I loro sguardi si incontrarono per l’ennesima volta.
Oh sì, si amavano.
Si amavano davvero, e tra di loro c’era alchimia.
C’era sempre stata, anche se all’inizio era stata camuffata dalla gelosia e dall’invidia.
I tempi del liceo. Tempi apparentemente così lontani, ma in realtà così vicini.
Sembravano passati secoli da quando le due si ritrovavano a provare canzoni su canzoni nella choir room con i loro compagni.
E ora erano loro due.
Sì, loro due.
Rachel e Quinn.
Quinn e Rachel.
Chi avrebbe mai potuto immaginare che si sarebbero sposate?
Nessuno. Eppure era successo.
Si erano ritrovate alla fine del liceo, avevano cominciato ad uscire ed il loro amore era nato spontaneamente, come un timido bocciolo su una pianta quasi appassita.
Insieme avevano scoperto la loro omosessualità così faticosamente respinta, e insieme l’avevano accettata.
Anche i loro amici, dopo un momento iniziale di incredulità, le avevano apprezzate e accolte, forse più di prima.
In quel preciso istante pensavano a tutto, al loro amore, alla passione e all’intesa tangibile che le caratterizzava. E tutto sembrava così semplice, così puro.
A rompere il silenzioso scambio di sguardi tra le due fu una voce squillante.
“Mamma!”, gridò la piccola Kate.
Quinn la prese in braccio e la coccolò. “Dimmi amore… Che succede?”
La bambina indicò Rachel con le sua piccola mano e sorrise.
“Ah, vuoi andare da mamma Rach?” mormorò accarezzando la sua guancia rosea e morbida.
Il sorriso di Quinn era droga per l’altra ragazza.
Quando sorrideva, gli occhi brillavano come smeraldi e i suoi denti perfetti emergevano su quel viso dai lineamenti dolci e delicati.
Ogni singolo istante la mora sognava di baciare intensamente la bocca dell’altra, di mormorarle quanto la amava, di toccare il suo corpo. E spesso lo faceva, quando la bambina dormiva o giocava in un’altra stanza.
Le loro effusioni dovevano essere momenti riservati, non condivisibili. Con nessuno.
Kate mise le braccia al collo di Rachel e la abbracciò, con Quinn che amorevolmente la sosteneva per non farla cadere.
Le mani delle due giovani si toccarono, e le loro guance diventarono leggermente rosse. Come la prima volta.
“Lascia, la prendo io…” disse sorridendo.
La bionda, senza dire niente, si avvicinò e le sfiorò le labbra con un bacio.
Un semplice bacio a stampo.
Un brivido percorse la schiena della mora e spalancò gli occhi per guardare la propria consorte.
Gli occhi grandi e limpidi dell’altra ricambiarono lo sguardo e la ammaliarono.
Quegli sguardi contavano più di mille baci, mille notti di amore, mille sorrisi.
Semplici sguardi.
You can buy your hair if it won’t grow You can fix your nose if he says so You can buy all the make up that MAC can make But if you can look inside you Find out who am I to Be in a position to make me feel so Damn unpretty I feel pretty But unpretty.
Senza nemmeno accorgersene, le due ragazze cominciarono a canticchiare quella canzone così impressa nelle loro menti.
Ricordarono quel momento insieme, mentre le loro voci si univano alla perfezione.
Alla fine della canzone, il respiro della piccola si fece più profondo.
Si era addormentata sulla spalla di Rachel, mostrando un timido sorriso sulle labbra.
Silenziosamente, la accompagnarono nella sua stanza e la adagiarono sul suo letto, rimboccandole le coperte e mettendole un peluche tra le braccia.
“Quanto è bella… E’ perfetta…”
“… Come te.” sussurrò Rachel, chiudendo poco dopo la distanza tra di loro con un bacio.