PROLOGO
LA CACCIA CONTINUA
LA CACCIA CONTINUA
Le luci psichedeliche
martellavano un mare di folla accalcata, una massa informe
che ondeggiava al ritmo di un'assordante musica
elettronica.
Intorno la pista da ballo si consumavano sfrenati eccessi di lussuria.
I più
sovrastavano i partner schiacciandoli sotto il proprio peso contro i
divani, mentre li eccitavano infilando le mani o la lingua nelle loro
parti intime. Di fronte
il bancone del bar, fatto di vetro e attraversato da baluginanti neon
fluorescenti, gli avventori trangugiavano dense bevande scarlatte che colavano
lungo i loro bianchi colli,
ripuliti poi dalle energiche leccate dei vicini, estasiati dal forte ed
inebriante odore del sangue.
In quel limbo di perdizione tutti gli altri sensi, ad eccezione della libido, erano assopiti, accantonati in un angolo estraneo alla realtà. Un contesto troppo sfrenato per contenersi, troppo spinto per non chiudere gli occhi e assaporare il piacere della carne e del sangue attraverso la compartecipazione di corpi avvinghiati come serpenti.
Qualcosa d'improvviso ruppe l'idillio e la ressa cercò di disperdersi finendo per ammassarsi ulteriormente, impacciandosi con l'arredo o con qualche sventurato caduto sotto la calca in tumulto. Colpi d'arma da fuoco esplosero nell'aria sopraffacendo la musica. Ad essi si aggiunsero le grida strazianti dei presenti abbattuti da raffiche di proiettili, incapaci di fuggire da quella gabbia mortale.
Una squadra di loschi figuri dall'uniforme blu con imbottiture e protezioni nere, i volti coperti da caschi integrali, stava sparando senza sosta sulla folla di Vampiri uccidendo quelli che provavano a rivoltarglisi contro e sedandone qualche altro, prima di portarlo via.
Improvvisamente un baluginio accecante divampò per il locale costringendo i figli della notte a schermarsi la vista, frustrati da quella sferzata improvvisa di luce. Riaprendo a fatica gli occhi ciascuno si guardò intorno con sconcerto nel notare i corpi riversi a terra, trivellati da pallottole benedette che corrodevano le carni rilasciando acqua santa.
La musica proseguiva imperterrita, sebbene la postazione console fosse vuota. Lo spaesamento prese a svanire e, poco per volta, i superstiti iniziarono ad uscire dalla discoteca per dileguarsi nelle ombrose vie di Los Angeles, arrancando tra vicoli deserti col timore di udire qualche passo ostile alle spalle. Quegli attacchi erano ormai una costante da un po' di tempo e tra i Vampiri serpeggiava un tacito timore che andava via via manifestandosi sempre più apertamente, in proporzione all'aumento delle vittime. La fredda spavalderia di onnipotenza tipica della razza era stata incrinata irreparabilmente.
Un lontano ululato dilagò nella notte. I Lycan esultavano per le avversità che stavano patendo i loro acerrimi rivali, ma stavolta non erano loro gli artefici di questi assalti. Un secondo nemico era all'opera e i Vampiri avevano imparato a temerlo, pronunciandone il nome sottovoce: Kerberos.
In quel limbo di perdizione tutti gli altri sensi, ad eccezione della libido, erano assopiti, accantonati in un angolo estraneo alla realtà. Un contesto troppo sfrenato per contenersi, troppo spinto per non chiudere gli occhi e assaporare il piacere della carne e del sangue attraverso la compartecipazione di corpi avvinghiati come serpenti.
Qualcosa d'improvviso ruppe l'idillio e la ressa cercò di disperdersi finendo per ammassarsi ulteriormente, impacciandosi con l'arredo o con qualche sventurato caduto sotto la calca in tumulto. Colpi d'arma da fuoco esplosero nell'aria sopraffacendo la musica. Ad essi si aggiunsero le grida strazianti dei presenti abbattuti da raffiche di proiettili, incapaci di fuggire da quella gabbia mortale.
Una squadra di loschi figuri dall'uniforme blu con imbottiture e protezioni nere, i volti coperti da caschi integrali, stava sparando senza sosta sulla folla di Vampiri uccidendo quelli che provavano a rivoltarglisi contro e sedandone qualche altro, prima di portarlo via.
Improvvisamente un baluginio accecante divampò per il locale costringendo i figli della notte a schermarsi la vista, frustrati da quella sferzata improvvisa di luce. Riaprendo a fatica gli occhi ciascuno si guardò intorno con sconcerto nel notare i corpi riversi a terra, trivellati da pallottole benedette che corrodevano le carni rilasciando acqua santa.
La musica proseguiva imperterrita, sebbene la postazione console fosse vuota. Lo spaesamento prese a svanire e, poco per volta, i superstiti iniziarono ad uscire dalla discoteca per dileguarsi nelle ombrose vie di Los Angeles, arrancando tra vicoli deserti col timore di udire qualche passo ostile alle spalle. Quegli attacchi erano ormai una costante da un po' di tempo e tra i Vampiri serpeggiava un tacito timore che andava via via manifestandosi sempre più apertamente, in proporzione all'aumento delle vittime. La fredda spavalderia di onnipotenza tipica della razza era stata incrinata irreparabilmente.
Un lontano ululato dilagò nella notte. I Lycan esultavano per le avversità che stavano patendo i loro acerrimi rivali, ma stavolta non erano loro gli artefici di questi assalti. Un secondo nemico era all'opera e i Vampiri avevano imparato a temerlo, pronunciandone il nome sottovoce: Kerberos.