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Autore: Lugichan    07/09/2011    3 recensioni
Salve C: Come mi è stato suggerito da mamie, che ringrazio ancora moltissimo per il suggerimento, ho deciso di introdurre meglio Eiko, che come ho raccontato nella storia precedente, è il mio OC di Bleach. Non scendero' nel dettaglio delle azioni, ma mi limitero' a trascrivere i suoi pensieri. SOL sta' per Slice of Life, momenti di (vero godimento) vita quotidiana, che lei illustrera' col pensiero.
Ora... Enjoy.
E mi è d'obbligo crossoverare con Gintoki, detto Ginny, perchè Eiko ama il sensei e tatata, ora enjoy davvero °-°
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '{SOL - The Adventures of Eiko Saitou'
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«Fin da piccola avevo sempre adorato i miei capelli.
Erano nerissimi e lunghissimi, mi arrivavano fino alla schiena e mi ci arrivano tutt'ora. Ma forse non è propriamente corretto dire che adoravo i miei capelli, no.
Diro' la verità. Io ho sempre adorato la mamma, che si soffermava spesso e volentieri a passarci le dita in mezzo, ci giocava, me li pettinava, e che spesso e volentieri mi diceva che è proprio grazie ai capelli che avrei trovato l'uomo perfetto per me.
A riprova di questo, mi regalo' due fiocchetti bianchi, per legare due ciocche da tenere fuori dal viso. La mamma adorava anche il mio viso. Diceva sempre che avevo un visetto da 'bambina eterna'. Forse intendeva dire che ho un viso che fa' tenerezza. Potevo chiederglielo. Avrei potuto fare molte cose, con mia madre. 
Mi rammarichero' sempre di quel giorno in cui entrai e la trovai a terra, in una pozza di sangue, e mio padre, con un coltello, che m'uccise senza remore.
Ho sempre odiato gli uomini come mio padre. Lui stava fuori dalla mattina fino alla sera, ed era mia mamma che si occupava di tener pulita la casa. Io non potevo aiutarla, ero a scuola. Ma ricordo sempre che, quando rientravo, interrompeva qualsiasi cosa stesse facendo e mi abbracciava, chiedendomi com'era andata.
Se mi punivano non si arrabbiava, anzi. Sorrideva sempre e mi diceva che tutti sbagliano, nella vita, più di una volta. E bisogna sempre saper rialzarsi.
Poi, un giorno, mi parlo' di quei fiocchi. Mi disse che si può proseguire da soli fino ad un certo punto della nostra vita. Poi ci serve una presenza che ti dia amore, conforto, e tutto ciò di cui hai bisogno. Un partner, appunto. Per questo mi fece promettere che, se uno dei due fiocchetti si fosse danneggiato, io avrei strappato l'altro. Si sarebbero riuniti come una coppia.
Mamma diceva che il suo l'aveva già trovato, e che lo amava così come era. Sono sempre stata scettica su questo punto, ma non osavo contraddirla. Se la mamma era felice, ero felice anche io.
Quando arrivai nel Rukongai, non ero preoccupata per il fatto che fossi morta, o del luogo in cui ero finita. 
Io ero preoccupata per la mamma.
Nei primi giorni qui ero più sicura che l'avrei ritrovata. Avrei di nuovo visto la mia mamma che tendeva le braccia, chiamandomi ed invitandomi a venire con lei. Poi la convinzione è diventata speranza. E la speranza si è spenta come una candela.
Io non ricordo quasi più nulla della mia vita precedente. Non ho mai avuto una grande memoria. Ricordo solo mio padre, col coltello sospeso sopra di me. 
Il volto di mia madre l'ho dimenticato tanto tempo fa'.»

Lentamente, Eiko scioglie la morsa delle dita intrecciate, come in preghiera, ma con le punte rivolte verso l'alto, ed alza i suoi occhi color notte verso il sensei, seduto davanti a lei, apparentemente calmo. Poggia le mani curate e fin troppo delicate sulle gambe, ed il suo volto si apre in un sorriso.

«Lei avrebbe voluto il meglio per me, come compagno. Qualcuno che mi rendesse felice e che mi proteggesse, e che mi andasse bene. Che sapesse quando era ora di tacere o ora di parlare. In cui avessi una smodata fiducia. Ora potrebbe essere felice.
Ed io non mi pento di niente.
Pero' non prendermi come una piagnucolona o una che ha bisogno della mamma, sempre e comunque. 
Io ho bisogno di mia mamma, perchè non sono riuscita a starci praticamente insieme, quand'ero viva. Ma non fraintendere... Non voglio rivederla, qui nel Rukongai.»

Il ragazzo la fissa, quasi comprensivo. La incita a continuare, perdendo pian piano il sorriso e tornando serio ed attento.

«Vedi... Incontrarla qui significherebbe tornare indietro. Tornare la vecchia, paurosa Eiko che ero prima. Quella a cui manca la mamma, quella che odia il papa' ubriaco, e soprattutto, la Eiko solitaria che ero prima.
Io... Non voglio. Ora sono rinata, si può dire. Mi hai cambiato, Gin... Mi hai cambiato davvero, davvero tanto.»

E lì si interrompe, per sporgersi da dov'e seduta e posare le labbra su quelle dello Shinigami dai capelli riccioluti ed argentati, con una dolcezza forse eccessiva.
Dopo pochi secondi, decide di staccarsi da lui, addolcendo lo sguardo.

«Credo non sopporterei lo shock di vederla e di sentirmi dire 'Chi sei?' da mia madre. Non reggerei proprio...E a dirla tutta non ricordo nemmeno il suo viso. Vedo al suo posto una macchia scura, sconosciuta. E ne ho paura.

Forse... Io ho paura di mia madre.»

   
 
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