Lo so che non ci state credendo.xD E
anche che tante di voi mi davano per morta da eoni, e inveceeee...!
Invece i miei tempi di aggiornamento rimangono mostruosamente lunghi, ma io non demordo!♥
Non fosse altro che per i meravigliosi commenti che mi arrivano, di
mese in mese e che sono la mia energia vitale di scrittrice.*w* Siete fantastiche,
tutte.♥
Fortunatamente per voi e per me, i quindici giorni in Provenza
hanno avuto i loro frutti e vi porto fresco-fresco un capitolo cruciale.
Forse più breve del solito, ma intenso.♥ Giuro che sono
anche più curiosa del solito di leggere le vostre recensioni, dopo.=D *non sta nella pelle* Badate solo che non è tutto come sembra e non si
deve dare nulla per scontato!;D
Detto ciò, vorrei davvero ringraziarvi ad una ad una (perdonatemi se
qualche recensione viene saltata, ma sono sparse fra ultimo capitolo e prologo
e per il mio piccolo cervello potrebbe essere troppo.xD) perchè
siete veramente preziosissime, mie care lettrici. Nuovi arrivi e vecchi
ritorni!;D Sarò un po' sintetica, ma solo per perdere meno tempo possibile e
postare in fretta. Avete già aspettato abbastanza.♥
Jotica90: la cugina che mi ha stressato dal vivo abbastanza per tutte quante!xD A te le risposte al commento le ho già date, quindi mi
limito a dirti ecco qui l'agognato capitolo. Goditelo!♥
Agatha: mia cara Numero 3, le tue recensioni sono sempre un amore.♥ Così dettagliate e piene di piccole osservazioni che colpiscono nel
segno... Felice che tu sia riuscita a rimetterti in pari, questo te lo lascio
per quando torni dalle vacanze!:3
Maybe: aaaaaaaaw!♥*la zompa* ma tu non
immagini QUANTO io sia felice di rivedere il tuo nome fra i commenti. Mi
mancavano le tue recensioni ed il tuo spudorato tifo pro-Koco.*w* Spero che
questo capitolo soddisfi almeno parte delle tue domande e dei tuoi
interrogativi!;D Welcome baaaaack!♥
Eggwife: ma la tua recensione quanto mi è piaciuta?♥ Penso di aver già detto tutto nella risposta "diretta",
comunque grazie, di nuovo. Di
cuore!:3
Fadingsound: tu!xD Ci tenevo troppo a risponderti perchè fra tutte posso di sicuro dire che sei la fan più
scatenata di questa fic.=3 Ti giuro che i tuoi commenti su twitter
e non mi fanno morire!♥ Quella del doppio orgasmo me la sono segnata, era troppo!*muore* Ma poi
il fatto che tu mi abbia riconosciuta in mezzo a quella folla inferocita
davanti alla Universal, ti giuro che in quel momento mi sono sentita tipo su
una nuvoletta a un metro da terra!*w* Detto questo, ti ringrazio da morire per
il tuo entusiasmo e ti lascio al capitolo tanto atteso! Buona lettura!:3
Eirene eimi: ti giuro che la tua recensione a caldo mi ha fatto morire ed è stata
più che sufficiente a darmi un'idea della reazione che ti ho provocato con il
capitolo!*ride* Grazie per l'assiduità con cui mi segui, è importantissimo per
me!:3
Life is
a song: ripescata la
recensione anche se nel capitolo sbagliato!;D Mi sembra di aver già detto tutto
nella risposta diretta, ti ringrazio ancora moltissimo!*w* *si
sente onorata*
Cokki, Koalina,
LadyNick, NickJimyteddybear,
alessietta: Quante new entry!*w* Mi piace quando arrivano le nuove lettrici!
Non posso che darvi il benvenuto e augurarmi di rivedervi di nuovo tutte fra le
recensioni.♥
Se ho dimenticato qualcuno, vi do il permesso di fustigarmi!D: Ora corro
a postare perchè non voglio farvi perdere altro
tempo!♥
- Capitolo 31° -
{ E mi lasci, lasciandomi ghiaccio sulla pelle nuda,
forse è troppo pensare ad un addio che non mi deluda.
E mi lasci con una carezza che credo mi uccida...
Che il sipario si chiuda. }
Ti Lascio
- Laura Bono
Nicholas si svegliò di soprassalto. Aprì gli occhi e si rivoltò
infastidito sul cuscino madido di sudore. Non faceva così caldo in casa e non ricordava
di aver fatto brutti sogni: era più qualcosa che riguardava sua madre e Joe che
si era incastrato in un cancello come quando aveva otto anni. Eppure. Eppure il suo corpo percepiva
una qualche strana anomalia, qualcosa che lo teneva intensione come stesse
disinnescando una bomba al tritolo. Scivolò fuori dalla stanza e si trovò
immerso in un silenzio orrendamente surreale: l'aria era pesante ed il
pavimento freddo, sotto i piedi nudi.
- Coco...? - Chiamò, incerto. - Joe? - La sua voce rimbalzò sulle
pareti e gli ritornò alle orecchie quasi amplificata dalla quiete circostante.
Si accigliò, non prima di aver millimetricamente
scandagliato il soggiorno con quei suoi profondi occhi scuri. Ovviamente Kevin
era uscito di nuovo e - di certo - non era ancora rientrato: ci sarebbe stata
la sua camicia buttata sul divano. O i suoi rayban
scuri in bilico sul tavolino. Lo scroscio dell'acqua risuonò violento nell'aria
immobile e lo riportò alla realtà. Aprì veloce la porta scorrevole e trovò
Joseph piuttosto indaffarato con la macchina del caffè. Ficcò con stizza il
bricco sotto l'erogatore e quello rimbalzò contro il fondo di plastica, prima
di ribaltarsi su un fianco.
- Fanculo...!
- Sbottò. Poi diede un colpo al bancone col ginocchio e l'acqua versata prese a
gocciolare sul pavimento pulito.
- Tutto bene? - Era piuttosto ovvio il contrario, ma conosceva suo
fratello abbastanza da sapere come prenderlo nel modo giusto, quando perdeva il
suo proverbiale sorriso.
- Vattene, Nicholas. -
- Ok. Che- - Arricciò le labbra in una smorfia confusa.
L'espressione rabbiosa dipinta sul volto di Joe non dava adito a repliche. Non
l'avrebbe ascoltato nemmeno se fosse andato ad annunciargli l'avvento della
terza guerra mondiale.
- Vattene. - Ripetè, dandogli bruscamente le spalle.
Nick rimase per qualche attimo fermo sulla soglia della stanza, le
sopracciglia corrucciate ad incorniciare lo sguardo pensieroso. Poi - senza
dire nulla - si voltò e corse velocemente attraverso il corridoio, fino alla porta
della camera di Gabrielle. Le sue nocche divennero pallide, si serrarono
attorno la maniglia d'ottone. Dall'interno provenivano singhiozzi soffocati ed
il rumore felpato di passi sopra un tappeto. Bussò leggermente sul legno
sbiancato, ma non attese di ricevere risposta. Entrò, decisamente spaventato da
quell'atmosfera surreale. Proprio in quel momento Gabrielle lanciò una felpa
nell'armadio, con tanta stizza da farla rimbalzare sul fondo, poi si passò una
mano sugli occhi e sedette pesantemente sul letto. Ad uno sguardo attento come
il suo non sarebbe mai potuto sfuggire il modo in cui la coperta era stata
frettolosamente tirata a coprire i cuscini e le lenzuola scomposte.
- Cos'è successo? - In piedi sulla soglia, aveva quasi paura a
muoversi.
- Ti giuro che non saprei nemmeno da dove cominciare... - Mormorò
lei. Una lacrima le si incastrò nelle ciglia scure, la spazzò via furiosamente,
nella vana speranza che Nick non l'avesse vista.
- Dall'inizio, dalla fine. Scegli un punto qualsiasi. Basta che mi
spieghi perchè Joseph sembra sul punto di volersi
tagliare le vene. - Sospirò.
- Sono una maledetta imbecille, mi credi? - Strizzò convulsamente
la coperta e Nicholas riconobbe inquel gesto
istintivo qualcosa di tremendamente pericoloso.
- L'ultima volta che abbiamo esordito in questo modo eri appena
finita a letto con uno dei miei fratelli e- Gabrielle...!
- Rischiò di strozzarsi col suo stesso respiro. -
- Me lo ha chiesto, ok? - Si morse il labbro ed arrossì. Si sentiva
colpevole, era ovvio. - Dopo quello che è successo... Credevo di fare la cosa
giusta. Joe è stato così dolce che... insomma. E' successo. -
- E' successo. Grandioso.
E...? - Inaspri lo sguardo, mentre si lasciava andare
con la spalla contro lo stipite.
- Non chiedermi di entrare nei dettagli. Diciamo solo che quasi al
momento clou... l'ho chiamato Kevin.
- Piegò il capo in avanti e tuffò le mani fra i capelli.
- Ripetimelo. - Le sue labbra erano impallidite spaventosamente,
strette in una fessura sottilissima.
- Non me ne sono nemmeno resa conto. Non che voglia cercare di
discolparmi: mi sono comportata da stronza, punto e basta. E' solo che c'è un
attimo in cui veramente non capisci più nulla...
-
- Io credo invece che sia stato l'unico attimo di mera,
schiacciante lucidità nella tua testa da mesi a questa parte. - Replicò,
lapidario.
- Mi è scappato, Nicholas! Involontariamente!
-
- Un cazzo, Gabrielle. -
Picchiò il pugno chiuso sul muro. - E' ora che tu faccia chiarezza e la smetta
di voler ascoltare ed assecondare tutto e tutti. Prenditi le tue responsabilità
ed accetta i sentimenti che provi, anche se faranno soffrire qualcuno! Non c'è modo. Non c'è nessun
fottutissimo modo in cui possiate uscirne tutti e tre indenni, da questa
storia! -
- LO SO. - Sbottò Coco, furiosa e terrorizzata al tempo stesso dal
tono freddo del piccolo. Non lo aveva mai sentito parlare in termini così
rigidi e volutamente sferzanti. - Devo smetterla e decidere di far
volontariamente soffrire qualcuno, per non far star male tutti. Va bene. -
- Non si tratta di fare la perte della
cattiva, solo di fare chiarezza. Una volta per tutte. E qualsiasi sarà la tua
decisione - per inciso, io penso che ormai lo sappiamo tutti benissimo - Joe e
Kevin dovranno mettersi il cuore in pace che hai scelto così. Mentre tu ti devi
rassegnare all'idea che qualcuno ne rimarrà ferito. -
- Sembra tutto così semplice, a sentirtelo dire. Per te. - Sussurrò.
- Per me?! Oh, perfetto. Adesso credi anche che me ne freghi così
poco? Mi credi così stronzo? - Attraversò la stanza a grandi passi veloci,
tanto che rischiò di inciampare nel tappeto davanti a lui. - Io non ce la
faccio più, Gabrielle! Non ce la faccio ad assistere in silenzio a questo
perverso circolo di autodistruzione di massa. Kevin sta male, Joe sta male, tu stai male... Non potete più chiedermi
di starmene a guardare in silenzio mentre le vostre vite vanno in frantumi! -
- Hai ragione, Nick. -
Abbassò veloce lo sguardo velato di vergogna.
- E smettila di chiamarmi
per nome...! - Pestò un piede a terra, mentre le guancie gli si tingevano di un
pallido color vermiglio. - Non... lo sopporto. -
- Piccolo. - Si lascio
sfuggire un sorriso. - Credevo fossi troppo arrabbiato per queste cose...! -
- Sono incazzato. -
Annuì. - Ma non con te, stella. E' questa situazione, come vi fa stare. E'
l'espressione che aveva Joseph ed il modo in cui mi ha cacciato dalla cucina.
Le lacrime che hai tentato di nascondermi. Kevin... tutto. In questo momento non posso correrti incontro, coccolarti o
riempirti di parole dolci. Ti nasconderesti dietro di me per l'ennesima volta e
non devi: è ora di fare un passo
avanti e dire la verità. A Joe, a te stessa. -
- Sarà... sconvolgente.
Non sarà più come prima. - Le dita salirono a torturare nervosamente una ciocca
di capelli scuri.
- In un primo momento ti farà soffrire. - Incrociò le braccia al
petto, come se volesse farsi forza. La stoffa bianca della t-shirt si tirò
sulle spalle contratte. - Ma il tempo ti dimostrerà che ne è valsa la pena. -
- Lo perderò. - Si morse il labbro, mentre il nodo che le si era
piantato in gola da ore a quella parte tornava a stringere senza pietà. - Li
perderò entrambi, quando Joe saprà tutta la verità. -
- Puoi solo aver fiducia in loro. Ricordati di chi stai parlando. -
- Sono un mostro. - Si
strofinò gli occhi umidi e lasciò che il lieve rossore sulle guancie rimanesse
l'unico segno di debolezza sul suo viso.
- Sei un essere umano, Gabrielle. Siamo creature meravigliosamente
fragili e complesse. Imprevedibili. -
Avrebbe voluto abbracciarla, dirle che sarebbe andato tutto bene. Avrebbe.
{Non ora, Nicholas. Devi
lasciare che gli eventi facciano il loro corso.}
- Odio il libero arbitrio. - Ringhiò. - Se ci fosse stato qualcuno a
decidere per me, avrebbe sicuramente fatto scelte più sensate delle mie! -
- E non avrebbe ferito nessuno? Non lo credo possibile. Non per il
modo sincero ed incondizionato in cui ami entrambi i miei fratelli. Sentimenti
così puri sono ben difficilmente
gestibili. - Sorrise.
- Che sfiga eh? - Sbuffò.
- Forse, se la guardi al contrario, la vedrai in un altro modo. -
Agitò impercettibilmente il capo ricciuto.
Gabrielle si passò le mani ghiacciate sulle braccia piegate.
Rabbrividì mentre - surrealmente - le strofinava
conto la pelle per cercare di scaldarsi: fuori delle finestre il sole di maggio
splendeva ancora luminoso sulle strade affollate, eppure lei si sentiva
improvvisamente addosso un gran freddo. Si alzò e facendo lunghi, profondi
respiri, raggiunse l'entrata della stanza. Ci si fermò ed esito quel poco che
le servì a voltare lo sguardo e fissarlo dritto in quello del piccolo.
- Dove vai? -
- A dire la verità. Dovrò pur cominciare da qualche parte. -
Sorrise mestamente, gli occhi già lucidi e le labbra che le tremavano
lievemente. - E a dire definitivamente addio
alla mia storia con Joe. - Lui si limitò ad annuire. E a stringere i pugni
talmente forte, da graffiarsi il palmo delle mani.
{Pochi avrebbero la forza di
affrontarlo così... Non per niente sei la mia Coco.}
Presto, molto presto, gli
sarebbe toccato raccogliere i cocci. Sospirò. L'unica consolazione era che poi,
finalmente, avrebbero potuto rimetterli insieme nel modo giusto.
°°°
Strinse convulsamente il bicchiere d'acqua e lo fece scivolare
rabbiosamente sul piano del tavolo: il fondo, umido di condensa, tracciava una
scia di cerchi lucidi sulla superficie liscia. Si morse ferocemente un labbro:
a tratti gli montava dentro una voglia insana di scagliare quell'insignificante
pezzo di vetro attraverso la stanza e restare a guardare mentre andava in
frantumi. Come il suo cuore. E poi di seguito tutto il resto, alla cieca, fino
che il rumore di cocci spaccati lo avesse assordato ed avesse placato la sua
rabbia. Era un fuoco che gli bruciava tutto, dall'interno. E faceva male.
- Maledizione...! - Tuffò il viso fra le braccia, il bicchiere gli
sfuggì di mano e cadde di schianto. Quel che rimaneva del suo contenuto
gocciolò oltre il bordo della tavola, sul pavimento.
Coco si mosse in silenzio attraverso la stanza, recuperò il calice
e lo rimise in piedi. Avrebbe potuto perdere tutto il tempo del mondo, indaffarandosi ad asciugare il pavimento o ripulire il
piano e sarebbe stato un comportamento parecchio vigliacco. Scosse
impercettibilmente il capo e schivò la piccola pozza d'acqua, mentre
s'allungava a prendere una sedia e cercava furiosamente le parole adatte - tra
tutte quelle a cui le riusciva di pensare - per cominciare quella convesazione.
- Posso parlarti...? - Aveva paura della sua reazione. Che non
volesse stare ad ascoltarla e la cacciase via come,
in cuor suo, era ancora convinta le spettasse.
- Se non ti ho allontanata è perchè,
nonostante tutto, credo di meritarmi una spiegazione. - Sollevò nuovamente il capo
e le piantò addosso uno sguardo freddo, spento come raramente gliene aveva
visti.
- Lo credo anche io. - Prese a torturarsi le mani, ma nè il suo tono di voce nè il suo
sguardo vacillarono. Non in maniera percettibile.
- Sono tutt'orecchie. -
- Non ti dirò che quello che è successo, è successo per caso. Sarebbe una bugia. - Vide le dita
di lui chiudersi a pugno, prima che incrociasse le braccia e bloccasse entrambe
contro i fianchi. - Io penso di sapere perchè. -
- Gabrielle tu sei- - Sì bloccò, lei aveva già ripreso a parlare e
quasi non se ne era accorto.
- No, lasciami cominciare dall'inizio. Ti prego. Il giorno in cui
abbiamo litigato e sono scappata, lo ricordi? - Una strana luce mestamente
colpevole si accese nel suo sguardo.
- Come fosse ieri. Ho sempre il rimorso di non essere venuto a
cercarti di persona. - Si passò una mano fra i ricci scuri, in un vano
tentativo di domarli e scostarli dalla fronte accaldata.
- Se lo avessi fatto, forse ora non saremmo qui... O forse sarebbe
successo ugualmente, in qualche modo. - Sospirò. - Quella notte, io e Kevin non
siamo rientrati per un motivo preciso. -
Joe si irrigidì sulla sedia, e tornò a stringersi le braccia
addosso. Forse ancora più di prima. Erano talmente in tensione, che Coco non potè fare a meno di domandarsi se si stesse facendo male:
poteva immaginare chiaramente i pugni di nuovo serrati e le nocche livide. I
palmi sudati contro le dita immobili. Continuò a guardarlo fermamente negli
occhi e continuò il suo racconto. Non s'aspettava che lui volesse
interromperla, sapeva che sarebbe stato zitto fino alla fine e che il peggio
sarebbe venuto soltanto dopo.
- Sappi che non vuole essere in nessun modo una giustificazione, ma
è giusto che tu lo sappia. Quando Kev mi ha trovata, quella sera, ero ubriaca. Persa. - Annuì lentamente. - Di stronzate in vita mia ne ho fatte poche
ma serie e questa le ha battute tutte: andare fuori di testa a quel modo per
del thè leggermente corretto non era nei programmi.
Come non lo era che Kevin si prendesse una birra in ogni bar in cui mi ha
cercata ed arrivasse così stanco e così
poco lucido. - Esitò per un momento, come a voler prendere fiato prima di
tirare la stoccata finale.
- Quindi...? - Incalzò lui, pallido come se fosse in piedi
sull'orlo di un precipizio.
{Ed io sto per dargli la
spinta.}
Gabrielle allungò le mani sul tavolo, veloce. Pensò che, forse,
avrebbe potuto trovare un po' di sollievo sotto le mani bollenti. Sfiorò la superficie
lucida e già calda, prima di arpionare lo spigolo: un saldo appiglio avrebbe
potuto impedirle di crollare e cedere alla tentazione di nascondere in qualche
modo il viso fra le braccia.
- Quindi è capitato, Joe.
- Esalò. - E' capitato che ci siamo fermati a dormire in una camera d'albergo perchè io non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi... E
l'abbiamo fatto. Credimi se ti dico che non mi ricordo nemmeno come. C'è una specie di buco nella mia
memoria dall'ultima tazza di the che ho bevuto, a quando mi sono svegliata
completamente nuda accanto a lui. -
Per la prima volta da quando aveva cominciato il suo difficile
discorso, le sue labbra tremarono visibilmente. Si costrinse a respirare
profondamente ed a restare zitta, mentre lo osservava in attesa di una
qualsiasi reazione. Sarebbe stato leggittimato
perfino a picchiarla. E se avesse voluto mollarle uno schiaffo, Coco non si
sarebbe tirata indietro. Non era spirito di martirio, peggio. Era mero, lacerante senso di colpa. Joseph però non
fece nulla. Non quello che ci si sarebbe aspettati da lui: niente urla, niente
sedie rovesciate, niente scatti rabbiosi. Si limitò a distogliere lo sguardo
dal suo viso, prima di puntarlo oltre la finestra socchiusa. Come se lei non
fosse nemmeno più lì.
- Ti giuro che, davanti a qualcosa del genere, non posso nemmeno
arrabbiarmi. - Mormorò.
- Scusami. -
- Ma di cosa? Di essere sempre stata con il fratello sbagliato...?
- Un piccolo sorriso amaro affiorò alle sue labbra.
- Di avertelo tenuto nascosto per tutto questo tempo. - Rispose.
- Non è che tu mi abbia nascosto granchè.
Posso sembrare uno sciocco pagliaccio superficiale la maggior parte del tempo,
ma sono capace di osservare tanto quanto Nicholas e tacere tanto quanto Kevin.
-
- Lo so. E' tremendamente
sciocco da dire adesso, ma è una delle infinite cose che mi piacciono di te. -
Spinse incerta la mano in avanti e per una frazione di secondo, le loro dita
rimasero ferme le une contro le altre. Prima che lui si ritraesse.
- Non dirmi che sei innamorata di me, Gabrielle. Ora come ora
sarebbe sbagliato. -
- Io sono innamorata di
te. Solo... Devo fare chiarezza sul modo in cui lo sono. - Dirglielo ad alta
voce era come un pugno nello stomaco: dopo una prima sensazione di dolore, era
come essersi liberati di un peso. Quasi un sollievo.
- Apprezzo che tu non abbia usato inutili giri di parole. - Una
microscopica crepa s'allungò attraverso il muro di indifferenza che si era
costruito attorno. Coco serrò le dita fino a conficcarsi le unghie nella pelle:
tutto, ma non le sue lacrime. La sola idea di vederlo piangere era una tortura
fisica.
- Non è per te, Joe. Non è qualcosa che non vada nella nostra
storia. - Continuò. - Tu sei perfetto. Tutto
era perfetto, ma io... Non posso continuare così, devo fare chiarezza in me
stessa. -
- Io lo sapevo. - Il suo
tono si inasprì improvvisamente. - L'avevo capito che fra te e Kevin stava
succedendo qualcosa e sono stato arrogante a pensare di poterla soffocare. Che
i miei sentimenti fossero più forti.
-
- Joe... -
- Ti ho chiesto di fare l'amore nel momento peggiore, te l'ho
imposto come fosse un ricatto...! Mi sono comportato da stupido maschio
presuntuoso e come punizione mi sono visto sbattere in faccia l'evidenza che la
mia ragazza ama anche un altro. Io non avevo nessun diritto di pretendere da te
una cosa del genere. -
- Io non lo so che cosa sta succedendo fra me e Kevin. Non riesco
neppure dare un nome a quello che provo
per lui. - I ricci scuri le scivolarono morbidi dalle spalle, mentre scuoteva
il capo. - Ma so che ho fatto l'amore con te perchè
una parte di me lo voleva. Egoisticamente.
-
- Non è sufficiente. In un modo o nell'altro sono io che ti ho
spinta a farlo e tu hai semplicemente ceduto. Ma non mi ami, Coco. Non abbastanza. - Gli si inumidirono
repentinamente gli occhi. La guardava, come in attesa di una replica.
- Non posso contraddirti perchè non so
più quale sia la verità. -
- La verità è che hai fatto l'amore con Kevin per primo e che,
qualsiasi esso sia, il sentimento per lui è più forte di quello che provi per
me. Ti è cresciuto dentro, anche se cercavi di reprimerlo. - Gabrielle tornò a
sospirare profondamente: perchè volevano tutti, ad
ogni costo, servirle la soluzione pronta su un piatto d'argento? Come se lei
non avesse voce in capitolo e non potesse stabilire da sola il perchè e il per come dei suoi gesti.
- Non è così semplice, lo devo stabilire cosa sento per Kevin. Se
ti aspetti che corra a fargli una dichiarazione d'amore in grande stile, ti
sbagli. - Sbottò. - Se ho fatto tutto questo è perchè
voglio smetterla di lasciarmi trascinare dagli eventi. Devo tirare il freno e
riflettere con calma. Perciò non gli dirò proprio nulla. -
- D'accordo. Ma, lo sai, noi non possiamo più... Non sarà mai come
prima. - Distolse lo sguardo dal viso di lui ed annuì. Sapeva che sarebbero
arrivati a quella parte del discorso, prima o poi, ma questo non l'aiutava a
soffrirne di meno.
- Mi stai lasciando ed è giusto così. - Mormorò.
- No che non è giusto. Io ti amo... - Si interruppe, indeciso. - E'
semplicemente ciò che va fatto. -
- Lo so. - Di nuovo, come
un disco rotto.
- E' come tirarmi una coltellata da solo, ma ho bisogno di starti lontano. - Scostò
rumorosamente la sedia e si alzo in piedi. - Mi condizioni, Gabrielle. Ti amo
troppo e finirei per perdonarti tutto troppo in fretta... Per non accorgermi di
quello che succede, come ho fatto quando me ne sono andato senza guardare se
sulle lenzuola ci fosse almeno una maledetta macchia di sangue. - Lei abbassò lo sguardo e si strinse nelle spalle,
sentendosi improvvisamente come un veleno altamente tossico.
- Perdonami. - Tornò ad annuire. - Per quello che può contare, Joe
Jonas, stare insieme a te è stata una delle cose più incredibilmente belle che
mi siano mai capitate. -
Per la prima volta da quando era entrata in cucina, lo vide
sorridere. Sussultò nel ritrovarsi stretta fra le sue braccia e finì per
cingergli coffamente le spalle, il viso nascosto
nell'incavo del collo. Quel gesto dolce, la sua lenta, straziante carezza lungo
la schiena, Il profumo tanto familiare e rassicurante... tutto aveva un sapore
decisamente amaro. Pianse silenziosamente e soffocò un singhiozzo, quando -
dopo una manciata di secondi dolorosamente brevi - la lasciò andare.
Lo guardò per un momento, non riuscendo ad impedirsi di pensare a
quanto maledetto tempo ci sarebbe voluto, perchè
riuscissero a guardarsi di nuovo negli occhi senza provare più alcun dolore: si
domandò se, alla fine. avrebbe fnito per ritrovarsi
davvero definitivamente innamorata Joe. Come si sarebbero comportati. Lui, poi,
l'avrebbe rivoluta nella sua vita.. le sarebbe scoppiato a ridere in faccia e
l'avrebbe mandata a quel paese, forse.
- Io non ti sto cancellando. Non cambierò quello che provo per te,
ora. Potrei capire che è esattamente quello che entrambi abbiamo sempre
creduto. Ma non chiedo nè a te nè
a Kevin di rimanere ad aspettare una cretina come me. - Joe agitò appena il
capo e stirò le labbra in una piccola smorfia, gli occhi ambrati leggermente
socchiusi.
- Gabrielle Lemoin, ricordati questo:
anche se ti lascio ora, se mi allontano, il mio cuore ti apparterrà ancora per
molto, moltissimo tempo. Niente è così semplice. - Attraversò veloce la stanza
e le lasciò il suono di quelle parole sulla pelle, prima di andarsene. Era
finita sul serio e ora stava a lei capire,
da sola.