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Autore: ElizabethAudi    26/08/2011    1 recensioni
Edghewoth ansimò nel sonno, mentre un'altra goccia di sudore solcava il suo - già bagnato - viso.
Il solito e dannato incubo che torturava ogni notte il famoso procuratore, che giorno dopo giorno, aggiungeva peso a quelle sue già pesanti occhiaie. Qualcuno doveva avercela così tanto con lui da mandargli qualche maleficio, un qualcosa, da averlo ridotto in quello stato pietoso.
Non poteva bastare di aver visto morire suo padre? Doveva essere indotto a pensare che fosse stato proprio lui a ucciderlo?
- Dannazione!
Edgeworth si rialzò di scatto, trovandosi seduto al centro del letto, bagnato fradicio, e con gli occhi che gli bruciavano come legna sul fuoco.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miles Edgeworth, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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you are under investigation for murder and I love you.


Edghewoth ansimò nel sonno, mentre un'altra goccia di sudore solcava il suo - già bagnato - viso.
Il solito e dannato incubo che torturava ogni notte il famoso procuratore, che giorno dopo giorno, aggiungeva peso a quelle sue già pesanti occhiaie. Qualcuno doveva avercela così tanto con lui da mandargli qualche maleficio, un qualcosa, da averlo ridotto in quello stato pietoso.
Non poteva bastare di aver visto morire suo padre? Doveva essere indotto a pensare che fosse stato proprio lui a ucciderlo?
- Dannazione!
Edgeworth si rialzò di scatto, trovandosi seduto al centro del letto, bagnato fradicio, e con gli occhi che gli bruciavano come legna sul fuoco. Dovevano essere orribilmente rossi, pensò.
Sbuffò, rendendosi conto che era stato tutto semplicemente un sogno. Portò le mani alla testa e si mssaggiò le tempie, poi le passò tra i capelli e si massaggiò anche quelli.
- Dannazione!
Ripeteva quella parola come un bambino che ripeteva il primo termine da lui imparato.
Tuttavia, non si accorse di essersi risvegliato in un luogo diverso dalla stanza del suo lussuoso apprtamento. Questo perchè una luce brillava flebilmente dritto davanti a lui - Edgeworth teneva infatti sempre una luce accesa vicino a lui, in caso contrario non avrebbe dormito.
- Chi è?
La sua domanda suonò più come un'affermazione, che fece ridacchiare la fonte di luce.
Edgeworth si irritò - non avendo ancora riconosciuto l'interlocutore - e scattò in piedi.
- Questo non è nè orario nè luogo di visita, farebbe meglio a levarsi davanti ai miei occhi!
Ancora un'altra risata, ma questa volta i movimenti da essa provocati fecero scorgere i lineamenti del suo viso. Era una ragazza, ed Edgeworth la conosceva bene.

Sophie Mercer, 21 anni, famoso procuratore in Inghilterra.
La conosceva oramai da anni, da quando il terribile Von Karma gli dava instruzioni.
Infatti ne era la amata sorella, tuttavia completamente diversa da lui.
Lei infatti era una ragazza solare, piena di vita e molto, fin troppo, vivace. La sua intelligenza vista, tuttavia, le permette di cambiare atteggiamento ogni qualvoglia, infatti poteva trasformarsi da un'adorabile creatura infantile, in una macchina a prova di avvocati fredda e spietata, ma sempre elegante, rispettosa e raffinata. Si potrebbe descrivere il suo carattere come quello di un lupo, dicono.

Edgeworth era stato sin dall'inizio interessato da lei. Ma non fraintendiamo, Edgeworth non è capace di provare un sentimento simile all'amore. Semplicemente era incuriosito da lei, psicologicamente. Nonostante non sembrasse tale, le sue accuse erano sempre perfettamente lineari e mai contraffatte. Tuttavia, proprio per la perfezione delle sue accuse, era sempre attenta a quale caso accettare e quale no. E, sapendo bene i suoi limiti, prendeva sempre la decisione giusta.
- Che ci fai tu qui?
Chiese freddamente il procuratore, innervosito dal fatto che probabilmente lo aveva visto in quello stato pietoso.
Lei spense la luce, e la riaccese pochi secondi dopo, cercando di non sorridere per non metterlo in imbarazzo. Sapeva quando Edgeworth fosse permaloso in questo tipo di cose.
- Sono venuta a farti un po' di compagnia, no?
Rispose lei, con la sua voce troppo acuta per una ragazza della sua età. Infatti veniva spesso presa in giro per questo e per la sua altezza messi insieme, tuttavia lei non ci faceva caso, sapeva che non si sarebbero permessi di aggiungere altro. E poi era vero, perché opporsi alla verità?
Edgeworth mugulò qualcosa, sbuffando, mettendosi a sedere più composto.
- Ehi, è tutto quello che sai dirmi? Guarda, che oggi mi sono messa contro mio fratello davanti all'intera corte per salvarti la pelle!

Sophie infatti quel giorno gli aveva salvato la pelle.
Era stato appena condannato quando Sophie era intervenuta, buttando al banco dei testimoni un vecchio amico del procuratore, Larry Butz. Lui aveva infatti qualcosa di importante "da raccontare" e la procuratrice inglese è riuscita a convincere il giudice di questa verità e che ogni testimone avrebbe dovuto fare il proprio compito, anche dopo la condanna.
Così il giudice aveva fatto un passo indietro, permettendo al processo di continuare.
Lei era rimasta, aveva aiutato l'avvocato difensore di Miles, Phoenix Wright, e se ora era in una larga e abbastanza comoda cella, era grazie a loro.

- B-Bhe...
Al freddo Miles le parole davvero non uscivano proprio, e questo alla dolce Sophie aveva sempre compassionato. Un uomo freddo non riusciva, infatti, a godersi i più piccoli dettagli che la vita lasciava dietro di se.
- Oooh, lasciamo perdere! Ho solo un'altra ventina di minuti per stare con te!
Disse, e si avvicinò alle sbarre, stringendone due fra le mani e sorridendo il più dolcemente possibile.
- Come stai, Edgey?
- Non chiamarmi con quello stupido soprannome, dai.
Sentenziò lui, girando il capo per non farsi guardare negli occhi, poi rispose alla domanda, cercando di non far trasparire alcuna emozione dal proprio tono.
- Sto bene.
- Vieni qui.
Il procuratore si voltò di scatto per guardarla negli occhi per qualche secondo, sorpreso, ma poi obbedì. Si alzò dal letto e si inginocchiò davanti lei. Se non ci fossero state le sbarre, probabilmente le loro bocche sarebbero state così vicine da essere tentate a toccarsi.
Lei, come se sapesse ogni cosa che passava per la mente di Miles, gli accarezzò la guancia.
- Vedrai, ti tireremo fuori di qui.
- Sono colpevole.
- Te lo prometto.
A Sophie non importava cosa lui dicesse o avesse detto in tribunale, lui non era colpevole.
Ne era sicura, talmente tanto da scommetterci la propria pelle.
Rimasero per qualche secondo in silenzio, e come preso da un improvviso attacco di nervi, Edgeworth si alzò, urlandole: - Dovete smetterla di avere compassione di me! Sono colpevole, lo avete capito?!
Alla ragazza ciò le fece solamente pesare il cuore ancora di più. Era in suo dovere difenderlo, avrebbe fatto di tutto.

- Ho fatto a pugni con l’amore, con il cuore per te. Ma possibile mai che tu non capisca quanto male mi sono fatta?
Claudia Marangoni.

 
- Posso entrare?
Si limitò a chiedere lei, non volendo irritarlo maggiormente.
Lui la guardò con aria interrogativa, e subito si accorse delle chiavi che aveva tra le dita.
- Ma come...?
- Ho solo un'altro quarto d'ora, su.
Edgeworth annuì, guardandola ansiosamente, come se la desiderasse immediatamente lì vicino a lui.
La procuratrice infilò la chiave e il più silenziosamente possibile, aprì la serratura, entrandovi e richiudendosi alle spalle.
- B-Beh, fa come se fossi a casa tua.
Disse ironico Edgeworth, creando un sorriso sul volto della ragazza, che contagiò anche lui.
Infatti lui amava il suo sorriso. Gli cancellava ogni pensiero dalla testa in quell'attimo che la guardava. L'attimo durò poco, infatti distolse immediatamente lo sguardo, che andò a posarsi sul suo polso.
- Che ti sei fatta?
Si riferiva evidentemente al livido violaceo che circoscriveva l'intero polso.
- Oh, questo. Beh, quando mio fratello si innervosisce, è meglio stargli lontano, specialmente se sei la causa del suo nervosismo. O, almeno, se contribuisci, ecco!
Rise di ciò che aveva detto, sedendosi a gambe incrociate sul letto.
Il procuratore si sedette anche lui, guardando il basso, immerso nei suoi tanti pensieri.
- M-Mi...dispiace...
Disse semplicemente, dopo vari secondi di silenzio.
Sophie sapeva quale tempesta si stava scatenando dentro la testa dell'uomo davanti a lei.
Sapeva come stesse urlando dentro, chiedendo la fine di tutto.
- Miles, posso fare una cosa?
Lui alzò lo sguardo, aveva gli occhi completamente rossi.
Non aspettando la sua risposta, si avventò contro di lui, abbracciandolo il più forte che poteva.
Era indifeso, e non avrebbe permesso a nessun'altro, nemmeno a lui stesso, di approfittarne.
Sarebbe stato suo, almeno in quel momento.
- Tra poco tutto finirà, e il colpevole la pagherà, se non dalla legge, da me in persona!
Nonostante questo tipo di battute non fossero l'ideale per l'umore del procuratore, gli fecero molto bene.
Sentì un senso di bagnato sul suo braccio, e rimasero così a lungo.
Sophie chiuse gli occhi, godendosi egoisticamente il momento.
Si accorse che si era calmato quando il suo respiro andò rarefacendosi. Infatti il respiro di Edgeworth era così silenzioso che sembrava inesistente.
Sophie tirò un silenzioso sospiro di sollievo e passò la mano fra i capelli di lui, carezzandogli la cute, e passandogli le labbra sulla sua fronte.
Lo amava, non poteva farci niente.
In quel momento lui alzò il capo e la guardò intensamente. Gli occhi, nonostante fossero terribilmente lucidi, sembravano bruciare di qualcosa. Sapeva che stava cercando di dirle grazie, ed era felice di ciò.
Anche se aveva pensato a una ricompensa simile ad un bacio, data la vicinanza delle loro labbra, non accadde niente, così Sophie gli sorrise e accennò ad alzarsi, ma venne violentemente tirata indietro dal procuratore.

E fu in quel momento che il sogno di Sophie si realizzò.

Le sue labbra erano così dure e posate, ma si adattavano perfettamente a quelle della ragazza che, sorpresa come non mai, si rese conto solo dopo qualche secondo di quel paradiso di cosa stesse succedendo. Le sfuggì un gemito di felicità, che forse diede il permesso al procuratore di andare avanti nel suo caso.
Tutto infatti sembrava procedere esattamente come un caso da risolvere affidato ad un difensore novello.

 
Edgeworth le accarezzò teneramente i capelli, terribilmente insicuro, lo si vedeva dai suoi movimenti tremolanti. Questo fece allargare il sorriso sul volto di Sophie ancora di più. Il forte e impassibile procuratore alle prese con qualcosa di cui non ne avrebbe conosciuto gli esiti fino alla fine.
La ragazza decise allora di prendere l’iniziativa e gli diede un bacio più intenso degli altri e avvinghiò le sue braccia intorno al collo del procuratore. Ridacchiò di nuovo, cosa che probabilmente diede fastidio al ragazzo, che strinse la presa su alcune ciocche di capelli.
- Ahi, Edgey, mi fai male!
Si lamentò la ragazza, ridendo di quell’azione così infantile, causata - involontariamente - dal grande imbarazzo che provava il procuratore.
La stretta venne allentata leggermente, permettendo alla procuratrice di muoversi quel tanto che bastava da farle mordere l’angolo fra lo zigomo e il collo del ragazzo. Lui strinse i denti.
- La smetti di comportarti da bambina, Sophie?
Il suo tono era profondamente serio, tuttavia si sentiva un accenno di divertimento nel suo tono cupo.
Lei borbottò qualcosa di incomprensibile, data la pressione che doveva mantenere con le mascelle per evitare una possibile fuga della sua preda.
- Sophie, perché sei qui?
Questa volta sembrava che Edgeworth volesse sapere sul serio il motivo della sua visita. Lei lasciò la presa, baciando la parte che fino a qualche secondo prima era nella sua bocca.
- Beh, un grande procuratore come te non è riuscito a capirlo?
Il sorriso intriso di emozioni di lei lo fece quasi rabbrividire.

 
Edgeworth rimase in silenzio, assumendo un espressione vuota, segno che ci stava meditando su.
Passarono secondi, o minuti, ma niente sembrava illuminare il procuratore.
O forse ci era già arrivato?
Sophie però si era scocciata di quella situazione, per lei così imbarazzante.
- Beh, meglio che vada.
- No, aspetta.
Gli occhi di Miles adesso erano fissi in quelli della ragazza, svegli - ma anche amabilmente ingenui e infantili- , come se avessero capito tante cose.
Sophie arrossì al solo pensiero che avesse capito. Dopo cinque anni – finalmente - ci era arrivato.
- Io … non lo avevo capito …
- Lo so Miles, in questo tipo di cose sei sveglio come un orso affamato d’inverno, non te ne ho mai fatto una colpa.
Sophie sorrise dolcemente, espirò decisa, poi si rimise in piedi, come se volesse sviare quel discorso.
In effetti, l’unica cosa che aveva in testa era quello di lasciare quella cella e soprattutto, scansarsi da quei suoi occhi così profondi.
Lui infatti non distoglieva lo sguardo da lei, con in faccia un’espressione incomprensibile.

 
- Perché …
Sophie ridacchiò istericamente, grattandosi dietro il capo, interrompendo la sua frase.
- Beh, come avrei potuto dirtelo? Vedi Miles, mi avresti fatto solo soffrire.
Edgeworth non rispose. Sapeva che probabilmente, anzi, sicuramente lo avrebbe fatto. E’ sempre stato il tipo di uomo che non vuole interferenze nella sua vita privata - che coincideva con quella lavorativa - poiché metteva tutto se stesso in quello che faceva e una presenza gli avrebbe procurato solo “distrazioni”. Le avrebbe quindi riso in faccia e cacciata via, nonostante la conoscesse da anni e gli fosse stata sempre amichevole.
Allora non aveva scrupoli, perché adesso si stava dannando per quel suo atteggiamento? Si sgridò mentalmente, nonostante non le avesse fatto nulla fin’ora.
No, invece qualcosa le aveva fatto.
Le aveva proibito di esprimere i suoi sentimenti, e per questo doveva odiarsi. Aveva tenuto lontano quella che ora sembrava l’unica luce nel buio.
Sì, era a questo che stava pensando il freddo procuratore. Che provasse qualcosa per lei? Odiava ammetterlo, ma la sua presenza lo tranquillizzava, non gli passava certo inosservato. E quel bacio non aveva fatto altro che accentuare questo suo sentimento.
- Miles, il nostro tempo a disposizione sta finendo.
Se l’avesse lasciata andare via così, non si sarebbero più riavvicinati, questo lo sapevo bene.
Ma cosa poteva fare?


- Resta!
Per Edgeworth quell’unica parola uscì tanto difficilmente da provocargli un leggero affanno, cui venne subito represso.
- Cosa?
La sorpresa di Sophie la aveva accecato per qualche attimo, immobilizzandola.
- Resta.
Questa volta il procuratore lo disse con un tono calmo e sicuro. Era questo che provava e che voleva dirle in questo momento e si convinse che era la cosa più giusta.
Sophie lo guardò negli occhi seria, mentre una lacrima scendeva. Edgeworth ebbe un fremito, e accorse a salvarla, passando un dito sulla sua guancia, per interrompere il suo percorso.
Cosa gli stava prendendo? Non era mai stato così impulsivo.
Decise che era arrivata l’ora di chiudere il caso.
Non aveva intenzione di farlo arrivare in prescrizione.

- Per me l’amore è un puro concetto dotato di un corpo inadeguato, che passando attraverso cavi sotterranei, linee telefoniche ecc., riesce faticosamente a trovare il contatto. Una cosa terribilmente imperfetta. A volte ci sono errori di trasmissione. A volte non si conosce il numero. A volte ti chiamano, ma hanno sbagliato numero. Non c’è niente da fare.
Murakami Haruki.

 

La porta della cella si chiuse alle spalle di Sophie.
Quella cella avrebbe contenuto il loro segreto per l’eternità, quale non avrebbe mai potuto distruggere i sentimenti provati, le lacrime versate e i cuori completati.
Se si dovesse descrivere quella nottata con una parola, credo si potrebbe usare: Rivelatrice.
Negli anni a seguire, i due procuratori si separarono sempre di più. Il loro lavoro andava stabilizzandosi e i loro uffici sempre più importanti. Ma non erano rare le volte che i due si incontravano. E sì, succedeva a caso, eppure quelle volte che il caso li faceva incontrare, erano motivo di una felicità inimmaginabile. Sarebbero andati avanti così, per sempre.


- Esistono casi che durano per sempre, Edgeworth?
- No.
- Beh, il nostro è speciale. Sappiamo chi sia il colpevole ma non abbiamo i testimoni. Nascondiamoli per sempre, che ne dici?
- Per sempre.



- Alcune volte è meglio trovare il coraggio,
per affrontare alcune cose,
che continuare a vivere,
soffrendo in silenzio.

L’amore è così
.
Ylenia Genovese.



Angolo dell’autrice. J
Il solito angolino stupido. Non scriverò niente, poiché non ho un briciolo di ispirazione in questo periodo. Non riesco a scrivere niente! D: Questo è il massimo che in un’intera estate è uscito. Argh, sto perdendo colpi!
Se avete consigli su come riprendere il ritmo e l’ispirazione - non che ne abbia mai avuta molta - e, soprattutto, forza di volontà, ditemelo.
L’unica cosa positiva è che io e due miei amici stiamo scrivendo un libro.
E’ realistico e molto personale. Lo scopo è intrecciare tre vite diversissime in modo che mostrino il mondo da diversi aspetti.
Ne abbiamo passate tutti e tre tante, chi di più e chi di meno.
Beh, fatemi sapere se vi piace! :3
   
 
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