aveva sempre così tanti pensieri, così tanti
problemi pronti a scoppiargli in
testa come un vulcano. Presto sarebbe esploso anche lui. Invece, quando
correva, di solito,
l’unica cosa di cui
era consapevole era il vento attorno a se’. Non
c’erano problemi, c’era solo una
direzione. Gli ostacoli si potevano aggirare. La vita era
più facile.
Un
ululato lo riportò alla
realtà. Dove poteva nascondersi? Il parco non era
grandissimo, e, soprattutto,
non aveva altre vie d’uscita, se non l’entrata. Non
poteva tornare indietro.
Era in trappola?
Di
una cosa era certo:
Gridare era inutile. Tutti, a quell’ora, erano ormai a casa
loro da un pezzo.
Era quasi sicuro che suo padre fosse già tornato
dall’officina. Magari Carol
stava già preparando la cena. Nessuno lo avrebbe potuto
aiutare. Non lì. L’unica
cosa che poteva fare era correre.
Correre e sperare che qualcosa, qualunque
cosa accadesse.
Il
vento gli sferzava il
viso. Non aveva mai avuto così freddo. Per quanto veloce e
agile potesse
essere, Kurt cominciava a essere stanco. Da quanto tempo stava
correndo?
Minuti? Quanti? Sentiva le ginocchia cedere.
Girò l’angolo, sperando di riuscire a proseguire.
E il sangue gli si gelò nelle
vene.
Di
fronte a lui, si
estendeva il lago
che delimitava il confine
del parco. Una leggera foschia impediva la vista completa, rendendo
quel
paesaggio decisamente suggestivo e pericoloso. Gli alberi erano
piuttosto alti,
e più fitti rispetto a prima, e il sentiero si interrompeva
in un piccolo
spiazzo di cemento, contornato da panchine di legno.
Kurt, come ogni volta, rimase senza fiato per
un secondo a quella vista così affascinante. Il lupo, nel
frattempo, lo aveva
raggiunto. Kurt balzò bruscamente di lato, e il lupo lo
superò con un balzo,
finendo a terra, proprio di fronte a lui. Era finita.
Ci
fu un lampo di luce
bianca e accecante. Kurt chiuse gli occhi, aspettando la sua fine.
Invece, l’unica
cosa che riuscì a sentire fu un guaito molto, molto forte.
Un
liquido caldo gli
gocciolò su una gamba. Aprì gli occhi appena in
tempo per spostarsi a sinistra,
un secondo prima che il corpo nudo e pieno di sangue di Azimio gli
cadesse
addosso.
Ci
fu un altro lampo di luce
bianca.
Kurt
avrebbe giurato di Aver
visto un enorme orso bianco attraversare lo spiazzo, ma, quando il
lampo lasciò
il posto all’ombra, l’unica cosa che
riuscì a vedere fu una donna sorridente
dai lunghi, lunghi capelli biondi.
La
donna gli si avvicinò, e
gli tese la mano. Kurt, tremante, la bocca aperta e una smorfia di
paura
dipinta in volto, la guardò negli occhi. Anche alla timida
luce della luna,
riusciva a distinguerne il colore verde brillante. Erano occhi pieni di
vita.
Trovò il coraggio di accennare un sorriso.
-Azimio..
io.. – Kurt
lanciò uno sguardo al ragazzo. Era una
visione orrenda. Ma non sarebbe scoppiato a piangere. Era troppo
scioccato.
-Azimo
è vivo, Kurt. Si
riprenderà, non avere paura. Adesso, io e te abbiamo altre
cose di cui
preoccuparci. – Sussurrò la donna, tirandolo in
piedi, con una forza che Kurt
non avrebbe mai immaginato.
-Lei..
chi è lei? E come fa
a conoscere il mio nome?-.
Se siete arrivati fino a qui, devo dire che siete veramente molto, molto coraggiosi. Questo è il primo capitolo di una Fan Fiction che mi è venuta im mente un paio di giorni fa. Ho aperto un vecchio scatolone di libri di alcuni anni fa, e ho trovato un libro che mi ha colpita particolarmente. Ricordo che, quando lo lessi la prima volta, diventò un dei miei preferiti. Dopo quelli di Harry Potter, s'intende. Si tratta de "La settima strega" di Paola Zannoner. Magari qualcuno potrebbe averlo letto ^^ Comunque, ho passato un po' di tempo a sfogliarlo. Ho ricordato la storia. E mi sono chiesta: "E se al posto dei protagonisti ci fossero Kurt e Blaine?" Così, eccomi qui. Perdonatemi davvero per le scemenze che dovrete leggere. Perchè sono sicura che riuscirò a infilarci qualche sclero. Quindi, chiedo scusa già adesso. Spero davverò che vi piacerà a tal punto da decidere di continuare a leggere. Spero in qualche recensione, anche se non ho idea di cosa aspettarmi. Spero di trasmettere quello che vorrei trasmettere, insomma. Spero di riuscire a postare presto il secondo capitolo.. Tenterò di non deludervi troppo.
Alis.