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Autore: Arwen297    16/08/2011    7 recensioni
Secondo un’antica profezia, mali incommensurabili colpiranno il Sistema solare e non solo, nel caso che le combattenti dei due pianeti azzurri del suddetto sistema dovessero unirsi. Daranno vita a due entità nate sotto il segno del rubino rosso perennemente in lotta tra loro, di cui almeno una sarà destinata a soccombere.[da un capitolo di You were a Dream in my Heart]
La vita dei propri figli vale più del destino di un universo intero?
QUARTO CAPITOLO SERIE "UNITE PER L'ETERNITA'", seguito di "You were a dream in my Heart"
SOSPESA fino a data da destinarsi
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unite per l'Eternita''
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Desclaimer: I personaggi di Sailor Moon appartengono a Naoko Takeuchi e a tutti coloro che ne detengono i diritti. Altri appartengono a Licia Troisi, e alla saga “Le Cronache del Mondo Emerso” da cui ho preso qualche persona malvagia ma anche spunto per l’aspetto dei gemelli.

Note dell’Autrice: La presente fanfic è legata con la trama ad altri tre miei scritti: “Unite per l’Eternità”, “Abenteuer in Wien”, “You were a dream in my heart” di cui consiglio la lettura propedeutica per capire da dove escono fuori questi gemelli =) Ma anche altri personaggi.

Come sempre preferirei non ricevere recensioni dal pubblico maschile perché sono fidanzata. Buona lettura!

Dove eravamo rimasti(riassunto per chi si approccia alla serie per la prima volta)?

Cinque anni dopo la sconfitta di Galaxia ritroviamo le nostre eroine alle prese con la vita di tutti giorni, vita che vede Bunny alle prese con un nuovo lavoro in negozio, Amy alle prese con gli studi di Medicina e Milena con i concerti e le mostre d’arte. Per un concerto il Manager della violinista organizza un duetto con un ragazzo proveniente dall’Europa di nome Adrien. Costui dimostra subito un interesse evidente nei confronti della guerriera di Nettuno, che inizia al contempo a sentire la voce del ragazzo nella sua mente come se fosse sotto una sorta di ipnosi che permette all’Europeo di controllare le sue azioni, facendo si che ella si allontani da Heles e vada proprio nel covo del nemico. Qui viene a scoprire che Adrien non era altro che il promesso sposo che i sovrani di Nettuno le avevano riservato quasi mille anni prima, ma il cui fidanzamento era stato rotto da un amore improvviso che aveva colto la Principessa di allora e che la legò indissolubilmente al Principe di Urano.

Durante la Battaglia finale, l’essenza del Principe di Urano che alberga in Heles prende il sopravvento, e sfida a duello Adrien per salvare l’amata. Ben presto però la bionda ha la peggio nel duello, e vedere l’amata soffrire risveglia in Milena – resa malvagia dal nemico – la parte buona che alberga in lei che la spinge a fare da scudo con il suo corpo rischiando così la vita. Tornate a casa nei panni dei regnanti del rispettivo pianeta le due si lasciano andare a una Notte di amore.

Qualche giorno più tardi la violinista riceve una proposta di Lavoro dall’Orchestra filarmonica di Vienna, a cui da risposta positiva. Lei e la Bionda partono alla volta della capitale Austriaca. Qui troveranno a dar loro filo da torcere un ex della motociclista, ma il tempo passa veloce e la pittrice inizia ad accusare strane nausee, dopo aver compiuto un test di gravidanza scopre che quell’unica notte d’amore condivisa con l’amata quasi un mese prima ha portato al concepimento di un figlio.

Le due vanno in visita facendo uso di una moto a noleggio al palazzo della Principessa Sissy, il pomeriggio passa in fretta e al ritorno hanno un incidente che si scoprirà essere causato proprio dalla ex fidanzata di una delle due. Arrivate in ospedale, a seguito di un’ecografia si scopre che il bambino non è uno, ma ben si sono due.

Tornate a Tokyo danno la notizia al loro gruppo di amiche, ai genitori di Heles e anche a quelli di Milena che come entrambe immaginano non prendono bene la notizia, soprattutto il padre. Sidia intanto ha qualche brutto presentimento. Grazie a Sailor Cosmo, sorella di Bunny comparsa ai tempi della lotta con Adrien insieme alle Sailor Season si scopre che vi è una profezia che alleggia intorno ai gemelli. Rea e le altre dicono chiaramente alle Outer che sono disposte a togliere la vita ai gemelli piuttosto che rischiare di far cancellare l’intero universo. Questa affermazione fa si che tra i due gruppi venga a crearsi un forte attrito da parte di entrambe le parti, e genera anche un forte litigio tra la guerriera dei mari e quella dei venti, che per fortuna si risolve nel giro di uno o due giorni.

Il giorno del ventiduesimo compleanno di Milena la bionda le chiede di sposarla e lei dice si. Quattro mesi più tardi vengono alla luce i bambini.

 

1^Capitolo: Notte di Sangue

Era una notte buia e senza Luna, le luci di Tokyo splendevano ancora di più rispetto al solito per mancanza dell’illuminazione naturale. Una notte perfetta per iniziare ad agire per chi come loro era figlio dell’oscurità. Cinque figure avvolte da un mantello nero camminavano una accanto all’altra attenti a non rompere la formazione: l’essere al centro procedeva tre passi più avanti degli altri, nella via nessun rumore, non si sentivano neanche i loro passi. Procedevano lenti e silenziosi come la morte.

“Ricordatevi cosa ha detto il Tiranno” disse uno di loro, colui che camminava poco più avanti degli altri, un uomo con i capelli lunghi biondi dal viso spigoloso e dagli occhi rossi come due tizzoni ardenti, la pelle di un pallore quasi innaturale. “Cercate di vedere se le due vittime designate sono coloro che stiamo cercando, e trattenete i vostri istinti, ci pensiamo dopo alla cena” la sua voce era autoritaria e profonda.

“Meinir siamo affamati sono tre notti che non mangiamo, come faremo a tenere a bada il nostro istinto con dei bocconcini così succulenti” mormorò una donna alla sua destra, alta un metro e settanta circa dai capelli color rame liberi di caderle sulle spalle, mossi. Gli occhi dello stesso colore di quelli dell’uomo, la pelle ancora più candida di quella di quest’ultimo, a prima vista vellutata e perfetta.

“Cerys mia cara sappiamo entrambi quanto sia importante il compito che ci è stato affidato, certamente non vorrai deludere il sottoscritto vero?” rispose lui sollevando leggermente le labbra, mettendo così in evidenza la sua dentatura affilata come un rasoio, una dentatura che non aveva niente da invidiare a quella di leopardo. Perfetta e letale.

“Niente affatto mio signore, ma non so se io così come gli altri riusciremo a trattenerci” rispose lei gelidamente. Guardando davanti a loro la strada deserta.

“Sarà il caso che vi tratteniate per non dare troppo nell’occhio…o che in qualunque caso facciate le cose in modo pulito e il meno sospetto possibile. Ci vediamo poco prima dell’alba esattamente qui” dopo aver pronunciato queste parole scomparve all’improvviso, di lui rimase solamente lo spostamento d’aria a testimoniare il movimento compiuto. I quattro si guardarono per qualche istante, poi come se avessero ricevuto un ordine invisibile scomparvero esattamente nello stesso momento, diretti verso le proprie vittime.

Cerys comparve dopo pochi secondi dalla parte opposta della città, con lei come sempre la sua compagna di squadra Aereon che dimostrava di avere diciassette anni, dai capelli neri come la notte e due occhi blu che però come per tutti loro in quel momento erano rossi e spietati. Erano comparse sul pianerottolo del quarto piano di un palazzo davanti a una porta d’ingresso di una casa che sapevano appartenere alle persone che cercavano, come se avessero avuto un tacito accordo scomparvero di nuovo prima di comparire all’interno dell’appartamento con un fruscio causato solamente dai loro scuri mantelli. A quel punto si divisero per raggiungere le due vittime di sesso maschile che cercavano, stando alle informazioni elaborate da Meinir uno era decisamente più giovane dell’altro, dovevano essere padre e figlio”.

Aereon scelse di occuparsi dell’ragazzo che dormiva da solo nella sua stanza e visto la sua giovane età era una preda più facile, la donna sua amica si sarebbe occupata dell’altro che dormiva con la moglie.  Entrò nella stanza senza fare il minimo rumore, come un gatto che tendeva un agguato ad un piccolo e ignaro topolino, silenziosa e spietata. Tirò fuori dal mantello un cristallo viola dalla forma allungata, che in teoria avrebbe dovuto rilevare la presenza del ricettacolo predestinato a divenire il corpo in cui si sarebbe incarnato il Tiranno. Il corpo del giovane però non reagì affatto alla stimolazione del cristallo. La donna allora si mosse in direzione del letto pronta a gustarsi la sua cena, andò a sbattere contro il comodino e il rumore secco e improvviso fece svegliare il giovane, che dopo aver visto i suoi occhi color rubino brillare nell’oscurità si mise a sedere di scatto prima di alzarsi e cercare di sfuggire al suo destino. La bionda in millesimo di secondo gli fu addosso sbattendolo con violenza contro il muro della stanza, il viso a pochi centimetri da quello di lui, poteva sentire il suo respiro sopra il suo viso, aveva gli occhi color cioccolato così come i capelli che gli cadevano arruffati ai lati del viso.

“È proprio un peccato che debba uccidere un bel giovanotto come te…” mormorò lei sulle sue labbra passando un unghia affilata sulla guancia del ragazzo, gesto che provoco sulla sua pelle delicata una scia rosso sangue. Sul suo volto uno sguardo pieno di terrore, nel vedere quegli occhi rossi a pochi centimetri da lui, dalle pupille improvvisamente più dilatate che mai, somiglianti a quelle dei gatti durante il giorno. Una figura decisamente demoniaca. Adorava giocare con le sue vittime, gustarsi quell’odore di paura che li caratterizzava negli istanti immediatamente precedenti alla loro morte.  Lei era il gatto, loro erano il topo.

“Chi sei…che c-cosa v-vuoi d-da me?” mormorò lui spaventato bloccato nella sua posizione dalla mano destra della cacciatrice contro il muro.

“Purtroppo per te ciò che cercavo non è stato trovato…” dopo aver pronunciato quelle parole, scoprì i denti molto simili a quelli di un gatto selvatico e avvicinò la bocca al collo di lui, e fu un attimo: il suo istinto da cacciatrice prevalse sulla ragione e la sua arma letale si chiuse sulla giugulare del ragazzo recidendola con un colpo netto e preciso, per mezzo di una ferita insignificante che però iniziò subito a perdere una quantità di sangue che avrebbe fatto impallidire chiunque. Dalla preda si alzò un lamento strozzato che fu messo immediatamente a tacere dall’incombenza della morte, dando così la possibilità a Aereon di consumare il suo pasto.

Nella stanza accanto lo spettacolo non era molto diverso, c’era sangue in ogni dove, soprattutto sui muri e sul letto, gli occhi della donna da rossi erano divenuti  di una calda tonalità di nocciola,  mentre si puliva il viso dal liquido vermiglio di cui era intriso.  Un’espressione soddisfatta sul suo viso, mentre usciva dalla stanza con un fruscio del mantello che si muoveva sinistramente dietro di lei.

“Allora?” chiese gelidamente alla compagna che usciva proprio in quel momento dalla stanza del figlio delle sue vittime.

“Niente il cristallo purpureo non ha reagito, il tuo?” chiese di rimando l’altra puntando le iridi blu in quelle dell’altra.

“No niente anche a me. Abbiamo fatto male i nostri calcoli, hai reso la cosa il più normale possibile?” chiese ben sapendo che l’altra avrebbe capito a cosa si riferisse.

“Si direi che mi sono trattenuta fin troppo, era veramente un bel bocconcino il mio” mormorò lei “Sarà il caso di tornare dove abbiamo l’appuntamento con Meinir” l’altra annuì e scomparirono entrambe.

I loro due compagni erano comparsi in una villa poco fuori città abitata solamente da un donna sui quarantanove anni e dai suoi servitori, si mossero entrambi diretti alla camera di costui e giunti al loro obbiettivo accesero le luci . La donna si svegliò di soprassalto con una mano sconosciuta alla bocca.

“ Kirabo il cristallo” mormorò uno dei due uomini, dai capelli biondo chiarissimo quasi bianchi, proprio come le sue iridi quando non era affamato che erano sulla tonalità dell’azzurro molto chiaro, il compagno, moro con gli occhi neri quando era tranquillo, tirò fuori una copia esatta del cristallo in possesso delle loro due compagne di squadra, che anche con loro non diede i risultati sperati. “Maledizione anche questa qua non è la persona che stavamo cercando, è un vero peccato doverti togliere di mezzo mademoiselle” disse poi, la donna cercò allora di liberarsi dalla stretta ferrea di chi aveva davanti, una mano che si agitava frenetica alla ricerca dello spray al peperoncino che per sicurezza teneva sul comodino e sempre con se.

“Tesoro cercavi mica questo?” chiese il bruno sfoderando i suoi denti accuminati “Mi spiace deluderti ma purtroppo con noi non sarebbe servito a niente” la sua vittima fu percorsa da un tremito di paura, era ormai consapevole che quelli non facevano per finta, anzi proprio il contrario, fece appena in tempo a vedere tutta la sua vita che le scorreva davanti e poi senti un dolore fortissimo a collo e petto, degli schizzi sanguigni caddero sul letto e sui muri circostanti, un ultimo guizzo di vita nei suoi occhi e poi più niente silenzio totale.

Dall’altra parte della città si alzò contemporaneamente un pianto di neonato.

 

*    *    *

Si svegliò all’improvviso con il cuore in gola, i suoi occhi cobalto che vagavano nell’oscurità alla ricerca della fonte di tutto quel rumore improvviso, e soprattutto cercando di darsi una calmata a causa del sogno che stava facendo, non molto piacevole. Ma d’altronde aveva imparato a convivere con quella dote ormai da quando aveva vestito per la prima volta i panni da guerriera. I numeri bianchi della sveglia segnavano le quattro di notte. Tre ore. Aveva dormito solamente tre misere ore. Allungò la mano verso il comodino alla ricerca del filo della lampada nel tentativo poco misurato di accenderla, un chiarore si diffuse nella stanza, si mise a sedere sul letto e contemplò la compagna poco lontana da lei coperta solamente da un lenzuolo, così come lo era lei poi realizzò il motivo del suo abbandonare l’incubo così all’improvviso: i gemelli stavano piangendo, anzi era più corretto dire che il loro secondogenito stesse piangendo, la bambina sembrava dormire o comunque essere molto tranquilla anche se doveva dividere il lettino con un inquilino così poco incline al sonno. La ragazza tirò un forte sospiro e dopo essersi coperta con una sottile vestaglia di seta lasciata cadere sul pavimento poco distante dal letto poche ore prima e si diresse verso il lettino dove il bambino urlava a tutti polmoni con il visino arrossato e gli occhi verdi colmi di lacrime, la sorella era sveglia ma agitava le manine verso i giochi sospesi sopra di lei emettendo un verso allegro quando nel suo campo visivo comparve la madre. Milena prese in braccio il bambino, e iniziò a cullarlo e intonando una ninna nanna che ricordava provenire dalla sua infanzia, cantata dalla domestica che aveva fatto le veci di sua madre fin da quando era piccola, la stessa con cui era cresciuta anche Ottavia. Erano passati solamente due giorni da quando avevano fatto rientro a casa dall’ospedale, ma i bambini dimostravano già di avere sei mesi. Come avevano fin da subito sospettato avevano la stessa velocità di crescita della guerriera di Saturno.

“Sshh dormi cucciolo, è tutto a posto” mormorò sotto voce al piccolo, mentre guardava il mare d’altra parte della città, aveva un brutto presentimento non che avvertisse il suo elemento particolarmente agitato, ma il suo istinto di guerriera non sbagliava mai. Qualcosa la fuori non andava. Tornò a letto e vi adagiò delicatamente Kazeshi, prima di tornare a prendere la bambina dai capelli blu oltre mare che la guardava seduta nel lettino con i suoi vivaci occhi viola, decisa a tutto fuorché dormire.

“Mpf…che succede?” borbottò la motociclista sentendola sveglia.

“Niente amore… i bambini si sono svegliati, dormi”  le rispose lei dolcemente accarezzandole il viso. Prima di spegnere la luce e provare a dormire durante le ore che le restavano.

 

Heles fu svegliata verso le otto del mattino dalla figlia che giocava con le ciocche dei suoi capelli allegra e fresca come una rosa, come se avesse dormito per tutta la notte. La motociclista si girò su un fianco e si appoggiò sul gomito poggiando il suo viso sul palmo della mano per guardare interamente la sua famiglia, Kazeshi dormiva a pancia in giù sopra alla sua compagna con una manina che arrivava a sfiorare il materasso, mentre Umiko si era seduta con una punta di sicurezza perdendo l’equilibrio subito dopo e andando a sbattere sul materasso con un piccolo tonfo che scateno in lei un ridere sincero. “E’ presto per stare seduta da sola piccolina” mormorò lei facendola sedere contro di lei per reggerle il busto con il bacino. “Che dici svegliamo la mamma e il tuo fratellino?” disse poi con gli occhi luccicanti della bambina che aveva un espressione perplessa e leggermente imbronciata, un broncio che ricordava lontanamente quello della madre quando faceva la finta offesa. La pittrice era poco distante da lei ragion per cui non dovette compiere movimenti che avrebbero richiesto lo spostamento anche della piccola che in quel momento si ciucciava bella convinta un dito della manina paffuta.

La motociclista mosse la mano sulla quale non era appoggiata per accarezzare il viso di lei e la vide immediatamente piegare le labbra in un lieve sorriso.

“Ma sei già sveglia?” le disse sorpresa di non averlo capito subito.

“Certo sono rimasta immobile per ascoltare ad entrambe” rispose lei “E i vostri discorsi altamente filosofici” il silenzio degli istanti successivi fu interrotto da un’agitatissima Ottavia che piombo in camera loro senza neanche bussare o chiedere se poteva irrompere in quel modo.

“Ma che cazzo succede!!???!! Vi siete tutte rinconglionite in sta casa?” sbottò infastidita la guerriera di Urano coprendosi meglio che poteva con il lenzuolo, la brunette arrossì vistosamente notando le spalle nude dei suoi genitori adottivi. Umiko che nel tentativo di girarsi andò a sbattere con il faccino sul materasso.

“Heles modera il linguaggio ci sono i bambini!!!” la riprese severa la pittrice con uno sguardo che non ammetteva neanche una replica.

“Ragazze venite di la in cucina, al telegiornale nei titoli introduttivi hanno accennato a una strage che è avvenuta in due abitazioni diverse qui a Tokyo, parlano di animali per come sono ridotte le vittime” rispose ansiosa la guerriera della distruzione. A quelle parole le due si fecero molto serie.

“Arriviamo ci vestiamo e arriviamo immediatamente” le rispose la guerriera di Nettuno. Dopo che ebbe pronunciato queste parole la diciottenne chiuse la porta lasciandole da sole con i loro pensieri. La violinista spostò delicatamente suo figlio nel lettino e gli rimboccò le coperte, poi si infilò la camicia da notte molto simile a un vestitino che le arrivava poco sopra il ginocchio con il corpino ricamato in corrispondenza del reggiseno, il tutto di color pesca, si infilò in seguito le ciabatte e dopo aver preso figlia in braccio si diresse verso la cucina dove Sidia era seduta su una sedia e Ottavia appoggiata alla credenza.

“Una delle mie nipotine preferite come sta?” disse la guerriera di Plutone nel vedere la bambina arzilla seduta su una gamba della madre che agitava le manine verso di lei, segnale con cui la piccola comunicava la sua voglia di cambiare persona da cui farsi coccolare. Aveva sviluppato un interesse ossessivo per i lunghi capelli della bruna con cui amava giocare per ore, usandoli come un mantello fatto su misura per lei, e la donna la lasciava fare volentieri. Dopo circa cinque minuti Heles fece la sua comparsa con in braccio Kazeshi ancora assonnato e si sedette su una delle tre sedie rimaste ancora libere, la ragazza dai capelli verde acqua intanto era dietro alla preparazione dei due biberon per la colazione, solo dopo che avessero messo a tacere i bambini avrebbero potuto fare la colazione in santa pace, altrimenti avevano imparato nei due giorni precedenti Umiko a vederli mangiare iniziava a lamentarsi perché aveva fame e voleva prendere a tutti i costi la pappa dei grandi.  La guerriera dei mari stava provando la temperatura del latte facendone cadere qualche goccia sul dorso della mano quando la giornalista iniziò a introdurre la strage di cui la bruna aveva parlato poco prima mentre erano ancora a letto. Nel servizio fu intervistato il maresciallo della polizia cittadina, che però non aveva ancora nessuna idea del mandante di una strage così, sempre che si trattava di carnefici umani perché i corpi trovati nelle due abitazioni erano in condizioni che avrebbero fatto invidia a qualsiasi film horror che si rispetti, anche a uno del grande Stephen King. I corpi infatti erano martoriati, e il sangue riempiva buona parte della scena del delitto, ed era l’unico punto di contatto tra i tre omicidi avvenuti quella notte nella Megalopoli. Milena senza staccare lo sguardo dalla tv passò i biberon alle sue due compagne di squadra in modo che facessero fare colazione ai bambini. Dopo di che si concentrò, sempre con l’udito rivolto alla televisione, alla preparazione dei loro quattro cappuccini.

Alla fine del telegiornale la prima ad aprire bocca fu Sidia.

“Ragazze cosa ne pensate?” chiese senza tradire alcuna emozione. Fredda e distaccata come sempre quando si trattava di eventuali nemici. Faceva quasi paura, ma loro tre sapevano che non vi era nulla da temere.

“Dite che siano i nostri nuovi nemici?” mormorò la violinista girandosi a guardare il trio, con un moto di apprensione nella voce. Appoggiandosi alla credenza mentre aspettava che fosse pronto il caffè da aggiungere al latte, le mani incrociate al petto.

“Secondo me è prematuro fare un’affermazione del genere, potrebbe essere una banda di spostati che non aveva niente da fare ieri notte…sarebbe meglio stare ad aspettare l’evolversi degli eventi” intervenne Ottavia, e la custode del tempo non poté far a meno di pensare che aveva ragione.

“Che avete intenzione di fare con il resto del gruppo?” chiese Pu.

“Che domande fai? Per me possono anche morire nelle prossime notti come queste persone innocenti, con me hanno chiuso chi ci dice che non vogliono fare del male ai gemelli? Io mi dispiace ma non mi fido assolutamente di loro” sbottò Heles con una nota nervosa nella voce.

“Sono d’accordo con te amore, ma se questo nemico è così devastante come è scritto nella profezia non possiamo farcela solamente noi quattro a proteggerli, abbiamo bisogno dell’aiuto di Sailor Moon e anche delle altre. La situazione Necessita una collaborazione forse ancora più intensa tra i due gruppi” controbatté la violinista, mentre i suoi occhi viravano in un blu cupo divenendo determinati e soprattutto calcolatori. Le parole della ragazza furono accolte da un silenzio che man mano che passarono i minuti divenne fin troppo pesante da sopportare; tutte, la motociclista per prima, sapevano che aveva ragione. Quella battaglia non avrebbero mai potuto combatterla da sole, avevano voluto fare le solitarie già una volta e tutte sapevano come era andata a finire la questione.

“Mamma” mormorò ad un certo punto Ottavia indicandole un punto imprecisato dietro di lei “Il caffè sta uscendo” le parole della bruna sembrarono interrompere quello stato di sospensione in cui erano cadute mentre i bambini succhiavano avidamente il latte dal biberon.

“In ogni caso come ha detto prima Ottavia, se non abbiamo l’assoluta certezza che questi morti tra la popolazione siano causate da eventuali nemici credo sia inopportuno affrontare anche questa questione” disse Sidia afferrando la tazza che le porgeva la compagna prima che quest’ultima portasse a tavola le fette biscottate e la marmellata ai frutti di bosco. La guerriera di Urano si limitò ad annuire duramente mentre finiva di dare la colazione a suo figlio, che gli sembrava decisamente più pesante di circa un’ora prima quando erano arrivati in cucina segno che la crescita non si era ancora fermata.

*    *    *

Una struttura in cristallo viola dalle guglie alte e affilate galleggiava pigramente sopra la città di Tokyo, invisibile grazie a un insieme di incantesimi proibiti e malvagi. Nonostante sembrava essere trapassata da parte a parte dalla luce solare, al suo interno le stanze erano sommerse dalla penombra più completa, i suoi abitanti, i cinque demoni amavano il buio soprattutto quando dovevano riposarsi, non che la luce arrecasse loro qualche danno, anzi.

Nella stanza centrale del castello si ergeva un trono di marmo nero con degli intagli appartenenti a una lingua sconosciuta, da questo partivano dei cristalli del medesimo colore  di quello dello scranno. Poco più sopra un fumo violaceo.

“Mio signore” disse Meinir con un tono fermo, fissando la nuvola violacea, con rispetto ma senza tradire una qualche sorta di timore nei confronti del loro capo. Abbassando lievemente il capo in segno di saluto. A quelle parole la nube violacea si mosse a livello del terreno prendendo una forma vagamente umana, ma al quanto indefinita.

“Meinir, a cosa devo la tua visita? Avete già compiuto l’assalto tu e i tuoi sottoposti?” disse la nube.

“Si mio signore, ma il cristallo violaceo in possesso della mia squadra non ha rivelato la presenza del ricettacolo, abbiamo fallito. Ma continueremo a cercare finché non scoveremo la persona adatta” rispose l’uomo.

“Avete già idea delle prossime vittime?” chiese l’uomo di fumo.

“Si un’idea c’è, abbiamo individuato due ragazze, ora vedremo se procedere durante la notte con l’attacco oppure rischiare e condurre un assalto diurno.” Rispose il biondo platino. “Se ho il vostro permesso andrei a parlare con il resto della squadra” concluse.

“Certo vai pure” rispose la massa informe prima di tornare a levitare sopra al trono della sala. Un attimo dopo la figura in nero era già scomparsa.

   
 
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