Anime & Manga > Bleach
Ricorda la storia  |      
Autore: mamie    15/09/2011    1 recensioni
Due piccoli momenti di vita quotidiana per Rukia e Byakuya, subito dopo la sua sconvolgente confessione.
"Lei era la vittima perfetta, quella che ama il suo carnefice. E invece? E invece anche lei aveva fatto la parte del boia senza saperlo."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Kuchiki Rukia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   1. Fiori
 
Rukia sfiorava la seta con la punta delle dita. Sembrava acqua tanto era liscia e lucida.
La stoffa era di un grigio chiaro, dipinta con leggeri germogli di bambù, come uno stagno sotto la pioggia di primavera.
Rukia se lo accostò al viso e sentì un odore fresco, come se fosse appena uscito dal bucato… per chi?
 
Si voltò di scatto e arrossì, accorgendosi che Byakuya la guardava, assorto, dalla soglia. Si avvicinò e sfiorò appena il tessuto delicato con le lunghe dita. Poi chiuse gli occhi. Allora  Rukia capì. Quel kimono era appartenuto a sua sorella Hisana.
 
Era strano quante poche cose fossero rimaste di lei in quella casa, come se ciascuna di esse risvegliasse una ferita che non riusciva a guarire. Quante volte, da quando aveva saputo, avrebbe voluto chiedere "parlami di lei" per avere qualcosa a cui aggrapparsi: l'eco di una ricordo. Ma ogni volta vedeva quell'espressione di dolore subito chiuso in gabbia e non riusciva a dire niente.
 
- Questo lo portava all'ultimo Haname che abbiamo passato insieme.
 
Rukia restò immobile, quasi senza respirare. Era la prima volta che lui le regalava un frammento della loro vita.
 
- Io avrei voluto che si mettesse qualcosa di più vivace, ma lei aveva insistito che questo andava bene. E aveva ragione… come sempre. Era come se accanto a me camminasse lo spirito stesso della primavera.  Camminavamo insieme e intorno sfiorivano i ciliegi…
 
La sua mano si strinse sul kimono leggero. Le nocche erano diventate bianche. Quando la lasciò andare la bella stoffa liscia si era sgualcita.
 
Rukia non riuscì a trattenersi, d'istinto  prese quella mano fra le sue e la strinse forte. Byakuya la guardò, sorpreso. Un tempo non si sarebbe mai permessa un gesto simile. Ma lei conosceva quella mano, ogni nocca, ogni falange. Gliel'aveva tenuta stretta per giorni, grande, pallida e abbandonata tra le sue piccole dita come un animale morente. L'aveva tenuta così forte per paura che, lasciandola andare, se ne sarebbe andato anche lui.
- Nii sama…
Ma già le mancavano le parole. Cosa avrebbe potuto dire che loro due non sapessero già?
Lui alzò l'altro braccio, esitante, fino a sfiorare i capelli di lei con lo stesso gesto delicato che aveva usato per il vestito.
 
Uscì senza dire niente. 


 2. Radici
 
Rukia ce l'aveva stampato davanti agli occhi e non riusciva a dimenticarselo:  il respiro affannoso, gli occhi che la guardano lucidi e lontani, la sua mano che cerca quella di lei in un gesto che non aveva mai fatto…   e quella parola sconvolgente sulle sue labbra: "Perdonami".
 
Era sempre stata lei la sola a dover chiedere perdono. Perdono di sbagliare, perdono di non essere all'altezza, perdono di esistere… Fuori posto come un'erbaccia nel suo perfetto giardino, senza mai osare fare domande sul vero motivo per cui era stata trapiantata in quella serra gelida, dove lei moriva.
 
Tutto, in quella casa, era perfetto: l'eleganza dei fiori disposti nel tokonoma, la raffinatezza delle antiche  chawan sul tavolino da tè, l'odore d'erba dei tatami sempre puliti e niente, niente che fosse anche solo un poco confortante.
Era una casa congelata, adesso lo sapeva, nella morsa di un rimpianto che si era ingigantito fino ad inghiottire ogni cosa. Una casa che continuava la sua esistenza finta e sempre uguale, la punizione che si infliggeva quell'uomo che lei non capiva, che la chiamava sorella ma non la guardava negli occhi.
 
Non era riuscita a odiarlo. Non c'era riuscita, nonostante tutto. L'odio non era mai stato una cosa che le appartenesse davvero. Lei era la vittima perfetta, quella che ama il suo carnefice. E invece? E invece anche lei aveva fatto la parte del boia senza saperlo. Strati di menzogna su due solitudini che si torturavano a vicenda.
 
Stupida. Ecco come si era sentita. Veramente stupida. Si era rassegnata a tutto: non desiderava più niente. Quando l'avevano tirata giù dal patibolo si era rifiutata di pensare. Quando aveva visto Ichigo e Renji falciati come paglia non era riuscita a muoversi. Quando Aizen l'aveva presa per il collo le era sembrato solo un altro dei suoi innumerevoli incubi. Solamente quando si era trovata addosso il sangue di Byakuya e aveva sentito crollarle sopra il suo peso che lei non riusciva a sostenere si era svegliata.
Di cos'altro aveva bisogno? Che l'intero Gotei 13 si sacrificasse per lei? Stupida.
 
E ora doveva ricomporre il suo mondo frantumato, spostare tutti i pezzi del tangram fino a tirare fuori qualche altra figura che avesse senso.  Quel giorno, l'aveva capito, lui era rimasto solo per lei, perché non restasse ancora una volta abbandonata da chi doveva prendersene cura. Aveva ricacciato indietro la sua voglia di morire perché voleva davvero continuare a proteggerla. E lei in cambio voleva prendersi cura di lui, voleva trovare un modo qualsiasi per alleviare quel suo dolore senza fine.
 
Non si sarebbe mai più rassegnata. Non avrebbe mai più lasciato che gli altri decidessero della sua vita e della sua morte.
 Ora poteva davvero mettere le radici lì, in quella casa che adesso si apriva a sentire il vento e la pioggia. Poteva alzare la testa e smettere di camminare rasente ai muri. Ora anche per la pianta selvatica ci sarebbe stato un po' di sole.
 
  
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: mamie