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Autore: Medea00    03/10/2011    2 recensioni
Pena di morte.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 Settembre 2005


Provincia di Yokohama, Giappone.

Iniziavano ad appassire i primi fiori di ciliegio, tirava una brezza leggera che rendeva l’aria ancora più fredda, o forse era solo una mia impressione.

Continuavo a fare la fila, interminabile, senza proferir parola…probabilmente era l’attesa più straziante di tutta la mia vita, ma volevo andare avanti.

Mi avevano detto di venire lì, nei pressi della prigione, il pomeriggio del venti Settembre. Mi avevano detto che lo avrei rivisto, che lo avrebbero riportato da me.

Quindi aspettavo, come quando il coprifuoco era passato, il cellulare spento, e quei venti minuti prima del suo arrivo parevano interminabili.

Aspettavo il corpo di mio figlio.

In coda assieme a me c’erano altre persone, figure totalmente anonime, le loro espressioni annullate da pensieri che non avrebbero mai condiviso con nessuno.

Eravamo unite, in qualche modo, da quel silenzio che nessuno voleva far cessare. Le uniche volte in cui si sentiva un rumore, questo proveniva dai passi lenti e trascinati dei corpi in fila. Di rado si udiva qualche urlo o pianto: non era nella nostra indole mostrare così apertamente i sentimenti, spesso risultava indecoroso perfino uno starnuto. Ci tenevamo tutto dentro, non che ci fosse molto da dire. Non erano molti i pensieri che riempivano la mente.

Ogni tanto, però, nell’eremo sperduto del cuore, sorgeva qualche parola, magari una frase, soprattutto delle domande, ma rimanevano sempre lì, e nello stesso modo con cui erano nate, morivano.

Volevo rivedere mio figlio per l’ultima volta; dedicare al suo corpo quel poco di rispetto che meritava. Gli avevano privato della vita, e la mia era andata con lui. Volevo soltanto ciò che era rimasto nel mondo materiale.

Quanto tempo era passato? La fila di persone si faceva sempre più veloce. Erano veloci, come in tutto il resto. La mattina avveniva, e il pomeriggio stesso mandavano fax ai familiari per avvertirli. Oltre quelli, nessuno sapeva niente: pena di morte, sì, ma invisibile.

La signora dietro un tavolo di legno scuro, logorato dal tempo, mi fissava con occhi inespressivi. Sfogliava il registro del carcere in cerca del numero di identificazione : un numero, ecco tutto ciò che era mio figlio. Un numero e niente di più, un’altra testa da impiccare sul patibolo.

Ogni tanto riuscivo ad emettere fiato e a pronunciare suoni, simili a parole; rantoli sconnessi, a malapena percepibili, soffocati e mai degnati di ascolto, e tantomeno di una risposta.

“Quand’è successo?”

“Dov’è?”

“Ha sofferto?”

L’attesa più straziante di tutta la mia vita ebbe un termine in quello stesso istante, quando la signora alzò gli occhi verso di me, assumendo un tono ancor di più noncurante, freddo, di un atteggiamento nettamente ordinario, come se il suo fosse un incarico come gli altri; come se non lo sapesse, con quelle sue parole totalmente incolore. Come se non si rendesse conto di aver appena annullato la mia esistenza.

“Spiacente.”

Una piccola pausa. E poi, più niente.

“Il corpo è momentaneamente smarrito.”

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Contest: Drabble and Flash Collection - EFP

20 Settembre 2005 di Medea00
Correttezza grammaticale: 10/10
Stile: 4.5/5
Originalità: 14.5/15
Giudizio personale: 10/10
Tot.: 39/40

Commento del giudice:

Ho letteralmente adorato questa storia, sotto ogni aspetto. Sarà che adoro quella lenta drammaticità con un non so che di apatico che hai reso così bene, quel dolore trattenuto, quella freddezza e quel vuoto incolmabile. Sarà che adoro anche una riuscita realistica quando riesce così bene, e la tua è riuscita egregiamente. Ogni azione, ogni pensiero, assumono dei contorni reali e del tutto credibili, non c'è nessuna esagerazione e nessuna incoerenza (anche quando parli dell'indole propria dei giapponesi di tenersi tutto dentro, anche fosse uno starnuto).
È interessante anche la prospettiva che hai sfruttato per inquadrare la tua riflessione; è diversa, particolare e originale, un punto di vista che quasi strania il lettore, che fin dall'inizio si aspetta di osservare lo scenario da un'altra angolazione. Ho apprezzato insomma il punto di vista che hai adottato, e il fatto che tu ne abbia scelto uno così particolare invece che, ad esempio, esporre la tua riflessione come fossi in un tema o in un saggio, esprimendoti semplicemente in prima persona. Trovandomi davanti alla scelta di far riflettere il lettore descrivendo, narrando anzi, una scena emblematica ben precisa in maniera molto coinvolgente, sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Passiamo ora ad un commentino un po' più tecnico, anche se ho ben poche cose da dire.

La grammatica è impeccabile, hai messo solamente uno spazio di troppo tra i due punti e la parola precedente, “errore” - se così si può definire - che naturalmente non ti ho contato.
Anche dal punto di vista stilistico la tua flash è lodevole. Non ti ho dato il massimo perché non l'ho dato a nessuno che non avesse uno stile particolarmente originale, oltre che perfetto. Il massimo qui era una sorta di dieci e lode, diciamo.
Comunque sia, ho amato la tua impostazione stilistica, omogenea, fredda, lenta. Rende alla perfezione l'atmosfera angosciosa e apatica, velata di quel pizzico di squallore che contribuisce a plasmare il contesto, che risulta così insopportabilmente statico e monocromatico (un effetto che, suppongo, volevi creare). Solo in un punto non ho approvato la tua scelta di punteggiatura, ovvero l'unica volta in cui hai messo i tre punti di sospensione; a mio parere, lì sarebbe stato meglio optare per un punto o un punto e virgola.
Concludo spendendo un po' di parole per il bel finale. Quell'ultima frase ha il potere di riassumere tutte le emozioni vuote e dolorose trasmesse. Accentua ancor più quel senso di smarrimento, di desolazione per una morte invisibile, che disperde in silenzio anima e corpo del condannato.
Il punto su cui volevi far soffermare il lettore viene colto con precisione e sentore, quasi un campanello d'allarme che invita a riflettere, a seguire altre prospettive, a tener conto di altri aspetti. Ti confesso che io stessa ho vacillato sulle mie idee (che già erano vacillanti fin da prima) leggendo questa tua bellissima e toccante riflessione, così realistica e attuale.
Non so che altro dire, tutto ciò che volevi trasmettere con queste righe inquadrate in una prospettiva straniata - quella di una madre che desidera solo riavere il corpo del proprio figlio - l'hai trasmesso.
In modo molto vivo anche, oserei dire.

Risultati: secondo posto con punteggio di 39

Ringrazio ancora la giudice, e faccio i complimenti a tutti gli altri partecipanti!

   
 
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