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Autore: sawadee    04/08/2011    1 recensioni
La macchina torreggiava in aula e i ragazzi deglutirono. La libertà era andata.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Marcel/Mary Sue, una donna (forse) e il suo ornitorinco. '
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La macchina del pensiero.
 
 
La "cosa" torreggiava proprio a metà della classe; oddio, forse torreggiare è una parola grossa, per una scatola più piccola di un banco e Lorenzo, nell'entrare in classe, non se ne sarebbe nemmeno accorto, se non fosse stato per Sara, che, con la sua solita grazia, ci era inciampata e lo aveva costretto ad evitarle la collisione con la "cosa".
Lorenzo continuò a fissar"la", era proprio come negli avvisi pubblicitari: quadrata scura, con una cuffia attaccata e tanti cavi elettrici. Una macchina per leggere il pensiero era piuttosto facile da riconoscere: la legge non ne regolamentava l'uso e, pur nata come dotazione militare, l'aggeggio era diventato una vera e propria moda, ci mancava poco che ogni famiglia ne ordinasse una... Non sembrava nemmeno particolarmente inquietante, si sorprese a pensare Lorenzo. Quello che il ragazzo mai avrebbe immaginato era, però, che ne avrebbe adottata una a uso proprio della sua classe la prof di italiano, la "Carognissima", soprannome dovuto a un gioco di parole su " Ines Carones", vero nome del terrore del liceo ginnasio "Sofocle" e di tutti quelli che la incrociavano.
- Così saprò sempre se mi insultate- commentò con la sua voce stridula la professoressa di italiano. - E così non avrete scuse da darmi per le assenze di massa o per le giustificazioni.- Lorenzo sentì un nodo salire alla gola: il preside non avrebbe fatto niente, così come neanche gli altri professori. La risata satanica della vecchiaccia riecheggiò per tutta la classe: -Vi piace la mia idea? La macchina svelerà tutte le balle che inventerete per giustificare la sega dei cento giorni.-
Si sentì solo deglutire tutto intorno.
- Avete paura? Si vede proprio che avete qualcosa da nascondere.-
Nessuno osò dire una parola, i ragazzi fecero passare l'ora in assoluto silenzio. Già le ore della Carognissima erano note per tramutare i ragazzi in tante belle statuine, visti i metodi della prof., che non erano certo ortodossi, ma, durante quella lezione, al solito terrore, si unì la disperazione di una classe privata della libertà di raccontare balle e nascondere i propri pensieri reali. E proprio al termine dell'ora, ecco, che chiamò il povero Serafini. Serafini notoriamente nascondeva tutti i propri pensieri dietro un atteggiamento taciturno e distaccato. Non era il primo della classe, ma non era nemmeno uno dei peggiori. Benissimo, si ritrovò una nota per aver pensato:- Vaffa...- quando la prof gli attaccò la macchina.
Appena la prof. uscì, scoppiò il finimondo. Ragazzi che tiravano bestemmie, ragazze che piangevano, chi tirava una testata contro il banco, chi si strappava i capelli... Insomma, la scena tipica di una classe a cui è sottoposto un compito in classe a sorpresa o fatta cancellare la sega dei cento giorni.
- E' tremendo.- disse Lorenzo.
- Non è che siamo proprio tutti Einstein. - commentò acidamente Mimmo, il secchione della classe. - Di molti mi chiedo se pensino- aggiunse acido. - Infatti!- rispose Lorenzo, prontamente, pensando proprio a Mimmo; il ragazzo e Sara, con cui divideva il banco dalla prima elementare, l'avevano ribattezzato "Eeg piatto".
- Non si farà la sega!- commentò quasi in lacrime una ragazza.
Sara, la rappresentante di classe, appassionata di antichità tanto da essere aspirante archeologa e follemente innamorata di un arzillo settantaduenne da cui prendeva lezioni di pianoforte, gemette:- Ma vi rendete conto! Anche Paolo (il settantaduenne, nota di noi, Marcel, l'autore) ha fatto la sega dei cento giorni, è un'istituzione!-
- Persino i nostri genitori sono d'accordo!-
- Infatti: ma avete visto che dà una nota di classe per ogni assenza di massa? Se ci dà anche questa potremmo non essere ammessi alla maturità!-
- Non facciamola- propose la cocca dei prof., che già di suo era piuttosto propensa a seguire le regole ed era una vera e propria piaga. Il coro di parolacce, bestemmie e insulti vari che l'aveva travolta le aveva fatto capire che non era nemmeno possibile prendere in considerazione tale soluzione. Lorenzo rimase seduto mentre la classe si scalmanava. Sara si avvicinò all'amico:- Lori, tu che ne pensi?-
- E che ne devo pensare? Che quella dovrebbe avere più spesso rapporti sessuali invece di rompere le scatole a noi!- Al loro solito, Lorenzo e Sara si misero a parlare ignorando bellamente dell'Apocalisse che si era scatenata intorno: cartocci che volevano, ragazzi che strillavano, si flagellavano come tante confraternite del duecento, urlavano bestemmie... Non partecipavano al casino solo la Tressi e Bianchi che continuavano a pomiciare imperturbabili, senza staccarsi nemmeno per respirare, e Lorenzo e Sara. Lori e Sara erano di gran lunga i più bravi della classe. Mimmo studiava anche tutto il pomeriggio e dopo cena, ma Lorenzo con pochissimo impegno riusciva ad avere, perfettamente appaiato con Sara, i voti migliori di tutto il liceo ginnasio Sofocle. Era sveglio, Lorenzo, anzi, era proprio un genio. Sara era strana; nessuno sapeva molto della ragazza, mentre avrebbe saputo dire persino che tipo di mutande usava Paolo, di cui parlava incessantemente. Era stata votata come rappresentante di classe al primo anno, per caso, e si era rivelata affidabile: era bastato ai compagni per votarla anche negli anni successivi. Solo Lorenzo la frequentava fuori dalla scuola, la conosceva dalle elementari. Era un pepe, scriveva sul giornale, studiava recitazione e danza, disegnava, scriveva musica... Insomma, era iperattiva e, per fiaccarla, i genitori l'avevano iscritta a danza classica, che, purtroppo, non le bastava, nonostante frequentasse l'Accademia. Era, infatti, una pazza scatenata, come aveva scoperto a sue spese Lorenzo, vittima di gavettoni, rimasto chiuso in sgabuzzini e armadi, che subiva telefonate anonime e qualunque scherzo una mente possa partorire da ormai anni.
- Lori, senti, ma tu che faresti per la sega?-
- Beh, andrei con Chiara! Sai che coincide con il nostro anniversario?-
- Ah, beh, allora è ovvio.- Chiara era la ragazza di Lorenzo; metà del liceo gliela invidiava. Era bionda, fine, bellissima.
- E tu, Saretta?- Lorenzo dovette alzare un po' la voce: i 18 barbari che componevano la classe stavano mettendo a ferro e fuoco l'aula.
- Rimarrò da sola a casa. Finisco di ripetere il programma in quei giorni e così mi riposo.- Sara aveva finito da sola il programma circa a settembre, dato che era afflitta dalla sindrome di Hermione Granger e, come diceva con un sorriso "Mi annoiavo quest'estate, solo con la danza e la musica".
- Senti, Lori, io ti devo fare una confessione. Non ho mai amato Paolo, bensì, oddio, mi vergogno a dirlo, ma devo essere sincera con te. Soprattutto con te. - Il cuore di Lori mancò di un battito, che quella matta si fosse innamorata proprio di lui? Ricordò le volte che si era trovato zuppo a dicembre per i gavettoni, la volta che con il suo sense of humour pieno di buon gusto (si fa per dire) Sara gli aveva fatto credere di essere morta. Se l'avesse rifiutata, c'era veramente da averne paura, si trovò a dirsi.
Sara non riuscì a finire la frase: proprio in quel momento entrò in classe il povero diavolo che insegnava greco con i compiti in classe e si mise a restituirli. Era visibilmente alticcio e disperato:- Possibile che... tolti Sara e Lorenzo nessuno di voi sappia fare una traduzione?- Il professore era in una piena crisi depressiva, continuava a sorseggiare rum direttamente dalla bottiglia e restituiva i compiti in classe scandendo i voti con tono isterico. Se si eccettuavano i 10 dei due ragazzi, era stata una vera tragedia, ma era anche vero che quando voleva dare una versione facile dava un passo di Tucidide che Aristotele giudicava incomprensibile... Alla fine commentò:- Prossima volta... hic, per alzare a tutti, vi... hic... darò Plutarco.- scatenando il panico collettivo, anche di Lorenzo e Sara, dato che l'ultima volta che aveva dato un passo di Plutarco nemmeno il nonno di Tressi, che non era mica micio micio bau bau, ma uno dei migliori grecisti europei, era riuscita a capire cosa accidenti ci fosse scritto.
All'uscita di scuola Lorenzo si avvicinò a Sara, deciso a prendere il coro per le corna:- Cosa dovevi dirmi?- Lorenzo sapeva che era l'unico che Sara considerasse suo amico a scuola e probabilmente erano veramente migliori amici. - Oh cacchio, c'è mamma che mi deve portare a danza. A domani. -
Sara se la filò quasi di corsa, lasciandolo con una bruttissima sensazione.
Verso le cinque Lorenzo sentì arrivare un messaggio al cellulare. Era Sara. - I nostri compagni vogliono liberarsi della "cosa". Ci vediamo stasera dopo cena da me?-
Lorenzo arrivò a casa di Sara alle 9. La ragazza gli aprì, infagottata in una tuta gigantesca celeste. -C'era un errore nel testo di due esercizi di matematica.- lo informò la ragazza salutandolo.
- Ah. Bene. Cosa volevi dirmi?-
- Parliamo della "cosa".-
I genitori di Sara lo salutarono. La madre, anzi, gli preparò un vassoio di pasticcini. -Sara ci ha detto della macchina della verità, è vero?-
- Sì, è verissimo.-
- I tuoi genitori pensano di andare a parlare con il Preside?-
Ovviamente, neanche quella sera Sara gli disse quello che lo spaventava, la vide solo molto imbarazzata, arrossire ogni volta che lo guardava, vergognarsi quasi del suo migliore amico.
Una settimana dopo, la Carognissima entrò in classe tenendo per l'orecchio i rappresentanti dei genitori, uno a destra e uno a sinistra, dato che si erano lamentati con il Preside.
Il padre di Bianchi era un professionista, un notaio, uomo tutto di un pezzo, piuttosto scafato, che nessuno aveva mai sottomesso; il padre di Niccoli scaricava casse al mercato ortofrutticolo, era un omone ben piantato, proveniva da una borgata e nessuno si era mai trovato in lite con lui per quanto era grosso. Entrambi erano due uomini che avevano paura di poco o niente: benissimo, erano ridotti a frignare come due bambini, terrorizzati. Rimasero in aula per tutta l'ora, con la Carognissima che spiegava Leopardi, sempre più prossimi ad un attacco isterico: in quel momento, oltretutto, iniziarono a capire e dar ragione al pessimismo cosmico del poeta. Decisamente, il piano non era andato a buon fine.
Due giorni dopo, dopo cena, tutti i compagni di classe si ritrovarono, nessuno escluso, persino quelli che si odiavano, a casa di Carlo, un cannarolo di prima categoria, con la madre un po' sovrappeso, vestita di marrone, che aveva appena sfornato una torta di mele e si preoccupò di chiedere di tutto ai ragazzi, dalle allergie ad altro, se fossero apposto, se volessero mangiare. Sara si sentiva a disagio, seduta vicino a Lorenzo, visto che non sopportava Carlo ed era a dieta ferrea per via di un provino di danza piuttosto prestigioso. Era già la dodicesima volta che rifiutava la torta di mele, per altro con grandissimo dolore, visto che l'adorava...  
- Dobbiamo fare la sega.- esordì, solenne come un prete, Carlo, con la canna in bocca e la kefia intorno al collo.
- Dobbiamo eliminare la macchina.- sospirò la cocca dei prof.
- La prendiamo a martellate?-
- Così la prof ci manda in presidenza e ci fa ripetere l'anno a tutti.-
- Cosa possiamo fare?-
- Quella ha già terrorizzato 20 ispettori ministeriali. Non si può fare nulla.-
- La sega va fatta.-
- Io non voglio ripetere l'anno.- commentò Sara.- Scusatemi se lo dico, ma è già abbastanza difficile fare danza e venire a scuola!-
Metà della classe si voltò a guardarla sconvolta. - TU FAI DANZA?-
- Ehm, sì.- Le ragazze che frequentavano varie scuole di danza nei dintorni la guardarono allibite.- Ma dove vai?-
- All'Accademia... Mi diplomo un mese dopo la maturità.-
- All'Accademia? Ma tu sei esonerata da educazione fisica!-
- Certo, mica posso farmi male.- era rossa come un pomodoro.
- Cioè, tu fai danza e non ci hai mai detto niente?-
- Ehm, sì. Tra l'altro il giorno della sega devo montare in Accademia tutto il pomeriggio.-
- Il saggio?-
- Una specie.-
- Sara, scusami. Ma nessuno ce la fa a fare il liceo e intanto l'Accademia! E poi sei un elefante! Come grazia eh!-
- Ehm, io lo sto facendo.-
L'altra metà della classe capì, invece, finalmente il collo del piede mostruoso e la forma delle gambe della ragazza.
- Ma non parliamo di me, parliamo del fatto che non potremo fare la sega e di quella macchina infernale.-
 - Cioè, ma tu non facevi solo pianoforte e scuola?-
- No. Ora scusate, ma non importa a nessuno. Importa la sega.-
I ragazzi ripresero a discutere. Alla fine venne un'idea geniale a Lorenzo: la prof stessa sarebbe stata messa fuori gioco. - Carla Fracci, che ne pensi?- la punzecchiò entrando in macchina.
- Non ne penso niente. Non uccidete la vecchia, o finiamo tutti in carcere. -
Lorenzo riportò Sara a casa in macchina. - Che mi devi dire?- La ragazza si era raggomitolata e stanca per le 5 ore di danza del pomeriggio si era addormentata come un sasso.
I ragazzi provarono ad escogitarle tutte. Dai modi in cui distruggere la macchina senza essere sgamati, magari proprio da una macchina della verità, a piani in cui uccidere la Carognissima, senza lasciare tracce e sopravvivendo all'omicidio. Si narrava, infatti, che la vecchiaccia fosse stata addestrata come agente dai servizi segreti e fosse ancora in grado di uccidere un leone a mani nude.
Il giorno della sega si avvicinava pericolosamente. Lorenzo finì a cena due volte a studiare con Sara, che  riusciva a stento a respirare nella mole di impegni che la sommergeva.
- Sara, sabato vieni a cena con me e Chiara? Dai.-
- Ecco, non credo proprio sia il caso.-
- Sara, davvero, vieni. Mi farebbe tanto piacere. E poi secondo me non mangi ultimamente.-
- Mmm.-
- Ore 8 ti vengo a prendere a danza?-
- Mmm.-
Alle 8 Lorenzo arrivò puntuale a prenderla a danza, con Chiara. La ragazza faceva lo scientifico e abbracciò con affetto l'amica. Sara diventò di tutti i colori, persino rossa. Chiara cercò di metterla a suo agio, ma Sara sembrava sempre sul punto di strozzarsi.
- Sì, sì, sto benissimo.- La cena fu imbarazzante. Sara mangiò a stento un pezzo di supplì, poi andò due volte al bagno. Lorenzo la terza volta la seguì e sentì i conati di vomito dal bagno. La vide uscire:- Stai bene?- -No, Lorenzo, non dovevo venire. Ma tu e Chiara venite al saggio dell'accademia a luglio!- e scappò, via di corsa.
Il lunedì Sara non era seduta al suo posto, vicino a Lorenzo. Era seduta in fondo alla classe, vicino a una delle poche ragazze che sopportava. Lorenzo ne rimase sconvolto. Ma come, era la sua migliore amica, la sua sorellina! Si sorprese a considerarla come una ragazza per la prima volta in quindici anni. Sara era bella, non da attirare l'attenzione, ma da incantare chi si fosse soffermato a guardarla, minuta come una miniatura, i capelli mogano scuro, lunghi, a incorniciare un ovale delicato. Si sorprese a considerarne il bel fisico esile e ben fatto, le gambe lunghe, il bel sedere, tutto in un secondo. La Carognissima spiegò e quasi rimase stupita nel vedere i due amici inseparabili non seduti vicino. Usò la macchina per spaventare un paio di ragazzi e se ne andò.
Lorenzo si ritrovò a sudare e a cercare di capire cosa fosse veramente la sua Sara, in un secondo, scoprendosi a deglutire e scomodo.  
A ricreazione si avvicinò all'amica. - Sara, insomma, intendi parlarmi o devo legarti alla macchina della verità per sapere quello che pensi?-
- Ok.- alla fine la schiettezza della ragazza la ebbe vinta sulla paura e sulle strane reazioni.
- Perché mi stai evitando?-
- Lori, non ti sei mai accorto che non ho mai avuto un ragazzo?-
- Sì che me ne sono accorto.-
- Vedi, il fatto è che mi vergogno tantissimo a dirtelo, non per me, ma per come potresti prenderla tu.-
- Senti, Sara, parliamone a tu per tu.- il ragazzo la portò nel parcheggio e la fece sedere in macchina.
- Sono preoccupato, ti vedo vomitare, non mangi. Lo so che non hai problemi con il cibo ed è solo ansia, ma accidenti, ti ammalerai se continui così. -
- Lori, mi vergogno.-
- Forza, Sara, siamo migliori amici.-
- Appunto, proprio io... E proprio te, in questo modo. E Chiara.- Sara era piuttosto emotiva, quindi, si mise a piangere.
Lorenzo si sentì di abbracciarla. E si sentì ancora peggio nello scoprire che era fin troppo naturale tenerla abbracciata. 
   
 
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