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Autore: Oceanthree    24/09/2011    3 recensioni
“Cosa stai cercando di dirmi papà?” mi guardò negli occhi senza proferire parola: lì, in un solo istante ebbi la riposta. “Per me possiamo restare qui per sempre.” Fece un sorriso soddisfatto, mi diede una pacca sulla spalla e uscì dalla mia stanza tutto fiero. Si vede che ci sperava nella mia risposta: almeno lui ha una buona ragione per sorridere.
Questo era decisamente un segno, dovevo voltare pagina e dimenticare ciò che avevo lasciato in Giappone. O almeno ci dovevo provare.
L'America sarebbe stata la sua nuova casa... e se questo non fosse bastato per opporsi al destino?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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capitolo1

Capitolo 1

quindici anni dopo


“Dottor Hayama, la stanno aspettando nel suo ufficio.”
“Arriverò tra 10 minuti, devo prima visionare questi documenti che mi hanno portato” dissi senza distogliere lo sguardo da quel documento così importante per la riuscita del progetto a cui stavo lavorando. Tutto sembrava perfetto. Presi la pila di documenti che avevo lasciato sul tavolo e li portai nel mio ufficio per incontrare l'ospite inaspettato. Mi voltai verso il mio collaboratore.
“Non mi pare di aver fissato degli appuntamenti per stamattina.”
“Effettivamente no Ingegnere ma c'è qualcuno che a quanto pare ha urgenza di parlarle.”
Ogni giorno è sempre la stessa storia, pensai. Nessuno sa più cosa voglia dire la parola “appuntamento”, ma è mai possibile?!

Entrai nel mio ufficio continuando a scrutare con attenzione i documenti e chiusi la porta dietro di me. Alzato lo sguardo, vidi all'interno della sala un signore con i tratti orientali che alla mia vista fece un sorriso a trentasei denti. Portava un completo nero, scarpe dello stesso colore e una cravatta viola con camicia bianca.
“Mi dispiace di averla disturbata Dott. Hayama” mi disse in lingua giapponese, “ma sono qui da poche ore e il mio aereo partirà nuovamente tra 2 giorni per il Giappone. Mi chiamo Makishi Fuiko, collaboro per una trasmissione televisiva molto importante in Giappone. Volevo farle una proposta che credo giudicherà interessante.”
“Mi dica pure”, risposi nella mia lingua madre.
“Ho saputo che nel suo progetto aeronautico ha intenzione di avere delle convenzioni con il Giappone e così volevo invitarla a partecipare alla diretta tv per parlare dell'iniziativa.”
“Mi dispiace risultare scortese Signor...” feci una pausa.
“Fuiko” rispose lui.
“Sì, mi scusi, Signor Fuiko. Dicevo, mi dispiace deluderla, ma nel mio breve soggiorno giapponese non credo avrò tempo per questo genere di questioni. Ci sono tante problematiche da risolvere con i collaboratori orientali e dobbiamo far quadrare tutto nel minor tempo possibile. Mi vedo costretto a rifiutare la sua proposta.”
“Non pensa che l'opinione pubblica sia importante?” disse con un'aria risoluta.
“Questo non è compito mio, in seguito alla riuscita del progetto e alla sua attivazione arriverà un mio collaboratore direttamente dall'America; si occupa di pubbliche relazioni e spiegherà tutto alla popolazione locale, una persona molto più brava di me con le parole e soprattutto del mestiere.”
“Signor Hayama, non crede che una persona proveniente dalla stessa terra degli spettatori porti più fiducia e attenzione di un semplice americano? E poi lei è l'ideatore dell'Ecoplane, non se lo dimentichi. Sicuramente la sua rimarrà un'intervista molto più interessante di un semplice PR.”
Vidi che cercava qualcosa nella propria tasca interna della giacca. “Ecco” mi porse un biglietto che afferrai prontamente, “questo è il mio biglietto da visita. Ci pensi, poi mi farà sapere.” Mi strinse la mano e andò via.

Che tipo strano! Infondo però ha ragione, essendo giapponese come gli spettatori, forse potrei attirare di più il pubblico. Spero solo di essere all'altezza della situazione; non sono mai stato bravo con i discorsi, specialmente sapendo un migliaio di persone attirate dalla mia presenza.

Squillò il telefono. “Scusi Signor Hayama, c'è sua moglie sulla linea uno.” Era la voce della mia segretaria.
“La ringrazio signorina, me la passi pure.”
“Tesoro?”
“Sì, dimmi. Sai bene che non mi devi chiamare a lavoro se non per questioni urgenti, vero?”
“Lo so, scusami, ho una notizia importante da darti e vorrei vederti per pranzo se non hai degli appuntamenti.” La sua voce preoccupata non prometteva niente di buono.
“Va bene, ci possiamo vedere all'una davanti al solito ristorante.”
“D'accordo tesoro, a dopo.”
“A presto.”

*****

“Sana dobbiamo essere allo studio di registrazione verso le cinque ti sei già dimenticata?” disse Rei con la voce di chi ha davvero perso le speranze davanti a una donna di spettacolo chiusa in bagno per truccarsi.
“Sì Rei, comincia ad andare in macchina, sto arrivando!” la sua voce arrivò dal piano di sopra più squillante che mai. Questa è Sana, pensò Rei, avviandosi verso la propria macchina parcheggiata, in quindici anni non è ancora cambiata e non credo che cambierà mai.
“Eccomi eccomi!” si fermò davanti alla macchina. “Possiamo andare adesso”.

Agli studi televisivi vi era un sacco di gente, come al solito, ma a questo Sana c'era abituata. La sua carriera cinematografica era tramontata circa 15 anni fa, aveva fatto solo qualche comparsa qua e là. In compenso, però, gli era stata affidata una trasmissione da condurre nel pomeriggio che aveva un discreto successo. Il suo lavoro dopotutto non procedeva così male.
Infondo non le interessava più il cinema, ci aveva rinunciato da un bel po' di tempo.
“Puoi andare Rei grazie, mi dispiace di averti costretto ad alzarti presto stamattina, torna pure da tua moglie e salutamela tanto! Ti prometto che non appena farò aggiustare la macchina potrai fare il tuo lavoro con più tranquillità!!!”
“Non ti preoccupare Sana, è sempre un piacere.”

Lo studio cinque era più luminoso che mai, autori e collaboratori scorrazzavano per tutta l'immensa sala.
“Sana eccoti qua!” disse un uomo sui quaranta, “sei incorreggibile! lo sai che non possiamo tollerare troppi ritardi, se fossero tutti come te il nostro lavoro finirebbe a pu...” Prontamente Sana gli mise un mano sulla bocca.
“So bene cosa intendi tesoro” gli diede un bacio sulle labbra. “È tutto apposto, ora sono qui.”

*****

Ecco il ristorante, pensai correndo come un matto dopo esser uscito dalla macchina senza esser sicuro di averla chiusa a causa della fretta. Spero che Violet non se la prenda, dopotutto stavo lavorando!
Entrai nell'atrio e chiesi del tavolo. Mia moglie mi aspettava con aria assente al tavolo 8, proprio quello vicino alla vetrina, dove ci sediamo spesso. Ho sempre adorato quel posto, forse perché cucinano ogni tipo di pietanza, compreso il Sushi.
“Scusa cara” dissi con il fiatone “ho avuto un contrattempo” cercai di scusarmi senza inventare troppe storie, alla fine facevo così ogni giorno.
“Siediti per favore” mi disse con aria seria. A quel punto iniziai ad avere paura.
“Cosa è successo?”
“Devi sapere che... devi sapere che sono incinta Akito.” Sgranai gli occhi ed ebbi una sorta di vertigine. “So che ne abbiamo parlato, e so anche che tu non ami l'idea di diventare padre, sia per il tuo lavoro che sta avendo un'ascesa prorompente, sia perché pensi di non esserne all'altezza. Sai invece io cosa penso?” Feci no con la testa, ancora sotto shock. “Non lo sai perché non mi hai mai ascoltato. Se tu mi dessi un po' d'attenzione qualche volta, sapresti qualcosa su di me. Sapresti che odio i girasoli che ti ostini a comprarmi per le ricorrenze, sapresti che adoro andare a vedere i film di vecchia data al cinema... e soprattutto sapresti che vorrei avere un figlio più di ogni altra cosa.” Teneva un tono di voce basso e triste, ora aveva abbassato la testa e probabilmente stava piangendo.
Il pranzo continuò in silenzio per tutto il tempo, come se l'uno non si accorgesse di avere l'altro di fronte.

Adesso che faccio? Non penso di essere in grado di fare il padre, tanto meno ritengo di avere abbastanza tempo da dedicargli. Io e mia moglie ne avevamo parlato parecchie volte, ma in realtà la discussone non mi toccava nemmeno. Ero sicuro della mia posizione e forse, infondo, non m'importava nemmeno della sua opinione. Non ricordo neanche perché ci siamo sposati. Forse perché siamo stati insieme una vita, era giusto che finisse così. Ci siamo conosciuti circa un anno dopo il mio trasferimento a L.A., mi piaceva la sua compagnia, mi faceva sentire più a casa. Ma forse questa non era una ragione sufficiente per sposarla.

Senza un minimo di preavviso mi guardò negli occhi con un tono di voce deciso pronunciando queste esatte parole: “Forse è meglio prenderci una pausa”. Quelle parole riecheggiarono nella mia mente per qualche secondo.
“Ma Violet...” mi bloccò.
“Violet non ha più voglia di sopportare questa situazione. Fai la tua esperienza in Giappone, ti auguro una bella carriera Akito! Desidero non sentirti per un po'. Questo bambino per il momento non è affar tuo, non voglio che ti trattenga qui con la forza. Al tuo rientro si vedrà sul da farsi, ma prima di allora non ho intenzione vederti o sentirti, sono stata abbastanza chiara?” non aveva un'aria arrabbiata, e questo mi stupii parecchio. Sembrava piuttosto rassegnata.
Non avevo idea delle parole da poter usare, così abbassai la testa e dissi un semplice “Va bene”.

Andai a vivere da mia sorella Natsumi e suo marito per qualche settimana, poi finalmente partii per la mia avventura in Giappone.

Angolo autrice

Ciao a tutti :) eccomi qua con un nuovo capitolo, come promesso. Il nostro Akito partirà per il Giappone finalmente :) Ci tenevo a ringraziare per le visite e le recensioni ricevute :D Un grande ritorno da vincente aggiungerei :) Ci tenevo a ringraziare tutti quelli che hanno visitato la storia e coloro che hanno recensito, mi ha fatto molto piacere :D che dire? spero di non avervi deluso con il seguito... continuate a seguirmi :) un bacione
  
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