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Autore: NonSoCheNickMettere2    06/05/2006    8 recensioni
What if? ambientato 13 anni dopo ROTS - Anakin ha realizzato la profezia uccidendo Palpatine invece di Windu, ma Padmé e Leia sono morte nel parto. Perciò Anakin ha portato Luke nel Tempio, nascondendo la sua vera identità e prendendolo come proprio padawan.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Mace Windu, Obi-Wan Kenobi, Yoda
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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DICHIARAZIONE
L'universo di Star Wars, i suoi personaggi e le vicende sono di proprietà di Lucas. Ho scritto questa fiction solo per divertimento
Ho preso i nomi Yimot, Athor, Dovim e Theremon dal bellissimo romanzo "Notturno" di Asimov e Silverberg. Tuttavia in questa storia non hanno alcuna relazione con i personaggi, le situazioni e i luoghi del libro. Sono solo un omaggio.

RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare Chiara per avermi fatto da beta-reader.



PADRE E FIGLIO - CAPITOLO 1
 

L’alba doveva ancora illuminare i piani alti dei grattacieli di Coruscant. Anakin sedeva ad osservare il cielo scuro, punteggiato persino a quella ora impossibile dal via vai del traffico cittadino e da migliaia di luci artificiali. A volte quel movimento continuo lo infastidiva e provava nostalgia per le quiete notti di Tatooine. Eppure non avrebbe dovuto lamentarsi, considerando che il suo era uno dei rari appartamenti ad avere una veduta sull’esterno. Un privilegio che pochi altri Maestri potevano vantare, prova dell’alto status da lui raggiunto dentro l’Ordine dei Jedi.

Il rumore della maniglia dalla porta alla sua destra lo scosse dai suoi pensieri e il suo sguardo si spostò verso Luke, che stava uscendo dalla propria camera. Il Padawan accennò ad un inchino per salutarlo.

Anakin lo esaminò velocemente: la divisa era in ordine, la postura controllata, la mente concentrata dalla meditazione al risveglio. Non avrebbe trovato qualcosa da rimproverargli neanche se avesse voluto: suo figlio era impeccabile come sempre, addestrato dalla lunga disciplina appresa sotto il Maestro Yoda.

Gli fece cenno di sedersi accanto a lui e fu prontamente obbedito. Ma notò con un certo divertimento che il ragazzetto si era lasciato sfuggire per un istante un’espressione curiosa all’inusuale richiesta.

Ne avrebbe avuto da sorprendersi suo figlio, se avesse conosciuto la loro parentela!

Ma se da un lato non avrebbe desiderato niente di più che rivelargliela, dall’altro doveva prima assicurarsi la sua totale lealtà, anche contro il Codice, se necessario. In gioco c’era la sua permanenza dentro l’Ordine, la fama e il potere che aveva conquistato tredici anni prima, affondando la sua spada laser su Palpatine davanti agli occhi stupefatti del Maestro Windu. Quel gesto era stato da tutti interpretato come la realizzazione della profezia e la sua carriera d’allora in poi era stata riverita di tutti gli onori.

“Sai che giorno è oggi?”, gli chiese.

Luke rifletté brevemente, poi annuì: “E’ un anno che sono tuo Padawan”.

Anakin sorrise soddisfatto e gli porse una piccola scatola racchiusa in una carta decorativa verde.

Il figlio la prese con aria interrogativa e se la rigirò tra le mani, come se volesse studiarla.

“E’ un regalo”, gli spiegò il Maestro.

“Credevo che fossero proibiti”, notò il Padawan imbarazzato, “Il Maestro Yoda dice sempre che non possiamo possedere oggetti personali”.

Anakin scrollò le spalle: “E’ per questo che lo dovrai tenere segreto”

Luke arrossì visibilmente all’idea, ma nondimeno iniziò ad aprire la confezione con cautela. I suoi occhi si sgranarono, quando infine dal pacchetto uscì uno strano pendaglio dorato raffigurante una piccola corona e, continuando ad osservare l’oggetto, commentò: “Sembra di gran valore”

“Apparteneva ad una persona a me cara”, spiegò criptico il Maestro.

Il Padawan annuì distratto, mentre fissava con intensità l’oggetto, fino a venire completamente assorbito nella contemplazione. I suoi occhi si strinsero e la fronte si corrugò come se si sforzasse di vedere qualcosa di poco chiaro, finché si scosse. Allora sbatté le palpebre un paio di volte, mentre sembrava risvegliarsi da un sogno.

Preso in contropiede dalla reazione del figlio, Anakin si chiese se non fosse stato un errore dargli quel ricordo di Padmé. Luke non aveva mai conosciuto la madre; possibile che potesse avvertirne la presenza nell’oggetto a distanza di tanti anni dalla sua morte?

“Io, io…”, iniziò a balbettare infine il Padawan, “mi sembra un grande onore ricevere un regalo del genere. Non so cosa dire”

“Accettalo… e prometti di tenerlo nascosto”, si affrettò ad aggiungere il Jedi. Un sorriso complice gli sfuggì, quando vide il figlio annuire con lo sguardo ancora rivolto al ciondolo. Gli diede una pacchetta sulla spalla per richiamare la sua attenzione e i due grandi occhi azzurri lo fissarono. “Ora bisogna che andiamo a colazione o finiremo per far tardi all’allenamento”, lo esortò.

La palestra dove Anakin aveva prenotato il loro riquadro per quella mattina era la più ampia del Tempio: divisa in ben quindici spazi contrassegnati, veniva costantemente rifornita di ogni amena novità in fatto di attrezzi per il combattimento simulato con la spada laser. Per questo cercava sempre di accaparrare un posto lì, arrivando a stabilire le date delle lezioni con anticipi ridicolmente ampi.

Si allacciò l’armatura di protezione salda al petto e alla pancia in modo che aderisse il più possibile al suo busto, mentre la stanza si stava affollando con tranquilla rapidità. Salutò Plo Koon ed il suo giovane Padawan che gli passarono di fianco per recarsi al loro riquadro e dietro di lui sentì Luke, che non sembrava gradire altrettanto quel luogo, borbottare controvoglia una specie di “Buongiorno”. Senza dar troppa mente all’inusuale poca educazione del suo apprendista, si infilò il casco di protezione, alzando la visiera offuscata.

Accese la spada laser a bassa frequenza, invitando il figlio a fare altrettanto, e con voce didattica iniziò: “Oggi ti insegno come parare un colpo al cuore”

“Tutti dicono che è molto difficile”, obiettò subito il Padawan, dubbioso e vagamente preoccupato.

Anakin scrollò le spalle. “Se fosse facile non avrei bisogno di insegnartelo”. Visto che il ragazzo non sembrava cambiare espressione, tentò di incoraggiarlo: “Prima di lavorare solo con la Forza, ti farò fare delle prove lente con la visiera alzata”

Poco convinto Luke annuì, mettendosi nella posizione base di guardia con la punta della spada rivolta alla gola dell’avversario.

Il Maestro fece altrettanto, prima di istruirlo: “Ora vieni lentamente verso di me, mirando al cuore”.

Il Padawan avanzò, spinse la spada verso il centro dell’armatura del suo opponente con molta calma e altrettanta decisione, ruotando di qualche grado il polso destro in modo che la punta si dirigesse di poco verso sinistra, dove avrebbe potuto infilarsi facilmente sotto lo sterno, se in mano avesse avuto un laser a frequenza d’ordinanza. Ma, prima che la sua spada toccasse l’armatura del Maestro, questi fece compiere un piccolo circolo alla lama della propria e con un fastidioso sfrigolio toccò la punta di quella avversaria, deviando l’attacco. Poi a beneficio del discepolo ripeté il gesto nell’aria vuota ancora più lentamente.

“Ora prova tu”, sollecitò Anakin riprendendo la posizione di partenza.

Luke annuì, mettendosi in guardia. Quando il Maestro avvicinò la punta della spada la deviò con la sua.

“Hai ruotato al contrario”, gli fece notare il Jedi.

“Ah… sì!”, ammise il ragazzo visualizzando mentalmente quello che aveva appena fatto.

Riprovarono diverse volte, ma una su tre, la lama girava in senso opposto. Anakin iniziava a spazientirsi un po’ e decise che era ora di riprenderlo: “Sei distratto!”

“No”, negò il Padawan, mettendosi sulla difensiva, “ci sto provando, ma è un po’ difficile!”

“E’ difficile girare la punta in senso orario, invece che antiorario?”, lo rimbrottò con acido sarcasmo. “E da quando gli esercizi si provano? Fare o non fare…” e lasciò in sospeso il detto già conosciuto.

“Scusa, Maestro”, fu l’unica risposta.

“Vediamo se a velocità di combattimento ti concentri di più”, quasi lo sfidò il Jedi, abbassando la propria visiera e aprendosi completamente alla Forza per supplire alla momentanea situazione di cecità. Per prima cosa avvertì Luke che si concentrava a sua volta, poi divenne consapevole delle altre ventotto persone nella stanza, ognuna immersa nel suo esercizio e nella sua fatica.

Riportò il fuoco sul suo allenamento e si mise in posizione di guardia. Senza verificare che il suo apprendista fosse pronto si spinse in avanti per colpirlo. Mentre la sua lama veniva deviata in maniera scoordinata e approssimativa, avvertì distintamente la sorpresa del ragazzo nell’essere stato preso così alla sprovvista.

“Lento”, si limitò a commentare Anakin e subito si rimise in posizione di partenza, ripetendo l’esercizio.

“Hai girato di nuovo al contrario”, fu la successiva correzione, seguita da una serie infinita di “Hai colpito quando ero troppo lontano”, “Eri in ritardo”, “Dovevi colpire con più forza”, “Mettici meno energia”, “Devi tenere la mano sinistra più centrale”, “Non devi precedere il mio movimento”, ottenendo lenti, ma significativi miglioramenti.

All’ennesima ripetizione, udì Luke ansimare e percepì la sua fatica. Ma non era disposto a concedergli una pausa: un giorno suo figlio avrebbe potuto trovarsi davanti non un Maestro indulgente, ma un avversario determinato.

Attaccò di nuovo al massimo delle sue capacità. Questa volta non vi fu neanche la minima deviazione nella traiettoria della lama e udì il laser infrangersi sull’armatura del Padawan, che sarebbe crollato morto sul pavimento, se quello fosse stato un combattimento vero.

Innervosito, Anakin urlò: “Ma stai dormendo?!”. Percepì diverse dozzine di occhi voltarsi nella loro direzione e si morse il labbro, maledicendo tra sé e sé la sua mancanza di controllo. “Rimettiti in guardia”, aggiunse, cercando di suonare più conciliante questa volta.

Sentì Luke esitare, prima di udire mentalmente la sua voce. Ma ci stanno guardando tutti!

Il Maestro non aveva intenzione di dare spalla a certe timidezze e, senza prendesi il disturbo di rispondere, lasciò che una sensazione di ostentata indifferenza trasparisse.

Non riesco a concentrarmi: mi sento in imbarazzo, proseguì il Padawan, evidentemente ignorando il messaggio silenzioso.

Il giorno che ti troverai di fronte un Sith, gli chiederai di poter cercare un luogo idoneo prima di combattere?, gli rispose con sarcasmo.

Luke sembrò vergognarsi della sua richiesta e si rimise in posizione di guardia.

Anakin affondò di nuovo, ottenendo solo una deviazione fiacca e ritardata. Stupito, scandagliò a fondo le sensazioni del figlio, trovando la sua concentrazione rivolta più alle presenze intorno a loro che a controllare il loro combattimento. Questo sì che era irritante! E pensare che gli aveva appena fatto la predica!

Decise di far capire all’insubordinato che non intendeva mollare su questioni di importanza vitale come quelle e nello stesso tempo dargli modo di riposarsi. Perciò spense la spada e si tolse il casco.

Luke sollevò la visiera, guardandolo con aria interrogativa.

“Non spreco tempo, se non vuoi concentrarti: l’allenamento è finito”, spiegò seccamente il Maestro.

“Proverò…farò meglio”, corresse subito il Padawan.

Anakin scosse il capo, lasciando trasparire tutta la sua indignazione nel tono: “Questo lo vedremo un altro giorno. Adesso voglio che tu sparisca in biblioteca a finire i tuoi compiti di ricerca”.

Il Jedi si aspettava qualche altra obiezione, ma il ragazzo si limitò ad abbassare lo sguardo umiliato, fece un breve inchino e, cercando di tenere sotto controllo la voce rotta, rispose semplicemente: “Come desideri, Maestro”. Poi guadagnò rapido l’uscita, seguito dagli sguardi curiosi dei presenti.

Innervosito sia dal figlio, sia dagli astanti, Anakin richiamò con la Forza tre remoti dalla scaffalatura degli attrezzi e li accese in contemporanea. I laser piovevano su di lui, ma con rapidità parava i colpi, lasciando che fosse la sua irritazione a guidare la mano verso le scie luminose. Dopo qualche minuto, ne ebbe abbastanza di quel esercizio ridicolmente facile per le sue capacità. Sollevò una mano con autorevolezza e i remoti fermarono il loro attacco, poi sfilarono ordinatamente di nuovo verso gli scaffali, mentre lui si tolse anche l’armatura e uscì di scena con altrettanta velocità del suo Padawan.
 

  
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