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Autore: Betta_cha    05/09/2011    2 recensioni
Un matrimonio imminente, troppi sentimenti incompresi...
Un lieve scorcio del dolore di un uomo gelido : anche negli abissi del mare qualcuno soffre!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayato Gokudera, Superbi Squalo, Takeshi Yamamoto, Xanxus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'invito era arrivato, come previsto. Non si sarebbe presentato, sempre come previsto.

Sospirò, esausto: quell'idiota sapeva ferirlo in modi che nemmeno le lame o il suo Boss sapevano fare.

Si sposava, con quell'altro; e aveva avuto il coraggio di invitarlo al matrimonio: doveva essere davvero stupido come appariva.

Il suo ragazzo d'altronde, quel bombarolo, lo aveva capito benissimo che lui, Superbi Squalo, era innamorato di quell'ingenuo che correva dietro una palla bianca; lo aveva capito la squadra di assassini, lo aveva capito il suo Boss... e in effetti non lo aveva accettato.

In verità, l'aveva presa piuttosto male; probabilmente era un tipo medievale, in fondo  il suo comportamento freddo, grezzo, i suoi atteggiamenti violenti e il suo rigore, non facevano che presagire una mentalità chiusa.

Si alzò dalla poltrona su cui era seduto; gli altri Varia si sarebbero recati al matrimonio, ne era consapevole. Semplicemente lui non l'avrebbe fatto. Andò sal suo Boss per riferire le sue intenzioni: il dolore della sconfitta definitiva, la vergogna della resa forzata, la frustrazione di non essere capito nè preso in considerazione dalla persona che amava, lo laceravano ad ondate, attraversandolo e facendo pulsare ferite vecchie nuove. Soprattutto quelle appena createsi.

Desiderò di morire di quel dolore. Più volte in pochi secondi. Sapeva che sarebbe stato peggio in futuro, seppure, magari, per un periodo limitato. Non si sentiva abbastanza coraggioso ecco tutto. Non gli era mai stato insegnato come affrontare un dolore simile e lui non pensava si potesse essere capaci. 

Figuriamoci se si fosse presentato alla cerimonia!!

Il corridoio era finito, la porta "dell'antro della belva" (come amava che gli altri subordinati la chiamassero) davanti a lui. Bussò e la risposta non venne. Entrò comunque.

" VOOOI! Boss! Non voglio girarci intorno: mi sembra chiaro che non verrò a quello stupido matrimonio." - Perentorio, non una goccia di dolore.

"Peccato che abbia già confermato per tutti: verrai, non puoi permettere che faccia la figura dello sciocco!"- Ghignò l'altro in rimando.

Avendo già il sangue freddo come uno squalo, non si può dire che gli si gelò nelle vene, ma sentì di aver iniziato a raschiare il fondo, scavando più in profondità di quanto dovesse e non per sua volontà.

"Vo-ooi..." - Sussurrò sentendosi impotente,incapace di trovare una soluzione : l'orgolio del suo Boss non era un argomento su cui discutere.Gli sfuggì una lacrima sfortunata, già gelata in partenza.

"Boss del cazzo, quanto godi a vedermi soffrire in silenzio! Ti diverti a vedermi in questo stato, eh?! Ed io che ti ho anche giurato fedeltà eterna..." - Il volto avvolto nell'artiglio scioccato della mano sana, gli occhi socchiusi ma pieni di rancore.

Lo scatto fulmineo dell'uomo che aveva di fronte gli sfuggì completamente.

"In silenzio? No in realtà preferirei sentirti urlare"

Un sibilo quasi felino, mentre una mano avvinghiava sicura i capelli argentei del capitano,strattonandoli, scoprendo il collo. 

Un morso, due. Baci violenti.

Tutto di quel dannatissimo uomo era violento.

Squalo non stette al passo di quanto seguì, troppo preso dal tradimento subito dal suo Boss.

Venne violentato più volte; graffiato,morso, torturato -spesso psicologicamente da parole crude- ripetutamente.

Urlò per quel Boss maledetto.

Non si oppose,ovviamente; il suo unico pensiero era per il matrimonio : sperò di morire nuovamente.

~~~~~~~~~~~~~~~~~

Yamamoto si ritrovò a pensare al suo maestro di spada piuttosto intesamente nei giorni prima del matrimonio: era davvero necessario mandargli l'invito? A quanto diceva Gokudera - lui no, non ne era certo- avrebbe solo sofferto di più.

Perchè rispettare le tradizioni? Loro erano forse una coppia tradizionale?

Sperava solo che decidesse per il suo bene di non partecipare: poteva solo immaginare la pena. Anzi non riusciva a farlo e con onestà non voleva: Hayato - risatina : pensare il suo nome di battesimo gli provocava brividi di eccitazione e terrore- lo amava, era una risposta piuttosto certa e appagante.

"Ehi, Yamamoto...." - Si avvicinò il suddetto amato, sussurrando, quasi rispettando l'intimità dei suoi pensieri.

"Gokudera!!" - Il solito sorriso beone di chi vede una stella brillare vicina.

"Non fare quel tuo sorriso idiota... Sei preoccupato, cosa c'è? É per Squalo vero?" Piuttosto e stranamente docile, non una punta di quella sua isterica gelosia. Così mansueto da lasciare che l'altro lo abbracci senza proteste.

" É crudele, ma spero non venga... sarebbe peggio che crudele se presenziasse..." - Appoggiò il testone sulla spalla di Hayato.

"Se vuoi possiamo---" - Troppo per il giocatore di baseball, che strinse brevemente l'altro,interrompendolo: "Non voglio che il giorno più felice della tua vita sia rovinato"

"Solo il mio? E poi chi ti dice che lo sia?" - Di nuovo finalmente irritato e bisbetico.

"Per me ogni giorno con Hayato è un giorno estremamente felice!! Ahahah!" - Sentenziò pericolosamente il bruno.

"Coooooooosaaaaaaaa?!?! Hayatooo?!?!"- Pugni tempestarono il petto e lo stomaco dell'ingenuo,ma furono pugni docili anch'essi, perchè era chiaro che il ragazzo voleva solo deviare la conversazione. Era stato beccato sul traguardo.

Non pensò a Squalo in quei momenti "di estrema felicità" e probabilmente fu meglio così : un ragazzone come lui non può permettersi perplessità nè aspettarsi il dolore, non quando tutti si aspettano di vederlo sorridere.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Si preparò in silenzio per la cerimonia nuziale. Si incamminò in silenzio verso l'uscita. Maledì tutto in silenzio.

Niente urla, niente clangore di spade, nessuno scalpiccio di terrore di subordinati costretti al duello.

Solo silenzio. Corroborante. Persino le orecchie dei muri della base Varia ne erano feriti, quasi quanto i suoi abitanti.Ma ormai non poteva opporsi e l'ombra dell'uomo che fu si spostò fiera verso l'auto che li avrebbe accompagnati.

Voleva urla? Urla di dolore e rabbia?Non avrebbe ricevuto nemmeno uno sguardo di quel genere.

I segni dell'amore forzato del Boss bruciavano di vergogna e rancore, ma soprattutto vergogna : poteva almeno provare ad opporsi! Ma al solito ormai, sembrava non capire le intenzioni di quel Boss, che sembrava fare di tutto per farlo schiantare contro la realtà.

Era stato vicino a tagliare i capelli, ma il suo orgoglio - e quello del suo Boss, senza dubbio - glielo avevano impedito.

La macchinà si fermò, scese per primo ma avanzò per ultimo. Gli sembrava di partecipare alla propria marcia funebre e quel pensiero gli fece sfuggire un ghigno peggiore del solito.

Si avviarno verso lo spiazzo dove si sarebbe svolto il rito e il successivo banchetto: neanche a dirlo li stavano aspettando e gli occhi erano tutti su di loro.

Molte facce furono deluse : aspettavano un urlo familiare che augurasse qualcosa ai due sposi; un urlo che non poteva arrivare. Presero posto, sotto gli sguardi inquieti dei due Guardiani promessi e del loro Decimo.

Iniziò e Squalo perse volontariamente la presa sulla realtà, mantenendo gli occhi chiusi e le braccia conserte, navigando, da bravo squalo, in acque limpide ma profonde.

Pensieri strani frequentavano quelle acque, esseri strani, anziani, alla fine dei loro giorni, quasi la gioventù non fosse più sua e una ruga troppo pesante andasse a corrugargli la fronte, comunicandogli che la sua fine era arrivata.

Pensieri bruciati dal calore del vento; pensieri morenti, in cose morenti.

La giornata si trascinò lenta e afosa, inclemente ai sentimenti di nessuno, mentre il capitano si ostinava a restare impassibile, meditando vendetta contro dio.

Incrociò inevitabilmente la coppia novella: le apparenze segnarono il colpo di grazia: fu costretto a congratularsi e il tocco di Yamamoto ruppe la sua corazza.

Non dovette fingere un malore, visto il viso così marmoreo, per fuggire a "casa", nella sua stanza.

Non poteva accettarlo. Non poteva. Non voleva. E forse non doveva.

Guardò la sua spada, vi vide riflesso quel suo Boss. Si voltò e ovviamente non era lì.

Quel Dannato.

Cosa voleva poi ottenere facendolo soffrire? Era incapace in quello stato e se anche l'avesse superata in fretta-- Superarla in fretta.

"Tsk" - Il suo Boss lo amava a modo suo, alla fine dei conti.

Sospirò, stanco, per l'ennesima e forse ultima volta.

Non era poi così scioccante quest'ultima rivelazione ma non trovava la forza o non la cercava abbastanza.

Sganciò la spada dalla mano bionica: non l'avrebbe macchiata di codardia.

Prese uno stiletto e si trovò a pensare che aveva un qualcosa di romantico.

Rise - o meglio ghignò- liberatorio.Impugnò lo stiletto con sicurezza.

Si inginocchiò incosapevolmente e giunge le mani, invocando una preghiera:

"Scusami Boss, perchè ho peccato"

E si trafisse.

Il suo Boss, arrivò poco dopo: fortuna, intuizione? Lo aveva semplicemente seguito.

E non era ancora morto, no.

Sollevò quel corpo con più delicatezza di quanta credesse di averne.

"Devi ancora soffrire per me, feccia" .

   
 
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