I personaggi descritti sono proprietà dell’autrice Suzue Miuchi.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
La verità dei sogni
Atto 1
Il fumo della sigaretta si levò in ampie spirali che, salendo verso
l’alto, offuscarono per un attimo la nitida vista dei grattacieli di Tokyo. Il
rumore sordo di una tazza in frantumi interruppe il pesante silenzio calato dopo
la telefonata del suo più fidato collaboratore.
Lo squillo insistente del telefono lo distolse dai propri pensieri. Con
un gesto nervoso sollevò il ricevitore gettando un’occhiata alla spia rossa
dell’apparecchio che pulsava intermittente.
- Che cosa c’è Mizuki? – sbottò con impazienza, senza preoccuparsi di
nascondere il tono di biasimo.
- Signor Hayami ha bisogno di aiuto? – replicò la segretaria con un filo
di voce, preoccupata dal rumore improvviso che aveva udito provenire
dall’ufficio del presidente.
- No, grazie. Non voglio essere disturbato. Non passarmi telefonate –
rispose conciso.
Mizuki indugiò per qualche secondo, poi con voce incolore, gli ricordò
l’appuntamento fissato per l’ora di pranzo.
Masumi chinò il capo e senza replicare posò il ricevitore. Gettò
un’occhiata al prezioso orologio posato sul tavolo e strinse le labbra.
Non si era accorto del trascorrere del tempo ed ora quello scomodo
impegno, fissato qualche giorno prima, giungeva quanto mai inopportuno. Si
infilò la giacca svogliatamente e si chinò per raccogliere le foto che qualche
minuto prima aveva gettato a terra.
Le prese tra le mani, fissandole disorientato. Lo sguardo sorridente di
Maya rivolto a Sakurakoji sembrava volersi prendere gioco di lui. Maya e
Sakurakoji insieme, un’eventualità intollerabile che stava pericolosamente
divenendo realtà. Una fitta di gelosia si impadronì nuovamente di lui. Respirò
profondamente nel tentativo di calmarsi.
La mente confusa non gli consentiva di trovare una soluzione alla
situazione in cui lui stesso si era cacciato. Le spalle furono scosse da una
risata soffocata e sarcastica. Dubitava della propria lucidità mentale e si
chiese dove fosse finita l’avida abilità negli affari che lo aveva
contraddistinto in passato.
La morsa nella quale si sentiva imprigionato lo stava stritolando e
l’incapacità di agire lo tormentava con opprimente
tenacia.
Odiava se stesso per non essersi opposto ad un fidanzamento impostogli
dal padre ed ora si trovava imprigionato in una vita che, ormai, non sentiva più
sua e che, forse, non gli era mai appartenuta.
L’indole
determinata adottata negli affari, si era disgregata di fronte al succedersi
degli eventi.
Sapeva, con indiscutibile evidenza, che avrebbe pagato a caro prezzo la propria
indecisione, se non fosse, in qualche modo, intervenuto per opporsi alle vicende
architettate da altri.
Fissò nuovamente l’orologio; il tempo non gli era alleato e gli impediva
di riflettere con fredda razionalità. Solo un nome ruotava nella mente,
incessantemente. Maya.
Fece scivolare le foto nella tasca interna della giacca e, chiudendo la
porta dell’ufficio, nascose il crescente nervosismo dietro il sorriso di
circostanza che avrebbe sfoggiato durante il pranzo con
Shiori.
L’alta figura, in elegante abito grigio, attraversò l’atrio luminoso del
raffinato ristorante, mentre l’orologio sulla parete dell’ingresso segnava l’una
in punto.
Affascinata, scrutò il volto impenetrabile dell’uomo che avanzava
lentamente verso di lei, dopo avere scambiato qualche parola con il maitre.
La piega gentile delle labbra non lasciava trasparire alcuna emozione
negativa, eppure lei non si sentiva tranquilla. Erano parecchi giorni che
un’ansia inspiegabile l’aveva catturata e nemmeno l’annuncio del loro
fidanzamento era riuscita placare la crescente
insicurezza.
- Buongiorno Shiori, scusami per il ritardo – esordì Masumi sorridendo.
- Non sei in ritardo - replicò dolcemente, fissandolo con impazienza.
Masumi era gentile, come sempre, ma l’inquietudine non le permetteva di
godersi il pranzo e l’appuntamento con lui.
- Ho pensato che potremmo parlare del matrimonio e di come intendiamo
organizzarlo – disse improvvisamente, stupita lei stessa dalla frase repentina
che le era uscita dalle labbra.
Non aveva intenzione di rompere gli indugi così apertamente, ma la folle
paura di perdere Masumi l’aveva spinta ad agire senza un piano preciso nella
mente.
Tacque, studiando il volto del fidanzato.
- Non sono molto pratico di queste cose, Shiori. Sono un uomo d’affari e,
come tale, poco incline a dedicarmi a questioni diverse dal lavoro – sospirò –
pertanto desidererei che te ne occupassi tu. Sai che ogni tua scelta avrà la mia
approvazione.
- Come vuoi, Masumi. So che sei sempre molto preso dal lavoro – sussurrò,
chinando il capo.
Il peso nell’animo le suggeriva che Masumi stava mentendo. Era gentile,
perfetto, ma sempre freddo e controllato. Cercò nei propri ricordi gli episodi
in cui lo aveva visto diverso dal posato uomo d’affari. Aggrottò la fronte nel
momento in cui realizzò che l’impassibilità di Masumi si arrendeva ad una
gioiosa emozione sempre nelle medesime occasioni: quando vedeva Maya Kitajima.
- Cosa ne pensi della scelta della signora Tsukikage di fare interpretare
la dea scarlatta ad Ayumi Himekawa e a Maya Kitajima? – gli chiese con tono,
all’apparenza, noncurante.
Masumi sussultò impercettibilmente.
- Non hai mai mostrato interesse per le attività della
Daito.
- Il nostro matrimonio è fissato dopo la rappresentazione della Dea
Scarlatta e quindi ho pensato che forse avrei dovuto conoscere meglio il tuo
lavoro – replicò lentamente – e poi ero curiosa di sapere chi, secondo te,
erediterà di diritti della Dea Scarlatta. So che tuo padre ci tiene molto ad
ottenere l’opera di Ozaki.
- Non ne ho idea. Entrambe le candidate sono ottime attrici ed ognuna di
loro possiede caratteristiche uniche nella recitazione, e sarà una sorpresa
anche per me scoprire, la sera della prima, a chi andrà la palma della
vincitrice – mentì, nascondendo abilmente la propria irritazione all’udire il
nome del padre.
Si portò il calice alle labbra e bevve un sorso del pregiato vino in esso
contenuto. Assaporò con gusto il liquido rosso granato prima di posarlo
delicatamente sul tavolo.
Lo sguardo si fissò in un punto indefinito dietro Shiori, mentre cercava
le parole adatte per proseguire il discorso. Si sentì oppresso dalla angosciosa
sensazione di non avere vie di uscita e si chiese per quanto tempo ancora
sarebbe riuscito a recitare la parte del devoto fidanzato nei confronti di una
donna che non amava.
Odiava se stesso, consapevole del comportamento vigliacco che aveva
assunto. Sapeva che sposando Shiori avrebbe condannato entrambi ad una vita
infelice. La rottura del fidanzamento era un evento improponibile, soprattutto
se il padre e la famiglia Takamiya avessero scoperto che la causa del suo
profondo cambiamento era l’amore assoluto per la persona che tutti avrebbero
ritenuto meno adatta a lui: Maya Kitajima.
Sospirò, ed alzandosi dalla sedia, tese la mano a
Shiori.
- Si è fatto tardi ed io devo tornare al lavoro. Il mio autista ti
accompagnerà a casa.
Shiori chinò il capo in segno di assenso, nascondendo il turbamento
profondo che l’aveva colpita. Il dubbio che Masumi le mentisse divenne certezza,
ma, al contrario di ciò che si era attesa, lui aveva mantenuto l’abituale freddo
controllo delle emozioni. Aveva intuito, però, l’impazienza con la quale
desiderava sottrarsi alle sue domande. Avrebbe dovuto trovare le conferme ai
propri sospetti in un altro modo.
- D’accordo, Masumi, andiamo pure – gli rispose sorridendo, mentre nella
mente prendeva forma un abile piano d’azione.
continua
Lo so, lo so sono sempre loro Maya e Masumi nel “dopo” numero 42…. d’altronde
inganno l’attesa per la fine (se mai ci sarà) del manga ….
Purtroppo i molti impegni e il poco tempo a disposizione non mi
consentiranno di prevedere i tempi di aggiornamento, ma cercherò di fare il
possibile per essere costante ^^. Ringrazio anticipatamente coloro che vorranno
leggere questa storia.