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Autore: MaikoxMilo    13/08/2011    11 recensioni
Questa è la prima fanfiction che decido di pubblicare su Saint Seiya, quindi spero che non sia un assoluto orrore...
Grecia, Estate 2011, 3 ragazze orfane di padre e amiche fin dall'infanzia, trascorrono qui le vacanze... Nessuna di loro sa, però, cosa le aspetta...e chi incontreranno! (riferimenti al Lost Canvas e ad Episode G)
FANFIC RISCRITTA, la trama rimane inalterata tranne in alcuni particolari, aggiunte più descrizioni.
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Camus, Cygnus Hyoga, Leo Aiolia, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 25

 

LA BATTAGLIA FINALE

 

Mi guardo spaventata intorno: i nemici, di gran numero maggiore dei nostri, ci circondano. Osservandoli attentamente, noto che quelli vestiti con le armature nere sono sicuramente più di cento, mentre è impossibile contare quelli con le vestigia rosse.

“Non è possibile! – sento esclamare Aiolia, posizionandosi immediatamente sulla difensiva – sono Specters e Bersekers!”

“Non può essere come dici, i nostri compagni non possono in alcun modo aver tradito il Sommo Hades, deve trattarsi di un’illusione!” ribatte Aiakos, incredulo, fulminandolo con lo sguardo.

“No, non è un’illusione... – interviene quindi Zeus, cercando di calmare gli animi – mi dispiace, i vostri compagni hanno veramente tradito Hades: Crono si è limitato a creare una copia di quest’ultimo e di Ares, non delle rispettive truppe. Chiunque lo abbia seguito, l'ha fatto consapevolmente!”

Vedo i tre Giudici stringere i pugni e digrignare i denti, manifestando così la loro smisurata ira. Dubito che l'aiuto reciproco fra compagni sia utilizzato nelle schiere di una divinità malvagia come Hades, ma deve essere un'onta molto grossa tradire il proprio protettore in modo così plateale. Tipico comportamento umano, comunque!

Sono ancora persa a guardarli, quando Inaspettatamente Camus, senza proferir parola alcuna, mi solleva di peso e mi adagia contro una colonna lì vicino; Milo, Hyoga e Aiolos fanno lo stesso con Francesca, Michela e Sonia. Li guardo stordita, prima di fissare la mia espressione stupita nei suoi occhi.

“Ehi, ma cosa?!” chiedo confusa, un enorme sospetto si dipana nella mia mente.

“State qui durante l’infuriare della battaglia, avete già fatto molto per noi e per le sorti di questo mondo, pur essendo solo all'inizio dell'addestramento, non vogliamo che vi succeda più niente!” mi risponde lui, facendo per andarsene, ma la mia mano è lesta a bloccare la sua.

Lo fisso senza dire alcunché, imprimendo il mio sguardo nei suoi occhi. Non servono parole al momento, basta la mia espressione completamente terrorizzata per fargli comprendere la mia paura.

“Non andrà come la volta scorsa, te lo prometto! E poi non posso di certo morire ora che ti ho finalmente ritrovata... Marta!"

"Perché non scappi mai? - gli chiedo, febbricitante, prima di esitare un attimo e proseguire - Sei già ferito gravemente, hai rischiato di morire non una, ma due volte, e mi hai detto che, prima di conoscermi, avevi già perso la vita."

"..."

Forse dovrei fermarmi. Forse è di nuovo insubordinazione la mia. E forse la risposta già la so, ma non mi interessa. Ho ritrovato mio fratello, non voglio che mi venga nuovamente strappato.

"Perché? Perché rischi così tanto?" chiedo ancora, mentre Michela mi osserva partecipe, gli occhi lucidi. Le mie domande sono le sue.

"Il perché lo sai, Marta: sono un guerriero di Atena!"

Posso dire che non mi interessa? Scrollo refrattaria la testa, non è ciò che voglio sentire, ma è l'unica cosa che mi può dire, lo so. E' così dura da accettare!

"La tua vicinanza. - mi dice ad un certo punto lui, avvicinandosi a me per picchiettarmi la fronte con l'indice, gli occhi luminosi - La tua vicinanza mi darà coraggio, così come quando ero in coma."

"Camus..."

"Credi in me e nessuno ostacolo sarò insormontabile!” prova a rassicurarmi ancora lui, scompigliandomi i capelli con affetto. Un leggero sorriso si distende sul suo viso; è dolce e rassicurante al tempo stesso, ma proprio per questo mi fa preoccupare ancora di più.

“Ma tu, Aiolos e Lia siete già feriti! - interviene anche Sonia, dandomi manforte. Probabilmente anche lei ha subodorato qualcosa - E' una follia, rischiate troppo!"

“Non andate, vi prego....” tenta a sua volta Michela, tesa.

“Michela, siamo una famiglia e ci aiutiamo l’un l’altro, ricordi? Non dovete aver paura per la nostra sorte!” afferma Hyoga in tono dolce ma ugualmente ferma.

Rincuorate parzialmente da quelle parole, li lasciamo andare, non senza un peso nel cuore. Purtroppo al momento non è nei nostri poteri far qualcosa, soprattutto con questa sensazione di vuoto che ci pervade e ci riempie l'anima sempre di più.

“Hermes, Efesto ed io attaccheremo direttamente Crono, ve la sentite di affrontare questi nemici?” chiede Zeus, preparandosi alla battaglia.

“Certamente, vecchietto! E' da un po’ che noi Cavalieri non facciamo delle sane e sonore scazzottate tutti insieme, nevvero?!” interviene Death Mask, ghignando.

Tutti i Cavalieri, pur non approvando il suo modo di esprimersi, sorridono accennando con il capo, pronti come non mai.

“Lasciate a noi quei miserabili Specter! La devono pagare!” esclama allora Rhadamantis, alzando il pugno, mentre, esaustivamente, lancia il primo colpo su un gruppetto di loro, quasi atomizzandoli seduta stante.

“Oooooh! Cosa sono queste manie di protagonismo? Lasciatecene un po’ anche a noi!” esclama Milo, ridacchiando.

Così in un nanosecondo vedo scomparire le tre divinità e, al contempo, i Cavalieri e i tre Generali attaccare con gran foga i nemici.

“Siate prudenti...” si raccomanda Francesca, preoccupata a sua volta.

“Accidenti! Non possiamo fare proprio niente?” si chiede Sonia, provando ad alzarsi e ricadendo pesantemente a terra.

Per qualche arcano motivo Sonia, Michela ed io, dopo aver liberato Zeus, ci siamo indebolite notevolmente e, cosa ancora più sconcertante, non riusciamo minimamente a recuperare le energie perdute. Chiudo gli occhi, cercando il cosmo dentro di me, ma l'unica cosa che percepisco ancora una volta è solo un profondo vuoto.

Non potendo far nulla al di là di tremare come una foglia, osservo la battaglia che si sta svolgendo proprio davanti ai nostri occhi. I nostri sono in vantaggio, malgrado in numero decisamente inferiore!

Death Mask, Aiolia, Aphrodite e Milo sono veloci ad uccidere gli avversari: al primo basta uno schiocco di dita e già i nemici più vicini a lui cadono come morti. Nessuna ferita sui loro corpi, solo l'impressione che siano come svuotati del soffio vitale. Lo guardo sbigottita: deve trattarsi di un colpo terribile. che colpisce direttamente l'anima della gente, un qualcosa di letale per chiunque.

Aiolia, sebbene ferito, è molto veloce a lanciare un fascio di energia elettrica che è in grado di uccidere più nemici insieme. Un unico colpo, e un ammasso di Bersekers viene folgorato all'istante.

Aphrodite e Milo possiedono invece attacchi multipli che massacrano velocemente chi viene colpito. Milo, in particolare, lancia dall'unghia dell’indice destro più cuspidi rosse che si conficcano nel corpo del nemico, facendogli schizzare fuori il sangue... brrrr! Di certo non si preoccupa di sporcarsi le mani, non come il Cavaliere dei Pesci che, assomigliando quasi ad un ballerino, lancia rose rosse con eleganza; rose capaci di donare una dolce morte a chi viene colpito. Due opposti, eppure lo Scorpione non mi è mai parso come un tipo sanguinario.

Dall'altra parte, sulla linea difensiva, ci sono Mu, Aldebaran e Shaka.

Il primo, evocando un muro di cristallo, protegge i parigrado dagli attacchi multipli e un po' disordinati degli avversari. L'indole pacata di Mu ben si adatta alla sua difesa, ma come tutte le persone tranquille, cela in sé un immenso potere che tende ad usare solo se provocato.

Aldebaran sta fermo a braccia conserte, divertito dai continui attacchi che quattro Bersekers stanno provando ad assestargli, ma con scarsissimi esiti. Non sembra comunque usare nessun tipo di attacco, basta la sua immensa mole a nullificare ogni offesa.

Shaka è il più strano: sta immobile ad occhi chiusi e a gambe incrociate aspettando che gli Specter gli si avvicinino, poi improvvisamente apre gli occhi e questi cadono a terra come dei sacchi di patate, del tutto esangui. In apparenza pare essere un potere simile a quello di Death Mask ma la percezione che ne ho è nettamente diversa.

Più in là, Camus e Hyoga combattono insieme usando le tecniche proprie del ghiaccio. E' meraviglioso il loro lavoro di squadra, si danno manforte a vicenda come se fossero già abituati ad attaccare congiuntamente, proprio come padre e figlio. Sono oltre, c'è poco da fare, io, con la mia patetica aria congelante, sarei solo d'intralcio in mezzo a loro.

“Ottimo, Hyoga, anf! Sei... sei davvero migliorato e la tua tecnica è diventata eccezionale. Ormai mi sei superiore e anche di molto, anf... non posso che essere orgoglioso di te, di ciò che sei diventato!” si congratula Camus, respirando affannosamente, nello stesso momento in cui, pur apparendo paurosamente stremato già in partenza, congela completamente i cinque nemici più vicini solo con l'emanazione del suo cosmo.

“Maestro, state bene? Siete talmente affaticato! - esclama Hyoga, preoccupato, prendendo momentaneamente il suo posto con l'emanazione cosmica, visto che Camus, per una serie di secondi, sembra quasi sul punto di crollare a terra - E' stato un azzardo venire qui nelle vostre condizioni fisiche!"

“Non pensare a me, Hyoga! Ricordi i miei insegnamenti in Siberia? Serve il sangue freddo per imprimere più potenza ai nostri attacchi, quindi cerca di non crucciarti con pensieri vani!” ribatte Camus, riprendendosi un poco dall'affanno e schivando l’attacco di un nemico con un balzo. Hyoga sorride appena, mormorando un "siete sempre il solito, pensate agli altri, mentre siete incurante con voi stesso!" che la dice lunga sul loro grado di conoscenza. Un sorriso triste mi distende le labbra, retaggio di un pensiero che, proprio ora, ha sfiorato la mia mente: il Cigno, di fatto, conosce molto più Camus di me, malgrado io sia sua sorella. Se ci penso, mi sembra così ingiusto... perché ho potuto sapere di lui solo così tardi?!

Nel frattempo, l'orgoglioso Saga da prova di un enorme potere, difficilmente paragonabile a quello di un mortale. La sua ‘Esplosione Galattica’, oltre ad uccidere una miriade di nemici, disintegra anche una grossa parte del suolo. Terribile!

Più a destra, l’accoppiata Shura/Aiolos fa faville: il primo lancia attacchi, simili a una spada tagliente in grado di triturare i nemici, il secondo possiede colpi simili al fratello Aiolia; inoltre ha l'ovvio vantaggio di poter spiccare il volo grazie alle ali della propria armatura assolutamente unica nel suo genere!

“Tutto bene, Aiolos? Non strafare, mi raccomando!” lo avverte rispettosamente Shura.

“Sì, soprattutto considerando che ho un compagno come te a guardarmi le spalle!” risponde lui, sorridendogli.

Vorrei continuare a seguire, almeno con gli occhi, li scontro, ma improvvisamente mi sento afferrare violentemente per un braccio e strattonare con foga inaudita, tanto da sentire distintamente uno strappo intorno al tricipite. Ma cosa sta...?

“Marta! Michela!” avverto le urla di Sonia, da qualche parte nei dintorni, che mi appaiono confusi.

Con la coda dell’occhio, riesco finalmente a distinguere un uomo gigantesco, vestito con un’armatura nera, colui che ha preso me e Michela con le sue enormi mani senza troppi complimenti. Eravamo distratte e concentrate altrove, pessimo errore di valutazione pensare che, solo perché fuori dal campo, questi figuri ci avrebbero risparmiato. Era una situazione troppo ghiotta.

“Bene, bene, due semidee... dammene una, compare!” esclama un altro individuo, alto come Aldebaran o forse di più. Senza aspettare una eventuale risposta, afferra vigorosamente Michela, la quale mugola di dolore.

“Lasciatele, brutti...” interviene Francesca, cercando di saltare addosso ai nemici, ma un pugno violento nello stomaco la fa ricadere per terra, il respiro mozzato. La vedo accasciarsi, piegata in due.

“Non fate un altro movimento, pseudo-dea, o...” inizia a dire quello che poco prima aveva colpito la mia amica più grande.

Poco dopo la stretta dell’uomo che mi tiene a sé aumenta di forza, facendomi sputare saliva per terra a seguito del dolore. Alcuni colpi di tosse di Michela mi fanno capire che l’altro sta riservando il medesimo trattamento alla mia amica.

"Che vigliacchi!" soffio tra i denti, ma la mia voce è un singulto strozzato, neanche riescono ad udirmi.

La testa mi inizia a girare e i sensi si fanno sempre più deboli, ma non posso permettermi di svenire, no... sarebbe la fine. Nello stesso momento un movimento del nemico mi fa capire che, probabilmente, sta cercando di portarmi in un luogo isolato per sbarazzarsi di me... anzi di noi. Il mio cervello quindi inizia a elaborare possibili soluzioni, ricordandomi del consueto sangue freddo che Camus ripete ogni volta. Purtroppo il mio corpo è fiacco e non sembra volersi ridestare... devo fare assolutamente qualcosa, ma... cosa?!

“Michela... Michela!” la provo a chiamare mentalmente, sfruttando la nostra dote innata.

“S-si?” la sento rimbombarmi in testa, un poco affaticata persino nel comunicarmi un suo pensiero mentale.

“So che anche tu sei indebolita, ma dobbiamo cercare di reagire... sei con me?”

“Sì, come sempre, ma come facciamo?”

“Al mio tre usa tutta la forza che hai per bruciare la tua fiamma, io farò lo stesso per diffondere il mio gelo. Dobbiamo fare il possibile per combattere contro questo vuoto che ci sta consumando, o per noi sarà la fine!”

“Va bene, Marta, ci proverò, anche se mi sento mancare!”

“Uno... due... tre... ora!!!”

Quasi in sincronia cominciamo ad espandere quel poco che rimane del nostro cosmo. Seppur questo ci costi una fatica immensa, è l’unica soluzione per convincere i nostro aguzzini a mollare la presa su di noi. Utilizzando così tutte le nostre forze residue, riusciamo a bruciare e a ghiacciare le loro mani. la loro reazione non tarda ad arrivare.

“Uaaaaghhh!!!” sentiamo urlare, prima di cadere malamente a terra. Dolore lancinante alla schiena, che si aggiunge al tricipite, allo stomaco e a molto altro di non ben definito... ma non posso dargli peso al momento, siamo ancora in pericolo.

Senza aspettare un secondo di più, afferro la mano di Michela a poca distanza da me, tutto l’ambiente circostante gira intorno a noi. Dovremmo correre via il più velocemente possibile, questo lo so, ma i nostri corpi sono restii ai comandi impartiti dal nostro cervello, che tenta di lavorare sempre più febbrilmente, ma che, a causa della mancanza di ossigeno, non permette ai muscoli di reagire prontamente.

“Come stai?” mi chiede Michela, pallida, capendo i miei pensieri ma non riuscendo a metterli in pratica, come me.

“Ugh, male! Mi gira la testa e...” non riesco a finire la frase perché uno dei nemici ci è arrivato addosso e ci sovrasta con la sua mole. Oh no...

“Maledette mocciose, ora vi ucciderò io stesso nel modo più cruento che conosca, così la profezia sarà irrisolvibile!” esclama, alzando il braccio bruciacchiato in alcuni punti.

Chiudo di scatto gli occhi, abbracciando di riflesso Michela in un disperato tentativo di proteggerla dal'attacco nemico. Il mio unico pensiero per la testa è quello di difenderla con il mio stesso corpo, non posso fare altro. Mi preparo quindi a ricevere il colpo che, lo so, non tarderà a farsi sentire, la mia schiena si arcua in un disperato istinto difensivo.

Tuttavia al posto di un dolore rapido e perforante, sento un liquido caldo schizzarmi sul viso e scorrermi un poco sulla pelle senza avvertire però sofferenza alcuna. Questo mi convince ad aprire gli occhi, che si spalancano immediatamente per la sorpresa.

Il nemico, anzi, quello che era il nemico, è a poca distanza da noi, il suo torace trapassato da parte a parte da un braccio ammantato d'oro... quello di Camus.

“Non permetto a nessuno di toccare anche con un solo dito le mie allieve, tanto meno a voi, luridi mostri indegni!” esclama, con un’espressione che non gli ho mai visto prima. Deglutisco automaticamente.

Osservo senza fiatare Camus, che butta a terra il nemico ormai morto. Ancora una volta è freddo e gelo... nient’altro riesco a percepire nei suoi occhi blu mare. E' quasi come se, uccidendo quell'uomo, avesse ricacciato indietro tutti i suoi sentimenti umani. La violenza di quell'assalto, la sua brutalità, pur non essendo la prima volta che la scorgo in lui, mi ha sinceramente sbalordito. Mio fratello, dal canto suo, continua a guardare il cadavere del nemico con noncuranza. Nessun rimorso, solo e soltanto l'espressione schifata di chi, per schiacciare una zanzara fastidiosa, si è dovuto sporcare un po' troppo le mani.

Ho di nuovo davanti ciò che un guerriero deve diventare; ho di nuovo davanti ciò a cui devo aspirare, se voglio saper proteggere chi mi sta a fianco. E ora come non mai mi rendo conto di essere distantissima da quell'ideale.

Qualche secondo per riprendermi, prima di guardare istintivamente più in là e notare che anche il compare ha condiviso con lui la medesima sorte. Un nuovo brivido scorre lungo la mia schiena. Ha ucciso senza la minima pietà, se non lo avesse fatto né io né...

“Michela! Marta! – esclama ad un tratto Camus, interrompendo i miei pensieri per correrci apprensivamente incontro – Grazie al cielo state bene! Sono arrivato in tempo!”

Lo guardo sorriderci come solo il fratello che conosco sarebbe in grado di fare. Poco fa sembrava quasi uno sconosciuto, così spietato nel massacrare quei due. La sua espressione e il suo cosmo... ora sono nuovamente cambiati, ritornando pieni di calore e tranquillità. Sorrido di rimando, come meglio riesco.

“P-papàààààà!!! - urla improvvisamente Michela, preda dei singhiozzi appendendosi al suo collo con slancio - Abbiamo avuto tanta paura!!!"

Vedo le guance di Camus assumere un colorito rosso vivo, probabilmente per l'appellativo con cui Michela lo ha chiamato, tornando ad essere il delicato bucaneve che è.

"M-Michela, ci sono appena 6 anni di differenza tra me e te, come posso essere tuo padre?!" gli fa notare, al limite dell'imbarazzo.

"D-d'accordo ma fratello maggiore non lo puoi essere, no?! Hai già... quel ruolo con qualcuno!" prova a spiegarsi lei, impacciata, scoccando un'occhiata a me come a dirmi di aiutarla, ma la scena è talmente tenera che non posso fare a meno di osservare da distanza.

Michela è davvero appesa al suo collo come una scimmietta su un albero. Lo fissa implorante, mentre Camus, ormai paonazzo in viso, ovviamente non ricambia la stretta, rimanendo imbambolato a fissarla.

"Per questo non... posso chiamarti fratello. Non voglio rubare quel ruolo a qualcun altro, e poi per Hyoga, che ha la mia età, sei come un padre, lui me l'ha detto, sai?"

"Michela..."

"Non posso... considerarti altrettanto?" lo guarda ancora, sempre con gli occhioni lucidi.

"N-non è quello, è che..."

“Sc-scusami, allora...” pigola la mia amica, tutta vergognosa, facendo per staccarsi, se Camus, come ravvivato, non la trattenesse a sé, ricambiando finalmente la stretta.

“N-no, va bene... va bene, se lo senti!” la tranquillizza lui, chiudendo gli occhi per rilassarsi nell'abbraccio e meravigliando non poco Michela che, sulle prime, quasi scambiandosi i ruoli, si paralizza al posto suo, prima di riuscire a riprendersi e stringerlo con il doppio dela forza di prima.

Ridacchio tra me e me, lasciandomi sfuggire un sospiro prolungato di rilassamento. La testa mi gira e mi sento più debole di prima ma vederli così uniti mi rincuora. E Camus ha migliorato il suo record di tempistiche sul ricambiare un abbraccio, un evento assolutamente da festeggiare quando torneremo al Santuario!

"MARTA!"

Dopo il turno di Michela, è il mio, lo vedo avvicinarsi a me, preoccupato dalle mie effettive condizioni. Leggo nelle sue intenzioni l'istinto di abbracciarmi senza che sia io a chiederlo, pur sapientemente trattenuto perché non riusciamo ancora ad essere, né io né lui, spontanei, soprattutto in presenza di altri.

“C-come ha fatto a trovarci?” gli chiedo solo, sfinita, la testa pesante.

“Ho visto la scena da lontano. Dopo aver soccorso Sonia e Francesca mi sono precipitato qui, ma voi avevate già trovato il modo per mettere in difficoltà i due nemici. - mi risponde lui, afferrando una delle estremità del mantello per poi pulirmi dolcemente il volto - Sei tutta sporca, Marta, perdonami... ho agito tempestivamente e in maniera violenta. Mi hai già visto in questa tenuta, ma questa volta è stato perfino peggio!" si scusa, sinceramente mortificato.

Nego dolcemente con il capo, socchiudendo appena gli occhi perché li sento pesanti, lasciandomi tamponare il viso e le braccia da lui.

"Non fa niente, Cam, mi ci sto abituando, sai? - gli dico, in un sussurro - Al sangue!" specifico, ed è come se la sua espressione si incrinasse improvvisamente in una scintilla di dolore.

Sto per chiedergli se non si senta bene, se ha male alle ferite, ma lui è più veloce, mi trae a sé con urgenza con il braccio pulito, trattenendomi poi lì, contro il suo petto, il viso nascosto dalla mia spalla e la sua mano adesso premuta dietro la mia nuca.

"Ca-mus!" lo chiamo, la voce rotta dall'emozione, perché sebbene sia già successo che mi abbracciasse di getto, questa è la prima volta che lo fa con così tanta foga.

"Non avrei MAI voluto che finissi in un mondo del genere!" mi sussurra, in tono di scusa, ed io non so cosa dire, le parole mi mancano, perché effettivamente neanche io avrei voluto ritrovarmi qui, ma non lo avrei mai conosciuto, se ciò non fosse successo.

“Maestro, gli altri stanno bene?” chiede Michela, zampettando debolmente nella nostra direzione.

Ciò mi fa notare che anche le sue gambe stanno tremando come le mie, probabilmente per la debolezza. Insomma, è da quando abbiamo liberato il padre degli dei Zeus che siamo così, è snervante!

Camus deve prendere un paio di boccate d'aria. Si raddrizza, sciogliendo lentamente l'abbraccio ma rimanendo vicino a me, presente, prima di voltarsi nella sua direzione.

“A parte qualche danno di lieve entità stanno tutti bene. E' stato facile sconfiggere gli Specter e i Bersekers, dopotutto Rhadamantis e gli altri due si sono divertiti un sacco a punire quelli che un tempo erano i loro sottoposti!” spiega Camus, non nascondendo un certo disgusto nel parlare dei Tre Giudici.

“Ok, allora andiamo dagli altri” dico, iniziando ad incamminarmi, un po’ incerta sulle gambe.

Sento lo sguardo preoccupato di Camus su di me, ma non me ne curo, almeno finché non è lui stesso a bloccarmi.

“Marta, promettimi che, se si avvereranno le circostanze, tu, Michela e Sonia non farete niente di sconsiderato...” inizia lui, scuro in volto.

Lo guardo senza capire, il mio cuore automaticamente perde un battito.

“Eeeeeh??? Ce significa?!” esclama Michela, agitandosi.

“Hermes ci ha rivelato la seconda parte della profezia...” continua Camus, incerto sulle parole.

Seguono attimi di silenzio dove il tempo sembra quasi fermarsi. Altre rivelazioni, no, dei, non ne possiamo più!!!

“E che cosa dice?” lo sprona Michela, guardandolo negli occhi.

“Afferma che ci saranno dei problemi, non basterà più rinchiudere la divinità malvagia dentro l'anfora, ma bisognerà pagarne il fio... con la vita di tre semidei!”

Sento il mio cuore perdere un altro battito, un peso insostenibile insinuarsi nel mio petto... e la consapevolezza farsi strada in me.

“Noooo! Dannazione, nooooo!!! – urla Michela, scoppiando a piangere e abbracciando Camus di getto – non potete farlo, non potete!!! La profezia deve sbagliare per forza, non è possibile che qualcuno di noi debba morire!!!”

“E quindi... vi volete sacrificare voi altri, giusto?” chiedo, incredula. E menomale che avrei dovuto stare tranquilla! Scherzano?!?

“Nessuno di noi vuole morire, né tanto meno sacrificarsi, io Aiolia e Aiolos crediamo nel libero arbitrio, ma se dovesse succedere qualcosa di irreparabile, non permetteremo certo che vi accada qualcosa! Siete... inestimabili!” risponde Camus, abbassando lo sguardo. Avverto disagio in lui, nonché una miriade di emozioni a forza celate. Stringo i pugni, furente,

“Perché... perché ti devi SEMPRE sacrificare tu, Camus?! – esplodo, non riuscendo più a trattenere le mie, di emozioni– Nella guerra contro i Cavalieri di Bronzo ti sei sacrificato! Nella lotta contro Hades ti sei sacrificato! Ad Atlantide...” mi blocco, non riuscendo più a capire perché abbia tirato fuori l’ultima parola.

“Atlantide?! Cosa...” balbetta lui, guardandomi stranito. Gli occhi spalancati in un'espressione di puro terrore, la mano che automaticamente si posa sulla sua testa.

“Non lo so... mi è venuto spontaneo” mormoro, confusa.

Ad un certo punto vedo Camus cadere in ginocchio, tenendosi la testa tra le mani, quasi come se un rumore assordante si facesse strada nella sua testa e rimbalzasse dolorosamente tra le pareti del cervello.

“Maestro!!!” urliamo Michela ed io, agitate.

Poco dopo Camus si rialza faticosamente, le sue guance in qualche modo bagnate e gli occhi lucidi, ma non da febbre... erano lacrime quelle che ho intravisto?!

“S-stai bene?” chiedo, incerta, sentendomi in colpa per aver azionato quello strano malessere con le mie parole.

“Sì, non so cosa mi sia successo, io... sento un grande vuoto dentro di me ora, e intorno c’è solo tristezza. E' come se non riuscissi più ad afferrare qualcosa che era indispensabile per me...” mormora, passandosi una mano sul viso per asciugarsi le guance.

“Mi dispiace, non avrei dovuto menzionare quel nome, anche se non ho la minima idea del perché l’abbia detto...” sussurro sinceramente dispiaciuta. E tuttavia anche io non riesco più ad afferrare quel filo rosso che mi legava a quel qualcosa di inestimabile. Ne tengo ancora un capo, ma non si dipana più, avvolto com'è dalle nebbie del destino; un destino ingrato, così dannatamente ingrato!

“Non pensarci più ora, non è il momento per simili, futili, congetture... - dice mio fratello, recuperando quella parvenza di calma che lo contraddistingue - Ora ho bisogno della vostra parola: se le cose dovessero andare male... non interverrete, per nessuna ragione!”

Guardo dritto negli occhi blu di Camus, blu come il mare... il mare... il mare.. cosa si cela sotto il mare? L’urlo di un giovane uomo che ha creduto di vedere il suo migliore amico ucciso per mano della Viverna Infernale, prima di essere tradito da una delle persone per lui più care al mondo. Perdere tutto sé stesso in un colpo solo, quali conseguenze potrebbero mai esserci, per un'anima in frantumi?!

“Gli altri lo sanno?” la domanda di Michela mi fa ridestare da quella specie di ipnosi in cui ero caduta.

“No, è una cosa segreta tra me, Aiolia e Aiolos. Allora, me lo promettete?” chiede, serio in volto, cominciando a spazientirsi. E' ovvio che accetterebbe un'unica risposta, affermativa.

Michela ed io ci scambiamo una veloce occhiata, uno sguardo complice.

“Sì, promesso!” ma entrambe sappiamo che non permetteremo mai il loro sacrificio. Già troppo sangue di Cavaliere è stato versato!

 

*****

 

Torniamo il più velocemente possibile indietro, dai nostri amici, ma quando giungiamo nel luogo della battaglia notiamo con sorpresa che oltre ad una massa di cadaveri e di odore nauseabondo e ferroso di sangue, ci sono solo Francesca e Sonia.

“Michela! Marta! Per fortuna...” esulta quest’ultima correndoci incontro e abbracciandoci.

Francesca, senza dire una parola, fa lo stesso con ancora più entusiasmo. Entrambe erano visibilmente in pena per noi.

“D-dove sono tutti?” domando, stravolta e perennemente sconfortata.

“Oh! E’ vero, lo devo fare anche a voi...” dice Francesca, ignorando la mia domanda.

Non ho neanche il tempo di controbattere, che Francesca posa una mano sulla fronte mia e di Michela. Quasi subito avverto un forte calore invadermi la mente e propagarsi in tutto il corpo, restituendomi parzialmente le forze.

“Vi ho donato un po’ delle mie energie, ora siete pronte. Il destino del mondo è nelle vostre mani... Marta! Sonia! Michela!” ci spiega lei, un po’ affaticata, convinta che saremo noi a sbrogliare la situazione. Non sa invece dei piani di Camus e dei due fratelli.

“Non c’era bisogno di fare ciò! Loro hanno già dato il massimo, il resto è pertinenza nostra!” interviene Camus, cupo in volto.

“C-cosa intendi?” chiede Sonia, confusa.

“...Gli altri sono andati oltre, dove si trova anche Crono. Non abbiamo un istante da perdere!” esclama Camus, cambiando discorso e mettendosi a correre senza neanche aspettarci.

“Ehi? Ma cosa?!” esclama Francesca, guardandolo scomparire dietro una parete.

Michela ed io ci guardiamo preoccupate, decidendo di rivelare la verità anche alle nostre due amiche.

“Andiamo! Vi spieghiamo strada facendo” affermiamo all'unisono.

Così, seguendo la scia, ben percepibile, del cosmo di Camus, raccontiamo l’accaduto a Francesca e Sonia, che rimangono basite.

“Si vogliono sacrificare?! Camus ha voluto farvi promettere che non interverrete in qualsiasi caso?!” esclama Francesca, correndo, mentre il paesaggio attorno a noi passa velocemente sotto i nostri occhi.

“Sì, ma noi non lo permetteremo! Anche se questo vorrà dire rompere la promessa!” ribatto, concentrandomi sulla direzione da prendere. Fratellino... come puoi pensare che io mantenga un simile giuramento?! Come puoi non capire l'assurdità della promessa che mi hai strappato?! Ora che finalmente ci siamo ricongiunti, dopo 17 lunghi anni... come puoi pensare che io, semplicemente, mi limiti ad osservare mentre combatti una battaglia in cui rischi la vita? Sei stato abituato a d agire così, ma non sei più solo, anzi, non lo sei mai stato, è giunto il momento che tu lo comprenda pienamente!

“Camus ha questo vezzo di sacrificarsi per le persone che ama, Milo lo chiama, a ragione, testa di cetriolo, ma ora basta! Mi unisco a voi, faremo di tutto per proteggere i nostri fratelli!” sorride Sonia, scambiandomi uno sguardo complice, intuendo perfettamente i miei pensieri.

La guardo brevemente con affetto, soffermandomi poi su Michela e Francesca. Sono davvero contenta che le mie idee siano anche le loro, insieme forse qualcosa riusciremo a fare. Proseguendo per il tragitto, torno a concentrarmi sul paesaggio che sfila al di fuori di me: alla mia destra un bosco bruciato, alla mia sinistra il letto di un fiume ormai secco. Quel maledetto Crono ha distrutto tutto, privando della vita tutto ciò che gli è capitato a tiro.Non posso tollerarlo!

I Cavalieri d’Oro hanno sacrificato sempre le loro vite per difendere il nostro meraviglioso pianeta e le creature che lo abitano; ora il momento è giunto, anche loro hanno il diritto a vivere una vita normale, questa volta saremo noi a... BADABUM! I miei pensieri vengono tranciati di netto a causa di un rombo. Un secondo dopo mi ritrovo per terra, insieme alle altre.

“Ouch! – esclamo, massaggiandomi la testa e il didietro - E adesso cosa...?”

“Camus, sei qui!!!” chiama Sonia, preoccupata, guardando davanti a sé, mentre Francesca mi porge la mano per farmi alzare in piedi.

“Cosa stai osservando, fratel...” comincio, ma mi blocco subito guardando la sua espressione sconvolta.

Seguendo la direzione del suo sguardo, scopro con orrore il motivo di tanto sgomento. Poco più in là infatti, in un prato, Hermes, Zeus ed Efesto giacciono per terra, sconfitti. In mezzo a loro una figura completamente vestita di nero sghignazza sadicamente, tutti intorno ci sono i Cavalieri d'Oro, visibilmente feriti.

“Ah! Ah! Inginocchiatevi, mortali! Io sono colui che riesce a sottomettere anche tutti gli dei insieme! Muhahahahahah!!!” urla l'individuo al centro, facendomi comprendere che si tratti di Crono... il dio del tempo!

  
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