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Autore: emychan    27/09/2011    6 recensioni
Dopo il morso della Bestia errante, Arthur giace morente nelle sue stanze e Merlin si reca all'isola dei beati per salverlo. Lì, Nimueh accetta la sua vita in cambio di quella del principe.
Mentre il destino si sfalda e il cielo cade, il principe è il solo che può salvare, non solo Camelot, ma anche il suo servo.
La domanda è: vorrà farlo?
Una What if? in chiave Merthur!
(Scritta per il contest 'Sotto un cielo così azzurro').
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
Capitoli:
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Storia scritta per il contest: "Sotto un cielo così azzurro" indetto da MyPride e Kuruccha su Efp.

Le regole erano semplici, una citazione e il cielo come tema centrale.

Questa è la citazione che ho scelto: 1/ Ci sono tanti mondi, ma tutti condividono lo stesso cielo. Un solo cielo, un solo destino.
                                        (Kingdom Hearts)

                                                                                       ___________________________________

Dedicata a valentinamiky, elfin emrys, aleinad, simplymyself e liebeliebe che hanno commentato la mia ultima storia, con la speranza che vi piaccia anche questa!

E a Speranza ovviamente, che ringrazio di nuovo per il dolcissimo messaggio! Spero leggerai/ ti piacerà anche questa storia!:*

Ma anche a tutti coloro che aggiungono in preferiti e da ricordare (quando leggo i numeri non ci credo*__*), siete fantastici!

Infine, un ringraziamento particolare a Elfin Emrys che ha letto in anteprima la storia e mi ha fatto da Beta! Thank you!xD

                                                                     _________________________________


Disclaimers: I personaggi appartengono alla BBC e agli aventi diritto, io ci metto la trama e la follia... tutto gratuitamente!



Worlds



Cap.1: A grey sky


La città era immersa nell'oscurità, le guardie erano le uniche persone ancora sveglie al suo interno.

Perfino la taverna era deserta, ma non era una novità negli ultimi giorni.

Tutti avevano paura e preferivano restare con le persone care, nel timore che quelli fossero gli ultimi attimi loro concessi.

Arthur non poteva biasimarli per la loro paura, stavolta Camelot era andata più vicina alla caduta di quanto chiunque di loro sospettasse e ancora non era finita.

Non sapeva perché rimaneva lì a perdere tempo, perché non metteva fine a quella storia subito.

La sua testa era un caos, i suoi pensieri incomprensibili.

Da quando tutto era cominciato, non aveva avuto un attimo di pace o per pensare e, anche se sapeva che era sbagliato, avrebbe

lasciato l'intero popolo nella paura ancora per qualche clessidra.

Dopotutto, il mondo non sarebbe finito in quel breve tempo... forse.

Sospirando, Arthur alzò il viso verso il cielo. Non era stellato, né blu come avrebbe dovuto. Era strano come certe cose si dessero per

scontate: chi badava mai al colore del cielo ad esempio?

Eppure, quando il sole aveva smesso di sorgere su Camelot e l'azzurro tanto familiare aveva iniziato a scomparire, tutto il mondo

aveva trattenuto il fiato nel terrore.

Perfino lui.

E adesso che poteva riportare le cose a posto, che poteva salvare tutti, Arthur non era certo di volerlo fare. Non era sicuro di voler

affrontare le conseguenze di ciò che aveva scoperto negli ultimi giorni.

Passandosi una mano sul viso, il principe di Camelot posò i palmi delle mani sul bordo di un gradino di marmo rabbrividendo per il

freddo e ripensò a tutto ciò che era accaduto con calma, alla ricerca di una risposta che non fosse tinta da inganno e tradimento, dai

suoi ciechi sentimenti, dalla sua rabbia bruciante.

Ricordò con fiato sospeso il giorno in cui tutto era iniziato.

Il giorno in cui il cielo aveva cominciato a crollare e il mondo a seguirlo nell'oblio.

_______

Era cominciato tutto dal morso della Bestia errante, Arthur non ricordava molto di ciò che era accaduto dopo la battaglia.

Ricordava voci distanti, Gwen che gli accarezzava la fronte, suo padre che gli diceva di resistere e un dolore consumante in ogni parte

del corpo.

Quando si era svegliato, Gaius gli aveva spiegato che era sopravvissuto per miracolo e doveva ritenersi molto fortunato che fosse

spuntata una cura all'ultimo momento.

Più che fortunato il principe si era sentito stordito, stanco e piuttosto sudato, ma il suo desiderio di un bagno caldo aveva dovuto

attendere dato che Merlin non si trovava.

Dove fosse non era dato saperlo, le scuse di Gaius erano le più vaghe possibili e, col passare dei giorni, diventavano anche piuttosto

inverosimili.

Cosa cercasse di coprire Arthur non riusciva a capirlo e, francamente, non sapeva se aveva la forza o la voglia di scoprirlo.

La cosa certa era che, una volta ritrovata la voglia di lavorare, Merlin sarebbe stato alla gogna per molto tempo.

Nei giorni seguenti al suo risveglio, l'assenza del suo servo divenne un peso sempre più grande, aveva provato a farlo chiamare più di

una volta dalle guardie stazionate alla sua porta, aveva ordinato loro di cercarlo e trascinarlo da lui con la forza, se necessario, ma

nessuno di loro aveva avuto più successo. Ogni volta tornavano con una scusa diversa. Sta svolgendo commissioni per il medico di

corte, è fuori per raccogliere erbe, è indisposto.

Perfino loro avevano capito che il servo lo stava evitando malgrado non dicessero nulla.

E nessuno di loro, neppure Ginevra, sembrava aver visto Merlin dalla notte in cui Arthur era stato morso. Si fosse trattato di chiunque

altro il principe si sarebbe preoccupato per lui, ma conoscendolo, quell’idiota probabilmente si era nascosto alla taverna a bere o chissà

che altro, convinto di poter tralasciare i suoi doveri solo perché il principe era moribondo… beh, Arthur gliel’avrebbe fatta vedere. Non

appena si fosse sentito meglio.

Il che equivaleva a fare quattro passi senza sentirsi nauseato.

Qualcuno bussò alla porta. Arthur gli disse di entrare, chiedendosi se non si trattasse finalmente di detto servo, Merlin in genere non

bussava, ma, quando sapeva di dover affrontare la rabbia del principe, ritrovava tutta l'educazione che chiaramente possedeva e

sceglieva di ignorare quando si trattava di Arthur.

Alla porta però non c'era Merlin, ma il re.

Negli ultimi giorni era andato spesso a fargli visita, assicurandosi che stesse guarendo e ritrovando le forze.

Suo padre non parlava mai molto e sembrava voler evitare di condividere le preoccupazioni del regno, almeno fino a quando non si

fosse ristabilito. Se da un lato gli faceva piacere quella, pur sottile, manifestazione d'affetto, dall'altro lo irritava profondamente.

Non era certo un bambino e non era la prima volta che restava ferito in battaglia.

«Come ti senti questa sera?»

Uther si mise seduto sulla sedia accanto al letto.

In volto la tipica espressione con cui era solito avvertirlo di qualche nuova minaccia per il regno e il suo popolo.

Arthur sospirò mentalmente, chiedendosi cosa fosse accaduto stavolta.

«Cosa succede padre?» gli chiese stanco di attendere che parlasse.

Il re lo guardò con indecisione, quasi con rimpianto, prima di annuire e poggiare le mani sui manici della sedia «Sta accadendo qualcosa

Arthur» esordì con tono grave. Il principe attese che continuasse, ma il re sembrava completamente immerso nella propria mente.

Arthur lo osservò confuso «Di cosa parlate?»

«I raccolti stanno marcendo e l'acqua si sta prosciugando» spiegò Uther, il viso teso nella preoccupazione.

«Di nuovo?»

Il re scosse la testa «Non è come con l'unicorno è più, lento. Io stesso non me ne sono accorto finché il numero di lamentele da parte

dei contadini non mi ha fatto insospettire. E non riguarda solo cibo e acqua come l'ultima volta, tutta la foresta sembra marcire

lentamente. Le persone iniziano ad aver paura e adesso... anche il cielo sta cambiando».

«Il cielo?»

«La gente è contenta. Crede che stia per piovere, che questo porterà fine alla siccità, ma Gaius è convinto che sia solo un altro passo di

questa stregoneria che attacca il regno» continuò il re nel tono di disgusto che usava ogni volta che parlava di incanti e stregoni.

«Come fate a dire che non è solo pioggia?»

Uther lo fissò a lungo in silenzio, le labbra tese e le spalle rigide. Tutto il corpo pronto ad una battaglia contro l'invisibile nemico che, di

nuovo, si scagliava sul suo popolo.

Alla fine si alzò e andò a scostare i pesanti tendaggi rossi che nascondevano le finestre.

Infastidito dalla luce diretta del sole e quasi sempre addormentato, il principe gli aveva fatti tenere chiusi nei due giorni dal suo

risveglio.

Adesso vedeva che non era necessario.

Non c'era sole nel cielo di Camelot, né luce che potesse bruciargli gli occhi.

Era vero, sembrava che si preannunciasse una lunga tempesta, ma in realtà non c'erano nubi nel cielo. Nemmeno una nuvola. Il sole

non era oscurato o nascosto, non c'era e basta.

Il cielo non era azzurro perché qualcuno gli aveva rubato il colore lasciando dietro di sé solo una tela grigia e malinconica. Senza vento

e senza vita.

Guardandolo Arthur inghiottì, una nota di panico nello stomaco.

«Siete sicuri che si tratti di magia?» provò a chiedere pur sapendo già la risposta

«Gaius ne è certo» disse il re con sicurezza, come se questo dovesse essere sufficiente a dimostrare le sue parole. Probabilmente lo

era.

Quando Gaius parlava di stregoneria non lo faceva senza aver ricercato e riflettuto a lungo sulla questione e in genere, purtroppo,

aveva ragione.

Il medico di corte in fondo, per motivi sui quali Arthur preferiva non soffermarsi più del dovuto, era quello che tra tutti loro sapeva più

di magia e incanti.

«Cosa crede che significhi?» chiese iniziando a sentirsi preoccupato.

«Non ne è certo, sta studiando la questione, ma è pericoloso aspettare. Arthur, so che sei ancora convalescente, ma devo chiederti di

condurre le ricerche nella città bassa e nei villaggi vicini, dobbiamo trovare lo stregone prima che sia troppo tardi» per una volta Uther

sembrava davvero preoccupato per suo figlio e forse fu questo più di ogni altra cosa a convincere il principe ad accettare senza proteste

«Me ne occuperò io padre, state tranquillo» rispose con più convinzione di quella provata.

Non era neppure certo di riuscire ad arrivare al cortile senza svenire.

Avrebbe dovuto chiedere a Gaius di aiutarlo con qualche medicina.

Uther annuì posandogli una mano sulla spalla e stringendola lievemente «Se ne avessi bisogno, non esitare ad andare da Gaius» gli

ordinò e il principe annuì sospirando mentalmente.

Sembrava non esserci pace per lui in quella città.


Rimasto solo, chiese ad un servitore di chiamargli Merlin, sempre che fosse tornato da qualsiasi luogo fosse andato a nascondersi in

quei giorni.

Con tutti i suoi problemi non aveva bisogno di correre dietro al suo servo.

Il fatto che fosse scomparso in quel modo lo irritava profondamente, non si aspettava certo che rimanesse al suo capezzale con le

lacrime agli occhi, ma… ripensandoci sì, era esattamente ciò che si aspettava e pretendeva. Era il suo servo. E lui il principe. Era stato

ad un passo dalla morte, era tanto chiedergli di essere almeno un po’ preoccupato per lui?

Pochi minuti dopo il ragazzo dal viso lentigginoso e i folti riccioli castani, a cui aveva dato l'incarico, tornò da solo balbettando che

Merlin non si sentiva bene e non poteva lavorare.

Arthur si sentì pronto alla crisi isterica. Adesso stava davvero esagerando.

«Che cos’ha di preciso?» chiese del tutto incredulo, la voce ridotta ad un sibilo velenoso, non sapeva cosa stava accadendo, ma per

qualche motivo Merlin lo evitava, era chiaro.

«Il medico di corte non lo ha detto, sire» continuò a balbettare il servitore arrossendo.

Il principe lo fissò incredulo «Non l’hai visto?» chiese alzando la voce più del necessario, quasi lo rimpianse, quando il ragazzo prese

un tremante passo indietro.

«No, sire. Non ho pensato a-».

«Va bene» lo interruppe prima di doverlo salvare da una crisi respiratoria. A volte dimenticava quanto potessero essere inutili i servi

veri, con tutta quell’ansia e deferenza «Aiutami a vestirmi» gli ordinò, cercando di addolcire il proprio tono nonostante avesse i nervi a

fior di pelle. Non importava, sapeva già con chi sfogarsi dopotutto.

Se Merlin voleva nascondersi e Gaius non aveva niente di meglio da fare che assecondarlo nelle sue idiozie, Arthur l'avrebbe stanato di

persona e avrebbe scoperto cosa gli faceva credere di poter far ciò che voleva.

Qualsiasi cosa fosse, gli avrebbe fatto cambiare idea subito.

_____

«Lui dov’è?» spalancò la porta delle stanze del medico senza nemmeno bussare.

Gaius, chino sul suo tavolo, sobbalzò all’improvviso rumore, lasciando cadere la fiala di vetro che teneva tra le mani. Fortunatamente

era vuota.

«Sire?» lo guardò stupito e con un tocco di rimprovero «Come posso aiutarvi?»

C'erano libri e fiale sparse su tutto il tavolo, l'anziano aveva l'aria stanca e abbattuta.

Nel vederlo, Arthur si chiese se fosse dovuto alle sue ricerche sul cielo, se le condizioni di Camelot fossero già così gravi, se ne sarebbe

occupato dopo aver scoperto che fine avesse fatto quell'idiota.

«Merlin, Gaius. Dov’è finito?» sputò fra i denti sentendosi sempre più arrabbiato.

Il povero medico spalancò gli anziani occhi azzurri come colto dal panico e lanciò una breve occhiata verso la stanza del ragazzo in

questione, prima di scuotere lievemente il capo «Credevo foste stato avvertito che-»

Stanco di sentire altre bugie, Arthur non lo lasciò neppure terminare, andando dritto in fondo alla stanza e salendo i pochi gradini che lo

separavano dalla porta del suo servo «Merlin!» gridò spalancandola con forza per poi bloccarsi sulla soglia.

Dormiva.

Quello stupido idiota se ne stava beato a letto mentre il principe lo cercava e si preoc-… si infuriava per la sua assenza. Mentre lui

lottava tra la vita e la morte e tutti pregavano per lui, Merlin si impigriva nella sua stanza.

Con rabbia Arthur ignorò la punta di dolore che gli provocava il pensiero di quanto al suo servo non importasse di lui e si sbatté la

porta alle spalle.

L'avrebbe messo alla gogna per giorni questa volta, forse una notte o due di prigione gli avrebbero insegnato il suo posto.

Farsi coprire non solo da Gaius, ma anche dagli altri servitori, per cosa? Per dormire?

«Merlin! Svegliati!» gridò. Di fronte alla completa immobilità dell’altro, il principe sbuffò e si chinò su di lui per scuotergli una spalla.

Solo allora notò che c’era qualcosa di strano nel ragazzo.

La sua pelle, già normalmente pallida, sembrava quasi traslucente nella luce fioca delle candele e le sue labbra, di solito rosee e in

perenne movimento, erano tinte di un’orribile blu, come se fosse…

Arthur scosse il capo «Merlin» lo scosse ancora «Non è divertente» mormorò iniziando a sentirsi nel panico. La pelle del ragazzo era

fredda al tocco, troppo fredda e non dava cenno di sentirlo.

Il suo servo non era esattamente mattiniero, ma non era neppure così difficile da svegliare, era Arthur quello che andava scosso per

mezza candela prima di ottenere una reazione.

Distrattamente, sentì Gaius fermarsi sulla porta. Gli occhi azzurri fissi sulla sua nuca come fiamme. Ingoiò a fatica, cercando di tenere

a freno la paura debilitante che iniziava a scorrergli nel sangue.

Era un principe, si ricordò, e doveva comportarsi come tale.

«Cosa succede Gaius?» chiese maledicendosi per il lieve tremore della propria voce, sperando che l'altro non l'avesse avvertito.

Il medico esitò, schiarendosi la gola più volte «Merlin è stato… ferito» mormorò infine.

Ferito… non avrebbe potuto essere più vago di così neppure volendo.

«Dove?» chiese passando in fretta lo sguardo sul corpo dell’altro, quasi aspettandosi di vedere una grande macchia rossa sulla vecchia

coperta. Non c'era niente lì.

«Non è…» pronunciò lentamente Gaius, soppesando ogni parola «Non si tratta di una ferita fisica» si fermò, il principe quasi lo afferrò

dalle spalle per scuoterlo.

«Gaius, cos’è successo?» chiese esasperato dal silenzio dell'altro.

Ma il medico continuò ad esitare e il principe perse del tutto la calma «Gaius!» gridò voltandosi alla ricerca del suo sguardo.

Non ricordava di aver mai alzato la voce col medico e subito rimpianse di averlo fatto «Dimmi ciò che sai» continuò in tono più basso,

più controllato, come per scusarsi di aver perduto la calma.

L’anziano fece scivolare lo sguardo sul viso di Merlin, quasi pregandolo di svegliarsi, ma quando dall’altro non provenne alcuna

reazione sospirò, quasi sconfitto.

«Come volete» mormorò «Ma dovete promettere che ascolterete tutto, senza giudicare».

Arthur annuì confuso, non capiva cosa intendesse dire, ma se era l’unico modo di ottenere una risposta, era disposto a promettere

qualsiasi cosa.

«Il morso della Bestia errante non può essere curato. Lo sapevate voi come vostro padre, così come lo sapeva Merlin. Quando siete

stato riportato qui in fin di vita non avevo alcuna speranza che poteste guarire» cominciò il medico in tono grave, andandosi a sedere

su uno sgabello di legno accanto al piccolo letto di Merlin.

Arthur lo osservò in silenzio, annuendo al nome della Bestia errante «Lo so, ma poi hai trovato quella tintura miracolosa e-» il principe

s’interruppe di fronte allo sguardo di Gaius «Cosa?»

«Non esiste alcuna cura. Non esiste nessuna tintura» spiegò il medico.

Il principe boccheggiò incredulo «Ma mio padre ha detto-»

«E’ stato Merlin. Lui vi ha salvato» Gaius rimase in silenzio, studiandone la reazione.

Arthur era convinto di aver sentito male, il suo goffo servo idiota l'aveva salvato.

Non aveva senso neppure nella sua mente.

Per quanto ci provasse non riusciva ad immaginarselo, Merlin un eroe. Eppure non avrebbe dovuto stupirsi, Merlin gli aveva già

salvato la vita in passato, più di una volta in effetti, ma era comunque così difficile crederlo possibile.

«Va bene, Merlin ha trovato la cura e con questo?»

Gaius lo osservò a lungo, quasi impaurito. Il principe non riusciva a capire il motivo di tanti segreti.

Anche se era stato il suo servo a trovare la tintura, non c'era motivo di mentire, anzi, suo padre l'avrebbe certo ricompensato.

«C’è un’isola sire, l’isola dei beati».

Arthur riconobbe subito quel nome, gliene aveva parlato suo padre tanti anni prima. Era un luogo proibito, un luogo di magia. L'ultima

roccaforte degli stregoni.

Suo padre gli aveva proibito perfino di pronunciare quel nome. Sentirlo dire con tanta familiarità gli provocò una spiacevole sensazione

di disagio lungo tutto il corpo, quasi gli ordinò di tacere, ma qualcosa gli diceva che in quel modo non avrebbe più saputo la verità.

«Merlin si è recato lì in cerca di Nimueh, la sacerdotessa dell’antica religione. Lo ha fatto per chiederle di curarvi» spiegò Gaius di

fronte al suo silenzio, esaminandolo a fondo in cerca di una reazione, di un indizio su cosa provasse di fronte a quelle rivelazioni.

Il principe si mise seduto sul letto, il viso una maschera di ghiaccio, ma la mente, la mente era in tumulto.

Merlin aveva…

Se suo padre l’avesse scoperto… se chiunque l’avesse scoperto, Arthur non osò nemmeno pensarci, per paura che farlo avrebbe reso

il tutto reale.

Era tradimento, era il crimine più grave, come aveva potuto quell'idiota...

«Una magia di questo tipo ovviamente richiede un prezzo, un prezzo molto alto» Gaius si interruppe, le mani strette in grembo e lo

sguardo rivolto a terra.

Il principe sentì la gola bruciare nell'acido «Quale prezzo?» chiese temendo la risposta, quasi sul punto di andarsene, di chiudersi la

porta alle spalle e lasciar perdere tutto.

Dimenticare tutto.

«Una vita».

Il principe scosse il capo inorridito.

«Merlin ha scambiato la sua vita per la vostra» il medico incontrò i suoi occhi con sicurezza, quasi in sfida. Quel gesto, più di tutto il

resto, convinse Arthur del fatto che non mentiva.

Era tutto vero.

Merlin aveva infranto la legge più sacra di Camelot. Aveva cercato una strega, aveva usato la magia e, quel che era peggio, l’aveva

fatto per salvare Arthur.

Dando la sua vita per il principe, di nuovo.

Eppure Arthur lo aveva rimproverato, gli aveva ordinato di non farlo, gli aveva ripetuto decine di volte che non era necessario, che non

voleva questo dal suo servo e che la sua vita non valeva di meno solo perché non era destinato ad essere re.

Eppure quell'idiota...

«Sciogli il patto» gli ordinò secco, ma il medico scosse la testa con ovvio rimpianto «Sire».

«Sciogli il patto Gaius» ripeté di nuovo, lentamente, come se solo questo fosse sufficiente a farsi ubbidire.

«Non è così semplice» mormorò il medico con voce stanca, carica di rimpianto.

Incapace di fare altro, esasperato dall'intera situazione, Arthur saltò in piedi ignorando il forte dolore che il gesto improvviso gli

provocò alla spalla «Sì invece, non aveva alcun diritto di stringere quel patto, non a mio nome».

«Una volta stretto, il patto non può più essere sciolto» spiegò l'anziano facendo scivolare lo sguardo stanco sul volto pallido e immobile

di Merlin.

Il principe si tratteneva a stento dal fare lo stesso, non voleva guardarlo, non voleva voltarsi, non voleva che la parola morte fosse

associata a Merlin più del necessario.

«Allora troverò la strega e la obbligherò a farlo» decise infine. Era una strega, un'umana, qualunque incanto avesse fatto poteva essere

sciolto e, se si fosse rifiutata di farlo, l'avrebbe uccisa. In genere funzionava.

«Sire» cercò di placarlo Gaius, ma Arthur non si sarebbe fermato «Non gli permetterò di morire per me» mormorò con rabbia,

rifiutandosi di pensare a come sarebbe stato perderlo per sempre, a cosa sarebbe accaduto se avesse fallito.

Arthur aveva avuto decine di servi nella propria vita eppure mai come con Merlin aveva sentito quel profondo senso di responsabilità,

di possesso, quasi di affetto.

Merlin era suo e non poteva dare la propria vita senza il suo permesso.

Avrebbe voluto prendersela col medico, afferrarlo per le spalle, scuoterlo e gridargli contro tutta la sua rabbia. Chiedergli perché non

l’aveva fermato, perché non gli aveva impedito di fare una cosa tanto stupida.

Ma non era solo colpa di Gaius. Era lui che non era riuscito a fargli capire, a spiegargli, che non voleva che si sacrificasse per lui. Era

colpa sua.

«Perciò è già…» chiese guardando verso Merlin. Morto cercò di dire, ma le sue labbra si mossero a vuoto.

Il medico scosse la testa «E’ proprio questo il problema, Merlin dovrebbe già essere…» si schiarì la voce «E’ come se si trovasse in

bilico tra i due mondi, non è morto, ma non ha la forza di svegliarsi» si fermò di nuovo, incerto sulle parole da usare.

C’era qualcos’altro, il principe lo sapeva, qualcosa che Gaius ancora gli nascondeva.

Non importava, non adesso. Non aveva abbastanza tempo per chiedere una risposta. L’avrebbe ottenuta dopo, quando tutta quella

storia fosse diventata un ricordo, dallo stesso Merlin, allora non ci sarebbero più stati né segreti né idiozie come questa.

A costo di tenerlo legato tutto il giorno nelle sue stanze.

«Mi servirà una mappa per trovare quest’isola e una storia per mio padre» decise infine.

Finché Merlin era vivo ci doveva essere un modo per salvarlo.

«Sire».

«Non discutere con me Gaius, sono stanco e arrabbiato. Merlin sta morendo e, a quanto pare, il regno è di nuovo sotto attacco».

A quelle parole l'anziano si irrigidì guardandolo colpevole.

Il principe sospirò «Cosa? Cos’è che non vuoi dirmi?»

«Si tratta del cielo, sire» mormorò il medico spostando dei mucchi di libri da un tavolo all’altro ed esaminando il contenuto di alcune

pergamene solo per gettarle via poco dopo.

Gli porse una vecchia mappa sgualcita, Arthur la osservò arricciando le labbra. Non era molto chiara, ma era meglio di niente,

l'avrebbe fatta bastare.

«Ho ragione di pensare che sia tutto collegato, a Merlin voglio dire» spiegò dicendo di nuovo meno di quanto sapesse in realtà.

«Che intendi dire?»

«La strega che ha stretto il patto con Merlin è molto potente. Qualsiasi cosa stia facendo, non ho dubbi che la nuova condizione del

cielo di Camelot sia dovuta al suo incantesimo».

Arthur annuì, la sensazione che ogni parola dell’anziano nascondesse qualcosa di molto più grande era sempre più forte «Molto bene,

se te lo chiedesse, dì a mio padre che sto conducendo delle ricerche per scoprire cosa accade e cerca di non far morire quell’idiota».

Gaius annuì ed Arthur gettò un’ultima occhiata verso la stanza di Merlin. Avrebbe voluto vederlo ancora una volta, assicurarsi che

respirasse, che ci fosse ancora tempo, ma sarebbe stato un gesto del tutto inappropriato, perciò, con un respiro, si costrinse a voltare le

spalle alla stanza e ad uscire.

Aveva una missione da compiere in fondo.

Tbc...

_________________________

Un'altra storia dal pov di Arthur! Vedo il mondo attraverso lenti da asino... Inizio a prenderci gusto!!!:PP

A chi interessasse saperlo sono su Twitter e sto pensando di iniziarlo ad usare per aggiornamenti sulle storie e/o anticipazioni!

Se l'idea vi piace ecco l'indirizzo!xD

hope_emychan
   
 
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