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Autore: Lua93    16/09/2011    10 recensioni
“Il musicista teneva la sua chitarra in mano, lasciando che le dita pizzicassero sulle tese corde.
La ragazza smise di respirare con i polmoni e cominciò a farlo con il cuore, stringendo il libro tra le sue piccole mani.
E quando lui chiuse gli occhi, lei iniziò a vedere.”
Edward è un giovane chitarrista di strada.
Bella lavora in una piccola libreria.
Uno è un artista che espone la sua arte attraverso la musica, l’altra è una timida ragazza che si nasconde dietro i libri. Così diversi, eppure così vicini.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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21. Someone to run.                                                                                          

21. Someone to run.



«Dovresti telefonargli.»

Quello di Edward fu un semplice sussurro che accarezzò Isabella come la più delicata della mani. Ma quelle parole ebbero l’effetto di farla irrigidire anche se stretta tra le braccia del suo musicista.
Lui se ne rese conto immediatamente, così aumento leggermente la stretta intorno al suo corpo, avvicinandola maggiormente, per quanto possibile, al suo petto.
Erano così vicini, i loro volti rivolti verso la finestra della piccola camera. I loro corpi che si sfioravano sotto le lenzuola morbide e profumate di fragole, lo stesso profumo che albergava nell’aria. Edward aveva finalmente scoperto che quella magnifica fragranza che proveniva dalla sua ragazza era in realtà lo shampoo alla fragola che utilizzava per lavare i suoi soffici capelli.
Ed ora Edward si stava riempiendo i polmoni di quel buon odore, strofinando il naso tra i capelli di Isabella.
«Smettila di annusarmi.» Borbottò Bella, fingendosi offesa. Con l’indice tracciava cerchi invisibili sul dorso della mano di Edward, che le stringeva delicatamente la vita.
Il ragazzo ridacchiò, spostando i lunghi capelli sul cuscino, in modo da poterle baciare il collo.
Quella posizione così intima la facevano sentire protetta. Sarebbe potuto crollare tutto il firmamento e Bella non se ne sarebbe accorta, non quando c’erano le braccia di Edward a proteggerla e le sue parole a cullarla.
«Stai giocando sporco.» Sospirò frustata Isabella, assecondando i movimenti delle labbra del suo ragazzo.
«Voglio solo farti vedere la cosa dal mio punto di vista.»
«Non m’interessa il tuo punto di vista.»
Edward rise, e sollevandosi di qualche centimetro, costrinse Isabella a fare la stessa cosa, ritrovandosi il suo bel viso di fronte.
Gli occhi chiari di Edward trafissero quelli scuri e profondi di Isabella, creando una sorta di Paradiso e Inferno.
«I tuoi occhi sono così belli.» Sospirò Bella, accarezzandogli il viso con il palmo della mano, fino a salire sugli indomabili capelli ramati.
Edward le fece un sorriso sghembo che se fosse stato possibile l’avrebbe fatta tornare bambina, per quanto fosse sincero e spensierato.
«Non cambiare discorso.» Le disse baciandole la punta del naso, «devi chiarire la situazione con tuo padre.»
Isabella sbuffò, se avesse saputo che il suo ragazzo poteva essere davvero così testardo non gli avrebbe raccontato dell’ultima telefonata avvenuta con suo padre, o per meglio dire, con Sue.
Ma in verità, lei non sarebbe mai stato in grado di rimanere in silenzio, non davanti a quel viso così perfetto. Non davanti a quelle labbra così soffici, che chissà per quale assurdo motivo, il Signore aveva deciso di donarle proprio a lei. Tutto di quel ragazzo sarebbe stato suo.
«Non guardarmi così.»
«Così come?» le domandò aggrottando le sopracciglia.
Bella si sollevò dal letto, circondando il suo braccio intorno al ginocchio piegato. «Come se avessi torto.»
«Non si tratta di torno o ragione, Bella.» Obiettò Edward osservando quasi infastidito un punto invisibile di fronte alla parete del letto. «Qui si tratta di fiducia. Non stai forse nascondendo anche tu una relazione a tuo padre?»
La ragazza grugnì contrariata, «non è la stessa cosa.»
«E quale sarebbe la differenza? Solo perché lui è il padre e tu sei la figlia la tua vita può rimanere un segreto, mentre la sua no?» Continuò imperterrito. Non voleva essere brusco o offensivo, desiderava solo far ragionare quella pesta di ragazza che le sedeva accanto.
«Okay forse hai ragione, ma io proprio non ce la faccio. Non la voglio una nuova mamma.»Ammise frettolosamente, trattenendo dentro di se il desiderio di piangere.
Edward si sollevò dal letto e vedendole il volto arrossato, i capelli arruffati e gli occhi gonfi, capì che non poteva continuare così, che lei era ancora troppo fragile per potercela fare senza il suo aiuto.
In cinque anni lui era riuscito a superare la morte dei genitori, ma non ad accettarla. Come poteva pretendere che la sua ragazza facesse lo stesso in molto meno tempo?
La strinse forte a sé, accogliendola tra le sue braccia. Isabella sprofondò la testa sul suo petto, stringendo forte la camicia che Edward indossava.
«Se proprio non vuoi telefonarlo, prova a scrivergli una lettera.» Le consigliò, accarezzandole i capelli.
Bella scosse la testa, «voglio che sia lui a telefonarmi. Io non farò nulla.»
Edward annuì acconsentendo, «mi prometti  che gli racconterai di me, di noi?»
Il cielo oltre quella stanza era grigio antracite. Quel giorno Londra era di una tristezza infinita. Proprio come Isabella, avrebbe tanto voluto piangere, ma non l’avrebbe fatto. Quel giorno non ci sarebbe stata alcuna pioggia a bagnare le strade affollate della città.
Bastava un cielo triste e cupo, ma non abbastanza da impedire al sole di spuntare di tanto in tanto, alle spalle del Big ben.
Isabella si voltò verso Edward, facendole un sorrisetto astuto, «non posso assolutamente parlargli di te, come pensi reagirà quando scoprirà che la sua adorata bambina fa dormire nel suo letto un ragazzo?»
«Sei stata tu a chiedermi di rimanere.» Sorrise Edward, ripensando alla sera precedente, quando Isabella gli aveva confessato di amarlo. Lei non voleva farlo andare via, non avrebbe mai voluto allontanarlo da sé, così gli chiese se poteva rimanere con lei quella notte.
Mai come in quel momento Edward si era sentito felice. E non aveva avuto bisogno di sogni quella notte, non quando aveva tra le braccia il regalo più bello che Dio potesse fargli.
«Figurati, voi uomini non rifiutereste mai un invito del genere da parte di una donna.» Aggiunse piccata Isabella.
«Ma lo sia che sei proprio terribile?» Le domandò con tono scherzoso, spingendola sul materasso.
Bella scivolò sul letto con un sorriso spontaneo disegnato sulle labbra carnose, gli occhi le brillavano donandole un aspetto raggiante. I lunghi capelli si sparsero disordinatamente intorno al suo bel viso.
«Io?» Pigolò con finta innocenza, «signor Cullen la potrei denunciare per accuse infondate.» Rise divertita.
Edward non riusciva a smetterla di guardarla, c’era qualcosa di magico in lei, nel suo sorriso, nelle sue mani che si allungavano per afferrarlo, nel suo profumo che gli riempiva i polmoni fino a non sentire più la necessità dell’ossigeno quando le era accanto. «Signorina Swan sono io quello che dovrebbe sporgere denuncia.» Le sussurrò sdraiandosi supino accanto a lei.
Isabella si voltò verso il ragazzo, fissandolo con aria interrogativa «E perché mai?»
«Perché mi hai rubato il cuore.» Le rispose avvicinandosi al volto piccolo e rosso della sua ragazza. Con delicatezza le lasciò un bacio sulle labbra socchiuse, per poi far scontrare le loro fronti. «Trattalo bene piccola Fragola,  sei l’unica che può sfiorarlo.»
Bella si morse il labbro inferiore, titubante. Il suo corpo le lanciava impulsi ben precisi, ma la sua mente era terrorizzata dall’idea di poter fare qualcosa a cui non era pronta.
Con le mani che ancora le tremavano per l’emozione, si mise a cavalcioni su di lui, stando attenta a non pesargli addosso, e soprattutto a non creare reazioni sul suo corpo.
Edward la guardò sorpreso e dovette usare tutta la sua buona forza di volontà per non afferrarle i fianchi e invertire le posizioni.
«Ho paura.» Ammise Isabella, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio. Teneva lo sguardo puntato sulle labbra rosse e piene di Edward.
Fu proprio quest’ultimo che utilizzando una lieve pressione sul materasso per sollevare la schiena, si mise seduto, mantenendo sempre Isabella sulle sue gambe.
Adesso che si trovavano uno di fronte all’altro, il contatto con le loro anime era diretto.
«Io non voglio che tu ne abbia.»Le sorrise il musicista, accarezzandole il dorso della mani. «Perché sai? Anche io ho paura di te, dell’effetto che mi fai. Ho paura soprattutto di ciò che vorrei farti, sai non è una cosa che si può spiegare a parole.» Rise maliziosamente, baciandole la punta del naso, fino a scendere sul suo collo scoperto.
Riusciva a sentire il battito del suo piccolo cuore impazzito, mentre la stringeva convulsamente al suo petto.
«Ma non farò nulla che tu non voglia.» Aggiunse staccandosi dal suo viso, catturando subito il suo sguardo.
«E se io volessi te?» Gli domandò Isabella, ipnotizzata dai suoi occhi così accessi. L’avrebbero bruciata presto. Lui bruciava. Lui uccideva.
«Tu mi hai già.» Rispose Edward, stringendola in un abbraccio, «io sono già tuo.»
 
 
Isabella allontanò il piatto,allontanandolo il più possibile.
«Quelle non le mangi?» Edward indicò le uova ancora intatte che la ragazza aveva lasciato nel piatto.
«Edward.» Strillò allegramente, facendo scattare il ragazzo che subito sollevò la testa dal suo piatto, guardandola preoccupato. Bella sorrise osservando quella reazione, «vuoi che diventi grassa come un cocomero?»
«Mi piaceresti lo stesso.» Rispose senza pensarci.
Bella scosse la testa, «ho mangiato tre pancakes  e un intero piatto stracolmo di cibo. Come puoi pretendere che possa entrarci altra roba?» Gli chiese incuriosita.
Edward le si avvicinò lentamente, allontanando le tazze e i piatti dai loro corpi. Poi, con assoluta nonchalance l’aiuto a sedersi sul piccolo tavolo di legno.
«Che cosa stai facendo?» le domandò titubante Isabella, ancorando le sue dita sulle spalle del ragazzo.
Edward rise divertito, e prendendo le mani della ragazza le portò sul tavolo, «queste non si devono muovere da qui, intesi?» sorrise sghembo.
Isabella annuì incuriosita, il suo cuore sembrava tanto il battito d’ali di un colibrì. Edward si aspettò che da un momento all’altro prendesse il volo.
«Amore non ti farò nulla, però tu mi devi promettere che starai in silenzio.» Aggiunse accarezzandole le labbra con l’indice.
«Ed-»
«Shhh, non parlare.» Disse interrompendola.
Bella sospirò facendo esattamente ciò che Edward le aveva ordinato, ossia rimanere immobile e in silenzio.
Il ragazzo cominciò ad accarezzarle le braccia, stando ben attento a non farle il solletico, sapeva bene quando ne soffrisse la sua piccola fragola.
«Vorrei farti capire che se anche pesassi quanto il Titanic, io ti amerei lo stesso.» Sorrise avvicinando la mano di lei al suo viso, cominciando a baciarle tutte le dita.
«Ti  amerei anche se fossi stata più tondeggiante.» Disse baciandole il palmo, fino a risalire sul polso, ricoprendo l’intero braccio di baci caldi e leggeri. Le sue parole erano sempre così delicate, che nessuno le avrebbe mai considerate offensive.
«Ti amerei anche se avessi avuto qualche chilo di troppo sul tuo splendido corpo.» Continuò scendendo con le mani sui suoi fianchi.
«Ti amerei in qualsiasi modo tu fossi stata.» Bisbigliò sul suo collo, mordicchiandole il lobo dell’orecchio. Isabella fremette sotto quel tocco. Edward sapeva toccare i punti giusti. Stava imparando a farla impazzire, utilizzando i punti più sensibili della ragazza.
«Non voglio che tu pensi che io ti amo solo perché sei così perfetta.» Farfugliò sulle sue labbra.
Bella sospirò, «io non sono perfetta.»
Edward le diede un morso sul labbro inferiore, facendola gemere. «Ah.»
«Così impari a disubbidire ai miei ordini.» Sorrise trionfante il ragazzo, accarezzando delicatamente tutto il corpo della ragazza.
Bella tentò di muovere le mani, stanca di quella immobilità. Ma Edward le imprigionò tra le sue, impedendole così di fare qualsiasi movimento.
«Ti ho promesso che non avrei fatto nulla, ma ti prego Bella, non mi fermare.»Le disse scongiurandola. La ragazza non sapeva quali fossero i suoi piani, ma decise di fidarsi, così si lasciò andare, chiudendo gli occhi.
Edward iniziò a baciarla delicatamente, mordicchiando il suo labbro inferiore, facendolo diventare rosso e gonfio. Quando si rese conto che potesse iniziare a farle male, decise di andare oltre, chiedendo l’accesso alla sua bocca. Bella non poté fare altro che acconsentire, seguendo il ritmo di quel bacio che di casto aveva poco e nulla.
Subito portò le mani sui capelli di Edward, che questa volta non oppose alcuna resistenza, anzi sembrò soddisfatto di quell’improvviso attimo di passione che si era impossessato della sua ragazza.
Le sue mani vagarono su tutto il corpo di Bella, costringendola a sdraiarsi sul tavolo, stando ben attento a non farla urtare contro qualche utensile. Così onde evitare che potesse accadere, li spinse via con un gesto secco, e per poco non li fece cadere sul pavimento.
«Oops.» 
Isabella rise sulle sue labbra, mentre lo attirava sul suo corpo.
Non era certo la posizione più comoda, ma Edward non aveva alcuna intenzione di fare nulla fuorché riempirla di baci, in ogni angolo del suo viso.
Improvvisamente si staccò dalle sue labbra, allontanandosi dal suo corpo.
«Perché?» Domandò Isabella fissandolo interdetta.
Edward l’aiutò a scendere dal tavolo e strinse forte la sua mano, «perché ho intenzione di darti un bacio in ogni stanza di questa casa. Così che quando non sarò con te, ci sarà il mio ricordo a farti compagnia.» Sorrise trascinandola verso il salotto.
«Tu sei matto.» Isabella rise divertita, ma prima che potesse aggiungere anche solo un’altra parola, Edward la baciò, trascinandola poi verso il bagno in fondo al corridoio, dove continuò a baciarla. Ridendo corsero verso le scale che conducevano al piano superiore. In quella casa non c’erano molte stanze, ma una cosa era certa, quella mattina casa Swan era piena di baci.
 
 
La metro diretta ad Hammersmith era silenziosa quel giorno. Le ruote in ferro stridevano furiosamente contro le rotaie, all’aumentare della velocità, mentre i passeggeri, stavano seduti comodamente sulle poltroncine blu. C’era uno strano odore di gomme bruciate all’interno del vagone  in cui si trovavano Edward e Bella.
«Come puoi non amare il cioccolato?» Isabella parve sconcertata di fronte alla rivelazione del musicista.
Edward dal canto suo, sorrideva sommessamente.
«Scommetto che tu vivresti solo di quello.» Azzardò il ragazzo con un sopracciglio inarcato, assumendo un’aria da saputello.
Si trovavano seduti uno di fronte all’altro, il contatto tra i loro corpi era pressoché assente, ma le loro anime rimanevano allacciate tra loro attraverso cavi invisibili.
«Certo che no.» Bella sollevò gli occhi verso l’alto, «per saziarmi definitivamente ci vorrebbe la pizza.»
Edward ridacchiò, «pizza e cioccolato, sei così prevedibile.» La schernì sistemandosi comodamente sulla poltrona.
Bella rimase spiazzata da quella risposta e si limitò ad annuire, distogliendo lo sguardo da quello di Edward, «se lo dici tu.»
«Non dirmi che adesso ti sei offesa?»
«No.» Rispose piccata la ragazza.
«Oltre che prevedibile sei anche suscettibile, dovrò ricordarmelo in futuro.» Sorrise Edward, notando come gli occhi della sua Bella brillassero quando si irritava. Le sue guancie si coloravano di un tenue rossore e nel tentativo di non arrabbiarsi si mordicchiava il labbro inferiore.
«Ecco bravo, prendi nota.»
«Sbaglio o quello era del sarcasmo?»
«Perspicace.»
Si guardarono in silenzio, captando quella nuova sensazione che vibrava tra le loro anime.
«Te l’ho mai detto che quando ti arrabbi sei ancora più bella?» le domandò Edward alzandosi dalla sua poltroncina bucherellata, con l’intento di sedersi accanto a Isabella.
Bella gli lanciò un occhiataccia, fulminandolo, «se credi che io sia davvero così prevedibile, cosa pensi ti dovrei rispondere, adesso?»
Edward sembrò pensarci bene, iniziò a fare strane mosse con le labbra, mentre socchiudeva gli occhi. «probabilmente che non mi credi, ed io quindi dovrei provartelo magari, con un bacio.»
Isabella lo guardò con aria di sfida e non appena le porte della metro si aprirono, annunciando così l’arrivo alla stagione di Hammersmith e di conseguenza alla loro fermata, la ragazza si sollevò e si mise a correre per scappare dal suo ragazzo, «sei proprio un pessimo fidanzato.» Gli rispose, gettando quelle parole al vento.
Edward ci mise qualche secondo a capire la sfida lanciata da Isabella, così si ritrovo spiazzato e con più di cinque metri di svantaggio.
Iniziò quindi a correre, stando attento a non scontrarsi con gli altri passeggeri, ma soprattutto a non cadere sulle rotaie. La stazione si trovava in superficie e il cielo quel giorno era grigio come l’anima dei passanti. Ma forse un po’ di sole ci sarebbe stato anche per loro, grazie a quei due innamorati che s’inseguivano lungo i marciapiedi del quartiere.
Isabella correva libera tra le strade che sapevano di nebbia, libera da tutte le sue paure in un momento di completa ilarità. I capelli le sfioravano le spalle, pungendole il collo quando le si infilavano, a causa del vento, dentro il maglioncino nero che indossava. Edward le correva dietro, con il respiro pesante e la sorpresa curiosità nel vedere fino a che punto sarebbe resistito in quella folle corsa. Bella dal canto suo, sembrava non stancarsi mai.
Quando aumentando la sua velocità, Edward la raggiunse, non gli fu molto difficile acchiapparla dalla vita, attirandola contro il suo petto quasi aggressivamente.
La ragazza lanciò un urlo, sorpresa, scoppiando a ridere insieme al suo musicista.
«Prevedibile hai detto?» domandò Isabella allacciando le braccia dietro la testa di Edward.
Il ragazzo avvicinò le labbra a quelle rosse e carnose di Bella, «tu mi farai impazzire, rimangio tutto quello che ho detto.»
«Bene, perché devi sapere che la prevedibilità è la tomba dei sentimenti.» Sorrise teneramente Isabella, eliminando definitivamente la distanza tra le loro labbra.
 
 
«Finalmente siete arrivati, vi stavamo dando per dispersi.» Disse Alice, facendo entrare in casa i due ragazzi, ancora con il fiatone per la precedente corsa.
«Perché respirate così pesantemente?» Domandò Jasper, osservando incuriosito Edward.
Entrambi si limitarono a rispondere con un’alzata di spalle, mentre si accomodavano nel soggiorno.
Bella non si sarebbe mai abituata alla magia che albergava in quella casa, al profumo fresco dei quadri appena terminati e a ai costumi di scena di Jasper e Emmett.
«Posso azzardare una risposta?» Chiese Emmett ridacchiando allegramente. La sua ragazza lo guardò torvo, ammonendolo senza neppure aprire bocca.
Alice scoppiò a ridere, avvicinandosi ad Isabella, «la libreria è venuta benissimo.»
«Non avevo dubbi.» Gli occhi di Isabella diventarono rossi e lucidi, «sei la ragazza migliore che abbia mai conosciuto.» Aggiunse stringendola in un abbraccio.
Le amicizie che durano in eterno iniziano proprio così, da un gesto imprevisto, da una parola detta col cuore o più semplicemente da due anime complementari.

 

 

Eccomi di ritorno ragazze, vi chiedo venia per l'enorme ritardo. Non pensavo di farvi aspettare così tanto, ma purtroppo gli impegni d'inizio Settembre si sono protratti senza poter fare nulla per evitarlo. L'inizio della scuola è uno di questi. Purtroppo quest'anno avrò gli esami di maturità, per cui dovrò impegnarmi molto più duramente. Ciò significa più tempo sui libri e meno su internet. spero solo di riuscire a postare una volta a settimana sia questa storia che l'altra, di cui mi scuso terribilmente per l'enorme ritardo, spero di farcela a postare il capitolo di I Colori del vento per l'inizio della prossima settimana. 
Parlando di questo capitolo invece, vi posso dire che è di passaggio. Ho preferito chiarire la situazione dal punto di vista sessuale dei due protagonisti. Benchè il loro amore è forte non si sentono ancora pronti per quel passo, o meglio, è Isabella quella insicura. Sarebbe la sua prima volta, e mi piacerebbe molto che fosse speciale, inoltre non vorrei affrettare le cose.
Mi rendo conto che il capitolo è molto più corto dei precedenti, ma ho preferito non inserire la storia di Alice qui. Infatti nel prossimo si scoprirà il passato proprio di quest'ultima. Sappiamo quello di Edward, di Bella, di Jasper, di Emmett e di Rosalie, ben intuibili, soprattutto quello di quest'ultima, ma di Alice non si sa molto, si scoprirà tutto nel prossimo capitolo.
Scusate per gli eventuali errori, rileggerò il capitolo molto presto.
Un bacione a tutte voi e grazie per la pazienza che state riservando a me e ai miei Buskers!
Lua93.
   
 
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