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Autore: LaUrA43587    02/10/2011    8 recensioni
Ero davvero un ragazzino ingenuo che viveva in un mondo di rose.
Tutto per me era perfetto e non mi rendevo conto della fortuna che avevo ad essere circondato dalle persone che amavo.
“Non ti rendi conto di ciò che hai finche non lo perdi” scrisse un tale.
Ma quel giorno, quando accadde ciò che per me era impossibile, non potevo crederci..
Era accaduto tutto in un attimo così veloce e fugace che facevo fatica a capire cosa fosse accaduto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nothing lasts Forever.

 

 

 

 

 

 

Chi crede nel destino?

Io ho sempre creduto in esso, sempre! Ho sempre pensato che quando accadono delle cose, belle o brutte che siano, erano già state scritte e tu non puoi fare nulla per impedire che il destino faccia il suo corso.

Non ho mai pensato che una persona possa essere la responsabile del destino di un’altra.

Nessuno mai mi aveva detto che se si ci trova in certe situazioni, con certe persone non è perche è stato il destino a deciderlo. E’ perche sei stato tu a volerlo.

Jonghyun dice sempre che il destino non esiste. Che è solo una scusa che usano gli assassini, i bugiardi e gli ipocriti per incolpare qualcosa di astratto.

Ma io testone che sono non gli ho mai dato retta, finche non accadde l’inevitabile.

 

 

 

Erano precisamente le sei del mattino quando Onew si svegliò per preparare la solita colazione a Taemin, costretto a dover frequentare i corsi estivi a causa delle sue numerose assenze a scuola.

Quell’inverno gli SHINee avevano avuto molti impegni tra concerti, interviste, viaggi, prove, coreografie nuove da imparare…. A causa di tutti questi fattori il più giovane del gruppo –che ancora frequentava il liceo- aveva dovuto saltare almeno una trentina di giorni scolastici.

Così Onew, che si sentiva in qualche modo colpevole e responsabile, apparecchiò, preparò due uova strapazzate che mise a tavola. Subito dopo si precipitò nella stanza buia del maknae che era ancora incatenato al meraviglioso mondo dei sogni.

< Mmmh? Tae? Sveglia. > gli sussurrò dolcemente all’orecchio.

< Non ci vado a scuola > rispose di botto Taemin con un tono di voce mista tra il deciso ed il mezzo addormentato

Onew corrugò la fronte e sbuffò: quel ragazzo era proprio incorreggibile.

< Non costringermi sai? Guarda che telefono a Minho e gli dico che non vuoi andare a studiare. Lo sai che lui ci tiene particolarmente a te, no? >

A questo dire Taemin tirò immediatamente su la testa da sotto le coperte e andò a fissare preoccupato il volto del più grande che sorrise compiaciuto dal fatto che sapesse come convincere il ragazzo.

< Non oseresti. > disse mordendosi il labbro inferiore.

< Oh si invece. Avanti scendi dal letto! Oggi pomeriggio andrai a prendere Minho all’aeroporto. > pronunciò Onew tornando dolce.

Ogni volta che nominava il nome di Minho, sembrava che Taemin si tranquillizzasse.

Così il maknae fece la sua colazione, si vestì ed uscì di casa con lo zaino in spalle. Una volta fuori alzò gli occhi al cielo: sembrava stesse per piovere.

 

 

 

 

Ero davvero un ragazzino ingenuo che viveva in un mondo di rose.

Tutto per me era perfetto e non mi rendevo conto della fortuna che avevo ad essere circondato dalle persone che amavo.

“Non ti rendi conto di ciò che hai finche non lo perdi” scrisse un tale.

Ma quel giorno, quando accadde ciò che per me era impossibile, non potevo crederci..

Era accaduto tutto in un attimo così veloce e fugace che facevo fatica a capire cosa fosse accaduto.

 

 

 

Le cinque ore a scuola passarono tra lo studio della lingua, la poesia, la matematica, la biologia e la psicologia.

Come sempre le ragazze nei corridoi lo fermavano per un autografo, per una foto. Ogni volta che passava seguivano sempre applausi e grida sia da parte delle studentesse sia da parte di alcune insegnanti.

Alcuni ragazzi invece erano soliti chiedergli cose del tipo

Taemin non era affatto stufo di tutto ciò: ne era contento.

Si, perche tutte quelle persone erano per lui fonte di felicità, di gioia. Era contento di poter far sorridere delle persone con un semplice gesto, con dei passi o con la propria voce.

Per lui i fan erano questo: felicità sia per loro che per sé.

Quando Taemin uscì dalle mura scolastiche, le nuvole erano ancora in cielo più scure e nere di prima.

Un debole tuono si fece sentire in lontananza e solo ora il ragazzo si rese conto di aver sbagliato ad uscire senza ombrello.

Ma poco importava perche adesso veniva il bello della giornata. L’aereo di Minho sarebbe atterrato tra poco.

Così Tae s’incamminò e nel fare ciò tirò fuori il cellulare: tre nuovi messaggi.

Key: scusa se non sono sceso a salutarti piccolo! Buona fortuna a scuola!

Jongh: il nostro scolaro all’attacco! Fai vedere chi sei e porta presto a casa il nostro rapper preferito!!!

Onew: già che ci siete prendete anche del latte! E’ finito. E magari una confezione di pollo?

Taemin rispose a tutti e tre gli amici mentre continuava a camminare a passo svelto per la strada.

Quello era un suo brutto vizio, camminare col cellulare in mano senza guardare le persone che ti circondano.

L’aeroporto non era lontano, infatti Taemin arrivò lì  a piedi in meno di mezz’ora.

L’edificio era davvero enorme, con le pareti bianche, le piastrelle marroni e moltissime finestre che si affacciavano all’area di volo.

Il ragazzo si fermò a chiedere informazioni sul volo di Minho che sembrava non essere ancora arrivato.

< Mi scusi, l’aereo 111 è già atterrato? >

< Mmmh, si! All’incirca dieci minuti fa! > rispose sorridente la donna.

Ma Minho dov’era?

Tae decise così di uscire dall’edificio e fu allora che lo vide seduto su una panchina con le gambe incrociate e lo sguardo fisso sulla strada.

< Minho! Eccoti finalmente! > urlò caloroso il giovane facendo sobbalzare l’altro.

I due si abbracciarono saldamente come fecero esattamente la volta in cui il rapper dovette partire.

Era un mese che non si vedevano, ma sembravano passati anni vista la felicità di Taemin nel rivederlo.

< Il solito Tae! Non sai quanto mi sei mancato piccolo! > disse Minho abbracciandolo e scompigliandogli i capelli.

< Ahah! Prima di tornare a casa dobbiamo fare due commissioni: a casa non c’è più pollo e neanche il latte. > pronunciò Tae.

< Ah! Allora corriamo! Il pollo a casa non può mancare. Poi Onew chi lo sente? > ironizzò l’altro prendendo la mano del più piccolo per poi mettersi a correre lungo il marciapiede fino ad arrivare al negozio di alimentari.

Sulla soglia del negozio, Taemin lasciò la mano a Minho per chinarsi a riprendere fiato.

< Perche abbiamo dovuto correre? > chiese ansimante.

< Voglio fare in fretta! Non vedo l’ora di riabbracciare gli altri. >

 

 

 

 

Le disgrazie accadono proprio quando meno te l’aspetti. Quando sei più vulnerabile.

E quando accadono, tu sei completamente impreparato, incosciente.

Cos’avrei dovuto fare io quel giorno!?

Giorno di felicità in principio e di dolore alla fine.

 

 

 

Uscirono con gli acquisti dal negozio.

Taemin teneva il sacchetto che conteneva cinque grandi confezioni di pollo, mentre Minho teneva tre litri di latte.

< Ora possiamo tornare a casa. > pronunciò ansioso il maknae.

< Non vedevo l’ora. Questa sera si cenerà finalmente tutte e cinque insieme! Ehi, ma.. quello laggiù non è forse Jongh? > domandò Minho indicando dall’altra parte della strada.

< Si! E’ lui! Che ci fa qui? JONGH! > lo chiamò Tae.

Quest’ultimo si voltò sentendo la voce del ragazzo e alzò un braccio salutandoli.

Così Taemin fece un passo fuori dal marciapiede, poi un altro ed un altro fino ad arrivare a metà della strada.

Si sentì poi un fortissimo rumore di clacson proveniente dalla destra del maknae, che si voltò di scatto vedendo un camion venirgli addosso ad una velocità davvero improponibile.

Taemin si ritrovò completamente impotente, incapace di muovere il proprio corpo.

Con la coda nell’occhio riuscì a intravedere Jongh che correva nella sua direzione, ma non avrebbe fatto in tempo: il veicolo era a pochi, pochissimi metri dal ragazzo.

< NO! TEAMIN! > urlò Minho.

Dopo ciò… Si scatenò l’inferno.

 

 

 

 

 

Chi darebbe la propria vita per un’altra persona? Chi?

Non me l’ero mai fatta una domanda simile prima di quel giorno. Prima di quell’incubo.

Era accaduto tutto in quanto? Cinque o sei secondi?

A me sembrò un eternità quando vidi il volto terrorizzato di Jonghyun.

 

 

 

 

Qualcuno spinse Taemin con una forza tale, che il ragazzo si scostò all’istante dalla sua postazione e si ritrovò a terra tra le braccia possenti di Jongh.

Si sentì poi un rumore fortissimo e qualcosa schizzò sul volto candido di Taemin che non osava aprire gli occhi per vedere cosa fosse accaduto.

Sentiva il forte respiro di Jonghyun sempre più affannoso, più strozzato.

Quando decise di riaprire gli occhi gli si parò davanti un’immagine cruciale, troppo cruda per quegli occhi innocenti.

Minho disteso a terra a pochi passi dai due, il camion proprio davanti al naso di Taemin rivestito di sangue che gocciolava dai fari ancora accesi. Il guidatore con la fronte insanguinata privo di sensi al volante.

Dalla sua bocca uscì un urlo disperato, un grido, un lamento di dolore fuso con la rabbia.

Quelle urla non esitarono ad arrivare alle orecchie delle persone intorno che si girarono immediatamente per vedere quanto fosse successo.

Taemin si liberò dalla stretta del più grande e strisciò verso il corpo privo di vita di Minho.

L’asfalto freddo graffiò le braccia del ragazzo che quando sopraggiunse sull’amico, sentì chiaramente le prime gocce di pioggia cadergli sui capelli, sul volto, sul corpo.

< Minho? Minho! Stupido apri gli occhi! Guardami! Non puoi farmi questo…. Dobbiamo andare a casa…. Dobbiamo….. Ti prego! > le lacrime iniziarono a rigargli il viso.

Lacrime che andavano a mischiarsi col diluvio che si era andato a creare.

< MINHO! > lo scrollò invano.

< Taemin > sussurrò Jongh in lacrime raggiungendolo e abbracciandolo.

Ed i lamenti del ragazzo si trasformarono nuovamente in grida che non potevano restare dentro il suo corpo.

Taemin si accovacciò sul corpo di Minho e pianse, urlò sperando che lui lo potesse sentire, pregando che Minho potesse rialzarsi a scompigliarli ancora i capelli per dirgli “Non piangere piccolo! Era tutto uno scherzo.” Ma non accadde.

 

 

 

 

 

Dopo quel fatto la band si sciolse.

Sì, perche non aveva senso continuare se mancava un elemento.

Sono passati tre anni da quel giorno e sono mesi che non vedo Key, Jongh e Onew.

Ho sentito dire che sua moglie ha partorito un bellissimo bambino il cui nome è Minho.

Io invece non ho più nulla. Non mi è rimasto niente!

I miei amici non ci sono più perche tutti s’incolpano a vicenda: Onew afferma che se Jongh non fosse uscito, io non mi sarei distratto. Key dice che se Onew non ci avesse chiesto di andare al negozio, noi non avremo attraversato proprio quando passò quel camion. Jongh incolpa me.

Non si poteva continuare e nonostante sapessimo che Minho non l’avrebbe certo voluto la band oggi non esiste più. Gli SHINee sono ora un vago ricordo delle persone.

A chi attribuisco io la colpa? A quello stronzo che guidava ovviamente.

Gli hanno fatto l’analisi del sangue e si è scoperto che quello era ubriaco marcio.

Ora, ogni volta che fuori piove, io ripenso a quel giorno.

Ogni volta che ripercorro quella strada le gambe non mi reggono e credo di sentire la voce di Minho che mi sussurra “Non fermarti. Vai avanti piccolo”.

Darei la vita per riavere ciò che avevo.

Mi strapperei via ogni arto del corpo per ritornare a quei tempi in cui tutto era perfetto. Dove le parole “Tristezza” o “Solitudine” non potevano toccarmi.

Ma non c’è giorno in cui io non penso a quanto sia ingiusto questo mondo.

A quanto possa essere crudele questa vita.

Minho, come avrei voluto che tu non ti fossi messo in mezzo.

Come avrei voluto morire al posto tuo per poterti continuare a guardare dall’alto.

Ma tu mi hai insegnato una lezione che altrimenti non avrei imparato: se non hai nessuno per cui sacrificare la vita, allora vivere non ha senso.

Spero che ciò possa servire a tutte le persone che in questo momento hanno tutto ma che non si rendono conto che l’equilibrio di quel tutto si può spezzare facilmente.

Continuerò a vivere sperando in un nuovo giorno. Sperando in una nuova felicità finche quando arriverò alla fine di questo viaggio non ti ritroverò lì seduto con una chitarra al tuo fianco mentre mi aspetti sorridente a braccia aperte. E stai sicuro che non mancherò.

 

 

 

Note dell’autrice: voi non sapete quanto ho pianto scrivendo questo capitolo

Mentre scrivevo ascoltavo “Please don’t go” e ad un certo punto ho iniziato a piangere come una bambina.

Ma questa storia è più che altro a scopo di insegnare e di far capire che noi tutti ci lamentiamo perche non abbiamo un certo oggetto e non ci preoccupiamo di quello che invece abbiamo tutti i giorni.

Niente è per sempre quindi cerchiamo di tenerci ben stretto ciò che abbiamo finche possibile.

Spero che la storia vi piaccia.

Un grande grazie a tutti coloro che l’hanno letta fino alla fine.

 

  
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