Anime & Manga > Bleach
Ricorda la storia  |      
Autore: rhys89    20/08/2011    1 recensioni
La competizione può essere un bene o un male.
Può aiutare a migliorarsi, o avvelenare il sangue.
E poi può servire a creare una maschera.
Perché la competizione, in fondo, può nascondere tante - troppe - cose.
«Pensavo che mi volessi morto.» Secco, lapidario. Se Byakuia voleva mettere alla prova i nervi di Abarai, quello era decisamente il metodo giusto.
Ma il tenente in questione non si fece scoraggiare. Anzi, accentuò quel sorrisetto, guardandolo come se, per una volta, fosse un passo avanti a lui.
«Eppure ve l’avevo detto:» gli ricordò «se voi moriste, io non avrei più una ragione per diventare più forte.»
Silenzio. Poi «È solo per questo, Renji?» chiese.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Renji Abarai, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Angolino dell'autrice

Salve gente! ^-^
Solo due paroline veloci veloci per presentarvi questa storiella, poi me ne vado, giuro! :P
Allora, innanzitutto la localizzazione: la storia, prologo escluso, si svolge in un periodo indefinito posteriore (ma non di molto) alla saga della Soul Society, alla fine della quale Byakuia era rimasto gravemente ferito per salvare Rukia.
Altra cosa importante da dire riguarda il prologo: la scena descritta è realmente presente nel manga, e precisamente all'inizio del capitolo 181 intitolato E la pioggia smise di cadere; io mi sono limitata ad inserire poche riflessioni.
Ho deciso di suddividere questa storia in 4 capitoli più un prologo per motivi puramente estetici (e perché i capitoletti sono talvolta piuttosto scollegati tra loro), ma la pubblico tutta insieme perché era nata come one-shot. In pratica sono dei paragrafi ù.ù *fiera di aver finalmente trovato la parola che cercava da dieci minuti*
Credo di non avere altro da dire, quindi ringrazio in anticipo chiunque leggerà e/o commenterà e concludo con i disclaimer: non detengo i diritti sulla serie né sui personaggi e non guadagno nulla a scriverci sopra.

Buona lettura a tutti! ^_^

Taichou

Prologo

Dopo la feroce battaglia per l’Hougyoku, che aveva privato il Gotei 13 di tre dei suoi capitani, due persone della sesta brigata conversavano tranquillamente.
«Tu probabilmente speravi che io fossi morto.» Aveva detto Byakuia, lo sguardo perso in qualche punto indefinito fuori dalla finestra.
«No.» Aveva risposto subito Renji, senza esitare. «Se voi foste morto, io non avrei più avuto una ragione per diventare più forte.» Aveva aggiunto, come per spiegarsi.
Calò il silenzio in quella stanza d’infermeria del terzo piano. Nessuno dei due, tenente e capitano, sembrava avere altro da dire.
Renji osservò l’uomo che da tanto – troppo – tempo cercava di raggiungere, costretto a letto da ferite troppo gravi persino per lui. Sarebbe sembrato quasi fragile, se mai tale aggettivo avesse potuto riferirsi a Byakuia Kuchiki. Poi, improvvisamente, si riscosse da quello stato di contemplazione – che sicuramente non era passato inosservato – e parlò di nuovo.
«Taichou, io…»
Ma venne subito interrotto da un turbine arancione decisamente agitato.
«RENJI!!» Aveva urlato Ichigo dalla finestra a cui si era affacciato.
Stava cercando Rukia: a quanto pareva era sparita nel nulla.
Quando lo shinigami-daiko li liberò dalla sua fastidiosa presenza, portò via con sé quelle parole non dette, che forse non avrebbero avuto altra occasione di prendere vita.

Capitolo 1

Il capitano Kuchiki combatteva come una furia. Erano ore che combatteva come una furia, fermandosi a malapena per respirare.
Non che la cosa fosse poi così strana, in effetti: quei bastardi avevano quasi ucciso Rukia, era ovvio che gliel’avrebbe fatta pagare personalmente.
Eppure anche un guerriero come lui, prima o poi, doveva fare i conti con i propri limiti.
«Taichou!!» Urlò Renji.
Ma la sua voce, per quanto forte, fu ben presto inghiottita dal clangore della battaglia. Non importava, comunque. Non adesso.
Il luogotenente abbandonò la propria postazione, contravvenendo agli ordini – e forse lo avrebbero anche punito per questo – e si lanciò verso il proprio capitano, svenuto.
Un nuovo grido uscì dalle sue labbra, anch’esso soffocato, e subito dopo un enorme serpente d’ossa si sprigionò dalla sua zampakuto.
Si avventò contro il nemico in una mossa quasi disperata, che probabilmente aveva il solo scopo di permettere al ragazzo della quarta divisione di soccorrere Byakuia.
Poi vento e polvere oscurarono la scena, impedendo a chiunque di osservare ancora.

Capitolo 2

L’infermeria della quarta divisione era un luogo quasi completamente bianco.
Bianchi i letti, bianche le coperte, bianchi i soffitti.
Erano bianchi persino i volti di coloro che ci lavoravano, pallidi per non aver visto quasi mai la luce del sole.
A Byakuia piaceva il bianco, lo riteneva un colore nobile.
Fatto sta che risvegliarsi in un luogo diverso da quello in cui era – e da cui lo avevano allontanato senza il suo consenso – lo aveva irritato non poco.
«Kuchiki-san, si è svegliato!» Esclamò qualcuno alla sua sinistra.
«Com’è finita la battaglia?» Chiese, pacato. Che fosse già finita lo aveva immaginato da solo: stando alla faccia sollevata di quel ragazzino doveva aver dormito parecchio.
«Abbiamo vinto, signore. I rinforzi sono arrivati in tempo.» Rispose infatti Hanatarō.
«Perdite?»
«Nessuna, signore. Il tenente Abarai era rimasto ferito, ma si è ripreso in fretta.»
«Rukia come sta?»
«Anche lei sta bene, signore. È uscita giusto un momento fa.»
Solo allora Byakuia notò la sedia di fianco al suo letto e la coperta raggomitolata su di essa. Rukia doveva essere rimasta a vegliarlo tutta la notte.
«Voglio uscire di qui.» Disse soltanto.
E anche se aveva usato il solito tono pacato, Hanatarō sapeva bene che quello era un ordine.
«Certo, signore. Mi lasci solo farle un’ultima visita per accertarmi della sua salute.»

Capitolo 3

Era una bella giornata di sole nella Soul Society, ma gli shinigami non potevano permettersi di oziare: oltre alle solite, innumerevoli, mansioni burocratiche e non, in quei giorni dovevano anche sistemare i danni provocati dall’ultimo scontro.
Per questo Byakuia pensava di non incontrare nessuno lungo il tragitto che portava alla sua villa – perché Unohana in persona aveva insistito che si riposasse per qualche altro giorno, e nessuno dice di no a Unohana.
Ma naturalmente tutti possono sbagliare.
«Ehilà, Byakuia-san!» Lo chiamò infatti una voce a lui nota.
Lo shinigami sollevò appena il mento verso il tetto vicino, su cui si vedeva una persona sdraiata placidamente con un filo d’erba in bocca.
«Kyōraku.» Rispose al saluto con un cenno della testa.
«È proprio una gran bella giornata oggi, non trovi?» Chiese lui, voltando di nuovo il viso verso il sole e chiudendo gli occhi in un’espressione totalmente rilassata.
Rimase in silenzio qualche secondo, poi riprese a parlare.
«So che ti hanno appena dimesso dall’infermeria.»
«Sì.»
«Ti sei ripreso in fretta, tutto sommato, viste le condizioni in cui eri quando ti hanno portato lì.»
Byakuia non rispose: sapeva da sé di aver rischiato molto. Di nuovo.
Kyōraku si voltò a guardarlo, con l’onnipresente sorriso ancora ben saldo sul volto.
«Sai, Byakuia-san, sei fortunato ad avere un tenente come Abarai.» E si fermò. Forse si aspettava una qualche domanda, ma uno sguardo interrogativo fu il massimo che riuscì ad ottenere dall’altro, quindi proseguì. «Se non fosse stato per lui, Hanatarō non sarebbe mai riuscito a portarti via in tempo dal campo di battaglia.»
Non ci fu modo di aggiungere altro, se pure qualcuno avesse avuto altro da dire, perché Nanao Ise corse verso di loro con una pila di fogli sottobraccio e lo sguardo omicida.
«Taichou! Dove vi eravate cacciato? Dovete firmare queste carte, poi stilare i nuovi turni della divisione, parlare con Yamamoto-sama…»
«Ma Nanao-chan, è una giornata così bella!» Piagnucolò lui. «Perché invece non ti metti in costume e vieni sul tetto a prendere il sole con me? Noi due, soli soletti?»
Byakuia non sentì mai la risposta della tenente, perché aveva approfittato della situazione per congedarsi silenziosamente.
E mentre tornava a villa Kuchiki si ritrovò a pensare a quanto Kyōraku gli aveva detto: allora non si era immaginato tutto.

Capitolo 4

Era quasi arrivato ai confini del Gotei 13, quando si sentì chiamare per la seconda volta.
«Taichou!» Aveva esclamato Renji, andandogli incontro con delle assi sottobraccio. Evidentemente era stato assegnato alla ricostruzione del cancello.
«Abarai.» Lo salutò Byakuia, fermandosi ad aspettarlo: in fondo quell’incontro fortuito non gli dispiaceva.
«Vi siete ripreso.» Commentò il suo tenente, osservandolo col solito sorriso strafottente.
«Dicono sia merito tuo.» Disse invece lui, cogliendolo di sorpresa. Tanto che per qualche secondo calò il silenzio.
«Ho fatto solo il mio dovere.» Rispose poi Renji, scrollando le spalle.
«Pensavo che mi volessi morto.» Secco, lapidario. Se voleva mettere alla prova i nervi di Abarai, quello era decisamente il metodo giusto.
Ma il tenente in questione non si fece scoraggiare. Anzi, accentuò quel sorrisetto, guardandolo come se, per una volta, fosse un passo avanti a lui.
«Eppure ve l’avevo detto:» gli ricordò «se voi moriste, io non avrei più una ragione per diventare più forte.»
Silenzio. Poi «È solo per questo, Renji?» gli chiese.
«Se ci fosse altro, farebbe differenza?» Domandò in risposta.
«No.» Nessuna esitazione, nessuna speranza.
Il rosso lo guardò un momento, e il sorriso sul suo volto cambiò a poco a poco: da strafottente si fece rassegnato.
Byakuia non credeva di aver imparato a conoscerlo così bene.
«Come immaginavo. Buona giornata, taichou.» E detto questo si congedò, tornando al suo lavoro.
«Buona giornata, Renji.» Rispose al vento, mentre la schiena del suo tenente si faceva sempre più lontana.
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: rhys89