Camminavano vicini, senza toccarsi ma
sentivano il calore
del corpo dell’altro espandersi dentro i loro corpi come una fornace
accesa,
nonostante fosse fine novembre.
I marciapiedi di Londra era sempre affollati e lei inciampò in una
mattonella
messa male, ma il braccio di lui la afferrò prima che cadesse per terra.
‘Ti va uno zucchero filato?’ chiese lui indicando con la testa un chioschetto.
Lei annuì e, ancora sottobraccio, si avviarono per comprarne uno da dividere. Non amava particolarmente lo zucchero filato, ma per una sera poteva fare un’eccezione.
Mentre si incamminavano verso casa di lei, mangiando e stando in silenzio, lui le prese la mano, incurante dei fotografi che potevano esserci in giro, e lei si sentì come se potesse camminare un metro da terra.
Sotto casa, Emma lasciò la presa e si voltò verso Tom, con ancora lo stecco del cottoncandy in mano.
‘Vuoi finirlo’? domandò in un sussurro il ragazzo.
Lei annuì e si sporse per mangiarlo direttamente dal bastoncino. Era ad occhi chiusi, quindi non si rese conto subito della bocca calda e dolce sulla sua. Restarono così per dei minuti, a coccolarsi, finchè il gelo non li travolse e li costrinse a separarsi.
‘Buonanotte Tom’ disse con un vago rossore sulle gote lei.
‘Notte, mia piccola Char’*
E da quella sera, Emma non dimenticò mai il gusto dello zucchero filato.
*diminutivo
di
Charlotte, secondo nome di Emma e, come ho appreso, nomignolo con cui
la chiama
Tom.