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Autore: The Cactus Incident    18/09/2011    4 recensioni
Allors! serie di Missing Moments della mia long fic ormai completa "Maybe it’s the bitter wind A chill from the Pacific rim That brought you this way"
M’infilai sotto la doccia e ci rimasi un’ora buona, spesso anche immobile a sentire l’acqua che mi scorreva addosso e che sembrava l’unica cosa calda che si fosse mai scontrata col mio corpo ormai rigido e freddo. Mi sembrava di essere di marmo, non sentivo il sangue correre nelle vene, non sentivo il cuore pompare, né l’aria affluirmi e uscire dai polmoni.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Everyone needs love You know that it's true'
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MM Chap 1

Brian P.O.V.

La sveglia cominciò a suonare e la misi a tacere, ma io ero già sveglio da ore. Da quando mi ero messo a letto, per la precisione: non avevo chiuso occhi tutta la notte. Avevo passato la notte a fissare il soffitto, vendendo la luce farsi largo fra le nubi nella notte e inondare pian piano la città, mentre io continuavo a tormentarmi e pensare, pensare….
Michelle al mio fianco dormiva ancora pesantemente e pensai bene di non svegliarla.
Presi un respiro profondo. Era il grande giorno e mi stavo semplicemente cagando addosso.
Mi alzai e andai in bagno.

 
Prima d’infilarmi nella doccia, mi scrutai per un attimo allo specchio e mi spaventai da solo.
No, non era possibile che mi fossi ridotto così uno schifo.
Ero dimagrito, le occhiaie per la “splendida” nottata appena passata erano l’unica nota di colore (viola) nel mio viso pallido e morto, gli occhi spenti a vacui.
Da quando ero diventato uno zombie?
Mi massaggiai il viso, tirandomi la faccia e continuando a scrutarmi allo specchio.

M’infilai sotto la doccia e ci rimasi un’ora buona, spesso anche immobile a sentire l’acqua che mi scorreva addosso e che sembrava l’unica cosa calda che si fosse mai scontrata col mio corpo ormai rigido e freddo. Mi sembrava di essere di marmo, non sentivo il sangue correre nelle vene, non sentivo il cuore pompare, né l’aria affluirmi e uscire dai polmoni.
Mi sentivo vuoto e freddo, abbandonato.
Per l’ennesima volta mi trovai a raggomitolarmi nell’angolo della doccia, stringendo le gambe al petto e piangendo come un ossesso. Mai avevo pianto in vita mia, mai per nessuno.
Ma lui non era nessuno.

 

Dopo l’ennesima crisi di pianto dell’ultimo periodo, uscii dalla doccia e mi avvolsi nell’accappatoio candido, mentre mi frizionavo i capelli bagnati con un asciugamano.
Mi feci la barba con calma, mi riempii di dopobarba, profumo e deodorante tanto da lasciare una scia dietro di me e tornai in camera per trovare dei vestiti.
Michelle dormiva ancora.
Pensai un paio di cose dall’armadio e le infilai: boxer, vecchia e consunta maglietta dei Misfits e pantaloncini grigi (metallizzati eh) da basket, felpa, Nike a caso.
Da bravo finto marito, salii sul letto e lasciai un bacio a mia moglie che aprì subito gli occhi stiracchiandosi e sorridendomi.

“Ehi…” “Buongiorno dolcezza… io vado” aggrottò un secondo le sopracciglia, poi si ricordò e mi guardò preoccupata “Si, giusto… buon lavoro, Bri” feci un sorriso finto e mormorai un “Grazie” sarcastico prima di baciarli di nuovo e andarmene in studio.
Caricai tre chitarre in macchina (le altre le avevo portate già il giorno prima, ma quelle tre non ne avevano voluto sapere di entrare nel bagagliaio) e m’infilai in macchina.
Presi un respiro profondo e misi in moto. Sarebbe stata una giornata molto lunga.

 
Portnoy in soli dieci giorni aveva registrato tutto il materiale dell’album.
Cazzo, era sul serio Portnoy.
Ma adesso toccava a noi, “comuni mortali” dal cuore a pezzi e la mente sconnessa.

“…Giorno” bofonchiai giusto per far notare che ero arrivato e rimasi estremamente sorpreso, quando mi resi conto di chi c’era nello studio, oltre a Zacky, Matt, Johnny, Mike e i vari tecnici.
“Cassandra….” “Giorno Bri, fame?” disse sventolandomi sotto al naso un ciambelline a due colori.
“Che ci fai qui?” “Faccio la cheerleader. Vuoi un po’? L’abbiamo fatto io e JD. In verità lo ha fatto più JD, ma io ho rotto le uova e ho messo zucchero e cacao. Sono una schiappa in cucina…” disse grattandosi la testa, imbarazzata.
“Io non so nemmeno rompere le uova, quindi con me puoi tranquillamente vantarti” dissi facendole un mezzo sorriso e facendola sorridere, prima di posare le due chitarre e andare a recuperare la terza.
Quando le riportai tutte dentro, andai a sedermi vicino a Zacky che strimpellava.

“Allora, come procede?” “Stavamo aspettando te, genio” gli feci una smorfia “Mamma che palla… parlavo in generale” scrollò le spalle “Bah, ho avuto tempi decisamente migliori, ma che ci vuoi fare….” “Cazzo Zee, sembriamo quei vecchietti davanti ai bar “Allora! Ti va una partita a carte?”” dissi mimando un’eventuale voce da sdentato e battendo un colpo sulla spalla di Zack, facendolo sorridere “Si, siamo ridotti davvero uno schifo” sentenziò Johnny, sedendosi vicino a me.
“Parla per te. Non hai visto che cera che ho io?” dissi sarcastico, togliendomi gli occhiali da sole e scandalizzando i miei due amici.

“Cristo Bri che cazzo hai fatto?” commentò il nano (o meglio, il più nano). “Cazzo sembri ustionato” il moro “Ho passato una nottata molto…. Molto. Ho fissato per nove ore e mezza il soffitto, alternando ogni tanto con la sveglia, senza muovermi dal letto, tranne per pisciare verso le tre e questi sono i risultati. Non vi consiglio di farlo” dissi facendo un mezzo sorriso triste al quale i due risposero nello stesso modo.

“Beh, immagino tocchi a me registrare, vero?” dissi battendomi tutti e due i palmi sulle cosce e scattando in piedi “Come al solito” disse Matt quando gli arrivai vicino. Gli battei un colpo sulla spalla, mentre stava parlando con Walter, il tecnico delle chitarre.
Feci un mezzo sorriso e afferrai una chitarra a caso di quelle messe in ordine. Mi sedetti e collegai il jack. Era un secolo che non suonavo. Da troppo. Rimasi un po’ a suonare a cazzo la prima cosa che mi veniva in mente, vecchie canzoni, di altri o nostre.
Dopo un quarto d’ora buono, e anche di più, in cui mi ero sgranchito le dita, alzai la testa e feci scrocchiare tutte e dieci le dita e il collo, poi guardai Derek al mio fianco e Matt.

“Allora, cominciamo?”

 

“Brian, prenditi una pausa, stai sanguinando” m’intimò Matt, come se non me ne fossi accorto di macchiare la chitarra “No, devo finire. Derek, ricominciamo” “Brian non ci riuscirai mai se continui così…” “Ti dico che ci riesco, fai partire quella cazzo di batteria e vedi che ci riesco” Derek sbuffò e guardò Matt che scrollò le spalle, poi fece ripartire la base.
Era le sesta volta che riprovavo quel maledetto assolo con il risultato di continuare a sbagliarlo e essermi scorticato una mano. Non so perché, continuavo ad insistere, dovevo suonare e dovevo registrarlo subito, senza perdere tempo. Forse perché lo avevo scritto insieme a Jimmy e partire da quello non era stata una grande mossa, ma adesso dovevo finirlo e subito. Via il dente, via il dolore.

Lo sbagliai ancora e Derek mi guardò “Brian, calmati. Prenditi una pausa” “Non ci penso nemmeno. Fai ripartire quella fottutissima base” “Bri” 
Davanti a me s’inginocchiò Cass che fino ad ora aveva assistito immobile alla disfatta delle mie mani. Senza distogliere lo sguardo dal mio, poggiò delicatamente le sue mani sulle mie.
“Basta” mi morsi l’interno della guancia e il labbro, combattuto.

I suoi occhi erano così vuoti. Avevo imparato a trovare in quel vuoto un porto sicuro in cui rifugiarmi e non mi metteva più soggezione, anzi. Mi dava una quiete e una pace non indifferente.
Sbuffai, lasciai andare le spalle e feci cadere le mani lungo i fianchi.
Mugugnai e borbottai come un bambino, mentre lei prendeva la chitarra e la poggiava al tavolo della console.
“Vogliamo andare a fumarci una sigaretta?” propose tirandomi per una mano e io annuii, facendomi tirare.

Andammo a sederci al tavolino piazzato fuori, sul marciapiede.
Era gennaio e faceva parecchio freddo, ma tutto sommato si stava bene, (stretti nelle felpe e col freddo ce entrava nelle ossa, certo).
Cass sembrava a suo agio anche con quelle temperature per me difficili da sopportare.
Accendere due sigarette fu un’impresa, ma alla fine ci riuscimmo.
Io battevo i denti, lei se ne stava tranquilla e stretta nella giacca.

“Ehi femminuccia, smettila di tremare così” “Se tu vivi in Siberia non è colpa mia” dissi io e sorrise, prima di avvicinare la sedia alla mia e passarmi un braccio attorno alle spalle, strofinandomi poi un braccio nel tentativo di riscaldarmi.
“Di solito questo non è un gesto che spetta al ragazzo?” scrollò le spalle “Di solito si, ma se è lui che ha freddo? Come la mettiamo? E poi non voglio allungare le mani sulle tue tette, tranquillo”
“Ci mancherebbe….” Dissi divertito, poggiando la testa sulla sua spalla. Lei a sua volta poggiò la guancia sui miei capelli.

“Perché fai così?” mi chiese dolcemente, perdendo tutto il tono ironico e scherzoso di qualche secondo prima. Strinsi un secondo le labbra, tirai una boccata dalla sigaretta e feci uscire il fumo dal naso, prima di rispondere.

“Prima finisco di registrare e prima sto meglio” “Ne sei così sicuro? E quando dovrai incidere So Far Away cosa succederà? “Non lo so e ho paura di quella canzone” “E’ una tua creatura, è come se avessi paura di tuo figlio, ti pare?” sorrisi per un secondo e poi tornai serio. Mi sistemai meglio sulla sua spalla.
Ci stavo da Dio fra le sue braccia. Mi sentivo amato ed era una cosa strana per me che di solito sono poco affettuoso e detesto le effusioni, mentre con lei starei abbracciato anche 24 ore al giorno.

“Non so, forse hai ragione. Resta il fatto che suonare fa male e suonare per lui peggio” “Bri…” “Ehi, però mi sto riprendendo, vedi? Sto parlando, faccio battute, mangio un po’, fumo e ho ripreso in mano la chitarra, anche se suono come un cane” sorrise un secondo.

“Si, in effetti stai meglio” sospirai, pronto a dirle la verità “Non sto meglio, lo faccio per loro” e per te aggiunsi mentalmente “So che ci stanno male a vedermi più morto che vivo e mi sto sforzando di riprendermi, ma è così difficile. Mi sento così vuoto, finto. Delle volte mi sembra che sarebbe così facile lasciarmi andare alla….” 
“BRIAN HANER NON PENSARCI NEMMENO!” sbottò prendendomi il viso fra le mani.
“TU non ti lascerai andare proprio a niente, chiaro? Ci sarò io a riempirti di calci e a tirarti su, capito? Se ci fosse stato Jimmy ti avrebbe già tirato un cazzotto e in effetti te lo meriti” 
“Ah si? E allora perché non me lo dai? Tanto ormai…” a quel punto sbruffò e sul mio viso si abbatté un cazzotto davvero spaventoso per essere dato da una ragazza.
“Cazzo! Ma sei impazzita?!” “No, provo a farti riprendere, va meglio?” “Hai provato a rompermi il naso! Come può andare meglio?!” “Pensaci bene. Ti senti ancora vuoto e finto?”

Cominciai a massaggiarmi il naso, mentre pensavo. 
Il dolore allucinante al naso fu come se mi avesse svegliato, il sangue che fluiva dal naso era caldo e m’inondava la bocca col solito sapore metallico che mi piaceva. La rabbia istintiva del contraccambiare l’attacco aveva irrigidito i miei muscoli pronti a scattare per colpire. Il sangue correva e il cuore pompava. Sentivo l’aria gelida entrare nei polmoni in quel modo pungente e frizzante che solleticava il naso.

“Cazzo… sto meglio!” dissi sbalordito. Il dolore e la rabbia mi avevano ridato la percezione del mio corpo. Cass mi sorrise soddisfatta, prima di mettersi ad osservare il mio naso.
“Si, però adesso ti conviene andare in bagno, sai?” sorrisi “Prima mi riduci così e poi mi dici di andare in bagno?” “Ehi, l’ho fatto per il tuo bene!” disse giustificandosi, mentre ci alzavano.

Mi diede un fazzoletto e me lo strinse sul naso.
“Ecco, stringi qui come faccio io e vai in bagno” “Va bene BABBA” rise della mia voce nasale e mi diede un calcio.
Bene, la donna che amo mi ha tirato un cazzotto.
Sono proprio un uomo fortunato.

 “Bri che cazzo è successo?” chiese Zack, sconvolto, mentre Cass si sedeva vicino a lui sorridente e io entravo con un pezzo di carta nel naso.
“Cass mi ha tirato un cazzotto e sono rinsavito” dissi sedendomi vicino al leader del mio gruppo che mi guardava accigliato e con un mezzo sorriso.

 ***
La registrazione procedeva bene almeno fin quando non arrivai in studio e notai le facce scure di tutti.
“Ehi, che succede?” dissi tranquillo.
“Oggi Matt registra Fiction” mi spiegò Val che guardava preoccupata suo marito che continuava a camminare avanti e indietro, mangiando caramelle e leggendo un foglio, quel foglio.
“Ah” “Già…” “Ok, sono pronto” sentenziò Matt e tutti gli sguardi si puntarono su di lui.
“Sicuro?” chiesi io “Si” “Ok”accettò Derek.
Matt entro in cabina e partì le registrazione.

Partì tutta l’introduzione e quando partirono le parole fu una coltellata.

“Now I think I understand
How this world can overcome a man”

 
Avevo avuto solo una volta il coraggio di ascoltare quella registrazione ed era finita con l’ennesima sclerata.

“Like a friend…” e la voce di Matt s’incrinò, prima di sparire. Matt rimase per un secondo a fissare davanti a lui il vuoto, ancora con la bocca aperta e lo sguardo lucido e vacillante. Val si alzò di scatto ed entro i cabina. Matt si buttò fra le sue braccia e la strinse fortissimo a sé.
Non potevamo andare avanti così, quella non era vita, era un fottutissimo incubo.

Fissai il vuoto davanti a me, mordendomi il labbro e  sentendo gli occhi riempir misi di lacrime. Poggiai la chitarra e mi avvolsi con le braccia.
A volte mi sembrava di essere sul punto di andare in pezzi, come se da un momento all’altro avrei visto il mio corpo spezzettarsi in grossi pezzi sanguinolenti sparsi sul pavimento.

Era una sensazione tremenda che niente riusciva ad alleviare.
Poggiai i piedi sul bordo della sedia, in modo da raggomitolarmi e continuare a stringere in modo ossessivo le mie braccia, contraendo e affondando le dita. La musica continuava, oltre a quello in silenzio era assordante.
Sentivo il mio corpo sul punto di sgretolarsi, non riuscivo più a tenerlo insieme.
Sarei svenuto dal dolore? Forse si…
Il dolore s’intensificò, ogni nota era una lama, perché non interrompevano quella cazzo di registrazione? Non ero sicuro di resistere ancora a lungo.

Improvvisamente sentii due braccia che mi stringevano dolcemente le spalle e un paio di labbra posarsi delicatamente sullo zigomo. Sentii come se la guancia mi si fosse ustionata, ma mi piaceva, era una sensazione piacevole. Le sue mani si poggiarono sulle mie e sciolsero la stretta d’acciaio delle mie mani che affondavano nelle mie braccia. Poggiò la guancia al lato della mia testa, stringendomi da dietro e posandomi qualche bacio sulla testa.

Da quando mi aveva “raccolto con cucchiaino”, dopo esser tornata in California, il nostro rapporto era cambiato e sembrava che i ruoli si fossero invertiti.
Mi sentivo insolitamente protetto e coccolato da quella nanetta che amavo e a cui non riuscivo a dichiararmi e a cui, quasi sicuramente, non lo avrei mai fatto.
Grazie a lei il senso di sgretolamento si stava alleviando e non potevo far altro che esserle grato di tutto quello che stava facendo per me senza che nessuno gliel’avesse chiesto. Non mi sarei mai azzardato a fare una richiesta del genere, anche da egoista quale ero.
Eppure lei non ne aveva avuto bisogno, aveva capito quello di cui avevo bisogno e mi stava aiutando.
Cosa che non faceva altro che accrescere il mio già sconfinato amore per lei.
Come si fa a non amare una persona del genere? Era straordinaria eppure non sembrava rendersi conto di quanto l’amassi. Bah, forse era meglio così... O forse no. Bah, ormai era troppo tardi per sapere come sarebbero andate le cose se avessi avuto le palle di dirle tutto quando era tempo.

“Ce la farete, fatelo per lui” sussurrò la sua voce al mio orecchio. Piccola...
Si, Cass aveva ragione. Aveva fottutamente ragione!

Papparapà papààààà!!!!
Ed ecco il primo chap ù.ù
Sinceramente non so perchè stia scrivendo dei missing moment…. Bah, così mi è venuto :D
Era una cosa a cui tenevo e che volevo scrivere, ma visto che nella storia non andava proprio, l’ho messa qui ^_^
Credo (anzi, sono quasi sicura) che ce ne saranno altri e credo che tenderò a dare più importanza ad altri personaggi che nella storia sono stati un po’ eclissati.
I capitoli sono tutti sconnessi fra loro tranne eventuali, ma tranquilli, verranno segnalati :D
Alla prossima
The Cactus Incident

  
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