Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Walpurgisnacht    15/09/2011    1 recensioni
[Spin-off di Unforgivable Sinner, what if de L'Orrore, a sua volta what if della serie originale] [E' consigliato leggere le altre storie, ma non necessario]
Sayaka ha espresso il desiderio di salvare Mami ed è diventata una Puella Magi.
Legata indissolubilmente all'altra, non fa che pensare e ripensare al suo errore.
Kyubey aveva parlato di miracoli, ma la sua... la sua è una maledizione -ma forse Mami sa come aiutarla.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mami Tomoe, Sayaka Miki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Puellaception!'
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Grammi

Storia di Nyappy

Cosa c’è?
Comunicavano con la mente ormai.
Sayaka si scostò i capelli dal viso, il capo appoggiato al tavolino nella sala di Mami, la divisa ancora addosso.
Non poteva muoversi di lì.
Nulla…
Rispose soffocando uno sbadiglio.
Aveva un formicolio fastidioso alle gambe, era rimasta troppo in quella posizione, seduta sui cuscini.
Mami entrò nella stanza, i passi leggeri. Si fermò vicino a Sayaka e questa sollevò il viso per guardarla.
Si era chinata in avanti, massaggiandosi con le mani le ginocchia.
Giusto. Ormai erano così legate da condividere quasi lo stesso corpo e Sayaka lo odiava, lei odiava tutto questo.
C’è qualcosa.
La rimproverò Mami incrociando le braccia ed inclinando appena il capo. Sembrava sua madre.
E’ tutto così… assurdo.
Sayaka sospirò, tornando a sedere in modo composto.
Era assurdo il fatto che le bastasse pensare per comunicare con Mami. Che non riuscissero a stare separate. Che fossero diventate l’una la Soul Gem dell’altra.
E tutto quello perché? Per colpa del suo stupido desiderio, della sua maledizione.
Kyubey l’aveva ingannata e ora, ora cos’avrebbe potuto fare?
«Vieni.» parlò Mami porgendole la mano.
Sayaka la guardò per un attimo, sorpresa. Era da ore che nell’appartamento dell’altra regnava il silenzio, anche se la conversazione tra di loro era innaturalmente fitta –erano a corto di argomenti solo da poco.
«Ok.» accettò la mano dell’altra e si rialzò in piedi, sistemandosi la gonna dell’uniforme.
Era bello tornare a parlare. Madoka era a scuola, avrebbero dovuto aspettarla per avere una vera conversazione –normale.
Seguì Mami in cucina, un locale piuttosto spoglio con un tavolo all’occidentale al centro, i mobili moderni in legno chiaro.
Quando sono giù di morale…
«…di solito preparo dei mochi.» continuò Mami a voce.
Il sorriso di Sayaka si fece genuino. Erano proprio buoni i dolci che accompagnavano sempre il loro the.
«Io però non sono capace.» le disse Sayaka guardandosi attorno. C’era già un pentolino d’acqua che bolliva sui fornelli, non l’aveva nemmeno sentito dalla sala.
«Non c’è problema, t’insegno.» Mami sorrise, arrotolandosi le maniche della camicetta.
Sayaka la imitò. Non era particolarmente portata per Economia Domestica, ma avrebbe fatto di tutto per distrarsi, per non pensare.
Mami le fece cenno di avvicinarsi.
Guarda.
Sayaka si avvicinò al lavabo, alzandosi sulle punte dei piedi per vedere cosa ci fosse dentro.
L’insalatiera gialla era piena di liquido bianco, qua e là galleggiavano dei chicchi di riso.
«Cos’è?» chiese lei intingendo un dito.
Era freddo.
Per mangiare mochi freschi
«bisogna prepararsi in anticipo.» continuò a voce. Si stava sforzando, notò Sayaka, era evidente come parlare con la mente le risultasse più facile.
Come se l’essere sempre sola avesse influenzato le sue abitudini.
«Ieri sera ho messo il riso nell’acqua fredda.» le spiegò «Sono trecento grammi, se vuoi rifarli a casa.»
Sayaka si sforzò di non fare una smorfia. Casa. Quella ormai era la sua casa –ma forse Mami sperava che la situazione cambiasse.
Tornò a concentrarsi sulla ricetta.
Ora è più morbido.
Mami si allungò verso l’alto per aprire l’anta di legno di un armadietto e tirar fuori uno scolino.
«Puoi mettere l’acqua a fuoco alto, per piacere?»
Sayaka annuì e strizzò gli occhi nel guardare l’acqua nel pentolino bollire, l’aria era davvero calda.
Strinse tra le dita la manopola del fornello all'occidentale e la spostò sulla fiamma più grande.
Il calore si fece più intenso –ce l’aveva fatta.
Bene.
Mami le si avvicinò con l’insalatiera gialla in mano. L’acqua era sparita, doveva aver filtrato il riso. Anche sua mamma preparava spesso i mochi, ma non si era mai interessata realmente a tutto quello.
L’altra le porse l’insalatiera «Tieni, fa’ tu.»
Sayaka annuì e prese in mano il contenitore.
Si avvicinò alla pentola e lo inclinò leggermente –sembrava pesante, in realtà non era nulla di così straordinario.
O forse ora che era una Puella Magi tutto le sembrava più leggero.
Stringendo saldamente la plastica gialla, iniziò a versare il riso nell’acqua –non tutto in una volta, questo lo sapeva, avrebbe fatto un disastro.
La mano elegante di Mami entrò nella sua visuale ed iniziò ad aggiungere un misurino di zucchero.
«Centocinquanta grammi, va bene qualsiasi tipo.» notò leggera la ragazza.
Mami aveva ragione, non stava pensando. La sensazione di essere più grande –quasi espansa– era sempre presenta, ma Sayaka era riuscita a dimenticarsene.
«Quanti mochi facciamo?» le chiese controllando che nell’insalatiera non fosse rimasto troppo riso.
Era vuota a parte un paio di chicchi, perfetto.
Dieci.

Era stata Sayaka a mescolare il contenuto nel pentolino, ottenendo una pasta morbida che si appiccicava al cucchiaio.
Erano tornate in sala ad aspettare che si raffreddasse –non vedeva l’ora di poterci giocare.
Poteva fare i mochi a forma di Sayaka e Mami, quello a forma di Madoka e uno addirittura per Hitomi…
«Ecco qui.» Mami appoggiò il pentolino su uno straccio, il tavolino coperto da una tovaglia leggera a petali di ciliegio.
Sayaka fece per prendere con le mani un po’ della pasta dei mochi ma Mami la fermò.
Aspetta! Prima ci va questa.
Le mostrò una confezione di farina bianca, le scritte occidentali incomprensibili.
«Così si può lavorare.» Mami aggiunse una generosa quantità di farina e le fece cenno di proseguire.
Sayaka iniziò a mescolare l’impasto tiepido.
Era bello non pensare. Riusciva a sentire la pasta morbida sotto le dita, era piacevole modellarla –come quando era piccola e giocava con la sabbia.
Anche Mami infilò le dita nella pentola, staccando una grossa porzione di pasta e mettendola sopra il suo tagliere.
Sayaka la imitò, giocando ancora un po’.
Davvero ogni volta che era nervosa o agitata preparava dei mochi? Ogni volta che Madoka e lei erano andate a casa sua c’erano sempre quei dolcetti.
Forse Mami era una persona meno tranquilla di quanto apparisse.
Buffo che lo stesse pensando dato che aveva il completo accesso alla sua mente –ma Mami sembrava concentrata, non pareva essersi accorta di quei pensieri.
Sayaka iniziò a dividere la pasta in palline, lanciando un’occhiata all’altra.
Dei mochi perfettamente formati erano già pronti, in fila sul suo tagliere, spruzzati di cocco –e lei doveva ancora iniziare.
Sorrise.
Era strano che lo facesse così, senza pensare, eppure…
Le tornò in mente Kyosuke, i pasti tristi che era costretto a mangiare –gli avrebbe portato i suoi mochi!
Certo, era sicura che fossero buonissimi –dopotutto quelli di Mami lo erano.
Ora va molto meglio, vedo.
Anche Mami stava sorridendo. Erano l’una lo specchio dell’altra.
Già. Potresti venire anche tu, sarebbe contento di conoscere nuove persone.
Pensò Sayaka con allegria.
Il suo discorso su Kyosuke fu interrotto da un bussare debole alla porta.
«Arrivo.» Mami si alzò, pulendosi le mani con un fazzoletto che aveva vicino al tagliere.
Sayaka la vide avvicinarsi alla porta, i ricci ordinati ondeggiare nella luce del tramonto.
«Sayaka è qui?»
Una voce familiare.
Lei trasalì. Hitomi.
«E’ stata Kaname a dirmi di venire e… fammi passare, diamine!»
Sayaka si alzò in piedi, le mani ancora sporche di pasta.
Hitomi era davanti a lei, gli occhi arrossati ed i capelli biondi scarmigliati.
«Kamijo è…» Hitomi si strinse le braccia al petto sotto lo sguardo scuro di Mami.
Kyosuke? Cos’aveva fatto Kyosuke, perché Hitomi lo sapeva e lei no? Cosa…
«Morto.»
Sayaka lo sentì chiaramente.
Pum-pum.
Era il suo cuore.
Pum-pum.
E quello di Mami.
«Ho provato a fermarlo, ma…» Hitomi si artigliò le guance, lo sguardo che vagava febbrile dalle mani di Sayaka a Mami «Mi ha minacciata! E si è ucciso e non volevo e lo ama…»
Non terminò la frase.
Sayaka stava sorridendo.
Le bruciavano gli occhi, eppure non stava piangendo. No.
Le sue mani erano strette attorno al collo di Hitomi –accompagnate da quelle di Mami.
Anche lei la stava aiutando, gli occhi stretti ed un ghigno in viso.
Crack.
Hitomi. Hitomi lo amava? Come poteva, non lo conosceva nemmeno! Se non fosse stato per Sayaka, lei non avrebbe nemmeno saputo della sua esistenza!
«Kyosuke è morto?» Sayaka notò appena che la sua voce era sporca, acuta.
«Come hai potuto?» Mami si unì a lei, il tono aggressivo.
Hitomi stava rantolando qualcosa, il viso paonazzo e gli occhi già riversi.
Muori. Muori, muori, muori, muori!
In che punto il pensiero si era trasformato in uno strillo?
Kyosuke non poteva essere morto. Come aveva potuto Hitomi permettere tutto quello, come?
Pum-pum.
Era davvero morto? Non poteva essere uno scherzo.
Pum-pum.
Maledetta!
In fondo bastava poco. Bastava poco per lasciarsi andare, per gridare fino a rendere dolorante il viso, a stringere fino a non farla crollare a terra.
I mochi non potevano cancellare giorni e giorni di feroci litigate, di lacrime e unghie conficcate nei palmi per trattenersi.
Perché in due il dolore non si risanava –sembrava dilatarsi, avvolgerle.
Toglieva loro il respiro, costringendole assieme, schiacciando le loro spalle verso il basso.
E Hitomi sembrava quasi appetitosa, con la carne bianca del collo esposta. Sì, sarebbe stata deliziosa, più dei mochi.
Mami?
Dimmi.
Cosa siamo diventate?


Altro spin-off di Unforgivable Sinner, what if di L'Orrore, che è un what if a sua volta. La storia fa parte della serie Puellaception!
Vorrei avere qualcosa di interessante da scrivere nelle note ma non mi viene in mente nulla. Forse la cucina di Mami è troppo occidentale? Il mondo di Madoka mi sembra molto globalizzato, comunque :)
   
 
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