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Autore: lalledy    16/09/2011    6 recensioni
"Vi guardaste, in un silenzio rumoroso che sapeva di ingiustizia e incredulità.
Lei provò a parlare, ma nient’altro le uscì dalla bocca se non un alito di morte.
Tu semplicemente crollasti, su te stesso, portandola via con te.
Poi fu il nulla."
Bulma e Vegeta del Futuro. Una storia tormentata, infelice, purtroppo sconosciuta. Io l'ho immaginata così...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Darkness

 

“Ed ogni angoscia

che ora par mortale

di fronte al perder lei

non parrà eguale”

William Shakespeare

 

Questa volta non ce l’avreste fatta.

Era meschino da ammettere, difficile, forse addirittura pericoloso, ma… era vero.

Questa volta proprio non ce l’avreste fatta.

Non eri mai stato una di quelle persone che si perdono d’animo, capiamoci, né di quelle il cui pessimismo divora la vita e l’ammanta di grigio, anzi…

Eri il principe dei saiyan, diavolo, l’uomo più forte e più temuto dell’universo.

Troppe volte questo ottimismo ha fottuto te per primo e poi il cervello, ma…

Se una cosa avevi imparato dal tuo apprendistato al cospetto di quel tiranno senza morale, se una cosa aveva appreso quella tua pellaccia dura tra botte e punizioni, lividi ed escoriazioni, essa era di sicuro l’utile capacità di calibrare la forza del nemico e il rendersi conto, con un rapido calcolo, di come evolverà la situazione.

Sapere con un po’ di anticipo se a fine giornata ti aspetta la vita o la signora morte, devi ammettere che non è poi tanto male.

Se il panico non ti frega prima, questo è naturale…

“Vi farò fuori! Vi farò fuori uno ad uno!” disse il ragazzo cyborg d’un tratto, negli occhi vitrei un luccichio quasi dorato.

La compagna bionda si liberò di Crilin e Yamcha, poi sorrise, da lontano.

Oh quei due erano più forti, più veloci, più instancabili, più feroci, pensare di batterli sarebbe stato idiota, principe, perfino per uno come te.

Il pelato era ferito, il muso verde era sfinito, Kakaroth e suo figlio si erano allontanati con una morsa al cuore, gli assalti erano ricominciati e tu paravi colpi a istinto, mentre il tuo organismo sputava sangue ormai di per sé.

Peccato tu fossi già stato all’inferno, sarebbe stato un bel paragone, non ti pare?

Con un calcio ben assestato la donna ti respinse, buttandoti contro una roccia che attraversasti per parecchi metri, neanche fossi una folgore, il tuono di un temporale.

Fu allora, in quel preciso momento, che una voce familiare ti indusse a sussultare.

“Vegeta!”

Non poteva essere…

“Vegeta!”

No…

“Bulma allontanati da lì! Vegeta sta bene! Se la caverà! Allontanati da lì!”

“Io…”

“Te ne devi andare da qui! Ti uccideranno! Vai!”

Veloce come non eri mai stato, irato come poche altre volte ti ricordavi, con un solo scatto ti ritrovasti innanzi alla donna e la guardasti con occhi di brace.

A quella quasi sembrò di ardere viva…

“Vattene non so nemmeno perché tu sia qui!” dicesti, perentorio.

“Loro sono cyborg creati dal dottor Gero, forse io…”

“Sei d’intralcio qui, non sai combattere!”

“Io c’ero quando il Fiocco Rosso fu annientato! Questa storia riguarda anche me!” ti urlò caparbia, le mani incrostate di terra e il viso bello sporco di polvere e fango.

Il suo sguardo brillava come il cielo, la sua bocca danzava come fuoco, i suoi pugni ti sfidavano senza paura.

Sai, a volte il destino è proprio un gran figlio di puttana…

Ti fotte sempre, in un modo o nell’altro, ma con un’originalità e una fantasia a volte che, davvero, meriterebbe un applauso.

Perché ci vuole un certo talento, per inventarsi una cosa così…

Durante il tuo soggiorno sulla Terra, avevi affibbiato a quella donna gli epiteti più strani.

Gallina, oca, pazza, cozza….

Ma uno in particolare la tua mentre amava ripetere e il tuo orgoglio ti impediva di pronunciare.

Distrazione.

Oh sì, lei era una spietatissima distrazione e ti avrebbe fatto morire prima o poi, eri sicuro, ne avesti la certezza la prima volta che faceste l’amore, tuttavia…

Come avresti potuto immaginare che il tuo sarcasmo immotivato sarebbe poi mutato in una previsione?

Accadde infatti che essendo la tua attenzione per un attimo rivolta completamente alla Bulma che avevi innanzi e essendo il tuo sguardo scuro per un secondo stupido interamente riempito dalla lucentezza sua, tu appena l’avvertisti quella voce che chiamava di lontano.

“Vegeta, attento!” la sentisti pronunciare.

E voltandoti facesti appena in tempo a guardare.

C17 vi puntava, con un dito, un fascio di luce dorata tra voi e lui.

Quello che seguì dopo fu qualcosa che facesti tutto a istinto, sia ben chiaro.

Per quale altra, arcana ragione ti saresti mai posto tra la vita di lei e un colpo mortale?

Il raggio caldo ti trapassò l’armatura, le vesti, la carne… ma ciò che proprio non riuscisti a prevedere fu che esso non si fermò al tuo petto, ma attraversandoti, impietoso, viaggiò fin anche al suo.

Vi guardaste, in un silenzio rumoroso che sapeva di ingiustizia e incredulità.

Lei provò a parlare, ma nient’altro le uscì dalla bocca se non un alito di morte.

Tu semplicemente crollasti, su te stesso, portandola via con te.

Poi fu il nulla.

 

Continua…

 

 

 

Questa storia vive racchiusa nella mia mente da tempo immemore, ormai.

L’ho partorita presa da uno dei miei raptus di scrittura compulsiva e per quanto ci siano cose che poco mi convivono ancora, non ho avuto il cuore di tenerla chiusa in un cassetto.

Forse il mio Vegeta vi apparirà “diverso”, ma poco male… io non l’ho mai sentito così autentico dentro di me.

Alla prossima J

   
 
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