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Autore: SunVenice    22/09/2011    1 recensioni
Ogni Estate l’Accademia Vera Croce pullulava di studenti asfissiati e grondanti di sudore, pronti a tutto pur di accaparrarsi anche la più piccola granita, pur di godere di un minimo di frescura, pur di permettersi di fare le corna al sole malefico che pareva bruciare come l’inferno sulle loro teste.
Chi più, chi meno, qualcuno ci riusciva ... a modo proprio.
Tratta da un'immagine rintracciabile qui: http://static.zerochan.net/full/09/43/677159.jpg
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Exorcist’s Summer Glaces


Rin - Black an’ Blue Glass Cup

 

Diventare un demone per Rin non aveva comportato grandi cambiamenti. A parte la lunga coda ornata di ciuffo, le orecchie e i canini lievemente più appuntiti del normale, la sua routine quotidiana era perfettamente conforme a quella di moltissimi altri adolescenti della sua stessa età.

Si svegliava. Tardi.

Studiava. Poco.

Usciva. Tanto.

Riposava. Troppo (a detta di suo fratello, ma lui era stanco, oh!).

In poche parole, nulla di straordinario che non fosse quantificabile in termini di normalità.

L’unica cosa che poteva dirsi esageratamente aumentata, più per l’abbattimento della soglia di 35°C in Giappone che per la sua metamorfosi demoniaca, era la sua sensibilità al calore.

Uscire per andare a comprare un paio di ghiaccioli stava ormai diventando un’impresa per lui, che, con il sacchetto penzolante in una mano e la lingua libera di saggiare l’aria alla ricerca della presenza del vento, si ritrovava ad ripiegare stravolto verso il proprio dormitorio.

Giungere alla meta, comunque, non portava grandi miglioramenti e, piombando sul pavimento scricchiolante, tutto quello che riusciva a fare era ripetere, come una litania, quanto facesse caldo, offrendo poi, una volta recuperato un minimo di contegno, uno dei due ghiaccioli all’anice a Yukio.

“Non lo voglio.” rimaneva la risposta inflessibile del gemello e il giovane demone ci rimaneva non poco male, tornando dalla sua parte della camera con il morale sotto i piedi.

Faceva sempre una faticaccia tremenda per prendere quei gelati e il fratello nemmeno ne accettava uno in segno di apprezzamento.

“Argh. Fa’ come ti pare, quattrocchi.” bofonchiava alla fine stizzito addentando quasi con rabbia uno dei due ghiaccioli, gustandosi fino in fondo l’aroma rinfrescante dell’anice.

Davvero, suo fratello non sapeva cosa si perdeva.

Il gusto d’anice, a detta del più anziano degli Okumura, era il migliore in assoluto.

Non solo era lievemente dolciastro, come piaceva a lui, ma anche forte, tanto da rimanergli in bocca per ore e ore dopo averlo mangiato.

Inghiottito però l’ultimo pezzo di ghiaccio a Rin si presentava però il solito dilemma: doveva restituire l’altro ghiacciolo prima che si sciogliesse o convincere Ukobach a far entrare suddetto gelato nel freezer della Sua cucina.

Il giovane demone sospirò, riconoscendo l’impossibilità della seconda opzione.

Il demone cuoco detestava qualunque cosa fosse avvolta a carta a che riportasse la dicitura di “preconfezionato” scritta sopra.

Che fare allora?

Oscillò la coda pensieroso, rimuginando e riformulando a testa china sull’oggetto dei propri pensieri le più svariate e fantasiose soluzioni, ma nessuna di esse pareva una valida idea.

Che fare? Restituirlo non se ne parlava. Il solo pensiero di attraversare un’altra volta quella coltre di umido e caldo fuori dalla porta era fuori discussione. Provare a rifilarlo a Yukio non avrebbe portato a nulla. Stessa cosa per Bon e gli altri: il ghiacciolo si sarebbe sciolto prima di arrivare a loro, semmai avesse deciso di uscire.

L’unica era riutilizzarlo...

Il volto del più anziano degli Okumura si illuminò di colpo, allargandosi con un sorriso entusiasta.

Ma certo!

Sono un genio!- pensò sogghignando tutto contento, dirigendosi verso la cucina con la coda che gli scodinzolava dietro, mentre Yukio lo seguiva con sguardo critico.

Il più giovane si aggiustò per un attimo gli occhiali non sapendo se preoccuparsi o meno per il fratello, ma il lavoro lo chiamava e i suoi pensieri vennero presto occupati da cose ben più importanti degli strani sbalzi di umore del proprio gemello.

 

Rin Okumura osservò il proprio operato, fiero di sè come solo lui poteva sentirsi dentro una cucina con le mani ancora impiastricciate e leggermente appiccicaticce.

Ukobach squadrò l’ultima trovata del Principe con un misto di incredulità e sospetto: come aveva fatto a ricavare una cosa simile da un singolo ghiacciolo?

Il suo nasone sniffò con interesse l’aroma che proveniva da esso e di riflesso un rivolo di saliva gli sgusciò dalle labbra.

Se la asciugò un poco imbarazzato, dissimulando il gesto con un piccolo cenno di approvazione del testone.

Mica male però. Doveva ammettere che il Principino ci sapeva fare anche meglio di lui con gli ingredienti.

“Che dici Ukobach? Questo Yukio lo mangerà?” domandò con un sorrisone il mezzo-demone, certo che la risposta dell’altro non potesse essere che affermativa.

Il piccolo demone minotauro seguì il ragazzo portare via con sé quella leccornia finché non ne vide sparire la punta della coda dietro lo stipite della porta.

Un’espressione incerta sformò ancor di più il cipiglio burbero del demone-cuoco: il Principe poteva essere anche bravo a cucinare, ma a volte peccava di ingenuità e disattenzione.

 

Yukio Okumura scrutò dall’alto l’ultima creazione del fratello, sforzandosi di non far trapelare alcuna emozione da dietro le lenti dei propri occhiali.

Non negava che il gemello fosse un vero e proprio genio in cucina, anzi, ma quando l’aveva visto sparire con in mano un ghiacciolo non si sarebbe mai aspettato che tornasse con una roba simile.

Sulla sua scrivania torreggiava la cosa più azzurra che avesse mai visto. 

Dentro un bicchiere conico, saltato fuori da chissà dove, suo fratello aveva versato strati di ghiaccio tritato e sciroppo mentolato, coronando il tutto con una pallina di gelato azzurrognola decorata da un poco di glassa al cioccolato, un pezzo di fondente incastrato sotto di essa e sorretta da uno strato di cubetti sciroppati sottostanti.

Al Dragoon-Doctor bastò fiutare appena l’aria che vi aleggiava attorno per sentirsi colpire lo stomaco da una fitta nauseante: anice, suo fratello aveva creato un vero e proprio surrogato di anice.

Lanciò un’occhiata a Rin, sperando di non vedere l’espressione speranzosa del maggiore.

Come si aspettava le sue speranze furono vane.

Rin sorrideva come un bambino, sventolando con un certo compiacimento la propria coda.

Yukio sospirò, sinceramente dispiaciuto per quello che stava per dire.

Nii-san.” disse, provocando la fine di ogni piccolo movimento oscillatorio di quella parte del corpo aggiunta del fratello e mantenendo lo sguardo fisso sulla sua espressione ormai mutata.

“Detesto l’anice.”

 

Rin bofonchiò, inghiottendo con rammarico un’altro boccone della coppa all’anice che suo fratello aveva, a suo parere, malamente rifiutato. Quel quattrocchi, avrebbe anche potuto dirglielo anche prima che l’anice non gli piaceva!

E lui che si era dato tanta pena!

Assaporò un’altra cucchiaiata fresca del suo gelato, riconoscendo di aver superato ancora una volta se stesso.

Kuro gli si strofinò sulle gambe, cercando di richiamare la sua attenzione, che, evidentemente non era riuscito ad ottenere attraverso la telepatia.

In fondo Rin doveva ammetterlo, Yukio non era mai stato tipo da sapori forti.

L’anice, in un certo senso, si addiceva di più a lui.

Già, ma Yukio?

Si stampò in faccia un’espressione decisa e malandrina, alzandosi poi di scatto dalla sedia, spaventando di conseguenza il povero Kuro, che protestò a suon di miagolii e messaggi mentali, senza però venire ascoltato.

Non gli piace l’anice, eh? - pensò il moro, pregustando già la rivincita -Vorrà dire che troverò il gusto che ti piace, caro il mio nii-chan!

Kuro osservò il proprio padroncino uscire a grandi passi dalla stanza, ignorandolo completamente. Inclinò la testa da un lato e captò uno strano odore nell’aria che lo portò ad arrampicarsi sulla scrivania.

Saggiò meglio il liquido azzurrognolo che galleggiava sul fondo del calice e si leccò i baffi con gli occhi traboccanti di emozione.

Yum!! Anice e cioccolato nero!! 

   
 
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