E Poi Le Sue Labbra
La luna splendeva nel cielo, invadendo Konoha con i sui raggi argentati che rendevano l’oscurità un po’ meno malvagia. Anzi, era tutt’altro, così tranquilla e serena, quasi fiabesca.
Eppure qualcuno si addentrava irrequieto per i corridoi silenziosi di villa Hyuuga, in cerca di un riparo. Con passo silente, l’erede della casata principale si dirigeva verso la porta scorrevole di carta-riso dietro cui si nascondeva, forse, la sua salvezza.
Il panello di carta riso si mosse lasciando che l’esile figura oltrepassasse la soglia.
“Neji nii-san ?” ancora il panello scorrevole si mosse, ma questa volta dietro la fanciulla, mentre con passi leggeri si avvicinava al futon disteso per terra e occupato da un ragazzo dagli occhi di ghiaccio, che la guardavano con confusa rassegnazione. Non capiva perché da lì a un mese sua cugina si rintanava tra le sue braccia tremante e spaventata,senza alcuna ragione apparente. Fin da bambini la Hyuuga, non aveva mai temuto il buio a differenza di molti bambini e lui stesso, quindi cosa potesse spaventarla così tanto?
“Qualcosa non va, Hinata? Vieni andiamo in cortile” propose il cadetto prendendola per mano e guidandola fuori la stanza.
Non le aveva dato del lei, ma soprattutto non aveva usato nessun suffisso. Perfettamente inutile dato che erano soli. Ormai, era normale avere quella confidenza, lontano da occhi indiscreti.
“Hinata cosa ti tormenta?” erano seduti sotto il portico, Neji, l’abbracciava dolcemente, quasi a dispetto del suo tono sempre freddo, voleva proteggerla “Sai, per una volta, non riesco a capire!”
“Ho paura di… di restare” lei abbasso lo sguardo stringendosi ancor più al cugino “…sola”
Neji aveva capito di cosa parlava, lo sapeva più che bene. Era passato più di tre anni e pure Naruto non aveva avuto la decenza di andare a parlarle, non aveva chiarito, non le aveva detto nemmeno, “Grazie”. Riusciva a sentire il freddo, il gelo dentro di lei, nonostante fosse estate inoltrata, ed il caldo afoso predominasse su tutto. Lo sentiva, perché il freddo di Hinata era il suo freddo, perché il dolore di Hinata era il suo dolore. La amava, la amava da impazzire. E non poteva fare a meno di lei. Non riusciva a sopportare la sua sofferenza, causata da quel dobe. Non poteva sopportare…
“Neji, tu resterai con me?” Hinata lo aveva appena sussurrato, ma lui era riuscito a sentirla.
Non sapeva come fosse successo, era accaduto tutto così in fretta. L’unica cosa che sapeva, e contava, al momento erano le sue labbra su quelle della cugina. Così morbide, lisce, delicate, carnose, al gusto di arancio. “Non ti lascerò amore mio. Non voglio lasciarti” questo non era da lui, e in un'altra situazione, sicuramente, non avrebbe mai osato esporsi così tanto. Ma, lei era Hinata, e avrebbe capito.
“Ti amo anch’io, Neji” E poi le sue labbra.
Sawako