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Autore: Feel Good Inc    04/10/2011    0 recensioni
[ Vol. VII, The Patchwork Girl of Oz ]
« Di’, Ojo, sai di avere infranto la legge? »
« La legge! » Ojo sbuffò; proprio non riuscì a trattenersi. « Ditemi, Altezza, è giusta una legge che ci impedisce di aiutare una persona cara? È giusta una legge che vieta di strappare un trifoglio a sei fogli? La Principessa Ozma ha stabilito che la magia non venisse più praticata nel Paese di Oz, ma sembra che al Dottor Pipt non sia mai importato, ed è ancora lassù che rimesta paioli e combina guai, e adesso ha trasformato sua moglie e
mio zio in statue di marmo. È giusta una legge che stabilisce che io non salvi mio zio, Altezza? »
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dorothy Gale, Ojo, Omby Amby
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ojo the Unlucky in:

pride, prejudices, and pretty prisons

 

 

 

 

 

 

 

 

You tell me I’m wrong; then you better prove you’re right.

 

 

 

Ojo non pensava che avrebbe visto qualcuno, oltre alla donna che si era presentata come sua carceriera, prima dell’udienza del giorno seguente. La stanza dei giochi che gli avevano messo a disposizione era stata una piacevole scoperta che aveva occupato tutta la sua attenzione; perciò fu una sorpresa quando bussarono alla porta e la signora, per la seconda volta quel giorno, lasciò entrare il Soldato dai Baffi Verdi.

Seduto nel centro del tappeto, circondato da libri illustrati e giocattoli nuovi di zecca, Ojo sussultò, colto dal dubbio che il processo fosse stato anticipato. Ma l’espressione del Soldato era più affabile che nel pomeriggio: lo vide confabulare qualcosa con la donna, che si ritirò discretamente in un’altra stanza, e poi voltarsi verso la porta rimasta aperta.

« Prego, Altezza, da questa parte. »

« Grazie, Omby » giunse all’orecchio di Ojo una voce allegra; e la sorpresa divenne meraviglia quando il Soldato uscì chiudendosi la porta alle spalle, lasciandolo solo con una ragazzina della sua età che si teneva stretto al petto un cagnolino nero come il carbone.

Ojo la fissò. Il Soldato dai Baffi Verdi l’aveva chiamata ‘Altezza’, eppure niente del suo aspetto lasciava pensare a nulla del genere: pareva una ragazza normalissima, con una cuffietta sui capelli biondi e un vestito azzurro, senza orpelli, più semplice dell’abito tradizionale dei Mastichini. Sorrideva, comunque, e il suo sorriso era dolce e composto come quello di una Principessa. Di colpo si sentì arrossire per la propria irriverenza.

Si mosse per sollevarsi, ma la ragazza gli venne vicina e lasciò scivolare a terra il cane – che corse subito ad annusarlo – sedendosi sui talloni di fronte a lui. « Non serve, restiamo pure così. E tu, Totò, fa’ il bravo! »

Il cagnolino si contenne, restandogli però vicino, con tutta l’aria di esaminarlo.

Ojo rimase al suo posto, esitante, e alla fine ritrovò la capacità di spiccicar parola. « Sei... Siete Ozma? »

Lei rise scuotendo la testa. « Oh, no, certo che no. Io sono Dorothy. »

« Dorothy? » La voce gli si alzò di poco, un po’ tremante. « Quella Dorothy? »

« Quella Dorothy » convenne la ragazza, ridendo ancora, ma poi si fece seria. « Ho appena incontrato i tuoi compagni di viaggio, e l’Uomo Peloso mi ha detto che ti avevano messo in prigione. Sono tutti molto preoccupati per te, sai. Mi hanno chiesto di aiutarti. »

Ojo chinò la testa, con un vago senso di vergogna. Oh, non che fosse pentito di ciò che lo aveva condotto tra quelle mura – tutt’altro, ne andava fiero! No, era più che altro la premura dei suoi amici a intimidirlo. In tutta onestà, non credeva che la parola di un’irritante bambola di patchwork o di una seccante gatta di vetro gli sarebbe stata molto d’aiuto per entrare nelle grazie della Principessa Dorothy.

Come se gli avesse letto nel pensiero, la ragazza abbassò la voce, con fare grave. « Di’, Ojo, sai di avere infranto la legge? »

« La legge! » Ojo sbuffò; proprio non riuscì a trattenersi. « Ditemi, Altezza, è giusta una legge che ci impedisce di aiutare una persona cara? È giusta una legge che vieta di strappare un trifoglio a sei fogli? La Principessa Ozma ha stabilito che la magia non venisse più praticata nel Paese di Oz, ma sembra che al Dottor Pipt non sia mai importato, ed è ancora lassù che rimesta paioli e combina guai, e adesso ha trasformato sua moglie e mio zio in statue di marmo. È giusta una legge che stabilisce che io non salvi mio zio, Altezza? »

Alzò lo sguardo, sperando di averla impressionata e, perché no, anche ferita. Di certo il cane che aveva chiamato Totò era rimasto sconcertato dallo scoppio dei suoi nervi; teneva le orecchie schiacciate sulla testa e si era ritratto verso la padroncina – lei però non aveva minimamente cambiato espressione. Al contrario, Ojo dovette smettere il broncio alla vista del nuovo sorriso che le fiorì sulle labbra. Tacque, confuso, mentre Dorothy rassicurava Totò con una carezza.

« Purtroppo non è a me che devi far notare che la legge non viene sempre rispettata, e che a volte i trasgressori restano impuniti: questo è ciò che anch’io direi al tuo posto durante il processo. Ma io non sono qui per giudicarti, Ojo. Io sono venuta soltanto a dirti che ti capisco. » Sollevò lo sguardo, mostrandogli una luce sincera che in qualche modo lo rassicurò, lo fermò prima che potesse chiederle qualunque conferma. « Mi comporterei nello stesso, identico modo, se mai accadesse qualcosa allo zio Henry o alla zia Emma. »

Ojo batté le palpebre. Non ci aveva pensato. Già, Dorothy Gale poteva capirlo meglio di chiunque altro a Oz; anche lei aveva sempre messo i suoi zii al primo posto, e per loro era andata e tornata dal Paese fino a che non aveva più avuto alcuna paura di vederli soffrire, poiché ormai aveva deciso di portarli con sé.

« Come ho detto all’Uomo Peloso » continuò con leggerezza la ragazzina, guardandosi intorno sul tappeto, « non posso assicurarti che andrà tutto bene, perché è a Ozma che spetterà la decisione di liberarti o no. Ma volevo che sapessi che non sei un criminale per tutti, tutto qui. Oh, non posso crederci » aggiunse, aprendo un libro e fissando incantata la figura di un uomo di paglia, un uomo di latta e un leone che camminavano insieme a una bambina su per una lunga strada di mattoni gialli.

Il ragazzo chinò di nuovo la testa. Stavolta il senso di vergogna era più acuto. Non c’era nulla di cui stupirsi se tutti lo chiamavano ‘Ojo lo Sfortunato’: aveva pensato che Ozma fosse una sovrana ingiusta, per poi scoprire che la sua prigione era la casa più bella che avesse mai visto; e ancora sospettoso aveva aggredito la Principessa Dorothy, quando lei era venuta a parlargli con tanta gentilezza e tanta comprensione – tutto ciò lo rendeva davvero miserabile. Ma il naso umido e caldo di Totò venne a sfiorarlo, facendolo sussultare ancora: lo vide scodinzolare ed ebbe l’impressione di avere appena superato un esame.

Guardò Dorothy e la vide sorridere, non al libro, ma a lui. Non poté fare altro che ricambiarla.

Forse non era poi così sfortunato.

 

 

 

I’ve got to get stronger, and I won’t give up the fight.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Lieve what if di The Patchwork Girl of Oz: Ojo è stato messo in ‘prigione’ da Omby Amby, il Soldato dai Baffi Verdi, per aver strappato dai domini della Città di Smeraldo un trifoglio a sei fogli, uno degli ingredienti che gli occorrono per salvare Margolotte e lo zio Nunkie. Nel frattempo l’Uomo Peloso, Scraps, Bungle e lo Woozy si presentano al cospetto di Dorothy ad intercedere per il ragazzo. Nel libro Dorothy non incontra Ojo prima del processo, ammettendo di non poter fare nulla che vada contro la volontà di Ozma, però resta molto colpita dalla sua storia – e penso che Baum non avesse bisogno di specificare il perché: è chiaro che Dorothy, per i suoi zii, avrebbe fatto esattamente ciò che ha fatto Ojo. Perché ci tengo ancora una volta a sottolineare che la Dorothy originale è una ragazzina tosta, cocciuta e intraprendente, nonché generosa come pochissimi altri personaggi; il film del 1939 è un capolavoro indiscusso, e io semplicemente adoro Judy Garland, ma se c’è una cosa che non riesco a perdonare a quel rifacimento è l’aver trasformato la protagonista di un romanzo così all’avanguardia – e per molti versi femminista – nell’icona collettiva della donzella in difficoltà. Ops, sto andando fuori tema. xD

Le lyric in apertura e chiusura sono tratte da Scream di Michael e Janet Jackson.

Hope you liked it.

Aya ~

   
 
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