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Autore: reb    29/09/2011    2 recensioni
Tutti hanno un punto debole, perfino i grandi vampiri cattivi. Damon Salvatore si trova così a riflettere completamente sincero, almeno con se stesso, sebbene irritato, a causa di una strana "allergia" al vino.
(Dal capitolo) ... Allontanò lo sguardo da Catherine quando questa incrociò i suoi occhi sorridendo divertita.
Damon sentiva la mancanza del vampiro che quella donna, o ancor di più la sua ossessione per lei, aveva creato.
Gli mancava uccidere. Gli mancava il sangue caldo. Gli mancava quel maledetto bottone che non riusciva più a premere. Nemmeno per pochi minuti.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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In vino veritas – ovvero l’inopportuna sincerità del vino rosso.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 
 
Il vino rosso lo faceva diventare inopportunamente sincero, con se stesso quanto con gli altri, per questo preferiva riempirsi il bicchiere di brandy o whiskey quando sentiva la necessità di bere.
Lui e Stefan avevano ereditato quella spiacevole caratteristica dell’amato genitore e Damon, da quando aveva iniziato a bere, ricordava di aver sempre trovato irritante quel carattere di sé.
Evitava il vino rosso come la peste, anzi come evitava la compagnia dopo una sbronza, giacchè la peste ormai lo avrebbe lasciato indifferente. Forse giusto nauseato, visto lo sgradevole odore dei corpi lasciati marcire nelle fosse comuni appartenente alle sue memorie umani di soldato.
Bastarono pochi secondi di attenta riflessione per ricordare la prima volta che aveva scoperto quanto il vino rosso nuocesse alla sua salute mentale. O meglio ancora alla sua incredibilmente affascinante faccia di bronzo, visto che lo portava a riflessioni tremendamente inopportune e ad abbandonare le sue consolidate doti drammatiche. Non riusciva più a mentire nemmeno a se stesso, cazzo!
Aveva sedici anni la prima volta che lo aveva capito, nel peggiore dei momenti vista la compagnia. E da allora si era ben guardato dal commettere nuovamente un tale passo falso.
Eppure adesso, a distanza di un centinaio di anni, si ritrovava con un calice colmo di quel dannato vino, che a causa della luce del sole ricordava troppo il sangue per non causargli una morsa di desiderio, e quella schifosissima vena sincera che spadroneggiava nella sua testa.
Lanciò un’occhiata indifferente a ciò che gli succedeva intorno, ancora troppo preso dall’irritazione verso se stesso per preoccuparsi di altro, quando incontrò la figura di Catherine, che ancora stanziava in casa loro quando invece avrebbero soltanto dovuto tagliarle la testa e liberarsi per sempre dalla sua presenza.
Una parte di sé, quella che l’aveva cercata da che si era risvegliato insieme a Stefan nel bosco dopo la loro trasformazione, si indignava di fronte a quei pensieri, ma Damon si ritrovò a considerare macabramente divertito che era proprio quella stessa parte di sé a premere maggiormente perché uccidesse la vampira, alla luce dei suoi piani e soprattutto del tradimento. Senza contare che era arrivata perfino a dividere il letto di un cane, pur di raggiungere i propri scopi, e sopra un affronto del genere non sarebbe mai potuto passare, nemmeno al dolce ricordo di averlo ucciso con le proprie mani dopo avergli fatto sputare sangue e, soprattutto, dopo avergli sputato in faccia la verità.
Allontanò lo sguardo da Catherine quando questa incrociò i suoi occhi sorridendo divertita.
Damon sentiva la mancanza del vampiro che quella donna, o ancor di più la sua ossessione per lei, aveva creato.
Gli mancava uccidere. Gli mancava il sangue caldo. Gli mancava quel maledetto bottone che non riusciva più a premere. Nemmeno per pochi minuti.
Gli mancava il mostro che vive nell’ombra, pronto ad attaccare senza esitazione, che non guardava in faccia nessuno pur di raggiungere i propri scopi o salvaguardare se stesso.
Gli mancava il Damon che era stato e che assomigliava così tanto a Catherine da mozzargli quasi il respiro. Solo adesso, dopo aver visto chi fosse veramente la donna cui quasi cento anni prima aveva dato il proprio cuore e la propria lealtà, anteponendola perfino al fratello, si rendeva conto di quanto con il tempo fosse diventato inconsapevolmente simile a lei.
Buttò giù un altro sorso di vino, ormai conscio della fossa in cui si stava buttando autonomamente, quando sentì l’auto di Elena spegnersi, a pochi metri dalla porta.
Quanto era diventato debole e patetico, da quando l’aveva conosciuta?
Lui che non era un eroe si era ritrovato a rischiare la pelle e qualcosa più in basso, soltanto per lei. Per la certezza che al sorgere del sole sarebbe stata ancora viva.
La vide entrare dalla porta, senza nemmeno essersi reso conto di essersi voltato in quella direzione, e scambiare uno sguardo avvelenato con Catherine, prima di dirigersi a passo di marcia verso il salotto dove Stefan si stava deprimendo. Come suo solito.
Era ironico, di un’ironia alquanto macabra e forse malata, ritrovarsi dopo cento anni innamorato della stessa donna di tuo fratello, oggi come allora.
Di una donna che avrebbe scelto, avrebbe sempre scelto, lui e non te.
Ed era alquanto ironico pensare anche che dopo cento anni si fosse innamorato della stessa donna di allora, per quanto Elena e Catherine non potessero essere più diverse tra loro.
Era come vedere quel dannato 1864 ripetersi ancora e ancora, ma conservano la consapevolezza di aver già vissuto tutto quanto e rompendone quindi le illusioni.
A distanza di più di un secolo, Damon, vedeva particolari che, ancora umano, non era riuscito a cogliere. O forse non aveva voluto.
Vedeva, per esempio, che Elena guardava Stefan con quella luce che avrebbe dovuto illuminare anche gli occhi di Catherine quando guardava lui e che invece era sempre mancata. O forse era mancata soltanto quando lui, incrociava il suo sguardo. Dopotutto lei voleva Stefan, non Damon.
Entrambe volevano Stefan e non Damon.
Quel dannato vino non gli permetteva nemmeno di arrabbiarsi decentemente, vista la zuccherosa sincerità che gli aveva portato nelle vene e che quasi gli faceva provare pietà per se stesso.
Quella dannata anima, invece, che per più di un secolo era rimasta silenziosa nel suo angolo buio, aveva deciso di uscirne nel momento meno opportuno a causa di quella ragazzina, così simile a Catherine e allo stesso tempo così diversa da lei, che in quel momento stava abbracciata a quello che gli piaceva pensare il vampiro sbagliato, quando invece era Stefan, con le sue paturnie, le sue depressioni e il suo dannatissimo comportamento da bravo ragazzo, l’unico a meritarla.
Perché lui certo non poteva averla. Non aveva potuto avere Catherine nel 1864, quando ancora aveva le mani libere dal sangue e tanti sogni, come poteva meritare Elena adesso, quando sulle spalle aveva così tanti omicidi da non riuscire nemmeno lui a contarli?
E che un vampiro non riuscisse a fare qualcosa era quasi divertente.
Aveva bisogno di bere, decise.
Aveva bisogno di dimenticare quegli schifosissimi deprimenti pensieri. Dannazione era Damon lui, non quel simpaticone preda di nevrosi di suo fratello!
Aveva bisogno di bere. Anzi no, aveva bisogno di un black out. Il sesso era la decisione migliore.
E dopo si sarebbe assicurato di far sparire da quella casa ogni singola dannata bottiglia di quel fottutissimo vino rosso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Lo so, ho due storie da finire, di cui una ferma da più di un mese e l’altra…beh l’altra è solo ferma.
Non avevo mai scritto niente su TVD, e a ben vedere non ho scritto niente nemmeno adesso visto che non ha un’ambientazione né una singola conversazione.
Insomma è solo uno dei miei sproloqui, ma spero che apprezzerete.
Passando alla storia. Il titolo “In vino veritas” è un proverbio latino che significa letteralmente “nel vino è la verità” e che so per certo essere una citazione di Orazio. Se qualcuno prima di lui aveva detto qualcosa del genere mi scuso ma non ne sono a conoscenza. Al liceo ho studiato latino, ma certo non tutte le opere né, tantomeno, tutti gli autori.
Ah, piccola postilla. L’odio verso il vino rosso di Damon è da me condiviso, visto che mi fa diventare la faccia rosso pomodoro, quando non ci riesce nemmeno la vodka. Subdolo vino rosso!
Non sto a fare riferimenti tra i pensieri di Damon e le puntate del telefilm perché sono sicura li vedrete meglio di me.
Beh non posso che sperare di aver scritto qualcosa di credibile, soprattutto perché io AMO quell’uomo e potessi me lo sposerei, altro che Stefan e Stefan. Credo di essere andata però lievemente fuori personaggio, visto che i miei pensieri sono diventati i suoi (si, trovo bastardamente ironico che si siano innamorati entrambi della stessa donna di nuovo, che lei abbia almeno per il momento scelto di nuovo Stefan e che quella donna abbia la stessa faccia di allora, nonostante le motivazioni della trama).
E sempre per la cronaca a me manca DA MORIRE il vampiro cattivo che ammazza senza problemi e motivi di sorta. Anche se ci vorrà ben altro per farmelo odiare.
Mi fate sapere cosa ne pensate?
 
 
 
Rebecca (e qui va a sotterrarsi perché scrivere una storia nuova quando ho “in corso” altre due…ehmmmm)
 
 






 
 
 
   
 
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