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Autore: Night Sins    18/08/2011    3 recensioni
Sei momenti diversi, sei tempi atmosferici diversi, sei baci diversi. Un solo sentimento.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: 5 volte in cui Neal bacia Peter + 1 in cui viene baciato
Fandom: White Collar
Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, sorpresa
Pairing: Peter/Neal, Neal/sorpresa
Rating: PG
Genere: fluff, romantico
Avvertimenti: oneshot, slash
Timeline non c'ho pensato. Irrilevante, direi, potrebbe esser pure post cavigliera... xD
Spoiler nope
Conteggio Parole: 1632 
Betareader: ♥ ♥
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale.
Note: uhm... e dato che sono coerente, sapevo che prima o poi avrei scritto pur io una 5volte+1. Anche se in realtà volevo solo scrivere delle fic su vari 'tempi atmosferici' (auto-prompt che non ricordo da dove ho preso)... xD
(Per la 'sorpresa'... seriamente, non è così 'sorpresa', ma vabbeh... xD)



La prima volta fu per divertimento.
Erano appostati sotto un hotel di secondo ordine; Neal non aveva fatto altro che sbuffare e lamentarsi, tanto che Peter aveva cominciato a pensare che obbligarlo a quel lavoro era più una punizione per sé stesso che per il truffatore. Così aveva chiuso gli occhi, solo per un attimo, nella speranza di prevenire il mal di testa che già stava avanzando, quando all'improvviso ci fu il tanto agognato silenzio.
Pochi attimi dopo, una folata di vento gelido lo colpì con violenza.
Peter aprì di scatto gli occhi e si voltò, solo per vedere il posto passeggeri vuoto e lo sportello della propria auto aperto. Allarmato, uscì.
Neal era pochi metri più avanti, guardava in alto con le braccia rivolte al cielo. Sembrava quasi uno di quei santi nei dipinti rinascimentali che amava tanto; aveva perfino la stessa espressione estasiata.
Poi qualcosa gli cadde su una guancia, qualcosa di lieve e freddo. Si toccò il punto colpito, solo per sentire una goccia d'acqua. Alzò gli occhi a sua volta, giusto in tempo per vedere un piccolo, candido fiocco di neve precipitare esattamente tra i suoi occhi. "Nevica", disse, senza preoccuparsi di aver detto un'inutile ovvietà.
Neal si voltò verso di lui, sorridendo. "Nevica", ripeté.
"Dobbiamo rientrare in macchina", disse ancora Peter.
"Non fare il guastafeste", lo riprese il truffatore, pur senza perdere il tono divertito e infantile.
"Dovremmo fare un appostamento, la cosa implica il non farsi vedere."
Neal lo raggiunse e gli prese le mani. "Se qualcuno ci vedrà, potresti far finta di arrestarmi", disse, mettendo le mani dietro la schiena e portando con sé quelle dell'altro. In cambio ricevette solo uno sguardo scettico.
"Oppure, potremmo pretendere di essere una coppietta che si gode questa romantica serata", terminò contro le sue labbra. Questa volta la risata era in parte maliziosa.
Peter guardò oltre la sua spalla, verso il ristorante tailandese che dovevano sorvegliare, e lo strinse di più a sé. Si abbassò a parlare al suo orecchio.
"Se ci ammaliamo, spiegherai tu a El perché non potremo andare alla sua festa, domani."
Neal si liberò dall'abbraccio e si allontanò un poco, continuando a tenerlo per mano. "È fantastico, honey", gridò all'improvviso. "Grazie mille", aggiunse e gli si gettò al collo, stringendolo forte.
"Bel modo per non attirare l'attenzione", sussurrò il federale.
"Il migliore" rispose Neal, mentre sentivano dei brusii dalla gente attorno a loro; alcuni che si lamentavano solo dello spavento preso, altri la cui parola più gentile era stata 'froci'.
"Visto? Nessuno ha pensato nemmeno per sbaglio che potessimo essere federali."
"Tu non sei un federale", precisò Peter.
"Non è questo il punto."
Il più grande sbuffò. "Torniamo in macchina."
"Ma..."
"Neal!"
"OK", disse il ragazzo. Si sporse in avanti e lo baciò sulle labbra. "Ora possiamo andare."


La seconda volta, fu un'idea ispirata dal tempo.
Aveva piovuto ininterrottamente per molte ore, aveva fatto una caritatevole, quanto breve, pausa verso le due del pomeriggio e poi aveva ripreso a diluviare.
Era una giornata davvero deprimente.
E non bastava il tempo atmosferico a far desiderare di cancellare quella data dal calendario, Peter poteva aggiungerci anche la fuga del loro sospettato numero uno in un caso di frode bancaria che gli stava mettendo molta pressione.
"Peter? Mi ascolti?" chiamò Neal.
"Oh, sì. Dicevi?"
"Un passaggio, fino a casa. L'ombrello me lo ha distrutto il vento prima che rientrassi dalla pausa pranzo", ripeté il ragazzo, scocciato.
"Oh, sì, certo che sì."
*
Peter parcheggiò proprio davanti alle scale della villa di June, la pioggia cadeva ancora fitta. Aprì la portiera e l'ombrello, e poi scese, raggiungendo velocemente il lato di Neal, che stava scendendo.
"Wow, un vero gentleman", constatò il truffatore, divertito.
"Muoviti prima che cambi idea."
Neal chiuse lo sportello dell'auto e si avviò con lui. Una volta in cima alle scale, si fermò pria di raggiungere il portone e si girò a guardare Peter.
"Grazie", disse e posò la mano su quella dell'altro che teneva l'ombrello, abbassandolo in modo da schermarli alla vista della strada. Sorrise prima di allungarsi per baciarlo.
Senza dire altro, Neal entrò in casa.


La terza volta non fu tutta colpa sua.
Il sole era sbucato all'improvviso da dietro una nuvola, quasi accecando Peter che stava 'controllando di nascosto' che l'appuntamento di sua moglie fosse solo una cosa di lavoro. ("Mi fido di lei", aveva detto quando Neal gli aveva chiesto spiegazioni, "è lui che non mi piace per niente.")
"Accidenti!" esclamò l'uomo, allontanandosi dalla propria postazione e passandosi una mano sugli occhi.
Neal rise appena, andandogli davanti e prendendogli il volto tra le mani. Lo fece abbassare un poco e soffiò sulle sue palpebre chiuse.
"Meglio?" domandò.
"Un po'", concesse l'altro, sorridendo.
E, sul serio, Neal non aveva colpa se gli veniva voglia di baciarlo ogni volta che sorrideva in quel modo. L'unica accusa che gli si poteva muovere era quella di non sforzarsi troppo di resistere a quella tentazione.
Quando si allontanò, si tolse il cappello e, rigirandolo tra le dita, lo posò sulla testa di Peter.
"Così non corri più nessun rischio", lo informò con un sorriso radioso.


La quarta volta fu totalmente e incondizionatamente colpa di Peter.
Il tempo non era stato clemente per molto. La fitta pioggia che era ripresa si era trasformata in una ancora più terribile grandinata.
Gli ombrelli furono ben presto inutili e i due uomini corsero verso il più vicino riparo.
"Ci mancava solo questa", sbuffò Neal, chiudendo il proprio ombrello.
"Già... Almeno siamo vicino a casa, se smette un po' possiamo fare una corsa."
"Sicuro di farcela?" lo provocò il più giovane, alzando la voce per sovrastare il rumore della grandine.
"Se vuoi facciamo una gara e vediamo chi è messo peggio, nonostante l'età", propose il federale, alzando a sua volta il volume.
"Non voglio approfittarmene troppo", rispose Neal con l'aria di aver fatto un'azione estremamente magnanima.
"Ovviamente", replicò Peter con una smorfia simile a un sorriso.
Restarono in silenzio per alcuni minuti, mentre la grandine non sembrava accennare a diminuire.
"Però", cominciò Neal ad un certo punto, pensieroso. "Questa tettoia non mi sembrava così grande da..."
Il truffatore si guardò intorno e notò solo in quel momento la mano dell'altro poco sopra la sua spalla, appoggiata al muro dietro di sé. Alzò quindi la testa; come aveva immaginato, data la sporgenza delle tegole, gli schizzi sarebbero dovuti arrivargli almeno a metà gambe.
Si spostò quindi a guardare Peter, davanti a sé, che stava osservando la strada e borbottava, probabilmente contro il cielo. All'improvviso si voltò verso Neal, il quale lo osservava e sorrideva, a metà tra il divertito e l'adorante.
"Cosa c'è?" domandò il federale, perplesso.
Il giovane scosse la testa. "Sei pazzo", disse soltanto sempre sorridendo e gettandogli le braccia al collo, per attirarlo contro di sé.
Neal passò le dita tra i capelli bagnati dell'altro, cercando di liberarli da un po' d'acqua. Non riusciva a smettere di sorridere, anche se credeva di sembrare un idiota in quel momento.
"Vuoi baciarmi o no?" domandò ancora Peter, divertito.
Neal non se lo fece ripetere una seconda volta e annullò la breve distanza che separava le loro labbra.


La quinta volta fu davanti a testimoni, più o meno.
Peter, Neal e buona parte degli agenti dei White Collar erano all'inseguimento dell'ennesimo truffatore, quando questi sparì alla vista aiutato dalla nebbia che stava scendendo.
In poco, non poterono vedere oltre una decina di metri.
"Dannazione" esclamò Peter, arrabbiato, e poi emise un gemito di dolore.
"Peter!" chiamò Neal, tornando velocemente indietro. "Tutto bene?" domandò quando gli fu accanto.
"Sì... credo" rispose con un sospiro. "Nella corsa devo aver messo male il piede."
Il truffatore gli prese il braccio e se lo portò oltre le spalle.
"Cosa..."
"Tranquillo, con questa nebbia nessuno vedrà che ti sei lasciato aiutare da un criminale", rispose Neal, divertito.
"Scemo", disse Peter, stringendosi di più a lui.
Il più giovane sorrise. "Pensavo mi reputassi una persona sveglia e intelligente."
"Ogni tanto posso sbagliarmi."
"E' bello sentirtelo dire", confidò Neal, cingendolo anche con il braccio libero e, dopo un breve controllo al bianco intorno a loro, baciandolo.
"Se questa è la ricompensa..."
"Capo, Caffrey!" Jones lo interruppe e Neal si voltò velocemente verso l'altro agente, vedendolo apparire dalla nebbia. "Diana l'ha preso! Cosa è successo?" domandò subito dopo.
"Niente, solo una storta, probabilmente", rispose Peter. "Arriviamo."


Quella volta, invece, Neal fu preso di sorpresa.
Era domenica mattina, l'aria ancora frizzante e ventilata nonostante fosse già iniziata la primavera e il sole splendeva nel cielo limpido.
Il truffatore stava passeggiando per il parco lì vicino, una volta tanto senza pensieri.
Non era abituato a ciò; a vivere, semplicemente, senza preoccuparsi di niente, senza doversi guardare le spalle... Sembrava un sogno.
Sorrise e chiuse gli occhi, mentre una folata di vento più forte del solito lo colpì piacevolmente sul viso.
"Qualcuno ha perso qualcosa?" domandò Elizabeth alle sue spalle.
Neal si voltò perplesso e vide la donna con un fedora in testa - il suo fedora, lo aveva riconosciuto, ma lo stesso si portò una mano sui capelli, per constatarne l'assenza - e Peter accanto a lei, che le teneva la mano.
"Ehi," li salutò sorridente, "ti sta bene."
"Grazie", rispose lei con un mezzo inchino.
"Ti sta bene," si intromise Peter, "ma, hon, non iniziare anche tu con quei cappelli!"
Elizabeth rise. Quando si riprese, guardò il marito e gli sorrise indulgente. "Tranquillo," cominciò togliendosi il cappello, "basta uno che fa la collezione di fedora", terminò posandolo sulla testa del legittimo proprietario.
Si allontanò un poco per osservare il ragazzo nel complesso, con aria critica. "Sì, è okay. Io al massimo, magari, gliene fregherò uno ogni tanto, per divertimento. E' per questo che esiste la famiglia", disse ancora sorridendo e poi tornò a fare un passo avanti, si alzò sulle punte e gli posò un bacio sulle labbra. "No?"
   
 
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