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Autore: Rota    05/08/2011    2 recensioni
C'era un vociare concitato lungo tutto il corridoio della mostra - di gente che andava e veniva, di gente che guardava e giudicava, gente che sorrideva con espressioni vuote e gente che ammirava con occhi ignoranti.
Statue di argilla si alzavano su piedistalli bianchissimi, sfidando ogni comune senso estetico con arti mozzati, con visi senza bocca né occhi. Attaccati in ogni dove, incollati con puntine da disegno infantili, c'erano fotografie di movimento.
Eppure, c'era chi gradiva pur non conoscendo nulla, mentre il disprezzo, benché avesse la stessa origine, era come un ruscello esiguo e sotterraneo, pronto a sfociare al medesimo indugio della folla.
Deidara, d'altronde, guardava i suoi ospiti da un angolo: una smorfia di enorme disappunto gli modellava il volto, fatto di carne e di ossa.
Quelle persone - "voi con il naso corto" - non avrebbero certo compreso il significato di un'intera esistenza e della meraviglia stessa con qualche ora passata accerchiate da tanta arte.
Come al solito, quelle mostre erano inutili.

***[DeidaraSai + Sasori/ Per la mia Hu chan (L)]***
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara, Sai
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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*Autore: margherota
*Titolo: Se mi ami come sono
*Fandom: Naruto
*Personaggi: Deidara, Sai, Sasori; DeidaraSai
*Genere: Introspettivo, Sentimentale
*Avvertimenti: Shonen ai, AU, What if...?
*Rating: Giallo
*Prompt: Cyrano, Guccini - Cianfrusaglie Scapigliate
*Note: Lo dico subito, la presenza di Sasori è funzionale solamente per quanto riguarda il discorso sull'arte nel senso più largo del termine.
Per il compleanno della /mia Hu chan/. Anche se non la sento da secoli, anche se praticamente non ci parliamo più, anche se abbiamo vite diverse, anche se probabilmente è proprio l'ultima delle cose che si aspetta XD Ti voglio bene, sul serio (L)


*Voi con il naso corto*

C'era un vociare concitato lungo tutto il corridoio della mostra - di gente che andava e veniva, di gente che guardava e giudicava, gente che sorrideva con espressioni vuote e gente che ammirava con occhi ignoranti.
Statue di argilla si alzavano su piedistalli bianchissimi, sfidando ogni comune senso estetico con arti mozzati, con visi senza bocca né occhi. Attaccati in ogni dove, incollati con puntine da disegno infantili, c'erano fotografie di movimento.
Eppure, c'era chi gradiva pur non conoscendo nulla, mentre il disprezzo, benché avesse la stessa origine, era come un ruscello esiguo e sotterraneo, pronto a sfociare al medesimo indugio della folla.
Deidara, d'altronde, guardava i suoi ospiti da un angolo: una smorfia di enorme disappunto gli modellava il volto, fatto di carne e di ossa.
Quelle persone - "voi con il naso corto" - non avrebbero certo compreso il significato di un'intera esistenza e della meraviglia stessa con qualche ora passata accerchiate da tanta arte.
Come al solito, quelle mostre erano inutili.


*Io non perdono, non perdono e tocco*

Appoggiato al muro della stanza, Deidara bevve rumorosamente un sorso dal suo calice di champagne. Lo bevve alla maniera del bambini - gonfiò le guance, riempiendole, e poi mandò giù tutto di colpo. Tossì per tutte quelle bolle.
-Dovresti cercare di comportarti più da adulto, almeno in pubblico...-
Anche Sasori era lì, Deidara lo vide scrutare con attenzione una delle sue ultime statue. Sul volto, aveva il volo lento di una farfalla variopinta.
Ne sembrò alquanto turbato, in realtà, ma Deidara non poteva aspettarsi di meglio dal proprio collega: neppure lui aveva mai compreso appieno quale fosse il significato di tali agglomerazioni disarmoniche.
Professava la staticità della perfezione - lui - perché la bellezza non conosceva soggettività nelle sue parole e il supremo poteva definirsi solo artistico.
Per quanto concorde con il principio base, Deidara si ritrovava totalmente in disaccordo col resto. Perché era la vita nella sua più fulminea realizzazione la vera opera d'arte.
Mai avrebbe gradito quei quadri o quelle statue normali, di bronzo scultoreo, che avevano fatto del nome dell'altro una celebrità nel loro campo.
Con cattiveria - "io non perdono, non perdono e tocco" - aveva da ridire anche a lui.
-Non mostro interesse per tali ignoranti teste! Figurarsi se provo persino rispetto!-


*Ma quando sono solo*

Sasori lo guardava ancora torvo mentre lui finì quanto conteneva il suo calice e gli girò le spalle, fissando una delle sue opere.
-Come può una cosa del genere essere comprensibile? L'arte di un moccioso non è altro che qualche scarabocchio su un foglio, cambia col divenire...-
L'ultima sua collezione si chiamava "Morfeo" e parlava delle grandi tragedie classiche. Aveva avuto il successo degno del suo nome.
Deidara fermò con una mano alzata un cameriere elegante che passava di lì - rubandogli altro champagne e una tartina ai funghi.
-Tu insegui la bellezza e non l'arte, Sasori. Se tu capissi davvero la differenza, non diresti certe oscenità!-
Non c'era verso: avrebbero continuato a litigare in eterno su questa loro interpretazione.
Era così semplice, dopotutto. Deidara anche in quel momento provava l'ardente desiderio di rinchiudersi nel suo laboratorio e creare ancora - "ma quando sono solo".
Perché l'unico vero destinatario di tutto quello altri non era stato che lui medesimo, prima del tempo.


*Parlerò con i versi*

L'ho trovò anche in quel luogo, il proprio pubblico. 
D'un tratto, con gli occhi spalancati e la mano ferma in aria, Deidara vide quel che stava cercando - e lasciò Sasori ai suoi dubbi e alla sua arroganza, dimentico persino dell'istante in cui era stato arrabbiato.
Oh, aveva visto già altrove quel sorriso sottile e quelle labbra derisorie. Aveva visto già altrove quegli occhietti furbi e quello sguardo malizioso.
Il ragazzetto che si era presentato la prima volta di fronte a lui aveva una presenza non del tutto piacevole di primo acchito, e sicuramente il tono della sua voce non aveva aiutato - pronto sempre a mettere a disagio con la sincerità più diretta e il sarcasmo facile.
Lo avevano presentato al Maestro come uno degli studenti più brillanti dell'Accademia di Belle Arti della città.
E in effetti, era stato l'unico in grado di capire la sua "Suora urlante".
-Questa, Maestro, é per caso il suo forte impulso omicida?-
Deidara aveva scommesso sulla propria arte e aveva scommesso proprio su quel ragazzo, Sai, - "parlerò con i versi" - su quanto quella dannatissima linguaccia lunga potesse comprendere ancora.
Con un sorriso delicato, Sai l'aveva accolto.


*Le verità cercate per terra*

-C'è una targhetta vicino a questa scultura... L'ha messa lei, signor Maestro?-
-Queste cose sono inutili! Se non la si capisce da soli, l'arte, non c'è nessuno che te la possa insegnare!-
-Lei crede allora che l'apprendimento nelle Accademie sia un controsenso?-
-Quello serve ad affinare il gusto!-
-Ma così l'arte sarebbe fin troppo elitaria... Se l'arte è come lei dice, la vita, allora deve essere di tutti e a tutti deve arrivare...-
-Non tutti vivono, a questo mondo! Alcuni si limitano a sopravvivere! A cercare perle nel fango, come maiali!-
-"Le verità cercate per terra"...-
-Esatto!-
-Lei crede che noi siamo diversi?-
-Noi siamo artisti, Sai! Dagli altri, è naturale che siamo diversi!-
-Se io avessi sbagliato interpretazione sarei stato come tutti gli altri...-
-Questo non sarebbe stato possibile!-
-Come fa a essere così sicuro?-
-Hai alzato il viso quando hai detto quelle parole. Guardavi me e la mia opera come nessuno ha mai osato fare!-
-Questo... devo ritenerlo un complimento?-
-Sai, sei fortunato a essermi simpatico! Quella tua linguaccia lunga...-


*Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo*

Cosa esattamente scommetteva per lui, Deidara non lo sapeva con precisione. O meglio, lo sapeva nell'intimo, ma non l'aveva mai realizzato davvero a livello razionale.
Perché quel giovane genio che tanto riusciva a darsi da fare con fotografie e argilla, di cose razionali che duravano più di qualche secondo poco era esperto.
Eppure era semplice, l'origine di una tale felicità che l'aveva portato a non voler altri pubblico che lui.
L'arte fine a sé stessa era una delle tante forme di eccelso. Ma un artista che si chiude in sé stesso non scoppia ma implode, divenendo una semplice larva.
Deidara non voleva questo -"non voglio rassegnarmi a essere cattivo" - e a lungo aveva ricercato lui, il suo sguardo, la sua comprensione.
Certe volte, a pensarci, si chiedeva se per qualche stupido scherzo ironico la sua arte non fosse sempre finalizzata a quello.
O forse era ancora più elementare di così: come lo sguardo dell'ospite più raffinato, lo sguardo di Sai su Deidara trascendeva l'impatto apparente.
Si chiama sincronia - salvezza, anche se con tutte le riserve del caso, verso un ricevere decisamente più proficuo.


*Se mi ami come sono*

-Io credo che la sua sia un'arte molto intimistica, signor Deidara...-
-Ogni artista che si rispetti imita la vita!-
-Non è forse il contrario, signor Deidara?-
-Non lo credo! Io non sono così!-
-Ma lei parla semplicemente per sé...-
-Gli altri non capiscono niente!

Sai sorrise ancora, bevendo un sorso dal proprio calice.
I due si erano diretti alla terrazza esterna della mostra - e sembravano soli, in mezzo a tutti gli altri ospiti, come se l'attenzione principale non esulasse dalle loro persone.
Deidara non vedeva altri che quel solo ragazzo in grado di comprenderlo.

-Non ha mai pensato che sia lei a non voler farsi capire?-
-Non sono certo materia per gli schiocchi!-
-Certo... ma così rischia di rimanere sempre solo...-
-Preferisco così che avere compagnia insulsa! E poi ho trovato te!-
-Non è esatto, signor Deidara... sono io che ho trovato lei...-

Un riso a piena voce - l'ammissione senza parole di una resa solo e solamente temporanea.
Deidara aveva finito già da un pezzo di bere, ma sembrava lo stesso brillo.
"Se mi ami come sono": non voleva altro che questo, alla fine. E a Sai era bastata un'occhiata e mezza per ammirare - amare - tutto quello che era riuscito davvero a vedere.
Così, non rifiutò la mano che gli venne proposta.

-Qui mi sto annoiando, Sai...-
-Devo dirle che lo stesso vale per me...-
-Ho già vissuto tutti questi attimi!-
-L'ho già vista vivere per tutto questo tempo...-
-Vale la pena di affrontare qualche altra ora diversa. Non credi anche tu?-
-Lo credo, signor Deidara...-
   
 
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