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Autore: Medea00    30/09/2011    13 recensioni
Non gli piacevano tutti i tipi di uomini, non sbavava dietro a qualsiasi sedere fasciato da pantaloni illegalmente aderenti, neanche fossero dipinti addosso, non passava ore ad ammirare vestiti firmati di cui sapeva soltanto il colore, anzi, a quanto pareva nemmeno quello, perché aveva avuto la terribile esperienza di conoscere nomi quali grigio Dior, o marrone Chanel -ma che diavolo!? A lui sembravano soltanto un fottutissimo grigio e un dannatissimo marrone qualsiasi-, non ascoltava Madonna e alcune volte, molte volte, a dire il vero, aveva preso seriamente in considerazione l’idea di bruciare qualsiasi cosa iniziasse con Lady e finisse con Gaga, e sì, quello includeva anche il suo amato cd dei Queen. David, semplicemente, non sopportava niente di tutto ciò. E se era venuto a contatto con quel mondo tremendo era tutta colpa di quel piccolo, vanitoso, impertinente, splendido, sensuale e affascinante Kurt Hummel.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa:
Ok, so a che cosa state pensando.
Una Klainer stra-convinta, una Blainer di prima categoria come me...che scrive una KURTOFSKY!?!?
EBBENE Sì.
Tutto è nato dalla seguente frase che mi è stata rivolta in modo alquanto arrogante:
"Una Klainer e, soprattutto, una Blaine-addicted, non sarebbe mai in grado di scrivere una Kurtofsky decente."
Questa ragazza avrebbe dovuto sapere che sono stata in grado di scrivere una fanfiction-parodia-assurdità più totale solo perché mi avevano buttato giù quest’idea così, per scherzo, o che ho iniziato a scrivere la mia longfic Klaine con il solo scopo di smentire tutte le teorie degli haters.
Insomma, avrebbe dovuto sapere che io accetto sempre le provocazioni.
E quindi,SFIDA ACCETTATA.
Mi sono sempre ritenuta una scrittrice versatile, nonché una che ama approfondire il carattere dei personaggi, soprattutto se questi sono interessanti come Karofsky.
Sì, sono una super-Klainer, e ovviamente non vado proprio matta per Kurt+Dave, ma insomma, perché non scriverci su?
E soprattutto, perché continuare quest'inutile guerra tra Klainer e Kurtofskian? Tutte le volte mi sembra di leggere il Team Jacob vs il Team Edward!
Il fatto che preferisca una coppia ad un'altra non vuol dire che sia un'ignorante, o che l'altra coppia faccia schifo. Semplicemente, mi piace di meno (o non mi piace per niente). E soprattutto, non vuol dire che non mi piaccia Karofsky. Lo trovo un personaggio incredibile, dalle mille qualità (molte anche nascoste...avete sentito Max Adler cantare??? E' fantastico!!)
Insomma, ho voluto provare a rendermi versatile. E so che probabilmente avrò cannato in pieno (ero quasi tentata dal mettere la nota OOC per come ho caratterizzato David..XD) ma basta parlare. Spero che sia una buona lettura.

 
 

Buon non-compleanno
 

“Altre due ore.”
 
Questo diceva tra sé e sé David Karofsky, da quasi mezza giornata ormai; non vedeva l’ora di udire l’ultimo rintocco della campanella, il gong finale, la salvezza, ciò che avrebbe decretato la fine delle lezioni. Eppure, in teoria, quel giorno non stava andando così male: i professori non avevano spiegato in onore dell’ultimo giorno di scuola, lui aveva fatto un ottimo allenamento, per i corridoi non c’erano stati brillantini carbonizzati o granitate color arcobaleno e il pranzo della mensa era sembrato addirittura commestibile. Eppure non c’era verso di scrollarsi di dosso quell’orribile sensazione, quel macigno affondato nel suo stomaco; era profondamente in ansia, sentiva tutti i suoi muscoli in tensione, e non era a causa dei molteplici placcaggi che era stato costretto a fare. Onestamente, il motivo non lo sapeva nemmeno lui: quella mattina fu più difficile alzarsi dal letto, e quando finalmente ci era riuscito, se ne uscì con un brutto presentimento addosso. Qualcosa di oscuro, pericoloso e, sì, perfino inquietante. Certo, quest’ultima cosa non l’avrebbe ammessa ad anima viva e, forse, nemmeno a se stesso; dopotutto, trovava sempre difficile accettare verità spinose come quelle, anche se dopo tutto quel tempo era riuscito finalmente a riconoscere quella più ostica di tutte, quella che da diversi mesi non lo faceva dormire, per un motivo o per l’altro, che fosse timore, rabbia, o perfino un piccolo, minuscolo sprazzo di felicità.
Perché, ormai, gli impossibile negarlo: lui era gay, anche se non riusciva ancora ad identificarsi come gay al cento per cento: non gli piacevano tutti i tipi di uomini, non sbavava dietro a qualsiasi sedere fasciato da pantaloni illegalmente aderenti, neanche fossero dipinti addosso, non passava ore ad ammirare vestiti firmati di cui sapeva soltanto il colore, anzi, a quanto pareva nemmeno quello, perché aveva avuto la terribile esperienza di conoscere nomi quali grigio Dior, o marrone Chanel  -ma che diavolo!? A lui sembravano soltanto un fottutissimo grigio e un dannatissimo marrone qualsiasi-, non ascoltava Madonna e alcune volte, molte volte, a dire il vero, aveva preso seriamente in considerazione l’idea di bruciare qualsiasi cosa iniziasse con Lady e finisse con Gaga, e sì, quello includeva anche il suo amato cd dei Queen.  David, semplicemente, non sopportava niente di tutto ciò. E se era venuto a contatto con quel mondo tremendo era tutta colpa di quel piccolo, vanitoso, impertinente, splendido, sensuale e affascinante Kurt Hummel.
E che diavolo, in quel preciso momento maledisse anche il suo cuore, che appena percepito quel nome non si trattenne dal fare ampi e vorticosi balzi.
Sospirò pesantemente contro l’armadietto, sbattendoci la fronte contro: perché non riusciva più a camminare, a respirare, senza che la sua mente non proiettasse un paio di occhi azzurri come il cielo e più limpidi del mare? Perché ogni volta che vedeva quella pelle nivea e candida provava l’irrefrenabile voglia di segnarla, renderla impura, attraverso dei morsi voraci? E soprattutto, perché la voce di quel maledetto ragazzino da un po’ di tempo a quella parte gli sembrava la cosa più illegale che avesse mai sentito in tutta la sua vita, e desiderava averla tutta su di sé, desiderava sentirla gemere, soffocare sotto al suo corpo pervaso dai brividi?
Aveva proprio raggiunto il culmine. Lui, uno dei ragazzi più popolari e ammirati della scuola, vincitore di un campionato scolastico... innamorato di Kurt Hummel.
Dio, era incredibile anche solo pensarlo.
La prima volta che ebbe quella folgorante, terribile rivelazione fu durante uno dei loro classici PFLAGS.
 
“Devi essere rieducato”, gli aveva detto, con quel suo sguardo da “io so cos’è meglio per te anche se tu sai a malapena quale sia il tuo nome”.
Certo, rieducato.
Peccato che quelle riunioni di “rieducazione” assomigliassero più ad una sorta di “chiacchierata con tè e pasticcini”, nel quale Kurt parlava a ruota libera di chissà quale assurdità e Dave si ritrovava puntualmente ad ammirare il suo polso esile e le sue dita affusolate mentre lo scrollavano per riportarlo alla realtà.
E in quei momenti pensava a quanto avrebbe voluto bloccare quelle mani e spingerle contro la cattedra, stringerle con decisione, ma senza fargli male, assaporare il sapore del burro cacao attraverso quelle labbra perfette, un po’ per farle finalmente tacere, un po’ perché sentiva un impellente, irrefrenabile bisogno di farlo.
E, puntualmente, si ritrovava ad arrossire per i suoi stessi pensieri e a scrollare con forza la testa, tentando in tutti i modi di scacciarli via. Doveva smetterla, doveva assolutamente darci un taglio, perché le cose con Kurt stavano finalmente andando bene, erano diventati buoni amici e lui era perfino riuscito a perdonarlo per tutto il dolore che gli aveva causato in passato –anche se Dave stesso non era ancora riuscito a farlo-.
 
Inoltre, da quando c’erano i frusta-bulli nessuno aveva più osato dargli fastidio. David ci aveva preso gusto, ormai, nel salvarlo da situazioni compromettenti o intervenendo giusto un secondo prima che Azimio gli spaccasse la faccia. Tutte le volte Kurt lo fissava con un’espressione sorpresa, una sorta di ammirazione, mista a qualcos’altro a lui indecifrabile, e con un sorriso che avrebbe sciolto un igloo al Polo Nord gli diceva “grazie, Dave”. E lui, semplicemente, si stringeva nelle spalle, e accennava ad una smorfia.
“Dovere”, rispondeva, più a se stesso che all’altro ragazzo, quasi per convincersi che lo facesse davvero per quel motivo, e non per uno slancio di protezione che gli nasceva dalle viscere.

 
Ci fu una volta, l’unica volta che sorprese Kurt in lacrime, in cui credette davvero di non riuscire più a resistere: quel giorno lo aveva trovato accasciato contro l’armadietto, con il cellulare in mano e il cuore a pezzi nell’altra; Dave scoprì così che si era appena lasciato con quel nano da giardino, quel tipo odioso e tutto insaponato –Kurt continuava a chiamarlo Blaine Anderson, ma lui si rifiutava di imparare il suo nome-, e mancò poco che mandasse all’aria baracca e burattini solo per tirarlo su di morale, solo per fermare quel fiume di lacrime. All’ennesimo singhiozzo di Kurt, fu costretto a mordersi un labbro, stringendo le mani a mò di pugno e ficcandosele velocemente in tasca, per non metterle altrove.
“Kurt…Kurt, andiamo, smettila.” Supplicò il ragazzo, e quest’ultimo gli lanciò un’occhiata gelida.
“Smettila di fare cosa!? –Sbottò, irato- Di frignare come una mammoletta e di lamentarmi della mia vita, è questo che mi vuoi dire!?”
Smettila di essere così fottutamente fragile, pensò, perché mi fai venire voglia di stringerti a me con tutte le forze possibili, di tenerti tra le mie braccia, di abbracciarti fino a quando non avrai esaurito ogni singola lacrima. Cazzo, smettila di farmi sentire un completo idiota ogni volta che ti vedo.
Ma fu bene attento a non dire quelle cose ad alta voce.
“Solo…smettila e basta, ok?” E quella risposa spiazzò completamente Kurt, che rimase a fissarlo attonito, perplesso, e anche un po’ confortato.
Rimase talmente basito che non si accorse nemmeno di aver smesso di piangere.

 
“Manca solo un’ora.”
Sì, ormai era fatta. La scuola sarebbe finita, l’estate cominciata, e assieme a lei tre lunghissimi mesi di vacanze. Niente più sproloqui su donne improbabili, niente più battibecchi sulla sua ignoranza…semplicemente, niente più Kurt.
E cercò in tutti i modi di sentirsi minimamente felice per quella cosa; ma quando constatò che era tutto inutile, si limitò a sbuffare rammaricato, abbandonandosi per l’ennesima volta alla rassegnazione.
Beh, almeno, avrebbe potuto staccare la spina, e dimenticarlo in tutta calma.
Ma, evidentemente, il destino aveva in serbo per lui un altro diabolico piano.
Lui lo aveva detto, che quel giorno sarebbe stato meglio non alzarsi dal letto.
Perché proprio mentre stava attraversando il corridoio completamente deserto –quasi tutti gli studenti erano usciti prima, e lui era uno dei pochi sfortunati ad avere lezione fino a tardi- si accorse a malapena della figura longilinea saltellante verso di lui, con delle movenze leggiadre e delle mani nascoste dietro la schiena.
“Buon compleanno!”
Il soggetto dei suoi pensieri e dei suoi incubi gli comparì davanti, con un sorriso che avrebbe potuto illuminare un campo da football.
Kurt.
Teneva un grande pacco in braccio, sotto ai suoi occhi raggianti e a quelli sconcertati di David.
Dopo un silenzio che sembrò infinito, il ragazzino roteò gli occhi al cielo, con fare scocciato e vagamente teatrale: “Sai, in questi casi un grazie sarebbe gradito.”
“Che cavolo è!?”
Ok, non gli era uscita proprio bene, quella frase. Kurt esitò qualche altro secondo, periodo nel quale David ebbe tutto il tempo di sentirsi una vera merda.
“Si dia il caso che ci abbia impiegato anima e corpo per trovare questo cavolo. Questo cavolo, David, è il regalo che ho comprato per te, e che ora mi sento tanto stupido per averlo fatto. Ma lascia stare, evidentemente questo cavolo non è abbastanza figo ed atletico pe-“
“Mi hai fatto un regalo di compleanno?”  Domandò incredulo, interrompendo quello che altrimenti sarebbe stato l’ennesimo e insopportabile monologo.
“No – commentò l’altro, cinico- no, in verità mi diverto a saltellare in giro per i corridoi con una scatola multicolor in mano.”
David fece un ghigno. Ma, purtroppo, assomigliava di più ad un sorriso.
“Non me l’aspettavo.” Si pentì di averlo detto non appena vide Kurt crogiolarsi in un moto di pura soddisfazione.
“L’aitante David Karofsky…preso in contropiede? E’ quasi più emozionante che ricevere un tweet di rispota da Barbra Streisand.”
“Non so chi diavolo sia – affermò secco, strappandogli il pacco dalle mani- e francamente nemmeno mi importa; ma fossi in te aspetterei prima di cantare vittoria.”
Scartò il regalo con una lentezza estenuante, soltanto per far impazzire Kurt nell’attesa.
Alla fine, però, lo aprì, e davanti a lui si presentò una felpa blu scuro con una scritta “Blue Wolf” e l’immagine in rilievo di un lupo siberiano.
Era la felpa della sua squadra preferita. Era la felpa di tutto ciò che adorava, e che sognava di diventare da grande.
Era il regalo perfetto.
E Kurt, ovviamente, lo sapeva. Ma David non poteva dargli la soddisfazione di mostrarsi contento –sarebbe meglio dire, estasiato-, quindi, approfittando del lungo silenzio calato tra loro due, e del suo sguardo coperto dalla felpa sollevata in aria, si ricompose del tutto, e poi gli rivolse un’espressione strafottente.
“Sono sorpreso: non è rosa.”
L’altro fece una smorfia. “Non è che tutto ciò che mi riguarda debba essere per forza rosa.”
“Pensavo di sì.”
Kurt ci rimase male. Forse era troppo ansioso di sentirsi dire un sonoro e sentito “grazie”, forse era soltanto desideroso di percepire qualcosa di più di un commento acido. Forse, semplicemente, si aspettava che con quel gesto scattasse qualcosa dentro di Dave. Si aspettava che capisse.
Ma ai suoi occhi non avvenne niente di tutto quello, e quindi, si limitò a sospirare.
“Senti, fai un po’ come ti pare. Se non ti piace, ridammela indietro, e la cambierò con un paio di stivaletti di Armani per me. Io il mio l’ho fatto.”
“Kurt, aspetta!” Esclamò, vedendolo voltarsi di scatto ed andar via.
“Andiamo, stavo scherzando! Mi piace, ok? Adesso per favore, potresti piantarla con questo teatrino, e fermarti un attimo?”
Per un attimo credette di aver vinto, perché effettivamente Kurt si fermò, ma non per obbedire alle sue parole: lo fissò, completamente arrabbiato, e dopo averlo squadrato da capo a piedi gli inveì contro: “Possibile che tu debba fare sempre in questo modo!? Possibile che tu debba essere sempre così…”
“Così come?” Incitò, perché tutto quel nervosismo non stava facendo altro che innervosire anche lui, e Kurt lo fissò dritto negli occhi, senza la minima esitazione: “Così stronzo!”
“Ah sì?”
“Sì! Pensavo che dopo tutto questo tempo tu fossi migliorato almeno un poco…ma mi sbagliavo!”
“Oh, ti sbagliavi.”
“Certo che mi sbagliavo!” Kurt non riusciva più a trattenersi. “Non sei cambiato di una virgola, sei sempre quel ragazzo arrogante che mi ha dato un bacio con la forza!”
David trasalì.
Odiava ricordare quell’avvenimento. Odiava ciò che aveva fatto, e allo stesso tempo lo amava. Perché quella era stata l’unica volta in cui aveva potuto assaporare le labbra di Kurt, e anche se era stato per un solo istante, anche se era stato nel modo più sbagliato possibile, lui per quel brevissimo frangente si era sentito assurdamente bene.
Era passato così tanto tempo, da quel bacio, che a stento riusciva a credere di averlo fatto: il profumo della sua pelle, il respiro caldo e spezzato, gli sembravano ora un vago miraggio.
Era stato un gesto sbagliato, lo sapeva bene; eppure, non sopportava che fosse Kurt a ricordarglielo, non con quel disprezzo che rendeva il tutto ancora più straziante. Era troppo amareggiato, troppo arrabbiato, e così finì per sputare tutto ciò che pensava con ferocia e disinibizione, rivelando cose che non aveva mai avuto il coraggio di rivelare, ma che lo avevano tormentato troppo a lungo.
“Ti ha fatto così tanto schifo!?”
Kurt sussultò. Il tono di impellenza con cui lo aveva detto lo fece bloccare.
“Ti ha fatto così tanto schifo, avermi baciato!? Beh, mi dispiace tanto allora, facciamo finta che non sia successo, pensa che sia stato un incidente…o che ne so, pensa che ti abbia morso un cane!”
Rimasero qualche secondo a fissarsi, l’uno immerso nello sguardo dell’altro, furioso, esasperato.
Il primo a parlare, il primo ad attraversare quella linea invisibile, che non avevano mai osato sfiorare, fu Kurt. Perché tutto quello non aveva senso, e David…
“Non capisci proprio niente!”
Il giocatore di football rimase interdetto a fissarlo.
“Il morso di un cane? IL MORSO DI UN CANE!? Sei davvero un IDIOTA! Secondo te perché sono qui, perché in questo periodo ho passato più tempo con te che con chiunque altro, perché ho voluto farti questo cavolo di regalo!?”
Si bloccò, non riuscendo più a parlare a causa dell’ira, dell’imbarazzo, e chissà che altro.
Si bloccò, ma quello che aveva detto fino a quel momento era stato sufficiente.
David, finalmente, capì.
Si avvicinò a lui, il cuore che pompava come una mitragliatrice, le gambe che tremavano ad ogni nuovo passo.
Una volta raggiunto, prese il viso arrossato di Kurt tra le sue mani.
E lo baciò.
Non fu un bacio romantico: non ci fu dolcezza, candore, o una calma rassicurante.
Fu, invece, pieno di disperazione e bisogno, e quando Kurt dischiuse appena le labbra, permettendo alle loro lingue di incontrarsi, si trasformò in un unico vortice di passione.
Una volta staccati, attraverso un sonoro schiocco, Kurt si passò la lingua sulle labbra arrossate, rimanendo qualche secondo a contemplare il buon sapore: “Era l’ora.”
David scoppiò a ridere, spingendo con le mani il corpo del cantante contro il suo.
“Ma sentitelo, la signorina.”
Non riuscendo a resistere un secondo di più, si avventarono di nuovo l’uno contro l’altro, accarezzandosi con forza, baciandosi con tenacia.
Dopo un tempo per lui incalcolabile, alla fine David si ricordò della felpa che aveva fatto cadere in terra chissà quando –probabilmente nel momento in cui si era avvicinato a Kurt-, e riflettendoci aggrottò leggermente le sopracciglia.
“Hey, scricciolo.”
“Sì?”
“Oggi non è il mio compleanno.”
Sorrise. “Lo so.”
David cacciò un ghigno compiaciuto.
“Sei pessimo.”
“E tu sei un idiota.”
Si baciarono un’altra volta.





 
Angolo di Fra:
Spero che questa storia vi sia piaciuta (soprattutto ai Kurtofskian) così come a me è piaciuto scriverla. Non so se vincerò la sfida, dovrei ottenere 10 recensioni positive per farlo…in ogni caso, ringrazio in anticipo chi ha letto questa fanfiction, e mi inchino a chi la recensirà (ma vi prego, non fatelo per la scommessa!)
Alla prossima!

PS_ Aggiornamento del 3/10: Con 12 recensioni attuali ho stravinto la sfida! Il premio della scommessa lo potete trovare tra le immagini della mia pagina di Facebook, QUI. Fra
   
 
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