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Autore: Susi Echelon Hu    16/09/2011    2 recensioni
Qualcosa di traumatico è successo a Jenny Humphrey e lei non sa bene come trattare la cosa. Attenzione: contiene materiale MOLTO oscuro.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jenny Humphrey, Nate Archibald
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Disclaimer: io non possiedo niente.
 

Avvertimento: questo capitolo contiene materiale disturbante. Mi scuso in anticipo se insulto o scrivo in modo errato un evento così traumatico.

 


 
Sei Mesi Prima
 
 
Lentamente alzo le palpebre per abituarmi gradualmente alla luce del sole. Per un secondo la mia visione si offusca e avverto un lancinante mal di testa, come se il mio cranio stesse per scoppiare ad un ritmo costante che sta inesorabilmente e lentamente crescendo di velocità. Mi alzo cautamente a sedere, osservando stordita le pareti della camera in cui mi trovo.
 
È una semplice stanza, riempita solo di mobili essenziali.
 
Un letto matrimoniale a cui lati ci sono dei comodini e un dozzinale televisore da sedici pollici piazzato sopra ad un tavolino a rotelle.
 
Sono in una squallida, sporca camera di un motel.
 
Getto le mie gambe nude oltre il lato del letto e provo un intenso dolore nella parte inferiore del mio corpo. Risucchio un forte respiro e guardo in basso.
 
Il vestito è aggrovigliato alcuni centimetri più in su, così che la parte superiore delle cosce è ben visibile. Sento il mio respiro accelerare quando vedo il sangue secco che ne ricopre la parte interna.
 
Improvvisamente mi rendo conto che non indosso biancheria intima.
 
Mi alzo velocemente dal letto e guardo il pavimento, in preda al panico, pregando silenziosamente che la notte prima mi sia dimenticata d’indossarla e che il mio periodo sia arrivato in anticipo. Le mie preghiere non vengono esaudite.
 
Sul pavimento, accanto ai leggins che indossavo la notte precedente, ci sono un paio di semplici mutandine bianche.
 
Le mie mutandine bianche.
 
Sento i miei occhi iniziare a lacrimare quando, abbassando lo sguardo verso il letto, vedo in mezzo alla sporcizia del lenzuolo bianco una grande macchia di sangue.
 
Il mio sangue.
 
Velocemente, afferro le mie mutandine sporche e i miei leggins da terra e corro verso la porta, e non prendendomi neanche la briga di richiuderla, sfreccio giù per il corridoio. Passo oltre una donna e la sua figlioletta in lacrime mentre entrano nella stanza accanto, un losco e vecchio uomo con la barba e larghi vestiti che emanano odore di sigarette e scotch, e una coppia in giacca e cravatta che stanno lasciando la loro camera. Raggiungo le scale e scendo i gradini due a due, cercando di uscire dal motel più in fretta che posso. Passo oltre all’annoiato addetto alla reception che somiglia stranamente a Norman Bates, spalanco il portone e mi precipito in strada, senza preoccuparmi minimamente del fatto che sono a piedi nudi e che probabilmente sembro una malata mentale che è appena evasa dal manicomio. Non mi preoccupo dei sguardi della gente, ma non riesco a smettere di chiedermi cosa ci sia che non va in me. Corro finché non ne posso più.
 
Mi appoggio al muro di un vicolo vuoto,  cercando di controllare il mio respiro di bloccare l’assordante suono della città e l’odore di cibo marcio da una settimana proveniente da un cassonetto della spazzatura.
 
Non riesco a respirare. Sento la gola chiusa, restringendo il mio flusso d’aria. Me lo artiglio, cercando di calmare abbastanza a lungo i miei singhiozzi per prendermi un profondo respiro e cercando di sottomettere i tremiti che mi scuotono il corpo.
 
A denti stretti e con le unghie infilzate nella carne fino a sanguinare, ignoro le lacrime che mi scorrono lungo le mie guance d’avorio e i suoni pietosi che mi sfuggono dalla bocca. Scivolo lungo il muro di mattoni al quale mi sostenevo, finché non mi affloscio sul suolo sporco. Stringo le mie ginocchia contro il petto, la fronte appoggiata contro, in lutto per la perdita della mia verginità.
 

 
NdA: Mi dispiace molto se per caso avessi offeso qualcuno con questo capitolo. Non dispongo di esperienze personali, perciò non vorrei offendere qualcuno che abbia avuto quest’esperienza con quello che ho scritto. Grazie a tutti coloro che leggeranno questo capitolo e che l’hanno inserita tra le seguite.
 
  
  
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