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Autore: Nisi    30/03/2006    3 recensioni
Dopo il brutto colpo alla schiena riportato durante partita da cardiopalmo giocata contro il Sannoh, Hanamichi Sakuragi ha dovuto abbandonare momentaneamente il basket per ristabilirsi. Dopo qualche tempo, però, viene dichiarato ufficialmente guarito e ritorna allo Shohoku... e da Haruko.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Sakuragi,

spero che la fisioterapia proceda bene e che la tua schiena continui a migliorare.

Qui le cose vanno bene: il lavoro di manager in seconda è impegnativo, ma mi piace molto.

Cerco di imparare da Ayako, che è molto brava e mi piacerebbe diventare come lei.

Le nuove matricole se la cavano bene, si impegnano molto e migliorano in fretta, però hanno bisogno dell’appoggio di giocatori più esperti e Miyaki e Mitsui, quando non litigano fra di loro, fanno del loro meglio per affiancarli e per far fare loro pratica dei fondamentali.

Anzai-sensei sta bene, ti saluta e dice che si aspetta presto che tu faccia altri cinquantamila tiri.

Torni fra due settimane, vero? Io sarò qui ad aspettarti, Sakuragi: lo Shohoku ha bisogno di te.

A presto.

Akagi Haruko

Nella sua stanzetta spoglia, Hanamichi Sakuragi rilegge la lettera di Haruko per la cinquecentesima volta.

Sdraiato sul futon, si stringe i fogli al petto.

E’ da solo, non ce nessuno in camera con lui, per cui non si vergogna a baciare i fogli vergati dalla mano della ragazza.

* * *

“Arrivederci, Sakuragi, riguardati.”

La nanetta con i capelli neri ed il camice bianco mi saluta con la mano.

“Ci può scommettere, Signora Kobayashi !”

A mia volta alzo il braccio a mò di saluto e giro sui tacchi.

Quella donnetta formato tascabile con la sua fisioterapia mi ha fatto sputare sangue.

Neanche alla partita con il Sannoh ho penato tanto.

Katsuko Kobayashi sembra uno zuccherino, ma quando le capiti tra le mani sono solo affari tuoi.

Chissà se al volpino maledetto succederà mai di finire tra le sue grinfie…

Non ce la potrebbe mai fare. Non ha carattere, è un pivello.

Sì, a basket se la cava bene (anche se non lo ammetterò mai apertamente), però con la Kobayashi non la spunterebbe neanche morto.

Mi butto il borsone sulle spalle dopo aver indossato la giacca della divisa; frugo nella tasca per assicurarmi che il biglietto del treno sia dove l’ho messo qualche ora fa.

Shohoku, sto arrivando!

* * *

Il treno sfreccia veloce e silenzioso. Il sedile è morbido e comodo, ma io continuo ad agitarmi, a disagio.

Non ho freddo, non ho fame, non devo andare in bagno e la schiena non mi dà problemi; tuttavia sono inquieto.

Sì, lo ammetto: non vedo l’ora di tornare a giocare.

Voglio scoprire se questi mesi passati in fisioterapia e non ad allenarmi abbiano influito in qualche modo sul mio gioco.

Dopo questa ammissione, mi agito ancora sul sedile.

Beh, questa è solo una parte della verità.

Chissà cosa succederà quando rivedrò Haruko.

Non che il grande Hanamichi Sakuragi, re dei rimbalzi e pilastro dello Shohoku (soprattutto ora che il gorillone ha levato le tende), abbia paura.

E’ solo che, se dovessi vedere una matricola arrapata ronzarle intorno, la prenderei a scarpate. La matricola, intendo.

Sono solo IO quello che può ronzarle intorno, anche se lo scorso anno, la matricola arrapata che le ronzava attorno ero sempre io.

Hanamichi Sakuragi, la persona con la quale si è scambiata lettere nel corso di tutti questi mesi che ho passato lontano dalla prefettura di Kanagawa.

Resisto alla tentazione di tirarle fuori dal borsone e rileggermele tutte da cima a fondo, anche perché ormai le conosco a memoria.

In clinica, oltre a farsi torchiare dalla Kobayashi, mangiare, dormire ed andare in bagno, non c’era un granché da fare, per cui leggevo le lettere di Haruko e le scrivevo in risposta.

Io e Haruko abbiamo avuto una corrispondenza in piena regola e leggendo le sue lettere ho scoperto cose di lei che non sapevo: le piace passeggiare da sola, adora i fiori, andare a fare spese con le sue amiche e piange spesso al cinema.

Queste cose le ha scritte a me, solo a me! Dubito che il volpino sappia niente di lei.

Questo mi da un grosso vantaggio su di lui, no?

* * *

Ecco, ci siamo.

Mi trovo davanti all’ingresso della palestra.

Sento già il rumore dei palleggi, il tonfo della palla che sbatte contro il cartellone del canestro e penso ancora una volta a quanto mi sia mancato il basket.

Non sono in ritardo. Molto probabilmente, è Ryota che ha iniziato in anticipo: siccome è innamorato cotto di Ayako, arriva sempre presto per avere più tempo per guardarsela in santa pace.

Solo che lei lo mette subito sotto ad allenarsi, anche se uno sguardo da pesce lesso ogni tanto riesce a lanciarglielo.

Forse è per questo che quel buono a nulla di un Ryo-chan è diventato un playmaker così bravo: a causa degli allenamenti extra.

Sghignazzo tra me e me. Se mi avanza un po’ di tempo, poi lo sfotto un pochino.

“Paura, Sakuragi?”

Quella voce odiosa alle mie spalle.

Il volpino maledetto: quasi quasi riesco a vedergli le orecchie pelose e pure la coda.

Indossa ancora la maglia del Giappone; tiratela, tiratela pure che fra un po’ dovrai fare i conti con Sakuragi, tornato come nuovo dalla fisioterapia.

“Non certo di te, deficiente.”

“Allora perché rimani qui fuori come un cretino?” mi chiede con voce indifferente mentre fa il suo ingresso in palestra.

Sento una voce che conosco molto bene: “Rukawa!”

Haruko!

Per l’appunto: dovevo aspettarmelo che si sarebbe sciolta per l’ennesima volta davanti a quel dilettante.

Depresso, entro dietro di lui. Mi ero illuso che le lettere che…

“Sakuragi! Sei tornato!”

Mi corre incontro e si ferma a pochi passi da me.

Come è… piccola.

Indossa lo stesso cappellino di Ayako, solo che lei lo porta con la visiera sul davanti.

Tuta, maglietta di cotone e scarpe da ginnastica.

Alza lo sguardo su di me e mi guarda negli occhi.

Qualcosa nella mia espressione la fa arrossire.

Non fa niente se il gorilla torna dall’università per polverizzarmi il didietro a pedate, non fa niente se lo Shohoku al completo mi prende in giro fin che campo: Haruko è troppo carina e ho voglia di abbracciarla.

Mi avvicino a lei che fa un sorriso timido e qualche passo all’indietro.

Mi porge la mano, professionale, aumentando la distanza tra noi: “Bentornato, Sakuragi. Sei pronto ad allenarti?” mi chiede poi girando lo sguardo verso Rukawa (volpino maledetto).

“Sì, è logico!.” sorrido anche se mi viene quasi da piangere, visto che anche la cinquantunesima ragazza che mi piace non mi vuole.

A conferma di ciò, Haruko mi pianta in mezzo alla palestra come un deficiente e rincorre quel pivello per porgergli un asciugamano di spugna. Manca solo che si metta a scodinzolare.

Mi avvicino ad Anzai per salutarlo. Sono talmente giù di corda che non gli tocco né la pancia, né il doppio (triplo) mento e non lo chiamo nonno. Infatti se ne stupisce.

“Oh, oh…” mormora sinceramente preoccupato, con la sua solita aria da Babbo Natale un po’ triste.

Vado a cambiarmi ed entro in campo.

“Sakuragi, sei ancora vivo?” mi chiede Mitsui beffardo.

“Deve ancora esistere chi metterà al tappeto il grande Sakuragi, re dei rimbalzi e pilastro dello Shohoku.”

“Cretino…” mormora Rukawa a mezza bocca.

“Allora, pilastro, vedi di darti un po’ da fare!”

Ecco Ayako, ed ecco Ryota che le sta guardando il fondoschiena.

Non sono dell’umore per fargli una battutaccia, per cui comincio ad esibirmi in una serie di palleggi sicuramente migliori di quella sottospecie di uomo scimmia del Kainan. Altro che best rookie!

Il grande, il solo, l’unico Hanamichi Sakuragi è tornato!

* * *

Per fortuna che l’allenamento è finito: sono sudato, a pezzi e non ho più fiato; molto probabilmente, tutto questo tempo senza allenarmi mi ha fatto perdere il ritmo.

Non vedo l’ora di farmi una doccia e di tornarmene a casa.

Lei non mi ha degnato di uno sguardo: tutte quelle lettere non hanno significato niente per lei.

Anzai mi ha chiesto tre o quattro volte se fossi stanco, se la schiena mi stesse facendo male.

Mi faceva male, certo… però meno di quello che mi stava facendo lei, Haruko Akagi, la cinquantunesima ragazza che non ne vuole sapere di me.

* * *

Ora sono presentabile ed esco per ultimo dalla palestra.

Percorro il vialetto che attraversa il parco che porta verso casa mia.

Il prato è pieno di margherite e ne colgo una.

La mia intenzione sarebbe quella di fare quello stupido gioco del “m’ama o non m’ama”, anche se so già che sfogliando l’ultimo petalo del fiore, risulterebbe che Haruko non mi ama.

Mentre mi accingo a staccare il primo, sento che qualcuno mi posa una mano sulla spalla.

Mi giro e vedo che è lei, e il mio cuore fa uno slam dunk nel petto.

“Grazie, sei gentile. Come facevi a sapere che le margherite sono i miei fiori preferiti?” mi guarda sorridendo mentre prende gentilmente il fiore dalla mia mano.

Riesco solo a ricambiare il suo sorriso con una faccia da scemo – credo – e, timidamente, lei passa la corolla sulla mia guancia in un gesto delicato: “Allora ci vediamo domani?”

E’ diventata rossa…

Senza attendere risposta, scappa via lasciandomi solo in mezzo al prato.

Io adoro i fiori, penso mentre guardo la sua sagoma scomparire dietro all’angolo.

* * *

Questa è la mia primissima incursione nel fandom di Slam Dunk e spero che questa fanfiction sia venuta decentemente.

Ho finito di leggere questo manga poche settimane fa e mi ha conquistato: i disegni sono splendidi e la storia è umanissima ed accattivante. Anche se il mio personaggio preferito è il tranquillo Kogure (il quattrocchi), mi sono sempre chiesta cosa sarebbe successo poi tra Haruko e Sakuragi e questa è la mia versione.

Ringrazio di cuore Cri per avermi suggerito la somiglianza tra Anzai e Papà Natale. Io non ci sarei mai arrivata da sola...

Ciao e grazie per avermi letto.

Nisi

   
 
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