Stanco.

La stanchezza ti prende prima negli occhi. Senti le palpebre riempirsi di sabbia. Poi è la nuca che si irrigidisce e la schiena che fa male.

Acciacchi da vecchio.

Sbuffi.

E basta con questa storia. Vuoi andare avanti a lamentarti per tutta l'eternità?

Però che fatica…

Riposerò quando sarò morto. Dove l'hai già sentita questa frase? Ridicolo. Morire vuol dire soltanto fare l'ennesima fatica di rinascere. Se proprio vuoi riposarti dovresti dormire.

Non è facile neanche quello. Ogni volta che ti appoggi la tua gola decide di asciugarsi come un torrente estivo, i tuoi polmoni decidono di strizzarsi come spugne schiacciate e di mandare fuori acqua e sangue anziché l'aria che ti serve e a ogni colpo di tosse è come se qualcuno ti infilasse un coltello fra le costole spingendolo bene per essere sicuro di farti male.

Che noia. Alla fine anche il dolore diventa noioso. Non lo combatti più, ti pieghi alla sua onda e aspetti che passi la marea.

Ecco, adesso anche i brividi, ti sta venendo di nuovo la febbre. Ti converrebbe tornare a letto subito prima di peggiorare le cose, ma non ne hai voglia. Al diavolo… non è che sia abnegazione o senso del dovere o chissà che, ci sono anche questi, sicuro, ma... No, è solo che alla lunga anche la malattia, anche il dolore, diventano una scomoda abitudine. Ci vivi insieme, come un parente rompiscatole, irritante e inevitabile, e non gli permetti di interferire più di tanto nel tuo mondo.

Il capitano Ukitake si appoggia allo schienale e sospira. Il documento è lì, davanti a lui, già compilato, deve solo mettere una firma. E' la nomina a luogotenente di Rukia. Finalmente quel posto vuoto sarà riempito da qualcuno che se lo merita. E' un sollievo, ma un po' sente anche il cuore che si stringe. E' come rendersi conto definitivamente che Kaien non ritornerà.

Lei sarà felice? E' quello che ti chiedi tutte le volte. Questa volta almeno sarà felice?

E' proprio da te chiederselo. Un altro non ci avrebbe pensato per niente. Cosa c'entra la felicità con quello che si fa ogni giorno? Eppure dovrebbe entrarci, almeno per qualche attimo, se no l'esistenza non è altro che una sterile distesa ghiacciata.

Intinge il pennello e lascia la sua sigla sul documento, senza incertezze. L'inchiostro nero luccica per un momento prima di asciugarsi, come una pozzanghera sotto la luna.

E' per questo che sei così stanco? Perché ti sei reso conto di esserti lasciato alle spalle un altro pezzo di passato? Per la pena e il rimorso che non se ne sono mai andati via? Forse per te è tardi, ma non lo sarà per tutti. Non lo sarà per Rukia. Lei è il bucaneve che rompe la scorza gelida dell'inverno. Devi solo convincerla che può farlo, e tu sei molto bravo a convincere.

Ora ti costringi ad alzarti e ad uscire. Una folata di vento tiepido ti scompiglia i capelli. Improvvisamente l'idea di quell'ostinato bucaneve che rompe la crosta gelida dell'inverno ti fa sorridere.

Ecco. Questo è il tuo piccolo attimo di felicità. Chiudi gli occhi e lo metti da parte per i giorni bui che verranno.

NOTA: Dedico questa fic a kikka9394 che mi ha ispirato con la sua "Stella del mattino".