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Autore: NonSoCheNickMettere2    22/08/2011    6 recensioni
What if? (dark Luke) - Ambientata 18 anni dopo ROTS - Poche ore prima di diventare ufficialmente senatrice, Leia Organa viene rapita.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Bail Organa, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'apprendista Sith'
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Star Wars e i suoi personaggi appartengono a Lucas. Ho scritto questa fanfiction solo per divertimento, senza alcun guadagno.


Soffoco!, pensò Leia, svegliandosi d'improvviso. Tela secca scivolava spaventosamente verso il fondo della gola; le sue mani erano immobilizzate sul busto.

Spalancò gli occhi nella semioscurità della sua camera: una sagoma umana incappucciata incombeva su di lei.

Si dimenò. Tirò calci all'aria. Ma tutto ciò che ottenne fu di sprofondare sempre più nel cuscino. La pressione sulle braccia si intensificò violentemente. Gridò per il dolore; ma solo un grugnito sordo superò l'oppressiva barriera di tela nella sua bocca.

Un nastro appiccicoso le strinse le guance da parte a parte, rendendo più salda la prigione della sua voce.

D'improvviso, un sollievo inatteso: le sue braccia vennero liberate. Neanche il tempo di realizzarlo e una mano inguantata le strinse saldamente i polsi in un'unica presa. Altro nastro adesivo li bloccò definitivamente in quella posizione.

Le fu afferrato strettamente il braccio destro, per sollevarla di peso.

Nonostante la concitazione del momento, si obbligò a ragionare: sulla parete, vicino alla testata del letto, c’era il citofono di comunicazione interna. Un solo squillo, a quell’ora profonda della notte, avrebbe messo in allarme tutta la casa. Suo padre sarebbe stato lì in un istante con una nutrita schiera di domestici.

Con tutte le sue forze, rivolse il suo viso verso sinistra; tirò, facendo perno sul bacino, e si ruotò a pancia in giù.

Forse colto di sorpresa, il suo aggressore non oppose un’adeguata resistenza. Lei portò la gamba destra tra il suo corpo e il letto, puntellando il piede nel materasso per darsi la spinta necessaria. Allungò in avanti le mani legate nella direzione del citofono, quasi invisibile al buio.

Un deciso strattone alla caviglia destra la fece ricadere con il viso sulla coperta.

Eppure era così vicina!

Afferrò le lenzuola, come se avesse potuto arrampicarvisi sopra.

Inutile: si scoprì il materasso e lei continuò a scivolare indietro. Troppo lontana quella via di salvezza, lasciò la biancheria. Le sue mani corsero veloci alla propria guancia. In meno di un secondo avrebbe potuto togliersi il nastro adesivo per gridare aiuto. Più rapidamente una presa decisa fermò i polsi e una peggiore afferrò i suoi lunghi capelli, obbligandola a inarcare il collo indietro.

Bloccata, usò l'unica disperata arma a sua disposizione: graffiò il polso dell'aggressore, nella sottile striscia di pelle scoperta tra la fine della manica e l'inizio del guanto. Rabbiosamente scavò nella carne il più possibile. Sentì scaglie di epidermide accumularsi sotto le sue unghie e il tepore umido di sangue fresco le bagnò le punte delle dita.

Vana soddisfazione! L'uomo non ebbe il minimo cedimento. La sua presa aumentò e, tirandola per i capelli, la obbligò ad alzarsi in piedi. Con un unico braccio, riuscì ad assicurarla a sé, stringendole contemporaneamente vita e polsi.

Per quanto si divincolasse, con la testa bloccata all'insù e senza la possibilità di aggrapparsi a qualcosa, Leia non riusciva ad opporre resistenza alla maggior forza fisica dell'aggressore. Fu trascinata sul balcone di fronte al suo letto.

Poca illuminazione artificiale spezzava il buio della notte senza lune di Alderaan.

Sempre tenendola saldamente a sé, l'uomo lasciò finalmente andare i suoi capelli. Con la mano libera, trafficò su un qualche meccanismo, producendo dei lievi schiocchi metallici.

D’improvviso, la presa alla vita diventò quasi protettiva e l'aggressore appoggiò un piede sulla bassa balaustra del balcone.

Leia ebbe un sussulto. Erano al quarantasettesimo piano, non voleva certo…

Come se le avesse letto nel pensiero, lui constatò freddamente: «Io sono legato e voi no. Agitatevi e sarete l'unica tra noi due a cadere. Chiaro?»

Impossibilitata a proferire parola, lei annuì.

Lo vide strattonare la corda per verificare che fosse agganciata bene e sentì il salto che li catapultò fuori. Credette di venir meno alla sensazione di vuoto sotto di loro. Si mantenne disperatamente ferma e collaborativa, sperando che il battito impazzito del suo cuore non recasse noia all’uomo.

Ma chiunque egli fosse non era certo un incompetente in missioni di questo tipo: fece srotolare con precisa cadenza il rullo meccanico, in una discesa tanto regolare quanto quella di un ascensore.

Quando i loro piedi toccarono delicatamente il suolo, la giovane non sapeva se sentirsi sollevata dalla fine di un pericolo mortale immediato o preoccuparsi dell'ignoto che la attendeva ora.

Un click indicò che il suo rapitore si era sganciato dalla corda.

Non c'era nessuno a quell'ora tarda nella piazzetta retrostante il palazzo. L'attraversarono e si inoltrarono nel boschetto di fronte, dove Leia abitualmente faceva una passeggiata mattutina.

Il buio si fece pressoché totale sotto il mantello verde degli alberi centenari. La temperatura era piacevolmente tiepida: una tipica nottata primaverile di Alderaan. Il cicalio degli insetti era un concerto costante, ravvivato da un occasionale acuto di un uccello notturno, che sorvegliava il suo territorio. Qualche piccolo mammifero fuggiva spaventato al passaggio delle due sagome umane, lasciando dietro di sé solo una scia di steli mossi. Di tanto in tanto, si sentiva in lontananza l'ululato dei predatori.

Leia si stupì di come il suo rapitore si orientasse con sicurezza nell'oscurità: lei stessa non avrebbe saputo indovinare con esattezza dove si stessero dirigendo. Faceva molta fatica a seguire la rapida andatura dell'uomo. I suoi piedi scalzi dolevano ad ogni passo: ora calpestava un sasso, ora un ramoscello spinoso, ora il terreno sconnesso. La sua lunga camicia da notte frusciava sull'erba e si strappava quando rimaneva impigliata sui fitti arbusti del sottobosco.

Infine, gli alberi si diradarono e tornarono a riveder le stelle. La loro luce fioca si specchiava sulle acque del Lago Minore. Nella corta prateria che scendeva verso la riva, si intravvedeva la sagoma bianca di una navetta.

Il rapitore digitò la password di sblocco del portellone. Lo sbuffo dei bracci meccanici accompagnò l'apertura della scaletta d'accesso.

Tenendola saldamente come nel resto del cammino, l'uomo obbligò Leia a percorrere i pochi gradini e ad entrare nel buio totale della nave. Senza troppi complimenti, la spintonò verso destra.

La ragazza cadde sulle sue ginocchia e sentì una porta scorrevole richiudersi dietro di lei. Immediatamente si portò le mani alle guance, strappando via il nastro adesivo dalla faccia. Sputò finalmente fuori dalla bocca l'odioso fazzoletto e respirò profondamente.

Tanto valeva cercare di mettersi comode. A tastoni, individuò di fianco a lei una branda e vi salì sopra.

Il pavimento iniziò a tremare leggermente e il rumore dei motori prese vita. Un dondolio maggiore dei precedenti l’avvertì del decollo: ora era completamente in balia del misterioso rapitore.

Sconfortata e sconcertata, rivide mentalmente la rapida successione di eventi che l'avevano portata a quell'inattesa prigionia. Solo mezz’ora prima stava dormendo placidamente nel letto di casa sua e ora si trovava nelle mani di chissà chi, chissà per quale ragione, diretta chissà dove.

Se la Forza era con lei, si trattava solo di un rapimento a scopo estorsivo. Suo padre avrebbe sistemato tutto in poche ore con una valigetta di crediti.

Tuttavia, la competenza dimostrata dall’uomo non le faceva sperare tanto e tutta questa operazione puzzava di servizi segreti imperiali.

Avrebbero osato davvero tanto? Certo le simpatie per l'Alleanza della famiglia Organa erano note, ma entro una dozzina di ore lei sarebbe diventata ufficialmente senatrice di Alderaan. Appena aveva compiuto diciott’anni il mese precedente, suo padre aveva abdicato alla carica in suo favore, affinché fosse protetta dall’immunità parlamentare.

I neon si accesero e strizzò gli occhi per abituarli alla luce improvvisa.

Si trovava in un minuscolo appartamento. Nella parete di fronte al letto, vi era un cucinotto provvisto di sgabello e banco per i pasti. A destra, la stanza dava su un bagnetto.

La porta d’ingresso a sinistra si aprì e Leia scattò a sedere sulla brandina. Ebbe un tuffo al cuore quando riconobbe il suo rapitore: Luke Skywalker, il figlio di Lord Vader.

  
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