Settima
classificata al “Mahjong Contest” indetto da MyPride sul
forum di EFP.
Per correttezza,
pubblico la storia corredata del giudizio della sopracitata organizzatrice.
«NON SMETTERE DI
PARLARE» DI EFFIESAMADHI
SETTIMA CLASSIFICATA
Sarò sincera: per quanto io abbia seguito la serie - pur amando maggiormente il
primo CSI, quello con Grissom - non avevo mai letto una storia su CSI: New
York, e devo dire che il tuo racconto mi ha piacevolmente sorpresa.
Sei riuscita a mantenere abbastanza il carattere dei protagonisti, ma quel che
ho apprezzato maggiormente è stato il tuo modo di muoverli; esulando difatti
dal discorso di IC e OOC, sei stata capace di farli rimanere coerenti con se
stessi, mettendoli in una posizione che sarebbe potuta essere plausibile anche
nella serie televisiva.
Non amo molto le coppie heterosexual in un telefilm o in manga, in realtà, ma i
personaggi che ti sono capitati mi piacevano particolarmente, dunque il tuo
giostrarli ha fatto sì che la tua storia mi lasciasse un piccolo sorriso sulle
labbra nonostante il finale fosse alquanto malinconico.
L'unica cosa che mi ha fatta storcere un pochino il naso sono state le frasi
spezzate. Mi spiego meglio: laddove sarebbe potuto esserci un punto e virgola,
una congiunzione o semplicemente una virgola, tu hai preferito mettere il punto
fermo e continuare con una nuova frase, chiudendo poi anche quella con un punto
fermo. Non so se questo sia lo stile che hai deciso di adottare per il contest
o il tuo solito modo di scrivere, però per facilitare la lettura e renderla
meno frammentata avresti potuto amalgamare la prima frase con la seconda e così
via.
Ciò che mi è piaciuto maggiormente sono stati i dialoghi, sul serio. Mi
sembrava di essere lì ad ascoltarli, ad ascoltare i veri Stella e Sheldon, come
se stessi assistendo ad un episodio in televisione.
Anche gli elementi del pacchetto sono stati rispettati abbastanza - il tuo
accenno al Natale ha fatto sì che si sentisse, seppur velata, l'atmosfera
invernale e natalizia -, sebbene avrei preferito che la frase venisse
utilizzata in modo più approfondito.
E' stata comunque una gran bella storia, complimenti.
Originalità: 8,8
Caratterizzazione dei personaggi: 9
Stile e lessico: 8,8
Utilizzo del pacchetto: 8,8
Apprezzamento personale: 5
Totale: 40,4
***
Autore |
EffieSamadhi (EFP),
Pocahontas@Effie (forum) |
Titolo |
“Non smettere di
parlare” |
Fandom |
CSI: New York |
Pacchetto |
Stagione: Inverno;
Stella/Sheldon; “E’ notte, e io sono sola sotto questo sconfinato cielo nero”
(“And I leave my home”, Enya) |
Rating |
Giallo |
Genere |
Introspettivo,
Romantico, Sentimentale |
Tipologia |
One-shot |
Avvertimenti |
Het, One-shot |
Introduzione |
“Almeno le scartoffie non sporcano in giro e non hanno
bisogno di essere nutrite.” “Già. E nemmeno ti possono ferire.” “Questa è la parte che amo di più.” |
NdA |
Alle prese per la
primissima volta con una Stella/Sheldon. Nello scegliere questo fandom, in
realtà, speravo mi capitasse la classica Danny/Lindsay, o al massimo una
Mac/Stella. E invece… beh, sperimentare fa sempre bene. Volendo dare alla
storia una collocazione temporale precisa, la piazzerei… boh. Diciamo che
Danny e Lindsay già si frequentano, e Angell non è ancora morta (e dunque
frequenta Flack). Ho inserito la
citazione in grassetto per darle più visibilità. Buona lettura! |
Non smettere di
parlare
New York, dicembre
Stella
lasciò che la penna cadesse a lato del modulo. Con la stessa mano si ravviò i capelli.
Stiracchiò le braccia e il collo, guardando prima a destra, poi a sinistra.
Riprese la penna. La lasciò cadere di nuovo. Appoggiò i gomiti sulla scrivania
e il mento sulle mani, e immobile iniziò a fissare la notte al di là delle
finestre.
“Pensieri?”
Stella
annuì.
“Brutti
o belli?”
“Un po’
e un po’.”
Sheldon
si avvicinò piano, e con un mezzo sorriso guardò le carte sparpagliate sulla
scrivania. “Non dirmi che la sera non hai di meglio da fare.”
Stella
fece spallucce. “Almeno le scartoffie non sporcano in giro e non hanno bisogno
di essere nutrite.”
“Già. E
nemmeno ti possono ferire.”
“Questa
è la parte che amo di più.”
“Che ne
è stato di… come si chiamava?”
“Lasciamo
stare. Era un idiota, esattamente come tutti gli altri.” Sospirando, riprese la
penna. “Forse dovrei rassegnarmi. Insomma, accettare il fatto che non esiste un
uomo che sia giusto per me, e
rassegnarmi ad uscire con uomini sbagliati.”
Riappoggiò la penna. “E’ solo che poi vedo tutte queste persone che sembrano
aver trovato l’anima gemella, e… e non capisco perché a loro sì e a me no.”
Nascose il volto dietro le mani. “Scusa, Sheldon” mormorò, fissandolo
attraverso gli spazi tra le dita.
“Non
hai nulla di cui scusarti, Stella. Ti capisco. Insomma, è la stessa cosa per
me. Ogni giorno sono costretto a vedere Danny e Flack, e sono così… felici… ti capisco, Stella.”
Stella
abbozzò un sorriso. “E tu non hai niente di meglio da fare che stare qui ad
ascoltare me?”
Questa
volta fu Sheldon a mostrare indifferenza. “Sai, non sempre è colpa dell’uomo,
se una relazione finisce.” Fece una breve pausa. “Non eravamo compatibili, e
abbiamo preferito troncare subito. Sai, prima che la storia diventasse troppo
importante.”
“Un
altro Natale da single” sussurrò Stella, più rivolgendosi a se stessa che non
al collega.
“Già,
un altro Natale da single” sospirò Sheldon. “Tu hai programmi?”
“Per
Natale?” Scosse la testa. “E tu?”
Un
altro cenno di diniego. “Potremmo organizzare qualcosa insieme.”
“Tu ed
io?”
“Tu,
io, chiunque non abbia altri con cui festeggiare… potremmo organizzare un
‘Natale per single’, o cose del genere. Potrebbe essere divertente.”
Stella
rise. “Beh, non credo che riscuoterebbe un grande successo. Insomma, quante
persone conosci che non abbiano proprio nessuno
con cui passare il Natale?”
Sheldon
ci rifletté su. “A parte tu ed io? Non molte, in effetti. Beh, poco male. Pochi
ma buoni, è così che si dice, no?”
“Sì, è
così che dicono” rispose Stella, sorridendo. “Beh, si potrebbe davvero
organizzare qualcosa, magari per la vigilia di Natale.”
“È
tardi, Stella. Perché non vai a casa?”
“Ma…”
“I
rapporti possono aspettare.”
Stella
si lasciò convincere: rimise a posto tutti i fascicoli che aveva sparpagliato sulla
scrivania, controllò di aver lasciato tutto in ordine e lasciò cadere la penna
nel portamatite. Spense la lampada che illuminava la sua postazione, indossò il
cappotto e si allontanò. Era quasi arrivata agli ascensori, quando si voltò per
guardare indietro. “E’ tardi, Sheldon. Perché non vai a casa anche tu?” disse,
con un sorriso.
“Attenta
ai gradini. Sono ghiacciati” la avvertì Sheldon, precedendola lungo la
gradinata.
“Ci
mancherebbe solo che mi rompessi una gamba proprio a Natale” sorrise Stella,
seguendo lentamente il collega.
“Direi
che non è il caso, anche se non hai feste in programma” rispose l’uomo.
Arrivata
sana e salva sul marciapiede, Stella infilò le mani in tasca. “Beh, allora a
domani.”
“Ti
accompagno a casa.”
“No,
non è il caso.”
“Non
scherzare, dai. Preferisco accompagnarti, mi sento più tranquillo.”
“Come
vuoi.”
Si
incamminarono a passo lento lungo la strada semideserta, scansando il ghiaccio
e stringendosi nei cappotti. “Sembra proprio che sia arrivato l’inverno, eh?”
commentò Sheldon, alzando lo sguardo verso il cielo.
“Già”
rispose Stella. “Una bella vacanza in un posto caldo mi farebbe proprio
comodo.”
“Destinazione?”
“Mah,
non saprei. Hawaii. O magari il Mediterraneo. La Grecia è meravigliosa.”
“Non ci
sono mai stato. Beh, in realtà non sono mai stato più in là del Messico.”
“Sì, è
fantastica. C’è un che di magico… forse è la sua storia, non lo so. Ma è il
posto più bello in cui sia mai stata. Dovresti andarci, dico davvero” aggiunse,
dopo una pausa.
“Vorrà
dire che ci farò un pensierino” sorrise l’uomo. “Dovrò organizzarmi per trovare
qualcuno che mi accompagni, allora. Qualcuno che conosca il posto.”
“Vuoi
un consiglio? Evita i viaggi organizzati. Fanno schifo.”
“Ehi,
ho un’idea! Potresti venirci tu con me.”
Stella
scoppiò a ridere. “Cos’è, non ti basta vedermi tutti i giorni al lavoro?”
“No, in
effetti no” rispose Sheldon, serio.
Stella
smise di ridere, e continuando a camminare si voltò a guardarlo. “C-come?”
Sheldon
si fermò, spingendo le mani in fondo alle tasche. Stella si fermò a propria
volta, aspettando una conferma. “Scusa, Stella, non volevo dire… andiamo, è
tardi.” Riprese a camminare, senza finire la frase. Stella si rassegnò a
seguirlo.
“Siamo…
sono arrivata” disse lei a un certo punto, indicando un portone e rovistando
nella borsa alla ricerca delle chiavi. “Grazie di avermi accompagnata. Sei
stato molto gentile.”
“Non
c’è di che” sussurrò lui, rompendo il silenzio che aveva occupato gli ultimi
dieci minuti. “È stato un piacere.”
“Sheldon,
io…” ribatté immediatamente lei, interrompendosi poi di colpo. “Quello che hai
detto prima, ecco… è… cosa… cosa significa?”
Sheldon
si guardò intorno, cercando di fissare lo sguardo su qualunque cosa che non fosse
il volto di Stella. “Significa… beh, lo so che sembrerà stupido e infantile,
detto così, ma tu mi piaci. Insomma, sto molto bene con te, e questo non credo
proprio sia un mistero.”
“No,
certo, anch’io… anch’io sto molto bene con te.”
Sheldon
sorrise e abbassò lo sguardo. “Non credo che le nostre due versioni di ‘stare
bene’ coincidano” sussurrò. “Non ci pensare, ok? Fai finta che non abbia detto
nulla.”
“Ma…”
“Buonanotte,
Stella” si congedò il detective, allontanandosi nella notte scura.
Un’ora più
tardi, Stella era in pigiama, accoccolata sul divano, con una tazza di
cioccolata calda fra le mani e una matassa aggrovigliata di pensieri nella
testa. A luce spenta, appoggiata ai cuscini, rifletteva sull’assurdità di
quanto accaduto poco prima: davvero Sheldon Hawkes, uno dei detective con cui
collaborava ormai da anni, le aveva fatto capire di essere interessato a lei?
Non poteva essere. No, davvero non poteva essere. Doveva essersi sbagliata.
Ripensò
al modo in cui si era avvicinato, mentre lei era ancora in ufficio a sudare su
quel mucchio di scartoffie: sì, quell’interessamento a ciò che stava facendo
avrebbe potuto essere un indizio, ma probabilmente chiunque, in quel laboratorio – persino un mezzo sociopatico come
Adam –, si sarebbe comportato come Hawkes.
Ripensò all’istante in cui aveva insistito per
accompagnarla a casa. Non era la prima volta che tornava a casa con un collega:
parecchie volte era tornata a casa insieme a Mac. Ma no, si disse, Mac non
conta, è di strada, dovrebbe comunque passare davanti a casa. Sheldon, invece…
e no, Sheldon invece no. Sheldon aveva voluto accompagnarla di proposito, e
finalmente Stella capì perché.
“Ma certo… che stupida che sono!” borbottò
contro se stessa. “Ma come ho fatto a non capire?” Improvvisamente, le stavano
tornando alla memoria decine e decine di gesti gentili nei suoi confronti,
gesti ai quali non si era mai nemmeno preoccupata di trovare una motivazione.
Appoggiò la tazza sul tavolino e si alzò. “Stupida, stupida, stupida. Non sei
altro che una stupida, Stella.”
Stupida una volta, per non essersi accorta
dell’interessamento di Hawkes nei suoi confronti. Stupida due volte, perché non
riusciva a credere che tutto ciò fosse possibile. Stupida una terza volta,
perché la consapevolezza di piacere a
Sheldon stava facendo crescere in lei una domanda del tutto nuova. “Che cosa
provo io per lui?” sussurrò a se stessa, chiusa nel buio del salotto.
“Questa è la segreteria telefonica di Sheldon
Hawkes. In questo momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio e sarete
richiamati.”
Stella attese il segnale acustico, lasciò
trascorrere una manciata di secondi e iniziò a parlare. “Ciao, Sheldon. Sono
io, Stella. Ehm, io… io stavo pensando a quello che hai detto, e io… mi sono
resa conto di non essermi mai accorta di tutto ciò che fai per me. Questo non
significa che non lo abbia mai apprezzato, certo, ma… non ci ho mai fatto caso.
Non ho mai preso in considerazione l’idea che tu… che tu potessi essere attratto da me. Io… io sono lusingata da
questo, Sheldon, ma… oh, al diavolo.
Sono così… sorpresa. Insomma, sono anni che cerco di trovare un uomo giusto, un uomo gentile, uno che si
preoccupi per me, e adesso improvvisamente arrivi tu, e mi dici che…” La frase
si perse in un sospiro. “Non riesco a crederci. È notte, e io sono sola sotto questo sconfinato cielo nero, e in
realtà tutto quello che vorrei è capire perché
io, perché sei attratto da me, e invece me ne sto qui a fissarmi i piedi, e
non riesco a… Sono patetica, lo so. Sono ridicola, e tutto quello che vorrei è
sprofondare, nascondermi, smettere di parlare e…”
Clic. Qualcuno si era messo in ascolto all’altro capo della
linea. “Non smettere di parlare, Stella. Non smettere mai di parlare.”