Velluto puro era quella voce, miele sciolto sulla lingua, un confortevole abbraccio.
Ciel Phantomhive, tuttavia, appariva turbato.
≪E’ finita. ≫
Una verità che ha il potere di scatenare brividi impetuosi, una frase concisa che racchiude il significato di un’intera esistenza.
≪Sebastian ≫
Innocenti labbra sporcate dalla paura di quel nome. Un insieme di lettere capaci di mantenere nello stesso palmo la vita e la morte. Un’antitesi continua che parla di speranza ed offre disperazione.
Una corda acuminata alla quale appendersi per sfuggire alle fiamme.
≪Prendila, fa’ in fretta. ≫
Il tempo è un’illusione. Gli esseri umani si arrampicano forsennatamente sulle lancette di un orologio la cui autonomia si esaurisce giusto prima che capiscano che è inutile regolare la propria vita in base ad un susseguirsi di ticchettii.
Illusioni. Pensieri. Allucinazioni. Sono le uniche prove di illimitatezza concesse al genere umano.
≪Yes, my Lord ≫
Si affacciò alla finestra dell’inferno – gli occhi d’una serpe – e vide il proprio riflesso bruciare tra le conseguenze dell’odio. Quell’immagine confusa, deformata di sé l’aveva catturato. Un nuovo gioco macabro che attanaglia i sensi di un’ingenua anima.
Doveva dire qualcosa. Una sensazione potenzialmente distruttiva si faceva spazio attraverso ogni poro del suo corpo per uscire. Premeva, insisteva.
Due parole impresse sulla punta delle dita e una che gli trafiggeva lo sguardo.
Un istante.
La mano, chiusa in un pugno che stringeva disperatamente la volontà di vivere, si rilassò.
L’ultimo respiro lo abbandonò.
Quelle parole – la prima verità – pulsarono debolmente e, sfinite, si accasciarono al suolo.