Avenger Devil
Esistono molte forme di delusione…
…
La delusione di un bambino che non vede un proprio capriccio soddisfatto…
…
La delusione per un amore non corrisposto…
…
La delusione di un genitore perché il figlio non raggiunge gli obbiettivi che lui desidera ottenga, come la mancata ammissione ad un prestigioso liceo…
…
La delusione nel vedere la propria fiducia mal riposta.
…
Ma quella che io credo sia la delusione peggiore di tutti sia legata al tradimento, specialmente se fiducia che ha radici nell’amicizia viene sradicata da un violento tradimento, subito quando nel momento di maggiore necessità, colui o colei in cui riponevamo la massima fiducia ci voltano le spalle e se ne vanno per la loro strada .
…
Mi duole ammetterlo, ma quest’ultimo tipo di delusione fu proprio la mia condanna.
…
mmm…
…
Non mi state capendo, vero?!
Va bene, vorrà dire che vi spiegherò tutto…
Da dove posso cominciare…!?
Ah…
Mi sembra ovvio…
Si parte sempre dal principio.
Vediamo…
Ecco, da qui dovrebbe andare bene…
Allora…
… lui, era il mio migliore amico.
Un ragazzo solare, allegro come pochi e sempre determinato a
raggiungere il suo obbiettivo, quando se ne prefiggeva uno.
Quando divenne il campione del mondo di Bey Blade
cominciò a montarsi la testa, ma in fondo era prevedibile che sarebbe successo.
Credo che la causa di tutto fu proprio quel
suo successo.
Era quasi sempre circondato da fan e ammiratrici.
Così piano piano cominciò ad allontanarsi da
me.
Volava troppo in alto per accorgersi di quando
tutta quella notorietà mi metteva disagio.
Volava tropo in alto per accorgersi di come venissi
maltrattata dalle sue stesse fan… per vedere i lividi che mi ricoprivano la
schiena come una cartina geografica.
Però stava cambiando troppo radicalmente perché potesse trattarsi di una
fase passeggera…
Amava il suo bey… il suo dragoon, e più di
una volta sospettai che quella stupida trottolina venisse
prima della nostra amicizia.
Ben presto ne ebbi la certezza.
Fu doloroso come uno schiaffo, anzi come la sberla che mi diede alla
mano, la volta in cui raccolsi Dragoon che gli era
caduto per sbaglio.
Così cominciammo a non parlarci quasi più.
Tanto non si accorgeva più se era presente o meno ai suoi allenamenti.
Una forte tristezza iniziò ad attanagliarmi il cuore…
Ero sola…
Non mi era sentita così triste prima di allora.
Era come…
No!
Sentivo le tenebre avvolgermi e più rischiai di cedere.
Ma come tutte le cose c’è sempre quella piccola… minuscola… insignificante goccia che fa traboccare il vaso.
Di certo la goccia che fece traboccare il MIO vaso non fu né piccola, né minuscola, né insignificante.
L’ultima volta che ebbi la possibilità di tornare a casa con lui.
Pioveva a dirotto e si era alzata una nebbia fitta.
I rumori della città in quella strada di periferia non erano altro che
un eco lontano…
Stavamo risalendo le scalinate del parco vicino a casa sua.
Eravamo in cima.
Lui attraversò la strada senza neppure aspettarmi.
…
Forse non la vide proprio a causa della nebbia.
…
Forse era sovrapensiero a non la sentì.
…
Difatti stava per essere investito dalla macchina, una macchina guidata
dal destino.
Dannata la sua distrazione.
Lo tirai indietro.
Lui era salvo…
Io no.
…
Fu in un attimo.
Ricordo ancora oggi l’impatto della mia pelle sulla gelida carrozzeria
di quella macchina.
…
Fui sbalzata verso il muro.
Anche quello fu un impatto tutt’altro che
delicato.
Quella doveva essere un’auto guidata dal destino, perché solo il
destino continua il suo percorso incurante di chi si
scontra con lui.
…
Avevo detto che quella fu la goccia che fece traboccare il vaso?
In effetti fu cosi.
Perché?
Quello… quello stupido cominciò a scendere le scale di corsa, per far
cosa tra l’altro…
Per raccogliere quella stupida…inutile… dannatissima trottola.
Io ero bagnata fradici, agonizzante e in un
lago di sangue, e lui… controlla che quell’affare non
si sia ammaccato.
Non mi ricordo se fosse la pioggia, a darmi
quella sensazione, ma per un attimo ebbi la netta sensazione di aver cominciato
a piangere.
Cosa provavo?!
Dolore?
Beh…una povera ragazza con fratture multiple non può non essere
dolorante.
Delusione?
Mai prima di allora fui così delusa da qualcuno.
Rabbia?
Tanta, tantissima rabbia.
Odio?
Non sapete neppure quanto.
Non odiai nessuno come odia quell’idiota prima d’ora.
Disprezzo?
Questa mi pare una domanda superflua
Dolore… Delusione… Rabbia… Odio… e buio.
Alla fine cedetti alle tenebre del mio cuore… a quelle tenebre che fino
ad allora avevo combattuto strenuamente.
D’altronde quando stai morendo, certi dettagli diventano irrilevanti.
Però mi stupii quando sentì che quelle tenebre
non erano fredde, ma calde come una soffice trapunta.
Poi chiusi gli occhi…
Mi assopii in quello che sarebbe stato un sonno eterno.
Quando mi destai mi sentii leggera come una piuma.
Davanti a me un uomo.
Se davvero quello era satana, come sospettai sin da subito, dovevo
ammettere di trovarmi davanti un uomo veramente affascinante.
Occhi e capelli neri come solo le tenebre sanno essere…
Carnagione scura… o forse era molto abbronzato.
Un fisico da urlo e lineamenti perfetti.
Vestiti attillati.
Ero convinta che se avesse partecipato ad un concorso, sarebbe stato
nominato sex sinbol del secolo.
Sono morta
Sì
La verità pura e semplice.
Ma se lo sapevo perché gliel’ho chiesto, per avere una conferma?
Sono all’inferno?!
Se così ti piace
crederlo…
Davvero uno strano
posto per essere l’inferno.
Per anni ti dicono che
se non farai il bravo bambino ci brucerai all’inferno, ma non ti immagini
neanche lontanamente che quell’inferno di cui parlano
le varie religioni, in realtà sia un immenso palazzo fatto unicamente di marmi
neri, vetri viola e mobili in ebano.
Tutto ciò che mi disse
poi, fu riguardo alla mia morte, che ero morta odiando, desiderando la
vendetta, pura e semplice.
Era per questo che mi
aveva trattenuta lì.
Era per questo che mi
aveva cercata.
Mi voleva tra le sue
schiere.
Cosa risposi è ovvio,
non vi pare?
Mi diede un potere che
molti sognano.
La mia nuova forma
andava oltre ogni mia aspettativa.
I capelli si
allungarono fin oltre le natiche prendendo una colorazione tendente al nero.
Gli occhi assunsero
una colorazione intermedia al viola ametista e il rosa
pesca.
Il mio corpo crebbe e
divenni ciò che non avrei potuto essere a causa della mia morte prematura:
bella, sensuale e con un corpo da favola.
La stupida divisa da
liceale lasciò posto ad una gonna lunga fino alle caviglie con due spacchi
laterali.
Un top nero aderente,
che andava dalle spalle fin poco sotto ai seni rotondi
e sodi, e lasciava in bella vista la vita sottile e snella.
Scarpe nere anche loro
con un tacco vertiginoso.
Ah… stavo dimenticando
le ali.
Erano piumate, come
quelle dei draghi neri; ampie e soffici, ma di angelico non avevano nulla.
Sulla fronte era
incastonata a mo’ di diadema un’ametista dalla forma perfetta.
Ora, ero pronta per la
mia nuova vita.
Dispensatrice di
giustizia, ma non della giustizia divina in cui molti sperano.
Parlo della MIA
giustizia.
Cosa?!
Non ho detto come mi chiamo?
Avete ragione.
Non è cortese non presentarsi.
Mi presento:
Sono Hilary Tachibana…
…E sono un demone della vendetta!!!