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Autore: Caelien    06/08/2011    3 recensioni
Harmavaryar significa 'Custode del tesoro' in elfico.
Premessa: è la mia prima FanFiction.
Luthien Undomiel è un personaggio che mi sono permessa di inventare. Entra a far parte dell'universo di questa fantastica triologia, e segue la Compagnia durante tutta l'avventura, spero senza stravolgere troppo la storia originale e deludere le aspettative di voi lettori.
Buona lettura.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I°

17 Ottobre. Reame di Gran Burrone
Luthien Undomiel, figlia di Merenwen Undomiel, sorella di Elrond, Re degli Elfi, nasce alla fine della Grande Guerra. Merenwen morirà pochi mesi dopo la sua nascita, a causa di una ferita da parte di un Nazgul.
Capelli color dei raggi del sole al tramonto, biondi rame, la contraddistinguono da generazioni di elfi dai capelli scuri e biondi. I suoi occhi risplendono del verde dei prati, spruzzati di candida neve, vicino alle pupille.  Incontra fin da piccola l'amore per le armi; la spada, più che l'arco, diviene sua amica ben presto.
Viene istruita in medicina e metodi di guarigione dell'antica tradizione elfica da Saruman, stregone di Isengard. Viene istruita in alchimia e stregoneria da Gandalf il Grigio, stregone errante.
Frequentemente si aggira a Bosco Atro, assieme a suo zio Elrond. Le infinità di discussioni tra i reali la annoiano, trova così un compagno di giochi, Legolas Thranduilion, figlio del Re di Bosco Atro. Ma lo perderà di vista e dala sua memoria.
Bramata dal nemico Sauron, gli viene vietato di allontanarsi da Granburrone, e viene affidata a Galadriel, sua nonna paterna. Ella soffre per aver perso i contatti con la realtà del Mondo, ma viene consolata da Arwen,sua cugina, che la informa su tutti i movimenti del nemico e delle decisioni del Concilio degli Elfi, per quanto la riguarda.
Ma arriviamo all'inizio di questa storia, milletrecentoundici anni dopo la nascita di Luthien.  Era una giornata di freddo inverno; il vento soffiava tra le fronde degli alberi, illuminando, a brevi tratti, la stanza di Luthien, scavata nella pietra delle rocce del bosco. Era annoiata dalla solita monotonia, e scriveva sul suo quaderno, appunti riguardo alcuni suoi studi di alchimia. Sentì i pensieri di Arwen entrare nella sua mente, e distrarla; posò la penna nel calamaio, e si alzò per poi sdraiarsi sul suo morbido letto.
"Cugina Luthien, è pomeriggio inoltrato, che fai a letto?" Chiese la voce della Principessa.

"Il sonno non mi abbraccia, la noia ,a quanto pare, si, e da lunghi anni."

"Porto notizie che potranno allietare la tua noia, e inquietare i tuoi pensieri"

"Che vuoi dire?" Chiese Luthien, mettendosi seduta.

"Ricordi i racconti sugli anelli del potere?
Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende."

"Ricordo" Sospirò, Luthien. "Ebbene?"

"L'anello di Mordor sta arrivando a Granburrone. Un hobbit lo ha trovato, e stanno giungendo Elfi dal Reame Boscoso, Nani da Moria, Uomini da Isildur e Gondor, e Gandalf il Grigio, per un Consiglio riguardo alla sorte dell'anello.".

"Gandalf...E' stato qui pochi giorni prima di oggi. Non posso crederci, credevo lo avesse Gollum, quella creatura delle montagne...Credevo lo tenesse per se"

"Non è così, mia cara cugina. La tua presenza al consiglio potrebbe essere di prezioso aiuto."

"Dubito Re Elrond possa tollerare la mia presenza, dopo la mia fuga dal Reame."

"Mio padre non porta rancore, Luthien, siamo elfi, non conosciamo i sentimenti ostili verso la nostra stessa razza. Saprà perdonarti. Non sai quanto ha pregato per il tuo bene, in questi lunghi anni".

"Rifletterò sul da farsi, Arwen. Quando  avverà il consiglio?"

"Tra due giorni. Spero di vederti cugina. Tenn' enomentielva*"

La voce di Arwen si dissolse, lasciando l'elfa dai capelli ramati, sola e abbandonata al dubbio. Riconciliarsi con suo zio poteva essere una mossa ammirevole, ma l'avrebbe nuovamente rinchiusa nelle sue stanze, per non farla più uscire. La vita, in quegli anni, le parve tremendamente più leggera e vera, senza mille attenzioni e preoccupazioni attorno. Era scappata da Granburrone circa duecento anni prima, non dando più sue notizie, tranne ad Arwen, che riferiva ad Elrond i suoi messaggi. Si ridistese sul materasso, chiudendo gli occhi, si mise a riflettere. Aveva poche ore di tempo.
Tutti cantavano di lei, da almeno due secoli. Il motivo per cui Sauron la voleva con se, era per il semplice fatto che oltre ai poteri da elfo, udito e vista fuori dal normale, aveva imparato l'arte della stregoneria, nera o bianca che fosse. Tutti sapevano che ,appena fuggita da Granburrone, era stata catturata dagli orchi e torturata fino allo stremo. Tutti sapevano che era riuscita a fuggire grazie solo alla fortuna di aver trovato un' uscita non sorvegliata al Nero Cancello. Ma nessuno sapeva che aveva vegliato su di lei, per pochi anni, re Theoden di Rohan, per poi torvarle un rifugio sicuro nel Verde Cammino. Ma solo lei portava il peso di milletrecentoundici anni di quella vita nel suo cuore.


*Vuol dire "Arrivederci" in elfico. Spero abbiate apprezzato il capitolo, presto arriverà il secondo. Grazie del vostro tempo, grazie infinite.

   
 
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