INTRODUZIONE:
Leggere le
note di fine pagina.
Prego
caldamente l’ascolto di “Story” di Gackt: mi ha aiutata a scrivere quanto state per
leggere.
La mia prima
e ultima doppia drabble. 219 parole.
ADDIO
E’ sempre
difficile dire addio. E in fondo, se ci pensi bene, è quasi un paradosso
credere che cinque lettere messe in croce possano sconvolgere la vita di un
uomo e cambiarla da così a colà: cinque lettere quanti sono loro. Ci pensano
mentre guardano il pubblico per quella che sanno essere l’ultima volta e cercano
di contenere le lacrime che lottano per uscire.
Con quella
gente, che neanche conoscono, si sentono a casa, in famiglia.
Con quelle
persone, che probabilmente non vedranno mai più e che sbiadiranno nella loro
memoria, si sentono completi, realizzati.
Con tutti
quei cuori, che battono per loro, si sentono parte di qualcosa di grande ed
unico.
E non
possono fare a meno di commuoversi quando li vedono scomparire dietro il
sipario che si abbassa definitivamente frapponendosi tra loro.
E’ finita.
Stavolta, lo è per davvero. E’ stato un bel viaggio, con alti, bassi, pianti,
sorrisi, risate e amore. Ma tutto finisce, tutto ha un tempo, una scadenza da
rispettare, e loro lo sanno bene.
Immersi nel
buio, dietro le quinte, ormai lontani da casa, alzano le braccia al cielo e
saltano ancora dando l’estremo saluto.
Nessuna
urla, nessuna risposta. Una sola, silenziosa parola riecheggia fastidiosa senza
che nessuno osi pronunciarla ed è “addio”.
Ciao famiglia.
Continua a sognare anche senza e per noi.
FINE
NOTE DELL’AUTRICE:
Non c’è
molto da dire credo.
Questo è il
mio addio, il mio ultimo saluto al fandom dove sono praticamente nata, cresciuta
e diventata scrittrice. Pensate forse sia una presunzione da parte mia
ritenermi tale?
Sapete una
cosa? Non lo so. Non so tante cose che fino a pochi mesi fa erano pilastri
incrollabili nella mia mente e che hanno cominciato a sbriciolarsi piano a
piano nel giro di pochi giorni, portandomi a questa drastica decisione.
No, non
sforzatevi di pensarci sopra, di scervellarvi o di accusare magari un terzo per
quello che vi sto dicendo. E’ una decisione che ho preso completamente da sola,
senza farne parola con nessuno. Per natura, tendo a tenere per me il dolore e
ho imparato sulla mia pelle quanto fidarsi e raccontare qualcosa di personale
ti porti solo ulteriore dolore. Non abbiatecela con me, non è che non mi fido
per cattiveria, semplicemente lo faccio per evitare ulteriore male che
francamente non mi sento di poter sopportare.
Esco da
questo fandom, da quella che io ho sempre chiamato “casa” col cuore a pezzi.
Perché? Già’
perché? Quando qualcosa ha cominciato a rompersi e portare a questo? Da quando
entrarci mi fa così male?
Non lo so,
forse sì, ma che differenza fa? Il risultato non cambia in fin dei conti.
Non mi
accusate di star scappando, di non assumermi le mie responsabilità nei
confronti di “Azzardo” o “Moon Will Be Our Sun”: non me la sento di continuare
storie nelle quali non credo più e che nel rileggere provo solo una grande
sofferenza. Sofferenza perché, in quelle parole, vedo qualcosa di meraviglioso
che si è distrutto per sempre, che mai tornerà. Un passato al quale penso col
sorriso sulle labbra e contemporaneamente le lacrime agli occhi.
Farebbe
troppo male, sarebbe insopportabile.
Sono una
persona diversa da quando, nel lontano giugno 2009, sono arrivata in questo fandom, all’epoca
appena nato e, ricordo, avente 113 storie. La mia Azzardo fu la 114esima. Uno
dei miei numeri preferiti da quel giorno. Porterò nel cuore tutte le persone
che sono entrate a far parte della mia famiglia, persone meravigliose che amo e
rispetto con tutta me stessa. Vorrei fare un elenco ma preferisco parlarci di
persona e chiarire ogni dubbio con loro: non vogliatemene, ma penso che un
dolore così grande non sia adatto per finire sulle pagine di un sito che
chiunque può leggere. La considero una grande mancanza di rispetto nei confronti
di me stessa e di coloro ai quali voglio bene. In ogni caso, penso sappiate chi
siete, vero?
Mi dispiace,
perché avevo un sacco di altri progetti per la testa e sappiate che non era
questa la storia con cui avrei voluto andarmene un giorno. E invece è nata, l’avete
letta, è semplice, per nulla elegante, diretta: le parole dei gaze sono le mie,
è quello che sento mentre me ne vado.
I Gaze sono
io. Il pubblico, la famiglia, siete voi. Il palco, la casa, il fandom, EFP. In
pratica, quello che dicono può essere letto anche come mio messaggio per voi,
molto semplice, chiaro e conciso.
Quindi statemi bene. Continuerò a
scrivere, questo è certo, perché comunque scrivere è una delle cose che mi
fanno sentire bene e realizzata, esattamente come per i Gaze stare col pubblico
e cantare e suonare. Solo non qui, non in questo fandom. Se vorrete continuare
a seguirmi ne sarò lieta, ma sappiate che NON tornerò MAI PIU’ qui.
Accontentatevi delle storie che ho già postato, sono e rimarranno quelle,
storie che, quando ho scritto, amavo profondamente e che ieri, rileggendo un’ultima
volta, ho disprezzato e odiato come non ho mai odiato nessuno. Ve le lascio,
sperando di lasciarvi un pezzo di me, un qualcosa che vi possa far piacere.
Direi che è tutto ragazzi. E’
stato bello finché è durato ma, come detto sopra, ogni cosa ha una fine e la
mia permanenza qui è giunta al termine.
Vi voglio bene e vi prego scusate
la mia debolezza, ma davvero non posso sopportare un solo giorno di più questo
flagello che mi reco appresso da circa un anno.
Sayonara.
Shin