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Autore: Halley Silver Comet    21/08/2011    3 recensioni
Il Regno di Cefiro è pervaso dalla pace e dalla serenità. Hikaru, Umi e Fu, le tre salvatrici di questo mondo così lontano, sono tornate alla loro vita di sempre, inconsapevoli di cosa sta riservando loro il destino...
Per festeggiare l'uscita della ristampa del celebre capolavoro delle CLAMP, vi propongo questo mio piccolo lavoro.
[N.B. Questa storia è basata solo sul manga e non tiene conto minimamente dell'anime]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ascot, Clef, Ferio, Lantis
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Canto III

Veritatis Ventum


Ferio si stava divertendo a lanciare in aria, per poi riprendere al volo, una monetina argentata. Testa o Croce? Testa: lo specchio avrebbe parlato da solo. Croce: avrebbe avuto bisogno di un piccolo, come dire, incoraggiamento.
L’ex-principe di Cefiro adorava fare le cose testa sua, e così era andata anche quella volta: a nulla erano valsi i tentativi di ragguaglio sulla situazione da parte di Lantis. Egli aveva già affrontato la prova e i suoi consigli sarebbero stati preziosi, ma Ferio non aveva voluto saperne. Quella era la sua sfida. La stanza, come al solito, era silenziosa e immersa nella sua surreale atmosfera. Lo specchio era lì. L’unica differenza che si sarebbe potuta notare constava nella lucentezza della biglia rossa, mentre quella verde e quella blu erano rimaste opache.
Il ragazzo lanciò per l’ennesima volta la monetina e la riprese chiudendola con uno scatto tra i palmi delle mani: aveva avvertito che quello sarebbe stato il lancio definitivo.
Dopo interminabili mesi avrebbe rivisto Fu, il suo bel Cavaliere del Vento.
Al suo ritorno, Lantis aveva annunciato la sua intenzione di trasferirsi definitivamente sulla Terra, per stare accanto ad Hikaru. Tale notizia aveva suscitato tanto lo sconvolgimento dei suoi amici, tanto la completa condiscendenza di Clef, da rendere quasi buffo il contrasto di toni della combriccola.
Il monaco sapeva tutto, Ferio ne era certo, la sua reazione era stata fin troppo tranquilla. Dunque, chissà se nel progetto di chicchessia sarebbe rientrata anche l’eventualità del suo trasferimento… Una vita assieme a Fu, sulla Terra. Prospettiva niente male.
Qualche sera addietro, aveva sentito Lantis e Clef discutere sulle conseguenze che avrebbe portato l’abbandono di Cefiro, prima fra tutte, l’accorciamento della vita.
Lo spadaccino non era rimasto minimamente turbato dalla notizia e Ferio stesso aveva pensato che non fosse nulla di grave.
Avrebbe avuto meno tempo a disposizione, era vero, ma lo avrebbe trascorso assieme a Fu, come desiderava.
Fin dal primo momento che aveva parlato con il Cavaliere del Vento, l’ex-principe di Cefiro aveva intuito di aver davanti una ragazza fuori dall’ordinario.
All’apparenza fredda, distaccata e calcolatrice; in realtà dolce, sensibile ed intelligente.
Ferio sospirò e riportò l’attenzione sulla monetina. Lentamente, schiuse i palmi, lasciando intravedere il dischetto argentato.
Croce.
Perfetto, così significava che il ragazzo avrebbe dovuto fare qualcosa. Ma cosa? Magari una cosa straordinaria o magari una cosa semplice. Testa o Croce.
Ferio rilanciò la monetina, ripetendo il medesimo rituale.
Di nuovo Croce.
“Una cosa semplice, una cosa semplice… Semplice…”
Mentre rifletteva, nella sua mente scorrevano i ricordi dei momenti passati con Fu. Gli sguardi, i sorrisi, le semplici carezze…
L’ex-principe fissò la biglia verde: forse, avrebbe dovuto semplicemente sfiorarla, come la prima volta.
Tese la mano e accarezzò la sferetta verde. Esattamente come era accaduto con quella rossa, la biglia verde si staccò dallo specchio e prese a vorticare su se stessa, inondando la stanza di luce smeraldina.
Una lieve brezza, sollevatasi dal nulla, scompigliò i capelli del giovane, il quale seguiva attentamente i movimenti della sfera.
All’improvviso, un bagliore accecante costrinse Ferio a chiudere gli occhi e a coprirsi il viso con un braccio per qualche secondo. Quando fu certo di poterlo fare, il ragazzo spostò l’arto e si trovò davanti una specie di elfo: lo Spirito del Vento si era manifestato.
Era biondo, con lunghi capelli e un vestito color sottobosco, inoltre aveva un portamento elegante e raffinato.
“Salve, Ferio di Cefiro.”
-E tu saresti?- chiese il giovane, volendone apprendere di più.
“io sono il Vento, dipendente dal Cavaliere dalla bionda chioma.”
“Fu!” pensò Ferio.
“Sei pronto, principe, alla tua prova?”
-Non sono più un principe. Il vecchio sistema della Colonna è stato abolito.- spiegò il giovane, asciutto.
“Si può essere principi anche solo nell’animo.” lo corresse l’Elemento, con la sua voce flautata.
Quello Spirito aveva la stessa indole di Fu, perspicace e puntigliosa. Quindi non si sarebbe potuto certo escludere che l’Elfo avesse un legame con la ragazza.
-Ebbene, Spirito, cosa devo fare?- chiese Ferio, con la sua solita praticità: amava arrivare subito al nocciolo della questione.
“Quanta fretta, principe! Non mi hai ancora risposto:sei pronto ad affrontare la tua prova?” ripeté l’Elfo una seconda volta.
Il ragazzo osservò l’Elemento: sebbene fosse fermo i suoi abiti erano leggermente svolazzanti, come se fosse circondato da una brezza impercettibile a chiunque altro.
Quale prova lo avrebbe atteso? Lantis era tornato vivo e vegeto dal suo confronto e di sicuro il giovane ex-principe non era meno valoroso dello spadaccino.
Cosa avrebbe dovuto aspettarsi? Quasi si pentì di non aver chiesto maggiori informazioni a Lantis… Ma cosa stava dicendo?
Qualunque cosa ci sarebbe stata ad attenderlo, egli l’avrebbe affrontata con coraggio e la sua solita scaltrezza. D’accordo, non aveva più il titolo di principe di Cefiro, ma nelle sue vene scorreva sangue reale, sangue di guerrieri, sangue di temerari.
Sua sorella Emeraude aveva affrontato il suo terribile destino a testa alta, sebbene sapesse quanto sarebbe stato doloroso dire addio al suo mondo. Una vera principessa.
Ferio strinse la mano sul pomo dell’elsa della spada e si decise a parlare: -Sì, sono pronto.-
“E allora, principe Ferio, che abbia inizio la tua prova con lo Specchio dei Sogni.” Annunciò l’Elfo, solenne.
“Lo Specchio dei Sogni!” pensò Ferio “Non è solo una leggenda! Esiste davvero, ma chi l’avrà portato qui?”
“Non è questo il momento di porsi domande.” fece lo Spirito, intercettando i pensieri del ragazzo.
-Sai leggere nel pensiero?- domandò Ferio, sorpreso fino ad un certo punto.
“Io sono il Vento e appartengo al Cavaliere al quale tu sei legato. Non c’è bisogno di leggere i tuoi pensieri, per sapere quali impressioni affollano la tua mente.”
Ancora una volta, il giovane venne spiazzato dall’incredibile affinità di ragionamento che accomunavano Fu al suo Elemento.
Il ragazzo sorrise, scuotendo la testa.
-D’accordo, signor Vento. Mostrami la via.-
L’Elfo avanzò verso il giovane e quando gli fu davanti alzò un braccio teso in aria.
Un leggero e piacevole venticello cominciò a carezzare la pelle del viso di Ferio: era così dolce e così delicato…
“Segui il tuo cuore e permetti alla verità di entrarvi, trovando rifugio sicuro.”
Lo Spirito mosse il braccio alzato e la brezza si fece più insistente, agitandosi vorticosa intorno al ragazzo che decise di cedere a quella nenia rilassante, il canto del Vento. Chiuse gli occhi e cadde nell’oblio.

Un gruppo di studenti gli tagliò la strada e mancò davvero poco che Ferio perdesse l’equilibrio.
-Guardate dove correte!- gridò loro dietro.
Ma i ragazzi non si fermarono e non lo degnarono nemmeno di uno sguardo.
-Che razza di incivili.- borbottò a mezza voce.
Poi cominciò a guardarsi intorno, meravigliato. Le strade erano strane e ricoperte di uno strano materiale nero; la gente era rinchiusa in degli strani marchingegni con le ruote. Altissimi palazzi grigi svettavano verso il cielo e un’insolita costruzione di ferro bianco e rosso stava composta in mezzo a loro.
“Ma dove sono finito?” si chiese.
Fermò un passante, uno di quelli che andava a piedi correndo da un incrocio all’altro.
-Mi scusi, buon uomo, mi sa dire dove mi trovo?-
Il signore lo guardò scettico e sistemandosi gli occhiali sul naso disse: -Giovanotto, mi stai forse prendendo in giro? Sei a Tokyo, dove altro vorresti essere?-
Ferio aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono.
Senza perdere altro tempo, l’uomo si allontanò in tutta fretta scuotendo la testa e biascicando qualcosa contro la gioventù allo sbando dei tempi moderni.
L’ex-principe di Cefiro, rimasto impalato sul solito marciapiede, finalmente capì dove era arrivato: a Tokyo, la città di Fu. Ma come avrebbe fatto a trovarla? Il Cavaliere biondo gli aveva sempre raccontato di quanto fosse immenso il posto in cui viveva.
Mentre era impegnato in queste riflessioni, alle orecchie di Ferio giunse nuovamente quella specie di ninna-nanna che aveva già udito su Cefiro. Proveniva dalla torre, che fosse quello il luogo dove avrebbe dovuto recarsi?
Approfittando del fatto che un folto gruppo di persone stessero attraversando l’incrocio che aveva davanti, il giovane si affrettò a disperdersi in mezzo a loro, così da arrivare dall’altro lato della strada.
La nenia si faceva sempre più forte, man mano che il ragazzo si stava avvicinando alla struttura ferrata. Si fermò un attimo a scrutarla. Tante volte Fu gli aveva raccontato di come fossero state improvvisamente prelevate dal piano più alto, quello concesso ai visitatori, per essere proiettate su Cefiro. Mentre pensava a tutto ciò, Ferio non poté fare a meno di notare quanto fosse singolare la coincidenza che lo aveva portato lì. Sempre che si trattasse di coincidenza.
All’improvviso, il canto si arrestò, facendo ridestare il ragazzo.
Ora come avrebbe fatto a trovare Fu? La sua Fu, il Cavaliere del Vento. Era un bel problema, non sapendo minimamente da dove cominciare a cercarla. Ma l’attimo di smarrimento durò poco, in quanto, in lontananza, scorse ben presto un’esile figura dai corti capelli biondi arricciati e un paio di occhiali tondi. Fu!
Non era sola: accanto a lei c’era un’altra ragazza, più alta e con i capelli più lunghi, sebbene le somigliasse tantissimo.
Ferio si precipitò immediatamente da loro.

-Per fortuna, oggi, ho un po’ di tempo e sono potuta venire con te per comprare quei deliziosi dolcetti!- commentò allegramente Ku.
-Ogni tanto è anche giusto che venga a comprarteli di persona!- le fece notare la sorella con la sua calma razionale. -Non che mi dispiaccia farlo per te, ma…-
-Fu!-
Sentendosi chiamare, la ragazza si voltò, rimanendo di sasso.
Non poteva essere… Quello era Ferio! Abbigliato in maniera diversa dal solito, molto più simile alla moda terrestre, ma sempre con il suo codino e la cicatrice ben in evidenza sul naso.
-Ferio?- esclamò ad alta voce, sorpresa.
-Conosci quel ragazzo?- le domandò Ku, anch’ella un po’ meravigliata.
-Oh, è una lunga storia.- tagliò corto la ragazza.
In quel momento, il giovane arrivò davanti alle due sorelle.
-Che ci fai qui?- gli domandò Fu, stranita.
-Sempre sulla difensiva, eh? Non credi che un “Come stai?” sarebbe più appropriato? Sono solo svariati mesi che non ci vediamo…- fece il ragazzo, riprendendo un po’ di fiato.
-Allora è già diverso tempo che vi frequentate?- constatò Ku, traendo le sue conclusioni.
-Be’, non è proprio così...- cominciò Fu, un po’ in imbarazzo.
-Più o meno.- rispose a sua volta Ferio, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del Cavaliere del Vento.
-Ah, credo di aver capito.- fece la sorella maggiore, lanciando uno sguardo divertito ad entrambi i giovani.
-Comunque io sono Ku, la sorella maggiore di Fu.-
-Io sono Ferio, piacere di conoscerti!- rispose affabilmente il ragazzo.
-Oh, ma guarda, mi sono appena ricordata di avere un impegno importante! Bene, sorellina ci vediamo stasera a casa! Ci pensi tu a comprare gli Hiyoko Mansu?-
-Ma Ku…- tentò di protestare Fu.
-Sì, lo so sei la sorella migliore del mondo. Divertiti con Ferio, ciao, ciao!- li salutò entrambi la ragazza, sparendo ben presto alla loro vista.
Le guance di Fu assunsero un vago colore scarlatto.
-Tu e tua sorella non vi somigliate per niente.- notò Ferio.
-Già.- commentò sinteticamente il Cavaliere dalla bionda chioma.
Per un po’rimasero lì impalati, a fissare il posto dove era sparita Ku pochi minuti prima.
-Cosa sono gli Hiyoko Mansu?- chiese improvvisamente il ragazzo.
-Oh, sono dei dolci particolarmente buoni, una specialità che produce solo la pasticceria al piano di sopra della torre.- spiegò la fanciulla.
-Mi piacerebbe assaggiarli. Sono buoni come i pasticcini e le torte che fa Umi?- si informò egli.
-I dolci di Umi sono insuperabili, ma anche questi non sono male. E va bene.- sospirò Fu, rassegnata. -Dato che devo andare a comprarli per Ku, sarà l’occasione per farteli provare.
-Non vedo l’ora.- commentò Ferio, annuendo soddisfatto.

L’ascensore che portava i visitatori all’ultimo ci impiegò un po’ per arrivare. Fu e Ferio fecero scendere tutti gli altri passeggeri, attendendo il loro turno.
Dall’alto della torre si vedeva Tokyo nella sua modernità e nella sua sconfinatezza. Molte persone erano impegnate a guardare il panorama tramite i binocoli posti qua e là.
Fu non riuscì a reprimere un sorriso, pensando alla prima occasione nella quale aveva rivolto la parola ad Hikaru.
-Perché sorridi?- domandò curioso il giovane.
-Niente di speciale. Stavo solo pensando a quel giorno in cui ho fatto la conoscenza di Hikaru e di Umi, le mie più care amiche.-
-Ossia, il giorno in cui avete compiuto il primo viaggio su Cefiro?-
-Sì, quando ci ha chiamato la principessa… Emeraude.-
Il tono di Fu cambiò repentinamente, volgendo nella tristezza più oscura.
-Che c’è?- domandò Ferio, preoccupato.
-Mi intristisce sempre nominare tua sorella. È per colpa nostra che non c’è più. Non credo che riuscirò mai ad accettare tutto quello che abbiamo fatto.-
Il giovane si fermò, costringendo la ragazza a voltarsi indietro.
L’ex-principe di Cefiro aveva assunto un’aria dura e guardava severo il Cavaliere del Vento.
-Fu, ne abbiamo già parlato. Non avreste potuto fare altrimenti, lo sapete bene. Tormentarti non ti è di aiuto, soprattutto perché è una colpa che ti attribuisci ingiustamente.-
-Era pur sempre tua sorella. Quando penso che io ne ho ancora una, alla quale posso portare i dolcetti che tanto adora, mentre tu…-
Ferio le si avvicinò e le alzò lentamente il volto, affinché lo guardasse negli occhi.
-Ci sono delle cose che vanno oltre le nostre possibilità di comprendonio. Doveva succedere, ed è successo. Pensa alla situazione di Cefiro: tutti sono davvero felici e non c’è più il rischio che accada una cosa così triste e orribile. Non rimproverarti per ciò che tu non hai deciso.-
Fu guardò il giovane negli occhi ed annuì piano.
A quel punto, l’ex-principe si tolse nuovamente l’orecchino e lo mise nella mano della fanciulla.
-Questa volta te lo sto donando nel tuo mondo e credo che non sparirà più dalla tua mano. Tienilo, ci terrei davvero che lo tenessi tu.- sussurrò chiudendole le dita sul cerchietto dorato.
-Ferio, io…-
-A volte non c’è bisogno di parlare. Per una volta, lascia tutto così come è.-
La ragazza strinse il pugno chiuso e il giovane la lasciò andare.
-Allora, questi dolcetti? Comincio ad avere fame!-
-Vieni, la pasticceria è di qua.- fece Fu, mostrandogli la strada. Sul suo viso comparve un sorriso sereno.

-Ecco, questo è uno degli Hikoko Mansu.- disse la ragazza, porgendo al giovane un dolcetto dorato. Si erano sistemati accanto ad uno dei binocoli non utilizzati, addossati al parapetto.
Ferio prese ciò che gli stava offrendo Fu, l’odorò e quindi ne staccò un piccolo morso.
-Non male.- commentò dopo che ebbe ingoiato il boccone. -Ma non sono certo al livello dei dolci che fa Umi.-
-Già, Umi è una pasticcera eccellente. Peccato che quando cominceremo a frequentare il college non potremo più vederci tanto spesso.- fece tristemente la ragazza.
Ferio ingurgitò l’ultimo pezzetto di dolce.
-Andrete in scuole diverse?- si informò.
-Sì. Be’, è naturale, abbiamo attitudini diverse e seguiremo anche strade diverse. Ma vorrei che la nostra amicizia non finisse comunque. In questo periodo non siamo più venute su Cefiro perché abbiamo avuto molto da fare con le decisioni che riguardano il nostro futuro.- spiegò il Cavaliere del Vento.
Il ragazzo la guardò. Aveva immaginato che il motivo fosse più o meno quello; conoscendo Fu era più che normale che anteponesse i propri doveri agli svaghi. Per lei era importante che la sua famiglia fosse contenta di lei.
-Voi tre siete molto amiche e siete legate da qualcosa di molto profondo.La vostra amicizia va ben oltre quella che potrebbe essere una semplice amicizia tra umani.- considerò Ferio, voltandosi verso la bionda fanciulla.
Costei non disse niente, si limitò a fissarlo.
-Non bisognerebbe rinunciare agli affetti più cari, magari non ci sarà l’assiduità che avete avuto fino a questo momento, ma se vi volete bene troverete il modo di rivedervi anche più spesso di quello che pensate.-
Fu sorrise.
-Grazie Ferio. Le tue parole mi sono state di grande conforto.-
Il giovane si sporse verso di lei e le carezzò una guancia, esattamente come aveva fatto più di una volta su Cefiro, ogni volta che la vedeva stanca o sconsolata per come stavano volgendo le sorti della battaglia. Ella lo lasciò fare, memore della dolce serenità che le infondeva quel tocco.
-In realtà, questo discorso vale anche per me. È da un po’ di tempo che ci penso. Tutti questi mesi di lontananza mi hanno fatto capire una cosa: starti lontano mi è molto difficile, oserei dire impossibile. Per cui… Che ne diresti, Fu, se decidessi di venire a vivere sulla Terra?-
La ragazza sbatté le palpebre, incredula.
-F-Ferio!- balbettò. -Ma cosa stai dicendo? Cefiro è il tuo mondo, lì c’è la tua casa e tutti i ricordi che ti legano a tua sorella Emeraude!- esclamò infine.
-Ma non ci sei tu.- ribatté Ferio, seriamente.
La fanciulla scosse la testa, sebbene le sue gote erano arrossite.
-Ferio, sii razionale, non capisci che è impossibile? Pensaci bene. Come potresti trasferirti qui, impiantarti all’improvviso in una realtà che non ti appartiene e in un mondo che non conosci?- gli fece notare il Cavaliere dalla bionda chioma.
Ferio la scrutò un attimo, a labbra serrate.
-E tu, per una volta, lascia da parte la razionalità. Io su Cefiro non ho più niente a trattenermi. Non sono più un principe, non ho più alcun dovere. Fu, è stato il Vento a concedermi di venire qui per parlarti, il tuo elemento. Secondo me, dovremmo assecondare la sua voce.-
La ragazza distolse lo sguardo, mesta.
-O forse devo dedurre che tu non mi voglia e che c’è qualcun altro a cui sei interessata?-
Fu assunse un’espressione indignata.
-Ma cosa dici?- ripeté. -Tu non sai quanto a lungo abbia cercato il tuo orecchino, la prima volta che me l’hai dato! Quanto abbia sperato, le volte successive che non sparisse più dalla mia tasca, quanto…- si interruppe.
Il giovane sorrideva furbamente soddisfatto e la ragazza capì che l’aveva fatto apposta. Era caduta nel suo tranello.
Imbarazzatissima, si voltò per nascondere il proprio viso al ragazzo.
-Interessante… Allora un po’ a me tieni, non è vero, Fu?-
Non ottenne risposta.
Ferio la voltò, alzandole il viso in direzione del suo.
-Stai tranquilla, è una decisione che ho ponderato a lungo. Se il Vento mi ha concesso questa possibilità, se il Vento vuole che stiamo insieme, deve essere così, dobbiamo assecondarlo. Il Vento non è capace di mentire, Fu. Se suona rabbioso annuncia tempesta, se soffia placido allieta le giornate. Il Vento racconta la verità.-
E allora lo sentì, sentì la voce del suo elemento che placava la sua ansia con la sua voce melodiosa.
Fu chiuse gli occhi e si lasciò pervadere da un frammento della sua stessa natura.
-Sì.- sussurrò infine.
Sollevò piano le palpebre e guardò il giovane che aveva davanti, con  attenzione.
-Non sarà facile, questo lo sai?-
-Lo so.- replicò Ferio, tranquillamente. -Ma non ha senso preoccuparsene ora. Nella vita, mia cara Fu, non si può sempre decidere tutto con il dovuto anticipo e sperare che tutto vada come voluto. Ci sono gli imprevisti dei quali bisogna tener conto e bisogna reagire quando ci si presentano.-
La ragazza annuì, consapevole che il giovane le avesse detto una grande verità. Il vento si fece più forte.
-Sento che stai per andare via.- fece piano.
-Già. Ma non temere, ci rivedremo presto. Nel frattempo, concentrati su quello che vuoi davvero: solo così troverai il modo di ottenerlo.-
Fu alzò un’ultima volta lo sguardo sul ragazzo e sorrise dolcemente. Come avrebbe potuto Ferio rinunciare a quel sorriso? No, non ne sarebbe stato capace.
Il giovane si portò le mani della ragazza vicino alle labbra e le baciò teneramente.
Un vento impetuoso si sollevò solo per loro due, avvolgendoli con il suo ritmo danzante e frenetico.
Ferio fu costretto a chiudere gli occhi e sentì che Fu stava lentamente scivolando dalla sua presa. Uno spiro d’aria più intenso e l’ex-principe era tornato a casa.

Il ragazzo si ritrovò nuovamente nella sala inondata di luce verde. L’Elfo sembrava non essersi mosso, era sempre fermo nella posizione in cui l’aveva lasciato.
-Hai dunque trovato una risposta alle tue domande?- chiese lo Spirito.
-Non a tutte.- rispose Ferio, con voce tonante. -Ma ad alcune sì.-
-Sei soddisfatto?-
-Lo sono.-
L’Elfo abbozzò un sorriso sornione, quindi fece un inchino e si voltò da un lato, aprendo le braccia. Una sottile brezza prese a soffiare su di lui, scomponendolo in mille fili dorati che scomparvero immediatamente alla vista, andandosi a rifugiare all’interno della biglia verde. Questa, divenuta splendente come uno smeraldo, si andò a collocare tra quella rossa, sfavillante come un rubino, e quella blu, ancora opaca.
Ferio le guardò, sospirando.
-Non dovrei dirlo, ma questa è stata in assoluto l’impresa più difficile nella quale mi sia cimentato!-
Recuperò la monetina d’argento che gli era caduta e se la rimise in tasca; poi si tastò il lobo destro.
Sorrise.
Era liscio e morbido: l’orecchino non era tornato al suo posto.


  
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