I fell apart, but got back up again.
And then I fell apart, but got back up again.
Era la sua voce, l’unica che riusciva a calmarmi anche quando avevo voglia di distruggere tutto.
Quello era un momento decisamente NO.
Ero stesa sul letto, con l’i-Pod nelle orecchie e mi facevo consolare dal suono dolce della sua voce.
Quella era stata decisamente una brutta giornata. Un bel 4 in chimica, avevo perso il mio braccialetto con la scritta “Echelon” e avevo avuto una discussione accesa con Sara, la mia migliore amica.
Avevamo litigato per un motivo banale, come capita spesso, ma ero triste comunque. Odiavo litigare con lei: lei era la mia migliore amica sin dalle elementari e ora, ormai, è come una sorella.
Rimasi lì stesa sul letto per ore fino a quando la voce di mia madre mi avvisò che era pronta la cena.
Scesi con riluttanza e iniziai a mangiare. In casa vivevamo solo io, mia madre e Charlene, la mia gatta. Mio padre se n’era andato quando avevo 4 anni e da allora lo vedevo una volta al mese a causa del suo lavoro che gli impone di viaggiare sempre.
Mia madre era una donna ansiosa e troppo apprensiva, dolce a modo suo anche se non avevamo un ottimo rapporto. Io ero un tipo introverso, non parlavo quasi mai dei miei problemi e spesso ero indifferente a ciò che mi accadeva intorno.
Lei mi faceva sempre le domande di ogni giorno: come è andata a scuola? Hai mangiato oggi a pranzo? Hai studiato? Perché hai ancora quelle ciocche fuxia sui capelli?
E io davo le solite risposte ignorando le sue reazioni.
Dopo cena tornai sopra, mi feci una doccia e mi rilassai sotto il getto d’acqua fredda.
Mi scese qualche lacrima ripensando alle cose negative presenti nella mia vita, ma cercai di non pensarci più per il resto della serata. Andai a dormire, dopo aver finito di studiare filosofia, sperando in un giorno migliore.
Un raggio di sole mi svegliò entrando dalla mia finestra. Era maggio inoltrato e tra poco la scuola sarebbe finita, finalmente. Mi alzai, feci una doccia e andai quasi a sbattere contro un muro per il sonno. Indossai un jeans e una canotta e andai in cucina, avvicinandomi al calendario e cancellando anche quel giorno. Mancavano esattamente 25 giorni al giorno più bello della mia vita che aspettavo dal 14 febbraio, ovvero quando i biglietti della mia band preferita, i Thirty Seconds To Mars, sono stati messi in commercio. Il 18 giugno, data del concerto a Roma, si stava avvicinando ed era uno dei pochi motivi che mi faceva ancora sorridere di gusto.
Abitavo non molto distante dalla capitale e quando sono venuta a sapere dalle migliaia di pagine su Facebook che i Mars sarebbero venuti a Roma lanciai un urlo di gioia e scesi in salotto da mia madre, per convincerla a comprarmi il biglietto.
Dopo qualche settimana si convinse e così lo dissi subito a Sara, un’altra Echelon come me,e insieme andammo a comprare i biglietti.
Al nome di Sara ritornai alla realtà e mi accorsi che ero in ritardo per la scuola.
Afferrai l’i-Pod dal comodino, presi le chiavi del motorino e uscii di casa.